Quel viaggio per me è la vita.
La mia pelle è bruciata,
dal sole, dal deserto.
E dalle minacce.
Ho un figlio piccolo laggiú.
Ha bisogno di mangiare, di crescere.
Di vivere.
Non ho mai visto il mare.
Non so nuotare.
Ma per lui so che potrò superarlo.
Avevo dei soldi.
Frutto del mio lavoro,
di quello dei miei genitori.
Non so per quanto potranno occuparsi di lui.
Devo fare presto.
Per questo ho accettato mi picchiassero,
Umiliassero.
Vendessero.
Su questa barca siamo in troppi.
So che molti non ce la faranno.
La nave sta imbarcando acqua.
Provo a non aver paura,
ma non ci riesco.
I trafficanti ci han detto che arriveranno a prenderci.
Loro sono andati via.
Mio figlio è l’unica stella che riesco a vedere.
In questa notte di luna, colorata di sangue,
prego. Immagino,
un mondo in cui un uomo,
possa attraversare io mare,
per salvare suo figlio.
Sogno i suoi occhi,
finalmente al sicuro.
Sogno i suoi occhi,
che si specchiano nei miei.
Sogno, ma è un incubo.
Perché io non so nuotare.
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Text by Daniele Mosca