Il mondo non ci aspetterà. Non starà certo a riflettere se avremo avuto o meno ragione. Quindi, hai ragione tu. Ama chi credi. Odia, se ti fa sentire meglio. Ma non giudicare mai senza aver ben compreso ogni storia che ti troverai davanti.
Vi avevo già parlato della prima serie di #24, serie che vede 24 puntate, ognuna delle quali racconta un’ora di una storia che si svolge, appunto, durante un periodo di tempo di 24 ore. Nel raccontarvi la prima serie, vi avevo evidenziato una serie di criticità, come la presenza di alcuni rallentamenti nella narrazione. Nella seconda serie queste criticità non ci sono e la narrazione sfiora la perfezione. Seppur rimanendo una storia con moltissime forzature ed esagerazioni, alcune davvero eccessive, la storia appare scorrevole e gradevole. L’attore principale Kiefer Sutherland si dimostra anche in questo caso molto capace, così come gli altri attori, in questo caso soprattutto Carlos Bernard e Reiko Aylesworth. Meno convincente la recitazione di Dennis Haysbert in un personaggio, quello del Presidente degli Stati Uniti, che non emerge mai abbastanza, soprattutto visto il ruolo rilevante che ricopre. Nel complesso la serie è veloce, intrigante e toglie il fiato nel rincorrersi di colpi di scena. #serietv
Scopri il tuo viso, non sarà il freddo a cambiarti. Né questo vento, che spazza via tutto. Guardala in faccia, questa voglia di urlare. Di rialzarti da terra, di riprenderti i tuoi occhi. Nascosti dietro vetri oscuri. Celati dentro i tuoi addii, Persi nelle favole sporcate, Vivi nei riflessi di una luna stanca, in un mare che, in fondo, non ti conoscerà mai. Come hai imparato a fare, di fronte a quello specchio, che mostra il tuo viso. E svela i tuoi occhi.
Grandine, ogni colpo, un po’ di me che si inganna. Il tempo non curerà le ferite, di un mondo che ride di sé. Piove più forte, senza bagnare alcuna lacrima. Farà freddo dopo, quando il vento non ti raggiungerà. E sarà un mondo diverso, ma riderá lo stesso. Una freccia scoccata, in direzione di un posto lontano. Grandine, ogni colpo fa più male. E dove ripararsi, nelle radure dell’anima. Dove raggiungersi, in quell’attimo sospeso. Tra cui sei, e chi vorresti essere.
La prima serie tv #24 è datata 2001 e per tanti versi si vede molto quanto il mondo, almeno dal punto di vista tecnologico, sia cambiato. Il format attrae molto per la narrazione, ancora molto attuale. Ogni puntata racconta ciò che avviene in un’ora, l’intera serie si svolge pertanto in 24 ore. Il protagonista è Jack Bauer, interpretato da Kiefer Sutherland, che ho molto apprezzato in una serie tv molto più recente: Designated Survivor. La storia è molto intricata e a causa della struttura complessa si ritrova in diversi punti, inevitabilmente, a rallentare. Il punto di forza della narrazione presenta in questi ambiti qualche elemento di criticità. Bisogna anche considerare che dal 2001 a oggi anche la narrazione in serie come questa è molto cambiata, oggi verrebbe sicuramente raccontata in modo diverso, tuttavia la serie è gradevole e coinvolgente, nonostante le esagerazioni e le forzature necessarie per rendere più solida la struttura. Essendoci ben 9 serie, sono curioso di sapere come questi aspetti siano stati gestiti con lo sviluppo delle diverse tecnologie. Ma sono fiducioso.
L’inchiostro mi lacera, brucia e la pelle ascolta. Le luci della sera, sotto i tacchi di chi si è perso. L’alcool accarezza il mio stomaco, so che domani farà male. Ma stasera la musica è più forte. Tremano le mani, le immagini girano. Ho perso il controllo, ma vedo ogni sfumatura. L’inchiostro mi serve, come il sangue e ossigeno.
Una felicità semplice è un romanzo che racconta una storia d’amore diversa, il cambiamento di una donna, che però non riesce a farlo mai davvero, perché quell’amore è ancora lì, accanto a lei, anche se, in realtà, non potrà più tornare. È la storia di un uomo che si innamora proprio di quella donna, di quella figura che sembra essersi persa dentro se stessa e in un amore dal quale non vuole liberarsi. È la storia delle scelte, di quello che ci possono portare a diventare. O che ci possono far perdere per sempre. Una storia di rinascita, nonostante tutto. Una storia d’amore, perché l’amore è tante cose. Tutte quelle che ci rendono ciò che siamo.
Anche se così fosse, che il tempo ci cambia. Che la pioggia non basta, a dimenticarci, di ciò che siamo stati. Che il tempo ci avrà insegnato, che i piedi sono radici, che si cibano di cose vere. Acqua. Terra. Aria. Io non ci crederei. Ma la verità ti fotte. È uno specchio e doppio fondo, Un film in bianco e nero. Una pellicola che brucia. Anche se così fosse, il tempo avrebbe fatto il tuo corso. E resi il cinismo, che ci ubriaca di colori distorti.
Ep16
Davide e Fabio restavano in silenzio, il primo intento a seguire la traiettoria più sicura, il secondo a lavorare sul sistema operativo del velivolo per disattivare ogni possibile traccia che potesse svelarne la posizione.
Tutto era successo in pochi secondi. Fabio era riuscito a gettare in terra uno dei soldati. Davide era stato pronto nel disarmarlo e a utilizzare l’arma per costringere il pilota a scendere dall’elicottero.
– Non riesco a prendere il pieno possesso del sistema – disse Fabio.
Davide trasalì. Era la prima volta che lo sentiva parlare. Lo osservò per qualche istante.
– Forse non dipendeva da quel segnale – continuò il ragazzo, senza riuscire a nascondere un sorriso.
– Quindi mi stai dicendo che ci troveranno presto. –
– Esatto, sto dicendo proprio questo. Ed è bello poterlo fare. –
Questa volta fu Davide a sorridere.
– Il sistema sembra blindato. Ma temo possano inserirsi da un momento all’altro e prendere il controllo. –
– O forse stanno già cercando di abbatterci. – replicò Davide, forse più parlando a se stesso.
– Dove stiamo andando? – chiese Fabio.
Davide sapeva che esisteva un unico posto in cui avrebbe potuto tenersi lontano dall’occhio di quel sistema di controllo.
Ed era proprio lì che si stava dirigendo.
– Dove il logo occhi non può arrivare. –
Centro di detenzione preventiva
– Pensavo fossi morta – asserì Monica.
Monica aveva seguito con la coda dell’occhio quella figura femminile che si avvicinava.
– A quanto pare non è così. – rispose Simona.
– Che peccato – replicò l’altra.
– Dobbiamo collaborare se vogliamo uscire da qui – continuò Simona.
– Forse non ti sei resa conto che il mondo che conoscevi non esiste più. Che non c’è modo di ripristinare quella realtà. E che moriremo qui. – concluse Monica.
– Questo è da vedersi. –
– Hai un piano? –
– Tanto per cominciare movimentare un po’ l’ambiente. –
– E pensi che un po’ di rumore possa spaventare una macchina? –
– Questa macchina l’abbiamo creata noi. –
– No, io non ho progettato questa bestia. –
– Hai ragione. Non è alla bestia che voglio parlare, infatti. –
Monica sollevò lo sguardo per incrociare quello di Simona.
– Queste persone non sono più in grado reagire a nessuna provocazione. Sono spente. –
– Probabilmente è così.-
– E ci staranno ascoltando. –
– È quello che spero. – disse Monica, avvicinando la bocca all’orecchio della sua interlocutrice.
– Potremmo parlare al nulla. Quello a cui ti stai aggrappando potrebbe non esistere più, come tutto il resto. –
In quel momento i soldati si stavano avvicinando verso di loro, facendosi largo tra i detenuti.
– Abbiamo fame! – urlò Simona.
Qualcuno si voltò verso di loro, ma senza alcuna convinzione.
Nulla sembrava fermare la marcia dei soldati.
– Dateci del cibo vero! – urlò ancora Simona.
– Cibo, cibo! – iniziò a scandire Monica a voce sempre più alta.
– Sì, cibo! – urlò un’altra donna alle loro spalle.
In pochi secondi le grida avevano coinvolto la gran parte dei detenuti, molti dei quali iniziarono a spintonarsi e a rivolgere insulti verso i soldati, i quali facevano fatica a raggiungere l’origine di quella che era diventata in pochi secondi una rivolta.
Gli stessi soldati sembravano impreparati che una cosa del genere potesse davvero accadere.
Il rumore e il vociare divenne sempre più forte.
Simona si abbassò sotto la mole delle persone che urlavano.
– Esiste un vecchio cavo telefonico nel locale lavanderie, se riusciamo a trovare un dispositivo adatto potremmo provare a raggiungerlo. Solo tu puoi riuscirci. –
Monica ricambiò il suo sguardo, senza troppa convinzione.
– Dove possiamo trovare un dispositivo – replicò Monica.
Simona e Monica si allontanarono dal cuore della sommossa.
I soldati erano impegnati a sedare la sommossa.
Ma sui loro display che mostravano gli ordini impartiti era comparsa la scritta: interrogare soggetti scatenanti della sommossa.
Il messaggio mostrava le foto delle due detenute che avevano scatenato la protesta.
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Avrebbe avuto il coraggio di guardarlo. Dirgli che aveva ragione, che era cambiata. Ma con noi stessi non siamo mai davvero sinceri, cerchiamo di nascondere la verità, tra le pagine di vecchi libri, che invecchiano sugli scaffali, come potessero farlo loro, al posto nostro.