Recensione romanzo “Il rapporto segreto” di Tom Rob Smith

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“Il rapporto segreto” di Tom Rob Smith è un romanzo intrigante che fa luce nell’animo più profondo e inconscio dei nostri pensieri, delle nostre idee, il tutto catapultando il protagonista, ancora una volta Leo Demidov (come in Bambino 44), nella realtà svelata del periodo storico che segue la morte di Stalin. Il protagonista avrà poco tempo per salvare sua figlia, Zoja, che ha adottato tempo prima insieme alla sorellina Elena, orfane dei genitori uccisi a causa di un suo arresto. La storia di Leo si intreccia con un nemico che viene dal passato, da una donna che gli chiederà di riportarle il marito Lazar, che lui stesso aveva arrestato. Così Leo affronterà l’inferno nel quale aveva mandato tanti sospettati, arrestati e processati con accusa costruite ad arte, il gulag, mettendolo di fronte ai loro occhi e alla loro sete di vendetta. Il conflitto di un uomo, della sua famiglia e di un intero stato sono tra gli ingredienti migliori di questo romanzo, che non smette di stupire e di attrarre come un magnete di carta e inchiostro. Tra spystory, thriller e romanzo di avventura, Tom Rob Smith si destreggia bene con colpi di scena ben congegnati e scene ad alto livello adrenalinico, senza tralasciare l’aspetto storico, fondamentale nel racconto di un’Unione Sovietica che sta cambiando. Leo deve difendere se stesso, la sua famiglia e quel che resta delle sue speranze di giustizia. Forse quello presentato da Tom Rob Smith è l’eroe perfetto, anzi imperfetto. Quello in cui è facile identificarsi. Un eroe con una storia difficile e un futuro non scritto, con difetti e pregi che a volte nemmeno lui conosce. In fondo Leo è una persona che scopre se stessa, ed è quello che maggiormente cattura nella lettura di questo libro che consiglio caldamente, magari abbinato al capitolo precedente “Bambino 44”.

Recensione “Oro” di Emme Stefani

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Il disco “Oro” di Emme Stefani è molto orecchiabile, abile miscela di pezzi tra elettronica e melodie attraenti. “L’unica semplice cosa che voglio” è una canzone dinamica che sembra sfociare in un hip-hop interessante che ricorda quello proposto dai primi “Sottotono”, pur mantenendosi nei canoni del pop contemporaneo adattissimo al mercato radiofonico. “Mondi” è un pezzo che coccola e rilassa, con un testo semplice e una musicalità che può affascinare. “Il campo di camomilla” è più lenta delle altre due tracce, ma racchiude i principi essenziali della musica moderna italiana. Le canzoni proposte regalano atmosfere piacevoli e che come luce soffusa sanno creare un ambiente fresco e scenografico allo stesso tempo. E’ indubbiamente musica giovane, che può toccare le corde di un pubblico più giovane, ma allo stesso tempo uscire dalle casse dell’automobile di uno più adulto, rilassando magari dallo stress del traffico. Le canzoni sono senza dubbio belle da ascoltare e rimangono in mente. E’ bello immaginare anche lo sviluppo delle capacità di questi artisti, poiché migliorando le basi, distanziandosi dall’elettronica, potrebbero senza dubbio regalare altre bellissime canzoni, magari con assoli suonati e ritmi meno chiusi nei binari della musicalità elettronica. Questo è solo un pensiero ovviamente, la musica è musica e come tale deve regalare emozioni e queste canzoni hanno le carte in regola per farlo. Attendiamo i prossimi lavori.

In collaborazione con causaedeffetto.it

Recensione romanzo “Io uccido” di Giorgio Faletti

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Molte recensioni di questo libro premettono ciò che Giorgio Faletti è stato, io non lo farò. “Io uccido” è un romanzo d’esordio e che racconta senza ombra di dubbio una bella storia, e non è poco, in cui ci si può affezionare ai personaggi, come al protagonista Frank Ottobre con il suo passato burrascoso, al commissario Hulot e alle vittime, già, proprio a loro. Perché questa storia parla di omicidi efferati e particolari, firmati da una mente malata. Da un killer. E’ una corsa contro il tempo, veloce, alla ricerca delle tracce lasciate da un assassino non convenzionale. Tutto inizia con una telefonata in diretta alla trasmissione di successo di Radio Montecarlo “Voice”, condotta da Jean-Loup Verdier, e con quella voce che appare inquietante sin dalle prime scene che sussurra “io, uccido”. La trama è ben costruita e i colpi di scena ottimamente orchestrati. L’autore si sofferma molto sui particolari, ricostruendo gli ambienti minuziosamente, da un lato è un pregio, dall’altro rallenta un po’ la narrazione. In ogni caso le scene scivolano via fluide, verso un finale rocambolesco e pieno di sorprese. Come ogni storia che si rispetti, non possono mancare i sentimenti, la trasformazione di uomo, che alla fine di questo romanzo, appare come ritrovato e parlo del protagonista, l’eroe, Frank Ottobre. Si tratta di un thriller da leggere, piacevole e dinamico. Un ottimo esordio di questo autore, con una sceneggiature che ben si presterebbe alla realizzazione di una pellicola cinematografica.

Recensione romanzo “Bambino 44” di Tom Rob Smith

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Il thriller “Bambino 44” di Tom Rob Smith racconta una storia veloce, intensa e a tratti agghiacciante. Il protagonista di questo romanzo è Leo Stepanovic Deminov, un agente dell’MGB che crede nel suo stato, a un’Unione Sovietica vittima del regime staliniano. Lo si incontra nel pieno delle sue attività, durante un lungo inseguimento che termina con l’arresto di una presunta spia e quando viene incaricato di sorvegliare la moglie, anch’essa accusata di spionaggio. In un sistema in cui la giustizia è sommaria, basata sull’indice puntato e in cui per essere definiti “buoni cittadini” è necessario far condannare parenti e vicini di casa, il protagonista capisce che la realtà è diversa da quella che gli hanno insegnato. Messo alle corde da colleghi perfidi, viene relegato ai margini della sua vita, ma non smette di indagare su un caso di omicidio di un bambino, fino a scoprire che quella che lo stato venera come una verità, è in realtà la peggiore delle menzogne: “L’omicidio non esiste, è un’invenzione dell’occidente.” Ritmo e sentimenti si intrecciano in una corsa contro il tempo, dove la vendetta e la verità si scontrano fino all’ultima scena. Leo è l’emblema di una nazione, la sua trasformazione è la speranza stessa della vita e la forza trascinante di questa storia, dove il cacciatore diventa preda, costretto a fuggire, a nascondersi e per salvare la sua famiglia, la verità su un serial killer e su se stesso. Lo scrittore ha esordito con questo romanzo, guadagnando consensi, questa storia, infatti, diverrà un film diretto da Ridley Scott. Avvincente e forte, un romanzo da non perdere.

Appunti su “Non smetterai” dei Lyr

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Ci sono canzoni che ti cambiano, che fanno breccia in luoghi nascosti dell’indole di ognuno di noi. Alcune le senti per caso, altre le senti nascere. Ed è il caso di “Non smetterai” dei Lyr. Ricordo i primi accordi suonati con la chitarra dall’autore Fabrizio Tonus, che con il tempo ne ha migliorato i contorni e  smussato gli angoli, con Mattia Bozzola e con la collaborazione di Andrea Pioli, fino a dare vita a quella che adesso è una vera e propria creatura con una sua dimensione e un proprio corpo. Come nasce una canzone e come questa può giungere ai sogni delle persone, fino a sfiorare gli angoli più bui dei ricordi, è un mistero. Forse esiste una forza magnetica che le regala la vita, il respiro, o forse è la voglia di parlare, di raccontare, ciò che la muove. Come uno spettacolo di suoni, luci e ombre, “Non smetterai” riesce colpire al centro. Nella sua semplicità parla di un addio senza rancore, ma nella sua traccia nascosta racconta di come un sentimento cambi, si trasformi. Nella storia della musica ci sono tanti esempi di canzoni d’amore esasperate, urlate. Rabbiose. Mentre il testo di questa canzone è dolce, a tratti malinconico, eppure graffiante. E’ passato tanto tempo dalla prima versione di questa canzone. Tante cose sono cambiate. Resta quel soffio, quella brezza che nasce dal mare, tra i colori sfumano sempre più nel rosso di una sera fragile, un’isola, piccola e quasi indifesa di fronte alla potenza delle onde. Una lacrima che diventa pioggia, lucida e imponente. Una sera tiepida che si trasforma in gelo, per poi tornare a far fiorire un attimo all’alba del giorno seguente. Tutto questo è “Non smetterai.”

E se piove?

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Mancano poche ore a quella che potrebbe essere l’ennesima alluvione. Ci sono alcune analogie con la situazione meteorologica del 1994 e del 2008, anni in cui hanno avuto luogo eventi alluvionali in Piemonte. Una settimana fa in Liguria e alta Toscana c’è stato un evento di cui tutti avrete sentito parlare e avrete visto le immagini. L’ennesima precipitazione breve e intensa ha provocato la riattivazione delle frane, ha generato fiumi in piena in quelle che erano strade, morti. Come spesso accade durante il post-alluvione c’è una spinta propulsiva nel proporre una tutela maggiore del territorio, di sistemi, di strategie, di procedure. Ma quando piove, tutto il sistema porta a galla tutti i problemi e si inizia ad avere paura. Si, ci sono buone possibilità che la tipologia di precipitazione sia mutata negli anni, e che queste siano diventate molto più concentrate e intense, ma c’è un’altra verità che spesso viene sottovaluta. Piove da sempre. La mutazione del territorio che si è dovuto piegare è sotto gli occhi di tutti e a parlarne ancora sembra di dire solo banalità, anche se tali non sono. Soprattutto quando i terreni sono diventati asfalto, le montagne non sono più mantenute in efficienza da chi un tempo le abitava, in cui i fiumi diventano demoni quando la portata aumenta. Ci vorrebbe più rispetto, aldilà di quello per l’ambiente, verso se stessi. Perché ciò che ci circonda è nostro e per certi versi siamo noi stessi. E’ assurdo chiedersi per ogni nuvola all’orizzonte..e se piove?

No Tav-Indignados: Quale convergenza?

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Due manifestazioni, due realtà. Domenica scorsa abbiamo assistito a uno spettacolo indecoroso e contemporaneamente a uno che rappresenta una realtà nuova e importante. Facciamo un passo indietro.

Sabato 15 ottobre in tutto il mondo ha avuto luogo la manifestazione cosiddetta degli “Indignados” che ha portato in piazza un’idea su tutte, e cioè fermare questa economia senza etica ne ragione e che permette di far guadagnare solo qualche signore, mettendo “alla fame” il resto della popolazione. L’idea è nata in Spagna ed è piaciuta a tal punto da trasformarsi in un movimento a livello mondiale che proprio sabato scorso ha dato prova della sua forza in tante piazze di tutte le città più importanti della terra.

Così la gente ha sfilato da New York ad Atene, da Tokio a Roma. Appunto, a Roma. Come durante il G8 del 2001 a Genova, i Black-block si sono infiltrati, devastando banche, bruciando automobili, negozi, e tirando sassaiole alle forze dell’ordine, sino a dar fuoco ai mezzi di questi ultimi. Uno scempio con il risultato di sopprimere l’impatto mediatico delle idee che la manifestazione voleva far sentire.

A una settimana di distanza ha invece avuto luogo la manifestazione dei No-Tav a Chiomonte (Val Susa). Corteo pacifico senza scontri. Il movimento No Tav protesta ormai da anni contro il progetto legato all’Alta Velocità in Val Susa e che prevede la realizzazione di numerosi tunnel nella montagna per far passare la nuova linea per il trasporto di merci dalla Francia all’Est Europa. Inizialmente, almeno, era così. Si, perché nell’elenco dei motivi per il quale protestano i No-Tav (da noi pubblicati qui), ci sono numerosi spunti interessanti, ma ciò che è più importante è che la convergenza delle idee di questo movimento con quelle degli indignados è spiccata. La protesta verte ormai, più che sugli aspetti progettuali dell’opera, sulle modalità di affidamento dei lavori, sulla necessità dell’opera sacrificando soldi per la scuola, per la ricerca e per le infrastrutture “locali”. Per non parlare della denuncia di soldi spesi per il rifacimento delle linee ferroviarie e di collegamento con la Francia per i giochi olimpici invernali di Torino 2006. Quello che in entrambe le manifestazioni è emerso è che la gente è stanca di questi furti autorizzati dallo Stato. Nel merito di una situazione politico – sociale che vede sindacati e partiti (una volta dalla parte del popolo) virare su interessi forti e importanti del nostro paese, molta gente è rimasta orfana dei propri ideali, dei proprio punti di riferimento, della propria vita, del futuro e in ultimo, ma forse in primis, dei propri sogni.

Il nostro è un popolo che sta tirando fuori le unghie, per difendere la propria identità, svenduta da politicanti venditori, venditori politicanti e mezze cartucce. Come non commentare i volta-faccia dei parlamentari, che è vero non sono una novità, ma che sono quasi stati istituzionalizzati da leggi farlocche e senza decenza. La verità è che sarebbe necessario che qualcuno o qualcosa canalizzasse queste nuove forze che vogliono un’Italia pulita, e questo non messo in pratica da mezze cartucce e mezzi comici in odor di santità, ma da gente che ha voglia di fare, di essere, e perché no, di lottare. Senza pietre, senza slogan di rivolta, ma con i fatti. All’indignazione, alla lotta, deve susseguirsi una rinascita. Ed è quello a cui tutti aspiriamo. Per tutti intendo quelli che non hanno paura di sottrarsi da una logica del “sono amico di” e della raccomandazione in genere, del “piacerino”, del “tanto è così che va”.

C’è un’Italia nuova e allo stesso tempo antica in queste manifestazioni, c’è un’Italia che non vuole essere lo zimbello di un’Europa a due velocità. C’è un’Italia. Ed è questo l’importante, come lo è difenderla. E spetta a tutti noi farlo, con la politica, con le parole, anche con le grida se è necessario contro gli incappucciati a libro paga della propria imbecillità. Il tutto nel pieno rispetto di noi stessi, di chi manifesta, di chi fa parte delle forze dell’ordine, di chi lavora sotto minaccia, di chi sogna un mondo diverso e in cui si possa dire: da oggi in poi “non va più così”.

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Recensione “Niente di importante” di Marco Masini

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Il tempo ha le sue parentesi che come nuvole in un cielo azzurro si muovono e cambiano. Così il nuovo disco “Niente di importante” di Marco Masini rivela una nuova maturità e una nuova mentalità che non dimentica le sue origini. Lo si può capire sin dal primo pezzo “Non ti amo più” che racconta della voglia di non urlare un sentimento che ormai si è trasformato in qualcosa di diverso. “Fino all’ultimo minuto” riprende invece le sonorità e le melodie delle produzioni più recenti, mentre “Il buffone del momento” ricalca una musicalità più moderna e attuale pur mantenendo l’intensità delle canzoni più profonde e spicca in questo album. “Colpevole” è una ballata diretta e orecchiabile, così come lo è “Principe azzurro” che svela il Masini che ha sussurrato “Cuccioli” e “L’uomo volante” in tempi non troppo lontani. “Niente di importante” è la canzone che regala il titolo all’album e contiene il messaggio trainante del disco e di cui ho parlato all’inizio di questo testo, quello che era rabbia, “malinconoia” è diventato una nuova vita, ricca di colori senza dimenticare il graffio della voce e dei testi tipico del cantante toscano. “L’amore si ricorda di te” parla di un sentimento comune, soprattutto in questi giorni che a volte si dimostrano grigi e in cui si deve lottare, e spesso, forse troppo spesso, ci si dimentica di quelli che sono i valori più importanti. “L’eterno in un momento” è una poesia raccontata nella fragilità di una sera in cui si vuole rivelare qualcosa di se stessi: l’anima. “Resta ad un passo” è una canzone indubbiamente bella e che in se rivela le caratteristiche più importanti che Marco Masini riesce a comunicare, c’è una realtà conosciuta e allo stesso sconosciuta in questi versi che sembrano a tratti liberarsi in un volo leggero. “Marco come me” chiude il disco con parole introspettive che puntano i riflettori non più sul cantante, autore spesso criticato, a volte odiato, ma da moltissime persone amato, ma sull’uomo che si nasconde dietro quella maschera che ogni sera viene svelata sul palco e tra i versi delle canzoni. Come ogni finale che si rispetti c’è una macchina che va via nella notte, verso altre storie, altre canzoni, altre  emozioni che Masini mai ha smesso di dare, sin dai momenti migliori e superando quelli più oscuri per poi tornare brillante e con i sogni pieni di cosa da raccontare. Ci si aspetta sempre molto da uno come lui e questo è un bel lavoro senza alcun dubbio. E’ lecito a volte ripensare allo stile più forte di una volta, ma forse è giusto così, il tempo ha le sue parentesi e queste sono aperte su un cielo sempre azzurro ma senza più nuvole.

Recensione libro “Ancora io – Left Neglect” di Lisa Genova

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Lisa Genova ha una particolarità: sa toccare le corde scoperte dei suoi lettori. Ho avuto questa sensazione già leggendo “Perdersi” ma con questo nuovo libro “Ancora io – Left Neglect” ne ho la certezza.

La storia di Sarah Nickerson, brillante donna in carriera, vice dirigente del personale di una grande azienda di consulenze, che diventa vittima di una patologia chiamata Left Neglect a seguito di un incidente stradale e che non permette al suo cervello di riconoscere tutta la parte sinistra del suo corpo è emozionante. Lisa Genova racconta la vita della protagonista, del rapporto con sua madre e i suoi figli, dei cambiamenti, della terapia e soprattutto della trasformazione che le permette di ritrovare la sua vera vita e il suo vero istinto, nascosto dietro una vita di impegni e di lavoro.

“Ancora io” è un bel romanzo, commovente, ricco di vita. Una storia che permette di guardarsi dentro e di emozionarsi. Una tecnica avvolgente e che sa tenere compagnia e allo stesso tempo di far riflettere, mettendo a nudo aspetti della vita che spesso tralasciamo. Spesso le cose sono davanti a noi, solo che semplicemente non le vediamo. Questo è ciò che questa autrice riesce a comunicare grazie alle sue parole che legano bene la conoscenza delle patologie di cui racconta a una brillantezza che esplode in una scrittura che cattura.

Dopo “Perdersi” “Ancora io” aggiunge un altro tassello alla bravura di Lisa Genova che spero di leggere ancora con un nuovo romanzo. Una bella storia, un’ottima lettura.