É difficile raccontare cos’è un thriller. Per farlo bisogna descrivere quelle storie che in qualche modo rappresentano delle pietre miliari della narrativa moderna. Per questa nuova rubrica inizierei con il parlare dei romanzi di Jo Nesbo e in particolar modo della serie che ha come protagonista Harry Hole. Un protagonista sporco, che ha dentro di sé il male e il bene. Le trame sono complesse, spesso costruite per chiudersi in romanzi successivi. I personaggi sono molti e hanno radici stratificate, proprio perché necessari al narratore per scavare e confondere per arrivare alla soluzione della storia e alla crescita del protagonista. In questo caso si tratta di polizieschi, quindi ci si trova davanti a indagini che tante volte sembrano finire in punti morti. Appunto, sembra. Ma mai nulla é fine a se stesso. Per leggere questi romanzi serve attenzione e memoria, oltre a una buona dose di capacità di rimanere lucidi. Uno dei vizi di Harry Hole é l’alcol, un male che spesso lo mette fuorigioco, ma che, paradossalmente, tante volte lo salva. Sono storie non facili da leggere, non per tutti. E proprio per queste particolarità che hanno molto da insegnare a chi scrive e a chi legge, perché una buona architettura narrativa é alla base di un buon racconto che, per sua natura, può non piacere, ma che non può non attrarre sfruttando il lato oscuro di tutti noi. Ultimo concetto é il saper nascondere le carte, non dire, ma mostrare. Sarà il lettore a completare l’opera.