I graffi sulla pelle,
stelle abbandonate a bordo strada.
Fari nella notte,
polvere che dorme.
Fotografie ingiallite,
cosa ci faccio in questo angolo,
di mondo, di vita, d’incanto,
rubato.
Pochi soldi,
non è ciò che valgo.
Ma il corpo ha un prezzo,
quando è l’anima a essere morta.
La mia, non è.
Ma è comodo fingere,
quando nessuno ti crede.
Quando le sbarre,
sono sguardi, parole.
Verità che qualcuno mi ha cucito addosso.
Come bruciature,
che non andranno via.
Da dove vengo,
io non lo ricordo.
Chi sono stata,
nemmeno.
Ogni giorno
é un mondo a parte.
Un luogo che non mi appartiene.
La vita è un gioco relativo.
Quando salgo in auto,
lui mi guarda,
forse quello non è desiderio.
Ogni tanto li osservo,
loro i perfetti, i senza macchia,
uomini, padri, esempi,
in gabbia come me,
in un corpo che non sanno accettare.
Alla ricerca di un attimo in più.
Il loro sguardo basso,
quando vengono con me,
non mi ferisce più.
Presto avrò i miei soldi.
Ed è quello che a cui penso,
ma quando, distrattamente,
mi rivedo in uno specchio.
I miei occhi sono lontani,
un giorno torneranno.
E sapranno chi sono.
Nonostante i graffi,
che custodisco sulla pelle.
E sotto.
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Text by Daniele Mosca