Narrativa

Non avrai altro dio all’infuori di me

Claudia riapre gli occhi e ogni arto è intorpidito. Mentre la vista le ritorna nitida si accorge che al posto delle mani e dei piedi ha dei monconi. Prova ad alzarsi ma è legata a un tavolo. Intorno vede persone incappucciate vestite con tuniche nere. Una voce intona una nenia che le sembra in latino. Quelle inquietanti figure le si avvicinano. Lei urla mentre le toccano il corpo nudo.   

Uno di loro inizia a penetrarla, ignorando le grida, le lacrime e il rivolo di sangue che scivola sul tavolo. Lo guarda dritto negli occhi, e lo riconosce. Lancia un gemito, soffocato. Le aveva parlato tante volte delle sette sataniche, dei loro riti di purificazione.

Quell’uomo, suo zio, il giorno prima l’aveva portata a visitare una chiesa di Torino, la Gran Madre. Le torna in mente la domanda che lui le aveva fatto sul sagrato: “Claudia, ma tu, sei ancora vergine?”. “Ma che domande mi fai? Comunque sì”, aveva risposto, arrossendo. “Molto bene”, aveva risposto lui, celando un ghigno con la mano.

Quella era l’ultima cosa che ricordava.  

La cera bollente che le versano addosso la riporta alla realtà. Il canto degli adepti sale d’intensità e nella sala entra un uomo vestito con una tunica rossa. Regge un vassoio. Lo appoggia sull’altare a pochi metri da Claudia. Lei guarda con orrore e urla. Non sembra neanche una voce umana. Lui prende con avidità, dal vassoio, la mano della ragazza, e inizia a sbranarla sputando ossa e nervi. Al banchetto si uniscono anche gli altri: i suoi arti vengono mangiati in pochi minuti. Lo stupro riprende. Claudia ormai non urla più. Guarda un angelo raffigurato in un affresco e, per la prima volta nella vita, prega. Bisogna credere in qualcosa, le diceva sempre lo zio. I suoi occhi si spengono mentre guarda l’immagine di Satana sull’altare e una lama le trafigge il corpo per asportarle il cuore: al maestro piace mangiarlo ancora caldo.

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