Ultimo giorno del 2020. In genere a questo punto dell’anno ho già scritto il mio pippone, immancabile come quello di Mattarella, ma questa volta arrivo agli sgoccioli. Un anno difficile, senza girarci tanto attorno. Ma, onestamente, di polemiche in giro se ne sentono fin troppe. E per la maggior parte, inutili. Quindi per il domani vorrei solo che si pensasse alla risposta a questa domanda: finito o ridotto il tema Covid, che si fa? Cosa possiamo progettare oggi, perché domani ci sia davvero una rinascita? Io penso a questo. Ed è un pensiero che ritengo importante, aldilà delle chiacchiere da bar o da social, che ormai non si differenziano granché. Io mi concentrei sul pensare al domani dalla prospettiva che questo mondo ci propone. È un mondo ormai diverso, anche solo da un anno fa. Forse anche le sfide che ci attendono sono diverse. Questa confusione credo che svanirà e solo allora tutto risulterà più chiaro, ma a mio avviso è proprio nell’emergenza che si deve iniziare a pianificare come ridurre i rischi, quando tutto sarà più tranquillo. E così, via. Detto questo, non posso che fare i miei auguri che il nuovo anno ci faccia tornare a respirare senza mascherina. Che ci faccia tornare a guardare il mondo senza che gli occhiali si appannino. Che ci riporti alla normalità, insomma.
Il pippone termina qui, la linea torna allo studio, o a Mattarella, fate voi. #buonanno
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