Dal punto di vista letterario con questo Salone si é conclusa un’era.
Credo sia arrivato il momento di sperimentare altre strade e di ritrovare quell’entusiasmo che si è via via logorato.
Ho visitato questi ultimi due Saloni come “esterno”.
E a volte serve osservare le cose da un’altro punto di vista.
Il problema è che dopo si rischia di vedere meglio il quadro generale delle cose.
Ed è quello che è accaduto.
Proprio per questo motivo già da tempo ho iniziato a rimettere in discussione un po’ di cose, a partire da me stesso, lavorando sulle tecniche narrative e stilistiche.
Questo perché è essenziale migliorarsi.
Questo è un mondo che non fa sconti.
Un mondo in cui oggi sei sotto i riflettori, domani nessuno si ricorderà nemmeno il tuo nome.
E questa è, in fondo, una triste verità, ma è così poi in tutti i settori.
Siamo nomi, numeri, realtà intercambiabili.
Ma sapete? Io non credo che sia così.
Siamo storie uniche.
Storie che vanno raccontate.
Perché quei personaggi siamo proprio noi.
Noi che sogniamo ancora.
Noi che abbiamo paura di sbagliare.
Noi che ci vergogniamo di noi stessi.
Noi che nascondiamo lacrime e disillusioni.
Ma siamo anche noi che non ci arrendiamo.
Noi che sappiamo guardarci negli occhi, nonostante tutto.
Noi che sappiamo rialzarci sempre.
Noi che conosciamo bene il peso delle nostre parole.
E delle nostre storie.
Noi che se diciamo che si é chiusa un’era è perché sappiamo che se ne è appena aperta un’altra.