Il romanzo “Cinquanta passi oltre l’autunno” è un viaggio tra i sentimenti e l’anima oscura, esoterica, di una Torino elegante, baciata da un sole inquieto. Racconta l’amore, e lo sporco che si annida tra le strade del capoluogo piemontese. Parla di paura, di sentimenti lasciati a metà, di magia, e di scelte. Di quelle giuste, e di quelle sbagliate, ma che non si possono evitare. I personaggi sembrano interagire con la complessità emotiva del racconto: Fiodor, è un uomo che cerca di ritrovarsi, di vivere, e per farlo si lascia trasportare da Ennio in un’avventura che avrà confini sfumati ma pericolosi. Elvira, anche lei alla ricerca di qualcosa, e che in parte lo troverà. Tony, un personaggio vincente, ma che nasconde un segreto. La storia è una corsa contro il tempo, tra ipocrisie, immagini distorte e leggende che diventano realtà. La scrittrice riesce a creare un mondo gradevole ma dai contorni oscuri. Un’atmosfera piacevole ma amara allo stesso tempo. Distante dalla realtà di tutti i giorni, eppure completamente immersa nel buio della mafia, della magia più oscura. Quella che porta verso orizzonti sconosciuti. Che racconta di massoneria, mettendola tra le pagine della vita di tutti i giorni. Perché a volte l’oscurità è più vicina di quanto possiamo immaginare. A volte è dentro di noi, o semplicemente nelle piccole cose. Alla fine del romanzo viene da chiedersi se la magia, infine, esista davvero. Un libro particolare.