Per la seconda puntata di questa rubrica sul thriller non parlerò di thriller, ma di un autrice che ho iniziato a leggere per caso e che poi mi ha letteralmente conquistato. Parlerò dei romanzi e della tecnica narrativa di Sara Rattaro. Il suo genere é quanto di più diverso dal thriller, ma la narrativa serrata e i colpi di scena portano il lettore a entrare in un vortice, in una caccia al tesoro, dove il vero mistero é la soluzione del conflitto del protagonista, entrando così in simbiosi da sentire le sensazioni sulla propria pelle. Sara riesce a mettere in scena anche sentimento oscuri, contestualizzandoli alla trama e a ciò che prova il personaggio. Pensieri che mai verrebbero accettati dalla morale comune. Proprio questa é una delle caratteristiche che rende i romanzi così intensi: l’umanità e la fallibilitá dell’uomo. Mettere il protagonista in condizioni estreme, vere, senza cercare ossessivamente il lieto fine, ma il punto di arrivo naturale della storia. Il riflettore é puntato sull’anima, anche se non é pura, se non é trasparente, ma umana. Il protagonista cerca se stesso, esattamente come in un thriller si cerca la soluzione di un mistero. La tecnica é decisamente cinematografica, lascia con il fiato sospeso e poi fa piangere, portando il lettore a una serie di emozioni contrastanti fino al climax finale che spiazza. C’è molto da imparare da questa scrittrice.