Recensione album “Camouflage” dei My Tie is evil

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L’album “Camouflage” dei My Tie is evil è una scarica di adrenalina pura. Canzoni ben studiate con sfumature particolari e affascinanti, e un sound che trascina sin dalla primo istante.  Il primo brano del disco è “For you, sucker”, una ventata di rock dinamico, orecchiabile e con arrangiamenti decisi e ben costruiti.  “Jump” è un muro di suono, un pezzo che trascina, in cui melodie e chitarre elettriche graffiano. Dentro. “Smile” è una ballata rock, che conquista sin dalla prima nota. Intensa e carica di sensazioni. “Silence Will Fall” sembra un urlo nel silenzio della note, un’esplosione improvvisa. Una detonazione dell’anima, che riesce a farsi udire, anche a chilometri di distanza. “In the Hidden Side” emana punk rock. Energia e ritmo in un pezzo che miscela pop rock, punk rock e metal. Una miscela che rappresenta un bel risultato. “Interlude” è un brano particolare rispetto ai precedenti, esprime un pop elettronico, eco di un elettro-sound che riempie l’aria e fa volare la mente verso dimensioni nuove. “This song remind me of being gullible” regala un pop rock energetico, con suoni che si imprimono nella testa e lasciano un ottimo sapore di rock. “Now that you’re leaving” è un brano più lento dei precedenti, quasi una ballata, ma dall’odore di rock che penetra sin dentro le vene. E’ un grido, una vibrazione istantanea, che lascia tracce distorte.  “The future il rolling” suona con rock più duro, che trasporta le vibrazioni dalle corde della chitarra all’ascoltatore, pur mantenendo melodia e carattere forte. “Insomnia” chiude l’album con rock particolare, aggressivo e malinconico, un rock pronto a colpire, ma che sa curarsi le ferite. “Camouflage” è un album che sa muoversi su diversi fronti, mischia aggressività e intensità, graffi e carezze, sperimenta miscele di rock differenti, ottenendo un ottimo prodotto discografico, un suono che si fa ascoltare, mai troppo duro, mai troppo indeciso. Un giusto equilibrio che rende il disco gradevole all’ascolto e ottimo per la programmazione radiofonica. Riesce a rendere aperti a tutti anche aspetti e particolarità tipiche di generi tendenzialmente più di nicchia. E direi che questo possa considerarsi un risultato molto importante. Un bel disco

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Recensione album “All you can eat” dei Rimozione Koatta

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La musica ha tante sfumature, dimensioni e punti di vista. In questo viaggio entreremo nel mondo Ska e lo faremo parlando del disco “All you can eat” dei Rimozione Koatta. L’album inizia con il brano “Radio libera”, un inno alla libertà di programmazione delle radio, e alla musica senza più confini né limiti. Questa canzone racconta la voglia di libertà di trasmettere emozioni e sogni di libertà reale. “Italian Ska” è un pezzo dal un suono esplosivo e una melodia che trascina. Un testo con forte vocazione sociale, ricco di spunti interessanti. Un punto di vista duro, ma necessario. “Guardi e ladri” è coinvolgente, scandita da parole amare, nel gioco di fuggire e rincorrere, del crescere e capire. Richiami a fatti di cronaca, alle proteste dei manifestanti e alle cariche delle forze dell’ordine. “Old Rudeboy” è un brano che tratta un tema più semplice, con un ritmo ballato che strizza l’occhio al rock. “Fine settimana” e “La scossa” hanno suoni che impattano, con ritornelli che entrano nella testa e fanno venire voglia di ballare. “La mia stella” è una canzone, una città, una passione. “La tua identità” è un urlo contro chi dimentica se stesso per somigliare ad artisti già noti. Una musica a specchio che finisce per uccidere l’anima di chi suona. Il brano “More sax” corre sui fili delle note con un’evoluzione di suoni e fiati. “Mi riprendo tutto” racconta la vita di un musicista, l’attesa di vivere il palco. “All you can eat” è un bel disco, pieno di energia, di determinazione e contenuti sociali importanti, doti importanti molto importanti per trasmettere messaggi forti agli ascoltatori.

Recensione “Troppo rumore” di Steby

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L’album “Troppo rumore” di Steby è orecchiabile e ricco di contaminazioni musicali molto curate, miscelate con una componente pop molto forte. Il brano “Sabato sera qui” possiede un’anima rock e un suono pop, regalando una miscela avvolgente e molto orecchiabile. “Briciole di noi” è una canzone melodica, in equilibrio tra pop e funk, arricchita dalla voce intensa di Steby. In “Troppo rumore” i sentimenti cercano il loro completamento, tra amarezza e durezza, su una musicalità intrigante. “Due soldi di te” è una ballata dolce ed elegante, dove i brividi e le note si cercano, come amanti. “Quello che non ho” ha un’anima soul persa in una ballata che parla di poesia e d’amore. “Anche la luna” è un brano che parte lento, con contaminazioni jazz, e viaggia tra passione e sogni, in modalità introspezione. Una bella canzone d’amore. “Inequivocabilmente” è ricca di giochi di parole, specchi d’amore, e poi di ritmo e di una dura presa di posizione. Un ritornello che colpisce. “Per amarti” è una canzone dove i sentimenti sono lame, con un sound pop, ritmico ed esplosivo. “Aria di te” è una ballata avvolgente, soul, che sembra fluttuare sui pensieri, con un ritornello che incanta. “Se fosse amore” è un brano leggero e orecchiabile, mentre in “Re dei girasoli” sembra di vedere il sole che si affaccia, con suono caldo, con la voce che cambia di tono, come il cambiare di stagione. Con semplicità e naturalezza. Con “Mille bolle” il disco chiude come si è aperto, con venature rock immerse in una intelaiatura pop e orecchiabile.

“Troppo rumore” è un disco che sa farsi ascoltare, grazie alla  voce suadente, dolce e melodiosa di Steby, si percepisce una grande cultura musicale, messa al servizio di canzoni sia da fischiettare, che da urlare. Un disco da scoprire.

Recensione “Five” di Anonimo Italiano

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Il nuovo disco di Anonimo Italiano si chiama “Five” ed è, appunto, il quinto disco di questo cantautore che ha raggiunto il successo con il singolo “Anche questa è vita”, uscito nel 1995 e che raggiunto la testa delle classifiche di vendita. L’esordio fu un caso mediatico importante, legato alla maschera che l’artista indossava e alla sua voce, che a molti ricordò quella di Claudio Baglioni. Si sono susseguiti diversi album, e le canzoni d’amore di Anonimo Italiano hanno conquistato un pubblico affezionato e fedele. Questo nuovo disco sembra ripercorrere la storia e guardare oltre l’orizzonte. Il primo brano è “Oggi è lunedì” racconta di un amore finito, delle scorie che ha lasciato dentro, ma anche della voglia di rinascere, di superare il senso d’amarezza e di vuoto. Una nuova luce, che emerge dalle note di una bella canzone. In “L’odio diventa amore” ci sono sentimenti contrastanti, sogni specchiati in pensieri non celano il retrogusto amaro di un addio. Sogni naufraghi, stelle che si perdono. “Per te farei di tutto” è un pezzo lento e crudo, come cercare una donna persa e smarrirsi nei labirinti dei ricordi. Cancellare quel senso di vuoto, provarci, almeno. Una rappresentazione teatrale di un amore negato. “Tu mira al cuore” è un colpo secco, un dolore improvviso. Necessario. Imprevedibile. E’ un sogno lasciato a metà, tra alibi e realtà. Nella canzone “Non aprire quella porta” si sente l’eco di sguardi in fiamme, che si spengono. Un amore che svanisce, istante dopo istante. Una clessidra che frantuma sogni e illude certezze. E’ la fine. “Dal cuore in bilico” in luoghi misteriosi e dimenticati. Dove i passi solitari, sanno di ricordi. Perdersi, provare a ritrovarsi, nei giorni che si accavallano, lenti e inesorabili. Una melodia attraente e orecchiabile. “E tu lo chiamo amore” è il segno tagliente di un amore impossibile, gli ultimi scampoli di un sogno che si infrange. Come onde distrutte su scogli, come dolci appigli, che saprai che moriranno un attimo dopo. Il male che si cerca di consolare, sapendo che è impossibile farlo. Le ferite resteranno. Il pezzo più struggente dell’album è certamente “L’abito di scena” , come una lama che taglia la pelle, e arriva fino all’anima. E’ un urlo. Uno sfogo, ma anche una richiesta d’aiuto, una denuncia, una risposta. Bella e coinvolgente. Parla del passato, cerca di lasciarlo alle spalle. Ma i ricordi sono sbarre, il pubblico un guardiano. Attento e pronto a non farti sfuggire. E’ un segnale forte, che l’artista racconta con sincerità, in un ritratto e un autoritratto emozionante e graffiante, un pezzo che fa riflettere sulla ferocia del mercato discografico, che calpesta e travolge, quando non si è più utili. “Io vivo” è un soffio di luce, un’immagine che racconta un amore, vero, sincero. La ricerca di un volto, di due pensieri che si fondono per diventare una cosa sola. Il brano “L’aquilone” è un duetto di Anonimo Italiano e Amedeo Minghi in un brano malinconico e struggente, una vena di amarezza, che diventa un volo, una ricerca di un orizzonte nuovo, perso tra le parole di una poesia. L’album “Five” è un bel disco, ricco di poesia e sentimenti, arricchita dalla voce di Roberto Scozzi, che riesce ancora a far vibrare le corde oscure dell’anima.

Recensione “You vs me” dei Kingshouters

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Un suono rock accattivante, brani intensi con un ritmo che coinvolge. Sin dal primo pezzo, “Friend”, si rimane attratti dal sound delle chitarre elettriche, un impatto quasi psichedelico. “Jane” è un’esplosione di energia, di musica che riempie l’aria. “Dance” è ritmo, suono, vibrazioni. Un vortice di passione che si espande tra note e sensazioni forti. “All i know about you” splende con un muro di suono che lascia senza fiato, melodie avvolgenti come sogni. Il brano “Not Tomorrow” è inquieto, nervoso, lascia trasparire spazi di riemersione dalle paure, oltre l’anima. “Levels” è un pezzo che racchiude un’anima rock a un suono orecchiabile che entra dentro, e si fa ascoltare senza sosta. Ottimo sound radiofonico. “You vs me” è una canzone che appare più lenta delle altre, forse per evidenziare il tono che sembra più intenso, ma come gli altri pezzi è ritmo puro ed energia. “Sometimes i can’t sleep” è intensa, quasi mistica, un sound evocativo di atmosfere lontane e intoccabili. “The last Emperor’s day” è il brano che chiude l’album, e come le altre canzoni non tradisce le aspettative. Un fluido di note colorate e ottimamente progettate per farsi ascoltare. Un suono che esplode nelle orecchie, sino in fondo all’anima. L’album “You vs me” è un disco che racchiude ottimi arrangiamenti, musica coinvolgente, pezzi orecchiabili, ma allo stesso tempo intensi e ricchi di spunti interessanti. Un disco da ascoltare e riascoltare per farsi coinvolgere in un viaggio interiore, in sogni che diventano musica, e viceversa.

Presentazione L’Equazione e Anna su Radio Flash

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Stasera sarò in onda su Radio Flash (97.6 fm a Torino e in streaming sul sito http://www.radioflash.to/) per presentare “L’equazione”, il singolo “Anna” e le attività di Causaedeffetto.it!

Non mancate!

Aggiornamento: Per chi ha perso la puntata, ecco dove trovare il podcast di Radio Flash http://www.radioflash.to/podcast/

Recensione “Schiavo dei sogni” di Dydo

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Il disco “Schiavo di sogni” di Dydo è ricco di sentimenti sinceri e concetti semplici e diretti. Una musica adatta a un pubblico adolescente. Il brano “Sul ciglio del precipizio” scivola tra hip hop e sentimenti, con parole che raccontano un amore. Pop orecchiabile e diretto. “Buon compleanno” ha come tema l’odio come specchio di un amore, il male che si concede a sentimenti contrastanti. “Lo confesso a te” mostra parole dedicate a un padre, contrasti e sogni mancati. Rabbia celata dietro a sentimenti dimenticati. Orecchiabile e amara. “Un sogno più grande” parla di sogni, di sacrifici per raggiungerli. La forza e la volontà da trovare per lottare ancora. “Black Coffee and solitude” si muove tra note sognanti e un’atmosfera che richiama solitudine e amarezza, parole che si rincorrono per cercare un senso alle cose. “Lettera al papa” è uno dei pezzi più duri, parla di religione, un tema difficile. Il vaticano e le sue ipocrisie, le domande e le non risposte. Il rapporto della Chiesa con il sesso e con il divorzio, i contrasti. “Darò il meglio di me” racconta la voglia di continuare a lottare, e sfidare il destino. Sogni e desideri tra note e un suono elettronico orecchiabile. “Anche se crolla il mondo” è senso di colpa, autocritica. La musica come difesa, l’anima come accusa. Le parole per cercare un senso dentro, la musica. “Figlio dell’alba” è una canzone delicata dedicata alla mamma. “Paola ora sorride” parla di uno stupro, raccontato con durezza. Senza filtri. Il tentativo di una vittima di rinascere, difficile, forse impossibile fino in fondo. Un vortice. “Tatuarti fino all’anima” è un pezzo dal suono elettronico, immagini sulla pelle, come note impresse su un pentagramma. “Senza chiederti scusa” parla di amarezza tra amore e sentimenti. “Fino ad urlare” esprime una corsa, ritrovare colori e un’anima che fugge. Emozioni. “Come le canzoni” racconta di sentimenti, parole e rime che raccontano l’amore per la musica. Il disco proposto da Dydo ha numerosi spunti positivi, alcuni brani sono diretti e spietati, altri sono più semplici e meno originali, molti sentimenti, spesso ostentati e non affrontati fino in fondo. Il suono è buono, ma spesso cade nel ripetitivo. Un miglior filtro dei brani e puntare su quelli più incisivi potrebbe rendere il risultato meno adolescenziale. Nel complesso il disco è ascoltabile, con una buona melodia e un hip hop che tende più al pop elettronico.

Luoghi

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Mi aggiro tra ombre e riflessi, luci chiare e luoghi oscuri. Fuggo. Qualcuno in lontananza cerca un bacio. Qualcuno spara. Ancora luci, più intense. L’incanto svanisce, lo schermo è lontano. E io, sono la maschera.