1Q84, il romanzo di Murakami

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Oggi vi parlo di un autore e di un romanzo controverso, ma che vale sicuramente la pena di conoscere.
“1Q84” è come un vortice. Un mondo parallelo in cui si rimane imprigionati. Si soffre e si gioisce assieme ai protagonisti Aomame, Tengo e Fukaeri. Un intrigo che si ingarbuglia pagina dopo pagina e atmosfere misteriose e a tratti mistiche sono gli ingredienti di un romanzo particolare. Lo stile di Murakami è originale e sfoggia una cultura certamente differente da quella che siamo abituati a trovare nella letteratura contemporanea, perché sembra di immergersi in una realtà epica, seppur ambientata ai nostri giorni. C’è un mondo che si percepisce all’inizio e che diventa parte del lettore, come se questo libro possa ipnotizzare con la forza di frasi e parole costruite con maestria, sapienza e una grande pazienza. Ci sono scene e immagini che ritornano, che arricchiscono un quadro, quasi fossero particolari e sfumature che rendono il senso complessivo ancora più intenso e coinvolgente. Sono pochi i casi in cui ci si imbatte in fenomeni letterari come questo, quindi è necessario entrare in questa dimensione per capirne il senso e assaporarne il contenuto. Una storia avvincente, che risveglia la curiosità e le emozioni, e che, non in ultimo, fa riflettere grazie alle metaforiche divagazioni che l’autore crea e plasma. Ci sono colori sensuali e riquadri agghiaccianti che si susseguono senza fine. Una girandola di sensazioni che scivolano via, pagina dopo pagina. C’è passione e amore in questa storia, c’è pathos e cinismo, c’è il male e il bene che lottano, c’è il male dentro e quello che insegue i protagonisti. C’è una guerra inconsapevole. Quella di Murakami è una narrativa ad altissimo livello che non si può fare a meno di leggere. “1Q84” è un libro nel libro, un mondo in un altro mondo. Forse questo libro rappresenta proprio il mondo.

Un ottima lettura, complessa, fantasiosa e spietata, ma allo stesso tempo accattivante e provocatoria.

Futuro imminente

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Restano i momenti. I sapori racchiusi nelle lunghe attese. I passi leggeri per non far troppo rumore. Perché si sa che ai silenzi non si negano parole. E accade, che d’amor si smetta di parlarne, per costruirne un’immagine coniugata in un verbo al futuro. Prossimo e, allo stesso tempo, imminente.

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La vera liberazione

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Ogni santa volta c’è qualcuno che approfitta di questa festa per legittimare una dittatura con dietrologia e revisione storica. Facciamo chiarezza, gli italiani sono stati fascisti. La resistenza é nato come movimento di disertori, tra i quali si nascondevano veri e propri banditi. Con l’avanzare della guerra al movimento si unirono persone che iniziavano a scappare dal regime che perdeva terreno. In quella fase storica il comunismo viveva una grossa crisi, quindi errato etichettare quel movimento come comunista. Alcune di queste persone si sono macchiati di atti vergognosi? Sì. Come sempre esistono delinquenti e l’odio verso “l’invasore” é stato riversato nei modi più impensabili. Questo fai dei partigiani dei criminali? Assolutamente no. Se quel movimento non fosse stato aiutato dall’esterno avrebbe combinato poco. L’aiuto é arrivato dagli americani. Motivo per il quale l’Italia, fascista, perse la guerra, fu costretta a pagare per anni i debiti contratti per il suo salvataggio. Gli italiani provarono per molto tempo a lavarsi la coscienza cantando “Bella Ciao”, come se questo li allontanasse dal peccato originale, essere stati fascisti. Purtroppo si discute molto sul come siano nate le diverse dittature nel mondo, fascismo in Italia, nazismo in Germania, Franchismo in Spagna e tante, tante, altre, ma la verità è che se si smette di riflettere, di farsi domande, si smette di esistere. Il revisionismo storico è sempre esistito, ma ha quasi sempre riguardato tutte le diverse fazioni delle tante guerre che si sono succedute. Ma torniamo al peccato originale, per cosa festeggiamo, per la liberazione dall’invasore (che come Italiani abbiamo praticamente sposato, parlo ovviamente dei tedeschi), o dal fascismo, che da movimento socialista si era trasformato di un delirante esercito di teste vuote pronte a tutto per seguire folli principi? Ma andiamo ancora più a fondo. Perché odiamo il fascismo? Conosco e ho conosciuto molte persone che dichiaravano apertamente che “durante il fascismo si stava bene”, allora dov’è la verità? La verità è che stai zitto e accetti ogni cosa che viene imposta dal potente di turno, se questo non ti fa star male, puoi sopravvivere a qualsiasi tipo di dittatura, anche quella più subdola che da fuori sembra un’isola felice, e quante volte ho sentito ripetere questo concetto da teste vuote fedeli altro proprio Re. Se accetti di non pensare, di privarti delle tue idee, allora sei parte di quella dittatura, a prescindere da come servirai il padrone di turno. Cosa vuol dire questo? Che più che basarsi sulle parole che vengono espresse, mi piace soffermarmi sulle azioni che nella vita vengono fatte. Sono quelle la cartina torna sole di chi siamo veramente. Quella che può farci pensare e magari immaginare cosa e chi saremmo stati se avessimo vissuto in quel regime o in un altro. E una cosa é certa. Chi si pone domande in qualsiasi regime sarebbe stato torturato, esiliato, umiliato, reso prigioniero e molto probabilmente, alla fine, ucciso. Non chiuderò questo testo dicendo cosa penso io. Chi mi conosce sa bene chi sono. Riflettano gli altri, soprattutto quelli che a queste parole non saranno nemmeno arrivati a leggerle. La vera liberazione é relativa. Che ognuno festeggi per quella che ritiene importante per la propria vita.

Ma Feltri é un giornalista?

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Le dichiarazioni di Feltri sono imbarazzanti, per molto meno si dovrebbe essere radiati dall’albo dei giornalisti. Libertà di opinione? Giornalismo “Libero”? No, ragazzi, questa é ignoranza bella e buona. Fa discutere e muove “traffico”? Certamente. Perché come fai a stare zitto quando un personaggio che crede di esser Crozza che lo imita si lancia in pensieri così bassi? È questione di destra o sinistra? Nemmeno. È da molto tempo che questi personaggi sono stati sdoganati, un po’ politici, un po’ giornalisti, un po’ tuttologi. Molto, ma molto beceri. È colpa della sinistra “radical chic” che ha sdoganato una risposta di macchiette da commedia dell’assurdo? È possibile. A un Oliviero Toscani risponderei pure peggio di un Feltri. Quello che sto notando nella scena politica soprattutto locale é la nascita di personaggi politici giovani, tendenzialmente di destra, che sembrano la caricatura dei Salvini e Meloni. Sbraitano di popoli affamati, si improvvisano risolutori con azioni simboliche a dir poco patetiche. Critica alla destra? No. Certe porcate le abbiamo viste fare anche a sinistra. Personalmente credo si sia perso il rispetto dei ruoli del giornalista, del politico per dare sempre più peso a personaggi di dubbia cultura, ma che sanno polarizzazione la scena e quindi creare consenso e dissenso allo stesso tempo. Un tempo essere definiti “meridionali inferiori” sarebbe stato considerato un insulto. Oggi viene ridimensionato tutto, le parole hanno perso un senso, così anche questo porterà a un aumento dei consensi chi produce questo fenomeno, cavalcando, appunto ogni forma di dissenso. Questo è forse il controsenso del mondo in cui viviamo, una gabbia di parole insensate, che però ormai ci sta togliendo ogni libertà di pensiero. Con buona pace di chi pensa possa farlo una stupida app.

È davvero difficile scrivere in questo momento della mia vita.

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È davvero difficile scrivere in questo momento della mia vita. Mi sembra tutto ovattato. Come in attesa. Ma questo aspettare non penso faccia così bene alla mente. Siamo nati per muoverci, parlarci, respirare. Certo, anche scrivere. Ma dopo tutto questo tempo si sta affacciando il logorio di questo periodo, la stanchezza. Ed è difficile inventare qualcosa quando ti senti prigioniero. Quante volte ho parlato di gabbie con le sbarre invisibili, ma ch adesso sembra di poter toccare. Mi fa paura il futuro prossimo, la superficialità con la quale viene disegnato. All’improvviso il nostro mondo è diventato troppo stretto. Lo vediamo dalle nostre facce tese quando ci guardiamo allo specchio. Mi sento invecchiato di colpo. Non riesco a credere di aver regalato a mia figlia un mondo in cui si deve vivere con una mascherina, in cui non si può uscire di casa. In cui un virus può irrompere con la violenza di atto di guerra. Un virus che sembra nato dalla fantasia perversa di uno scrittore, ma che sta disegnando una forma di vita strana. Io resto in attesa, non so di cosa, forse di una storia nuova da raccontare.

Non credo che tutta questa storia ci renderà migliori

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Non credo che tutta questa storia ci renderà migliori. Tanto meno più riflessivi. C’è del surreale che nemmeno un intero romanzo potrebbe chiarire. E figuriamoci se potrebbe mai farlo un post. Quello che invece penso è che ci stia portando via un po’ di noi, oltre al tempo che non possiamo spendere come vogliamo. Gli sguardi sospettosi, i gesti che non conoscevamo, questo concetto di “convivenza con il virus”. Concetto assurdo, perché nessuno vorrebbe convivere con chi ti vuole uccidere. Quello che sento è che non ho voglia di scrivere, di leggere. Vorrei poter far vedere il mondo non solo da una finestra o dal monitor di un telefonino. Non é questo che voglio. Punto. I filosofi la vadano a raccontarre ad altri “la vita del futuro”, io amo quella vera, che non mi lede la libertà di vedere il mare. Raccontino ad altri la favola del “tempo per noi”. Questo virus non convince nessuno, siamo sinceri. Questo scenario da guerra strafredda dura da troppo tempo per iniziare ora a credere alle coincidenze. E non voglio fare il complottista, chi mi conosce sa che se voglio posso scrivere pure di peggio, ma anche le peggiori storie hanno sempre un fondo di verità, quindi lasciatemi dire che non ci credo alle fiabe, ogni storia raccontata è stata costruita da qualcuno che voleva rubare la nostra attenzione. Ma torniano a noi, dovremmo essere stanchi di schierarci dalla parte di pupazzoni con il drink in mano e la soluzione in tasca. La gestione di questa emergenza è stata un disastro. Senza nulla togliere alla grande capacità, professionalità e dedizione di medici, infermieri, volontari, sindaci che hanno dato tutto quello che potevano dare, ma che si sono ritrovati a essere uno scoglio che non può arginare il mare, ma la propaganda e contropropaganda tra i vari enti è stata imbarazzante. Regioni contro Governo. E viceversa. Capi di fantomatiche taskforce, coordinatori, capi, capetti, politici pronti a offrire una soluzione pronta e certa. Milioni di commentatori sul social che avrebbero saputo fare sicuramente di meglio. No, ragazzi. Abbiamo dimostrato di essere divisi e divisivi. Per fronteggiare una emergenza simile si devono dimenticare i colori politici. Invece non è accaduto. Non sta accadendo. E non accadrà. Questo fa anche più paura del virus, perché il racconto di una fase due, ancora più disorganizzata della prima. Chiariamoci, in Italia c’è chi sa governare le emergenze, ma devono poter lavorare seriamente, non per finta. Altrimenti tutto diventa un’orrenda barzelletta. Che non fa ridere un cazzo di nessuno. E ti uccide, non ti rende certo migliore.

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Perché al buio puoi trovare quello che cerchi

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Chiudevo gli occhi. E questo non è quasi mai sufficiente. Quando cerchi una ragione, non puoi certo trovarla in una stanza buia. Quante volte cerchiamo di arrampicarci su lastre di ghiaccio, consapevoli di non avere le forze per evitare di scivolare giù. Ma siamo esseri umani. E forse non ci importa davvero di cadere. Ogni lastra di giaccio è in fondo uno specchio. E lo specchio, si sa. Attrae. Chiudevo gli occhi. E tante volte è ciò che può salvarti. Perché anche al buio puoi trovare quello che cerchi. Perché fra i tanti sensi che abbiamo, possiamo ascoltare e sentire, il profumo di giorno nuovo.

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Diciassette mesi

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Diciassette mesi fa stavamo correndo all’ospedale. Stavi per nascere. Dopo l’attesa, le paure, le incognite, stavi davvero arrivando. E noi sospesi, tra la vita che conoscevamo e quella che ci avresti regalato. Lo so, non è stato facile, farti venire al mondo non è stata una passeggiata per la mamma. E quell’attesa fuori dalla sala parto con te in braccio non potrò mai dimenticarla, cosí come il momento in cui ti ho portata nel carrellino dalla mamma, che era ancora in rianimazione. Si é illuminata. Ecco, forse la nostra storia inizia da lì, da quando la notte prima di andare a casa ti ho canticchiato una canzone che vorrei riuscire a ricordare. Era bella, come te. E ora il nostro mondo sei semplicemente tu.
#diciassettemesi

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Il colore vero del mare

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Un luogo segreto è un luogo che non conosci mai davvero. É il tempo in cui hai lasciato i tuoi pensieri, in un giorno di pioggia. Perché i silenzi a volte fanno bene. E le belle frasi dipinte sui muri troppe volte non vogliono dire proprio niente. Abbiamo bisogno di dire, condividere. Esistere. E così ci perdiamo tutto. Il colore vero del mare, il suo odore. Distratti dai filtri dei nostri giorni, che lasciano di noi immagini distorte, distratte. Sembriamo in fuga, anche da noi stessi. Da quel luogo segreto, che si trova proprio dietro agli occhi.

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Un luogo segreto

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Un luogo segreto è un luogo che non conosci mai davvero. É il tempo in cui hai lasciato i tuoi pensieri, in un giorno di pioggia. Perché i silenzi a volte fanno bene. E le belle frasi dipinte sui muri troppe volte non vogliono dire proprio niente. Abbiamo bisogno di dire, condividere. Esistere. E così ci perdiamo tutto. Il colore vero del mare, il suo odore. Distratti dai filtri dei nostri giorni, che lasciano di noi immagini distorte, distratte. Sembriamo in fuga, anche da noi stessi. Da quel luogo segreto, che si trova proprio dietro agli occhi.

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