C’erano giorni in cui era più difficile,
in cui Laura si sentiva più stanca.
Giorni in cui il passato riusciva ancora a farle male,
come se avesse ancora il potere di drenare le tue energie.
Di dar fuoco ai suoi sogni.
A coprire ogni cosa positiva con la sua patina di melma maleodorante.
Ci erano voluti anni per riuscire a guardarsi allo specchio.
Per accettarsi,
pochi istanti prima che quello stesso specchio le rivomitasse indietro un’immagine sporca.
Fanculo, sussurrò.
Non è giusto.
Aveva voglia di urlare,
ma lo sapeva che un adulto non può farlo.
La locandina sulla parete le raccontava che tutte le date della tournée erano sold out,
ma quella telefonata le aveva tolto ogni euforia per lo spettacolo che l’avrebbe avvolta da lì a poco.
Non c’è abito di scena,
quando il passato torna a bussare.
Non c’è copione,
quando ti mancano le parole.
Sul tavolo, sotto la specchiera, c’era un biglietto di sola andata verso un posto lontano.
Oltre le mura del camerino,
un altro palcoscenico.
Un altro ruolo da recitare.
Un altro nome da indossare.
Un altro giorno per dimenticare.
