Io, la mia immagine riflessa sul bordo del pianoforte. Tu, la luce che taglia l’aria della stanza.
La polvere, colta in fragrante.
C’è un nome scritto su un foglio, abbandonato sul tavolo. E un barattolo di vernice.
Le parole sussurrate, fino ai confini della stanza.
E una porta, a racchiudere un mondo.
C’è il tempo, scandito da un orologio invisibile.
Lo spazio, nella disordinata simmetria.
Io, che cerco di capire il senso di una parola.
Tu, che lo conosci. E puoi darle un nome.