Recensione romanzo “Acciaio” di Silvia Avallone

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Il romanzo “Acciaio” di Silvia Avallone trasporta il lettore in un mondo che sembra lontano, quasi irraggiungibile. Pagina dopo pagina l’autrice svela una realtà che fa parte della vita di tutti noi, che regna incontrastata nelle fragilità che nascondiamo. La storia è ambientata tra i casermoni di via Stalingrado, a Piombino, e racconta la vita di due ragazze, Anna e Francesca, che stanno diventando donne e che scoprono i sentimenti, a modo loro. La realtà è dura e spietata, e le protagoniste devono lottare per vivere, e spesso l’unico orizzonte in cui possono sperare è una festa di paese. Scoprono di avere un corpo, e che con quello possono essere vincenti. Forti. L’amicizia tra le due ragazze è forte, invincibile. Ma pian piano il loro rapporto si logora, consumato dalle difficoltà di vivere tra quelle vie senza speranze, con persone con certezze limitate alla vita che gira intorno al lavoro alla Lucchini. Alla fabbrica di acciaio. Anna e Francesca scoprono l’amore, il sesso, anche questo a modo loro. L’amore le separa, le rende sconosciute. Tra le pagine di “Acciaio” ci sono squarci di vita, tra sangue e poesia, tra monotonia e voglia di uscire dal fango delle consuetudini. “Acciaio” è un romanzo amaro, forte, a tratti devastante. Emoziona, commuove e contemporaneamente fa rabbia. Riesce  a portare a galla le inquietudini che tutti noi abbiamo, le paure, e le speranze. I sogni. E’ un libro da leggere tutto d’un fiato, un vortice osceno e crudo. Drammatico e sentimentale. Forte. Un bel libro, una storia che colpisce al cuore, che annienta l’anima e la sputa con il suo bagaglio di insicurezze dentro le quali specchiarsi. Un’ottima lettura.

Recensione “To the tremendous road” di Dola J. Chaplin

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La musica che il cantautore Dola J. Chaplin propone è una miscela intrigante, ricca di spunti interessanti. Coccola con suoni che viaggiano dal rock per giungere all’anima, passando per atmosfere country. Tante canzoni che sono una colonna sonora ideale per un lungo viaggio in automobile. “Go wind” è una ballata tra country e pop contemporaneo, con un sound accattivante e gradevole. “You’re on my mind” richiama atmosfere che sfociano nel blues, con un ritmo lento ed evocativo, con suoni che avvolgono grazie anche alla voce profonda e intensa del cantante. “What i care” è un pezzo che possiede un ritmo travolgente con il sapore di un lungo viaggio su strade polverose, bevendo birra. “Railway” è invece una ballata sussurrata e suadente, con un ottimo ritmo regalato dal suono delle chitarre. “Dyn’ every day” è una canzone con una forte matrice country, con il sapore di sabbia e vento che entra dai finestrini dell’auto in corsa.

“Flowers” è un pezzo con anima rock, quello di una volta, quello con la R maiuscola. Il lento incedere del pezzo “Frost ‘neath the nails” fa sentire il suono vibrante della malinconia. Quella che accompagna un pomeriggio di un giorno qualunque, un giorno di pensieri. “To the tremendous road” è ricca di  suoni e cori country rivisitati in chiave contemporanea e orecchiabile, con chitarre che accompagnano una voce profonda, così come in “Sails”. Un suono ovattato che incanta.  In “Nothing to say” si sente l’eco delle parole che scivolano su una melodia che stringe il cuore. E’ un pezzo raffinato e curato. E lo è anche “Drivin’ south”. Quando il sole spunta. E’ l’alba che bussa dal finestrino dell’auto. E’ un sogno che nasce, forse uno che muore. E’ una canzone che si appoggia dolcemente sui pensieri e li culla, li rincuora. “To the tremendous road” è un bell’album, musiche e melodia che sanno toccare dentro. Pezzi profondi e intensi che fanno vibrare le corde dell’anima. E’ musica vera, che si sente fino al profondo. Sogna, incanta e splende. Semplicemente, racconta. Suoni raffinati e particolari, che racchiudono la storia della musica e il futuro. C’è da essere sicuri. Questo album è ricco di ottime canzoni. Da Ascoltare.

Intervista a Regina, autrice dell’album “Benvenuti nel mio regno”

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L’hip hop è davvero un genere difficile da fare per una donna, o qualcosa sta cambiando?

L’hip hop è un mondo maschile e maschilista e i pregiudizi sono ancora di più in un paese patriarcale come il nostro. L’importante è non sottostare a certe forme di ignoranza e cercare sempre di migliorare. Personalmente non giudico il lavoro dei miei colleghi maschi, ma preferisco sempre lavorare sodo sui miei progetti. Faccio tesoro delle critiche costruttive e sorrido contro le cattiverie a gratis : alla fine chi parla alle spalle, sempre dietro resta, no?

Nei tuoi pezzi tratti argomenti difficili come la politica e l’economia, un artista può, a suo modo, fare qualcosa per migliorare la situazione attuale, spesso decadente?

Hai usato il termine corretto “decadente”. Fin dall’inizio del 1900 si parla di decadenza, di incomunicabilità e gli artisti nel corso dell’ultimo secolo ne hanno parlato in tutte le forme artistiche ( es. Pirandello, Joyce, Kafka, l’espressionismo nelle arti visive, ecc..).

L’artista parla alle corde dell’anima; racconta il mondo con i colori più vivi e le parole più crude.
L’arte – in ogni sua forma – può divenire il mezzo di comunicazione più potente con cui far circolare argomenti “scomodi” , perché arriva diretta all’ “ES” del fruitore e niente può fermarne il messaggio.

Historia docet che anche se sottoposto a censura un messaggio artistico non viene fermato, ma anzi se ne esalta la potenza!

Vaticano Spa credo sia uno dei tuoi pezzi chiave, come ti poni come persona e come artista rispetto alla religione? Credi abbia ancora un senso un sistema come quello della Chiesa Cattolica? E cosa pensi delle altre religioni?

Non ho padroni né temporali, né spirituali. Non credo in nessuna religione: per me le professioni religiose non sono altro che un modo per comandare le masse ed incutere timore in esse con l’idea dell’ “indice divino che giudica”.
L’unica religione che seguo è il rispetto della vita di ogni essere vivente e l’unico dio che riconosco è il Pianeta Terra, contro cui bestemmiamo quotidianamente violentandolo in ogni modo.
Non rispetto la chiesa cattolica, né il vaticano.

Come potrei sentirmi rappresentata da un governo totalitarista che si è imposto con la violenza ed il terrore?

Non credo nell’esistenza di un “dio” e anche se – per qualche illogica ragione – esistesse non meriterebbe altro che il mio disprezzo per tutto quello che succede quotidianamente nel mondo e soprattutto per quello che permette che venga fatto in suo nome.

Sono solo cosciente di essere un semplice mammifero bipede, il cui gruppo di appartenenza lo obbliga a indossare una “maschera sociale”.

Vivo da forestiere della vita alla Pascal.. Una volta squarciato il cielo di carta non si può continuare a vivere sotto il teatrino degli orrori manovrati come marionette!!

Sono una fiera eretica; una strega contemporanea, forse l’ultima che non potranno bruciare e fino alla fine griderò contro la chiesa in difesa dei diritti umani.

Nei tuoi brani parli spesso della “laurea” poco utile nel mercato del lavoro. Secondo te questo fenomeno dipende dalla mutazione del mercato del lavoro o delle ambizioni dei giovani? E quanto è importante lo studio per essere competitivi nel campo della musica?

Non esistono più possibilità per noi giovani né qui né all’estero, almeno no per noi api operaie. L’unica possibilità di successo è dovuta o alla fortuna di un cognome importante o alle “marchette” che si possono fare nella vita. E’ una versione cinica della vita, lo ammetto, ma purtroppo vera. La vita è fatta di compromessi.. Personalmente il mio compromesso è stato di preferire guardarmi sempre nello specchio ed essere fiera di me stessa, delle mie scelte anche se hanno compromesso la mia carriera.
Non rinuncerei mai ad essere me stessa per una poltrona.

Non c’entra la mutazione del mercato, questo è la scusa con cui giustificano i vergognosi contratti  che ci obbligano a firmare per avere uno straccio di impiego sottopagato.

Allo stesso tempo, però, considero essenziale la Cultura.

Un libro può diventare l’arma letale contro l’ignoranza a cui vogliono farci adattare per controllarci.

Avere una Cultura è importante per avere una mente aperta; per sapere ascoltare e discutere e chiedersi i perché della vita; quei perché che ti rendono infelice, ma che sicuramente ti rendono libero!

Ritengo che per un artista sia fondamentale avere una discreta Cultura non solo per una corretta costruzione metrica dei testi ( es. il prediligere un’assonanza ad una rima bacia o saper far tesoro delle allitterazioni per dare ritmo al testo ), ma anche e soprattutto per affrontare i temi più svariati senza esitazioni.

Una donna per fare hip hop non deve rinunciare alla sua femminilità, questo è uno dei concetti a cui tu credo sia molto legata. Pensi che nel mondo dell’hip hop si faccia ancora troppo uso della “donna immagine” nei video, “usata e descritta come trofeo” dal rapper di turno? E il momento che la donna ne diventi protagonista ?

La donna è considerata un oggetto sessuale nella cultura occidentale ed il rap è stato influenzato da questo.
Personalmente lotto da sempre contro il concetto di bambola senza cervello e contro l’immagine stereotipata di una donna malata.

I modelli con cui bombardano le nuove generazioni sono la causa del diffondersi di malattie mortali quali bulimia e anoressia.

Sono una fiera taglia 46 a cui piace tanto mangiare. Quando mi guardo allo specchio vedo una donna di 30 anni formosa e sensuale e non mi scambierei per niente al mondo con quei modelli a cui vorrebbero farci adeguare.

E’ il momento che la donna diventi protagonista non del rap, ma della propria dignità di DONNA!

Cosa pensi dei modi di divertirsi delle nuove generazioni? Quando è diventato importante “sballarsi”?

Sballarsi è diventata una moda, un must! Se non prendi droghe sei out.

Se fai rap e non assumi cocaina e non ne parli nei testi sei uno sfigato.

Personalmente mi vergognerei a trattare certi argomenti nei testi: nel farsi del male non c’è niente di cui vantarsi!

Preferisco rimanere vecchia scuola, uscire con gli amici di sempre ( pochi ma buoni), bermi una birra e passare una “noiosa” fantastica serata!

Pensi che la realizzazione di canzoni “ad alto contenuto sociale” possa in qualche modo ostacolarti nel campo della musica?

Eccome! Il mondo vuole dare solo certi messaggi e quando una voce stona dal coro, la si toglie dal gruppo.

Io non canto su commissione, ma col cuore e con la testa e lo faccio per le persone.

Voglio dare al pubblico dei veri contenuti, emozioni forti e suscitare in esso dei punti di domande. Non voglio fornire le risposte: non devono credere in me, come in nessuno dei messaggio che ricevono già pronto, ma prendere i miei testi come degli spunti su cui fare le proprie ricerche e meditazioni.

Voglio essere il fiammifero con cui iniziare a farsi luce nelle tenebre, ma spetterà poi ad ogni singola persona decidere se farsi ancora luce o spegnerla.

Ringrazio l’artista Regina per la disponibilità e per averci presentato la sua musica.

Soltanto questo

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Un viaggio,

soltanto questo.

Nei tuoi occhi,

sfuggenti e sconosciuti,

crei e scomponi

come le note nate in fretta

Un salto,

tra deserto e irrealtà

tra confine e fantasia

Ancora un viaggio,

dove mutano le stagioni,

dove muoiono gli amori.

Le strade tacciono,

nell’apatia della sera,

nelle immagini sfocate.

Nella nudità dell’anima.

Perché c’è un senso,

tra le righe del pentagramma.

C’è una verità.

Che giace sommersa,

che piange solitaria.

Che si consola col vento.

Il mio inganno è sorridere,

il mio silenzio è il verso migliore.

Così raccolgo un po’ di me

E nuoto tra le acque di un sogno

Che hai i tuoi occhi,

il tuo sorriso.

Ed è un viaggio.

Soltanto questo.

…dai lunghi passi della notte.

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 Scintille,

memorie che si infrangono,

su scogli disegnati appena.

Certezze,

appannate dal tempo,

e dai passi lunghi della notte.

Ombre.

Che si accartocciano

nei dirupi immersi nella nebbia.

Il tempo scivola impietoso

nei bassifondi dei ricordi.

Colora di rosso gli stracci,

perché si intonino col sorriso.

Finto.

Costruito.

Cauto.

E nelle sere d’estate

Scivolano via pezzi,

parti essenziali di un sogno,

sparpagliati per terra

con le favole perse

e le illusioni svanite.

Terre aride,

che invocano pioggia.

Scintille,

memorie disperse

ma che non vogliono morire.

L’alchimia

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   Il succo di un pensiero, è la libertà di poterlo assaporare.

Sentirne ancora il profumo, l’inebriante essenza, che nessun alchimista potrà ricreare.
E nell’assenza ritaglio i colori, li ricompongo, perchè diventino un aquilone.
Il resto, lo farà il vento.

Come le nubi, il sole.

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Riflettore uno. Puntato.

“L’altro lato della luna è oscuro” urlò la donna.

“Perché mi dici questo?” rispose quello strano uomo.

“Perché sento che hai paura.”

Lo strano uomo abbassò lo sguardo e fece alcuni passi verso la finestra, aperta su un giardino meraviglioso. Poi alzò lo sguardo verso il cielo.

“La luna non c’è. Stanotte.”

“Sei tu che non riesci a vederla, ma se chiudo gli occhi. Puoi sentirla.”

Lo strano uomo non chiuse gli occhi. Si voltò verso la donna, la fissò per alcuni istanti. Senza dire niente e si avviò verso le scale. Abbandonò la stanza senza salutare la donna. Camminò per ore e ore, fino a sentire il dolore alle gambe.

Raggiunse la spiaggia e chiuse gli occhi con il respiro sempre più lento. Riaprì gli occhi e guardò ancora una volta il cielo.

“Ho paura” sussurrò.
Le onde si rincorrevano sullo strato di sabbia umida. E le nubi della sera nascondevano il grande sole rosso.

Si tolse le scarpe e passo dopo passo lasciò le sue orme. Un sentiero silenzioso, che presto le onde avrebbero nascosto,

come le nubi il sole.

Anna – L’ultima canzone

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Questa è la mia ultima canzone, differente dalle precedenti anche grazie alla collaborazione di Claudia Salvalaggio (è nata da un suo racconto e trasformata con il suo aiuto in una melodia e un testo adattato), di Fabrizio Tonus (che ha suonato la chitarra elettrica e fatto mix/master e tutte quelle cose strane necessarie per ottenere un buon audio) e a Rossella Penserini (che mi aiutato nell’adattamento del testo e facendo i cori).

Il tema è certamente difficile, ma importante. Non mi dilungo in presentazioni, ascoltala..e spero che vi piaccia!

Il rumore dei ricordi

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Lei chiuse gli occhi,

cantò per ore.

Quasi senza respirare.

Senza accorgermene mi ritrovai incantato,

perso tra le rovine dei miei ricordi.

Alcuni erano oscuri,

come cumuli di cenere di un incendio doloso

Mi soffermai a sentire l’odore di bruciato,

poi mi incamminai, fino a raggiungere le rocce.

Il vento soffiava forte. Mi bruciavano gli occhi.

“No, nessuna lacrima” mi ripetevo.

Mentre una melodia lenta riecheggiava,

tra il mare e l’orizzonte.

C’era rabbia in quel vento,

riuscivo a sentirlo.

Quando quella lacrima cadde,

scivolò giù abbracciata da un fiume,

per ricongiungersi al mare.

Allora riaprii gli occhi,

e mi risvegliai con il sapore di un bacio.

E il vento era cambiato.