Io non ti conoscevo.
Oggi conosco solo il tuo nome.
Eppure, vorrei chiederti scusa.
A nome degli uomini.
Capaci anche della bestialità che ti ha uccisa.
Della vigliaccheria.
Dell’infamia.
Vorrei chiederti scusa per non essere stati capaci di abbandonare una cultura malata, che vuole la donna come una proprietà.
Per essere fragili, impotenti di fronte a emozioni che ci rendono piccoli. Trascurabili, ridicoli.
Giulia, io me ne vergogno.
Mi vergogno di far parte di un genere che tra le sue fila espone mostri, spesso cullati e compatiti dalle proprie famiglie. Che usano la violenza, il proprio fallimento, come loro unica capacità.
Sarebbe troppo facile prendere le distanze. Ma quel genere comprende anche me. È un genere che, oggi più che mai, mi fa schifo.
Ti chiedo scusa. La frase rituale di tutti quelli che picchiano la propria compagna, per poi rifarlo ancora.
No, non posso nemmeno chiederti scusa.
Oggi non possono esserci scuse.
Oggi siamo tutti colpevoli.