Lei chiuse gli occhi,
cantò per ore.
Quasi senza respirare.
Senza accorgermene mi ritrovai incantato,
perso tra le rovine dei miei ricordi.
Alcuni erano oscuri,
come cumuli di cenere di un incendio doloso
Mi soffermai a sentire l’odore di bruciato,
poi mi incamminai, fino a raggiungere le rocce.
Il vento soffiava forte. Mi bruciavano gli occhi.
“No, nessuna lacrima” mi ripetevo.
Mentre una melodia lenta riecheggiava,
tra il mare e l’orizzonte.
C’era rabbia in quel vento,
riuscivo a sentirlo.
Quando quella lacrima cadde,
scivolò giù abbracciata da un fiume,
per ricongiungersi al mare.
Allora riaprii gli occhi,
e mi risvegliai con il sapore di un bacio.
E il vento era cambiato.