Incipit: il risultato

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L’esperienza di #incipit, seppur il turno non sia stato superato, mi ha lasciato una certezza: il progetto #LMDS possiede la forza necessaria per diventare realtà. E leggerlo negli occhi dei potenziali lettori non ha prezzo.

Presto renderò ufficiale una importante novità letteraria.
#comingsoon

Considerazioni

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Mi é capitato, e mi capita ancora, di seguire il cammino di artisti che a un certo punto iniziano a sentirsi un palmo superiore al resto, snobbano chi in loro ci ha creduto e volano verso qualcosa che poi, alla fine, non arriva quasi mai. Il successo. Li vedi sfiorire, anche quando aggiungono un trucco pesante per nascondere la delusione e l’amarezza che, comunque, si legge negli occhi. Non credo negli “artisti”, ma in chi ha una sola priorità: quella di raccontare se stesso, nel bene e nel male.

#LMDS sbarca a #Incipit

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Dopo tanti anni di lavoro per creare il nuovo romanzo #LMDS finalmente posso iniziare a parlarne. Ne parlerò a “Incipit Offresi”, un gioco ideato dalla Biblioteca Archimede di Settimo e che consente ai giovani scrittori di proporre l’incipit del proprio romanzo inedito a una giuria composta da editori. Che dire, sono molto orgoglioso del romanzo che sta per nascere, frutto di tanto studio e lavoro e che pian piano sta crescendo. La creazione di un romanzo è composta da una serie di operazioni complesse da fare con cura e passione. Per ora presenterò un incipit, ma spero di potervene parlare meglio e in modo più approfondito al più presto. La mia attività legata alla narrativa ha subito un forte rallentamento per diversi motivi, ma stiamo lavorando ai nuovi e meno nuovi progetti e presto torneremo con una piacevole novità. Ricominciare da capo, dall’inizio. Dall’incipit, appunto.

La fine dell’anno

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La fine dell’anno è un periodo strano per quelli come me, si fanno bilanci, si valutano le cose fatte e non fatte. Quest’anno è stato strano, sono accadute cose molto belle e altre meno belle, posso dire che si è trattato di un anno di “investimento”. Alcuni progetti sono terminati, altri appena iniziati, altri ancora sono rinati quando sembravano finiti. Sicuramente c’è ancora molto da lavorare. Come sempre ringrazio tutti quelli che mi seguono e che hanno fiducia in me, anche quando ci sono momenti meno luminosi. Non sempre i riflettori possono essere accesi, qualche volta bisogna lasciarli spenti. E riflettere. Capire cosa è importante davvero. Il 2015 per me è stato questo. Non sono mancati i momenti importanti ed emozionanti. Non è mancata la passione, nonostante il tempo che passa e le delusioni che inevitabilmente si presentano. Si riparte proprio dalla passione, dalla voglia di raccontare e di raccontarmi.

Il viaggio

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Alle canzoni affidavo una parte di me. I miei sogni, le emozioni. Le speranze. Poi il tempo fece il suo corso e quel rapporto cambiò. La canzoni smisero di parlarmi. Non é come tutti pensano, come un flusso che va in un’unica direzione. Un fiume in piena. É più un mare, condizionato dalle correnti, dal vento. Dalla luna. Certo non da noi, che siamo barchette di carta. Scrivere é cercare di non affondare, cercare la corrente giusta. E, come spesso accade, si può sbarcare in un porto lontano, sconosciuto, talvolta ostile. O questo é almeno ciò che appare. Spesso sembra che quella parte di me, quei sogni e quelle speranze siano svanite, che si trovino altrove. Magari nella faccia oscura della luna piena. E spesso é proprio così. Si nascondono, si riposano, e chissà, magari cercano se stesse. Così un giorno, semplicemente, quelle canzoni si allontanarono. Restai ad attenderle, un’ora, un mese, un anno. Provai a cercarle nelle altre canzoni, senza trovarle. E mi resi conto che alcune emozioni sono fatte per andar via. E che aspettarle ancora sarebbe stato del tutto inutile. Restarono le ferite, i ricordi e qualche spicciolo di ingenuità. Spesi tutto in vino e caffè. E quando tutto sembrava finito sentii un suono, la cameriera del bar aveva inavvertitamente sbattuto contro un vecchio pianoforte impolverato. Un’unica nota così sola e scordata, ma capace di raccontare un mondo intero di sogni, emozioni e sí, anche quella parte di me, nascosta da qualche parte, riuscì a sentirla. Così uscii dal bar lasciandomi alle spalle il chiasso e tornai a cercarla.

Considerazioni a margine

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Credo che un bravo editore debba dare un valore aggiunto al libro che sceglie di pubblicare, credere nel proprio prodotto e certo non metterlo sullo stesso piano di cose che con la letteratura non c’entrano niente. Credo che debba avere l’umiltà di riconoscere i propri limiti. Studiare. Reinventarsi. Non basarsi sulla logica elementare che un autore emergente debba “vendere” ai suoi amici e quando questi sono finiti, ricominciare con un altro libro. Sicuramente chi supporta un autore emergente é fondamentale, ma solo per iniziare a camminare, non per foraggiare improbabili meccanismi perversi. C’è una bella differenza tra marketing e mercato del pesce. Credo che un editore debba essere serio e capace e che sia perfettamente inutile mettersi in vetrina come una scultura del Bernini se poi si é soltanto un vaso cinese. E, per finire, credo che il lettore sia sacro e che come tale vada trattato, senza violentarlo o costringerlo a comprare prodotti che non vuole. La serietà non ha bisogno di molte parole.

Essenza

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Stanotte non riesco a dormire. Penso, ripenso. Ma guardarmi dentro a volte non serve a niente. Perché le parole escano, bisogna farsi del male. É sempre così. Le parole sono come il sangue. La vita stessa. Si nutrono di emozioni, come ossigeno. Un gioco d’ombre. Luce, essenza. Con gli occhi, e senza.

#Parliamodi “Sospetti sul lago”. L’autrice Anna Serra ci racconta il suo romanzo

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“Sospetti sul lago” è un romanzo che racconta il viaggio di una donna tra le sfumature di un amore sfumato, tra le parole non dette, le emozioni mancate. La protagonista è Rossella, una psicologa che vive in una solitudine che tale non è, cerca l’amore in un marito assente. Cerca il suo aiuto, la presenza e si ritrova sempre sola. Irrimediabilmente sola. Ed è a margine di questo labirinto di cristallo che Rossella incontra Stefano, un uomo che risveglia le sue emozioni, la sua passione. Qualcosa dentro di lei rinasce, anche i sogni sembrano risvegliarsi come fiori di campo, ma una notte accade qualcosa. Un episodio che cambia la sua vita. Che la annienta. Lo stupro. La paura ha due occhi azzurri, occhi che Rossella inizia a vedere ovunque. Occhi che mettono in discussione anche Stefano. Tutto cambia. Un bacio che diventa inferno, un sogno che si tramuta in incubo. L’incedere di passi che rievocano l’abisso, petali di fiori taglienti come lame. L’amore diventa qualcos’altro, una indecifrabile sensazione, l’incomprensione, il mistero, la certezza che frana come un castello di carte. “Sospetti sul lago” è un romanzo che pone il lettore di fronte al proprio timore più ancestrale, quello che non concede scampo. La volontà di scoprire l’inganno, la volontà di capire ciò che nel profondo è inspiegabile. La verità e le sue diverse dimesioni. La storia è ambientata in luoghi che mostrano una innegabile bellezza e che allo stesso tempo sono misteriosi, celano inquietudine proprio nella traquillità della loro essenza. Un contrasto che sembra rivivere nell’animo di Rossella, il veleno e il suo antidoto. L’amore che nella solitudine trova la sua dimensione, un equilibrio labile, pronto a cadere quando le labbra di Rossella sfiorano quelle di Stefano. Quando l’amore diventa il suo contrario.

“Sospetti sul lago” tiene il lettore in equilibrio sul filo di una storia tormentata, esplora e divora il senso delle cose, le stravolge e le mostra nella più piena nudità delle emozioni.

Ho posto alcune domande ad Anna Serra:

Rossella è una psicologa, cerca di curare l’infelicità altrui, ignorando la propria. Da dove nasce la gabbia di cristallo che le hai creato intorno?

Effettivamente Rossella, essendo psicologa, ascolta giornalmente i tormenti dei suoi pazienti, cercando di porvi rimedio come meglio sa fare. Ma è lei per prima a vivere nell’infelicità. Apparentemente la sua è una vita perfetta, da sogno: ha un lavoro che la gratifica, un marito benestante che le garantisce una quotidianità agiata e una casa stupenda. Cosa desiderare di più? Ma di fatto si tratta, come dici tu, di una gabbia di cristallo: il matrimonio in sé diventa una gabbia nel momento in cui il marito si allontana sempre più da lei, lasciandola sola a gestire una vita costruita per due.

Il personaggio di Alberto è protagonista e allo stesso tempo non protagonista, in che momento della storia assume questa sua caratteristica?Alberto, il marito della protagonista, diventa sempre meno centrale nella storia per colpa delle sue assenze e della sua distrazione. Rossella si allontana progressivamente da lui e arriva ad un punto in cui l’amore coniugale pare spezzarsi definitivamente. Alberto c’è, è presente in tutta la storia, dall’inizio alla fine, eppure fin da subito assomiglia più a un “fantasma”: si lascia assorbire dal suo lavoro, dalle responsabilità di una mansione professionale d’alto livello e non si impegna seriamente nel rapporto con la moglie. Anche quando lei ha un disperato bisogno di lui, Alberto è sfuggente; nella classifica dei suoi pensieri più importanti Rossella pare non esserci.

Stefano è un personaggio particolare, entra nella storia come un sogno, poi le ombre lo avvolgono, quasi fino a farlo scomparire. Anche in questo caso sembra essere un protagonista che non assume un ruolo principale, qual è la genesi di questo personaggio?

Stefano effettivamente entra nella storia con le sembianze del principe azzurro: fisicamente attraente, simpatico, sensibile. Non perde occasione di regalare fiori a Rossella e a volte le parla come un poeta, come un uomo d’altri tempi. Il vuoto sentimentale scavato dal marito, viene poco a poco colmato dalle attenzioni e dalla galanteria di Stefano. Rossella resta affascinata dai suoi modi di fare, il sentimento di amicizia diventa qualcosa di più forte ed intimo, poi drasticamente tutto cambia e il personaggio di Stefano, prima cristallino, viene inghiottito dalle ombre del sospetto e si carica di mistero. Sembra nascondere una doppia personalità, una doppia vita. L’angelo potrebbe essere, in realtà, un demone. L’uomo buono sembra nascondere una faccia inquietante e pericolosa.

Volevo appunto dar vita ad un personaggio misterioso, ambiguo, che appare in un modo, ma che potrebbe anche essere l’esatto contrario di ciò che sembra.

Sospetti sul lago possiede le sfumature del thriller e le caratteristiche del romanzo di narrativa, come definiresti il tuo genere?

Non lo ingabbierei in un unico genere. E’ un romanzo introspettivo in cui prevalgono i sentimenti, pezzi di vita reale, le riflessioni di una donna alle prese con una situazione difficile; in altri momenti ci avviciniamo al thriller con passaggi in cui la tensione, la suspense e la drammaticità crescono.

Nella storia sembra esserci un filo conduttore nascosto che sembra ruotare attorno a un personaggio apparentemente secondario, come è nata la figura di Gino?

Gino è l’anziano giardiniere tuttofare, uomo instancabile che trova sempre un rimedio ai problemi casalinghi di Rossella. Nei lavori manuali è praticamente il sostituto di Alberto: interviene là dove il padrone di casa è assente e lavativo. E’ descritto come una figura paterna, quel padre che lei ha perso troppo presto. E’ uno dei punti di riferimento della protagonista. Lo vediamo fischiettare allegramente mentre è all’opera tra fiori e piante, rendendo meno cupe le giornate di Rossella.

Diciamo che per costruire la figura di Gino mi sono ispirata a mio padre: quando ho un disguido in casa, qualcosa da mettere a posto, chiamo lui! Non che sia un esperto di bricolage, ma mi ha aiutato molto quando ho messo su casa.

I luoghi hanno un ruolo importante in questa storia, sembrano raccontare l’inquietudine di Rossella, sei molto legata a questi paesaggi?

Il romanzo presenta numerose descrizioni del paesaggio e delle sue metamorfosi secondo le stagioni. I luoghi spesso riflettono lo stato d’animo della protagonista oppure le danno conforto nei momenti più bui. La storia è ambientata nella zona di Avigliana, non distante da Torino, all’imbocco della Val di Susa, con uno sguardo rivolto all’imponente e antichissima Sacra di San Michele. E’ un luogo che personalmente apprezzo molto: a due passi dalla città, nel parco naturale dei laghi di Avigliana ci si immerge nella natura e nella quiete. L’odore dell’acqua, l’ombra degli alberi, lo starnazzare degli anatroccoli, l’ondeggiare delle passerelle galleggianti, le barche ormeggiate a riva, i chioschi dove sorseggiare una bibita o gustare un gelato …. Vi consiglio una rilassante passeggiata! Non rimarrete delusi!

Nel tuo romanzo scrivi di un amore conflittuale, che nella sua essenza appare come una condanna. Quanto è importante l’amore per Rossella?

Rossella è una donna dallo spirito romantico, che in parte crede nella favola del principe azzurro. Per lei l’amore è importantissimo, oltre al suo lavoro è un valore in cui crede molto e quando ha affrontato la scelta del matrimonio, lo ha fatto credendoci fino in fondo e pensando che fosse per sempre. Ma il suo consorte non l’aiuta in tal senso, rendendo le cose più complicate. La condivisione, lo stare insieme, il dialogo, la complicità vengono meno, logorando un rapporto che avrebbe potuto essere speciale. Rossella ce la mette tutta per salvarlo, per renderlo eterno, come aveva immaginato il giorno del “sì”.

La protagonista subisce una delle peggiori violenze che una donna possa subire: lo stupro. Cosa potrebbe mai curare una tale ferita?

Purtroppo Rossella vive un momento molto drammatico: è vittima di uno stupro che le lascerà ferite nel corpo e nell’anima. Diventa diffidente, avverte minacce ovunque, le sue notti sono invase da inquietanti incubi. Proprio lei che è psicologa, abituata a gestire crisi interiori, si trova a dover risolvere e superare un grande disagio.

Come si potrebbe curare una simile ferita? Di ricette non se esistono, ovviamente. Credo che solo il tempo possa aiutare a dimenticare almeno parzialmente il trauma subito. E avere accanto persone che ti vogliono bene, amici, famigliari che con il loro calore e il loro amore ti guidino verso un senso di normalità. Anche il lavoro può aiutare: concentrarsi in ambito professionale e ricevere gratificazioni può essere molto utile per non pensare troppo a quanto accaduto.

La maternità è un tema che viene trattato nel romanzo quasi con cautela, legato al personaggio di Rossella, e che in qualche modo sembra sfuggirle. Perchè questa scelta narrativa?

Sì, è vero, si parla di maternità ma sottovoce. E viene descritto il suo lato più oscuro, meno gioioso: l’altra faccia della medaglia. Rossella scopre di essere incinta in un momento in cui la sua vita matrimoniale si incrina e inizia a domandarsi se suo marito sarà un buon padre, se troverà il tempo da dedicare alla piccola creatura che sta prendendo forma dentro di lei. Comincia a fantasticare sul figlio in arrivo, immaginando di udire la sua vocina risuonare fra le stanze, ma la dolce attesa subirà un duro colpo, lasciando profonde cicatrici nell’anima che faranno male soprattutto nei suoi incubi notturni.

Stai lavorando a un nuovo romanzo? Ci sveli il titolo?

Ebbene sì, c’è un nuovo romanzo in lavorazione, anzi, direi che è terminato. Ci lavoro da molto tempo, ancor prima della stesura di “Sospetti sul lago”, ma l’ho rimaneggiato e stravolto mille volte, finché sono arrivata alla forma definitiva!

La scelta del titolo è ancora in cantiere. Posso solo fare alcune anticipazioni sul contenuto. Innanzitutto non è una continuazione di “Sospetti sul lago” ed è narrato in prima persona. La protagonista è una signora settantenne che ricorda con nitidezza le tappe più significative della sua esistenza, passando attraverso i suoi numerosi e tormentati amori. La donna che fu e quella che è vengono messe a confronto, con le loro debolezze, rimpianti, errori, ma anche con il loro coraggio e forza. E quando si entra nella cosiddetta “terza età”, la vita è ancora capace di regalare stimoli inaspettati per il futuro.

Ringrazio Anna per la gentile collaborazione e per aver raccontato la storia di Rossella.