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Quando la censura é l’ipocrisia.

Le polemiche sul concerto di Capodanno di Roma puntano nuovamente il dito sulla musica di Tony Effe. Come sapete sul tema della violenza sulle donne sono da sempre schierato. E come sapete seguo il mondo della musica da molti anni, con specifico interesse per l’hip hop. Il concetto del dissing e delle immagini forti fa parte integrante di uno show del rap, si parla di soldi, di sesso, spesso di violenza. È tutto vero? Chiaramente no. È giusto utilizzare questi temi? Giusto o sbagliato è relativo, pure Dante a suo modo faceva dissing sui “competitor”. Questa presunta purezza nemmeno può essere considerata censura, ma è ipocrita. Quando guardate un film in cui il protagonista è un assassino, o peggio, se ne scrivete il testo, potreste essere considerati assassini pure voi? Se scriviamo di un assassino siamo spingendo potenziali cittadini al crimine? Non credo. E allora cerchiamo di essere più presenti a noi stessi. Possiamo discutere sul livello della musica di oggi, ma siate sinceri, questa estate avete anche voi canticchiato il motivetto “Sesso e samba”? Ecco, il rap è anche quello, il contrasto, soprattutto quello orientato al perbenismo, appunto, ipocrita.

Ps: per parlarne ne ho approfittato per ascoltare l’album ICON di Tony Effe, non è male e nel tempo ho ascoltato concetti ben peggiori.