Cosa non dicono le promesse

Pubblicato il Pubblicato in Attualità, Senza categoria

Io non me la prenderei con chi ha votato Lega. E lo dico perché questo voto nasconde il fallimento degli ideali con i quali siamo cresciuti. Abbiamo assistito a mesi e mesi di presunte diatribe tra fascisti e antifascisti e quasi sempre senza che entrambe le compagini conoscessero a fondo il problema.
Quello che si è perso è il senso della politica post seconda guerra mondiale, ovvero quella che doveva portare alla stabilità del paese, alla difesa della libertà e alla creazione di un organismo unitario che rendesse l’Europa qualcosa diverso rispetto all’accozzaglia di realtà che la storia le aveva attribuito e con lo scopo di potenziarla nella funzione di “cuscinetto” tra USA e URSS. Ma oggi il mondo è cambiato. Ci sono nuovi “competitor”, come Cina, India, tutto il mondo arabo, l’Africa che chiede di potersi sviluppare. In tutto questo scenario non possiamo dimenticare i conflitti “religiosi”. Il voto a Salvini è una conseguenza del mondo che ci circonda, della paura che non può essere ignorata da una politica spesso sorda. Ed è qui che nascono i “sovranisti”, dal bisogno delle persone di difendersi da un cambiamento che però è inevitabile. La cosiddetta sinistra non ricorda più il suo contesto. Si limita a confezionare concetti che non suonano più praticabili e convincenti. E lo sa perfettamente, ma ammettere la realtà sarebbe la loro fine. Ma la fine c’è già stata, quando hanno tolto tutele e forza al lavoro, rendendo i lavoratori terrorizzati dal futuro. Quindi preda delle promesse di difenderli. Ma le promesse sono state tante anche per i non lavoratori. Una illusione collettiva che nulla può avere a che fare con la realtà. Purtroppo. La si butta nelle risse da stadio perché nessuno riesce più a parlare, perché farlo vuol dire ammettere un fallimento. Chi ha votato la Lega rivuole quel mondo che lo faceva stare al sicuro, dimenticando che quella sicurezza non c’è mai davvero stata. Ogni momento storico, sia vissuto da noi, sia da chi c’è stato prima, aveva i suoi rischi. Allo stesso tempo non me la prenderei con chi esalta la figura dell’integrazione a tutti i costi, perché quando avverrà creerà un mondo diverso, al quale forse noi non saremo preparati. E che forse passerà attraverso altre guerre. Perché questa è la vera mia paura ed era la paura che ha vissuto chi quella guerra l’ha vissuta e per evitare che a viverla fossero i loro figli aveva scelto di unire l’Europa, di darle forza. Io me la prenderei, quindi, con chi vuole distruggerla con la convinzione di difendere qualcosa o qualcuno. Non è così. Non sarà così. Le promesse passeranno, ma se vogliamo davvero difenderci, impariamo a capire cosa nascondono e non dicono.

A chi parla la Lega di Salvini?

Pubblicato il Pubblicato in Senza categoria

La simbologia in politica non è mai un caso, perché comunica pur senza esplicitare il destinatario del messaggio. É un rituale che conosciamo bene. Ricordiamo la croce, la falce e il martello, la croce celtica. Assistiamo, però, negli ultimi tempi, a una nuova forma di comunicazione che veicola messaggi apparentemente contrastanti. Mi riferisco alla dichiarazione del Ministero dell’Interno che prende le distanze dal Vaticano (e viceversa) in riferimento al tema migranti, mentre snocciola sul palco adiacente al Duomo di Milano un rosario. Era già accaduto qualche tempo prima con un vangelo. Messaggio che contrasta con la politica migratoria intrapresa nel nostro paese. Ma il messaggio è per i potenziali elettori, in vista delle prossime elezioni europee, in particolar modo a quelli afferenti alla sfera cattolica. Questa manovra ha però suscitato contrasti e proteste, il motivo sta proprio nella provocazione insita nel messaggio stesso. La Lega ci ha già abituati alla simbologia, sin dalla leggendaria figura di origine celtica presente sul logo del partito. Lo sviluppo in termini di consenso nell’intero territorio italiano ha reso necessario una modifica delle componenti simboliche e in questa ottica si fa riferimento alla componente numericamente più importante. Il contrasto resta, perché nessun cattolico praticante potrebbe concepire le politiche sull’immigrazione intraprese da questo governo, quindi, a chi è rivolto questo messaggio?

#Labirinto #Ep5

Pubblicato il Pubblicato in #Labirinto, #LMDS, L'equazione - Il thriller, La Macchina del Silenzio, Pensieri, Senza categoria

La sala era piena di monitor, ma Simona lo condusse davanti a un oggetto che sembrava una scatolina nera.
“Qui c’è qualcosa che vorrei farti vedere”
“Cos’è?”, pensò di chiederle.
“Un vecchio gioco, che tu conosci. Ma dentro questo gioco c’è nascosto qualcosa.
Qualcosa che noi dobbiamo trovare”.
“Perché?”
“Perché smettano di cercarci. E perché tutto possa tornare come prima”
“Dove sono loro?”
“Li abbiamo seminati, per ora. Proprio come nei giochi. Ma torneranno. Presto ci troveranno, per questo non abbiamo molto tempo.
“Cos’è?”, disse, indicando la scatolina.
“Un vecchio disco esterno. È lì dentro che si trova il gioco”.
“Lo accendiamo?”, chiese. Ma in quel momento la sentì arrivare. Una di quelle informazioni aveva preso il corridoio sbagliato. Capì dall’espressione di Simona che fuori dell’involucro aveva iniziato a gridare e che aveva preso in mano la scatola per lanciarla contro il muro. Simona si sarebbe arrabbiata. E non sarebbe più riuscito a giocare al nuovo gioco.
Sentiva di volerle chiedere scusa, ma non riusciva a fermare il suo corpo che si muoveva, impazzito. L’aria iniziava a mandargli, non era mai andato al mare, ma immaginava proprio così la sensazione di affogare. Questa crisi era una delle peggiori, lo capiva. I diversi dottori che avevano provato a curarlo avevano sempre detto di restare tranquillo, ma non ci era mai riuscito. E ora tutto stava divendo oscuro. Scatenando il lui la paura più ancestrale. Quella del buio.
Guardo Simona, con gli ultimi scampoli di lucidità. Gli sembro di vederla correre verso il muro e tornare con qualcosa in mano, per inserirla in uno dei computer.
Qualche istante più tardi tutto tornò normale. Improvvisamente.
Si guardò intorno, stupito.
“Cosa è successo?”, provò a chiedere.
“Siamo nel gioco.”
Fabio non vedeva nulla di diverso.
“Non capisco”, disse.
Osservò il volto disteso di Simona. Sembrava divertita.
“Che gioco sarebbe? Cosa dovremmo fare?”
Poi si rese conto. Stava parlando e ne era consapevole. Sentì una forma di magone provenire da dentro, poi non riuscì a fermare le lacrime.
#Labirinto
#Ep5

Photo by Unsplash
Text by Daniele Mosca

Passi leggeri

Pubblicato il Pubblicato in Senza categoria

Restano i momenti. I sapori racchiusi nelle lunghe attese. I passi leggeri per non far troppo rumore. Perché si sa che ai silenzi non si negano parole. E accade, che d’amor si smetta di parlarne, per costruirne un’immagine coniugata in un verbo al futuro. Prossimo e, allo stesso tempo, imminente.

Una magia

Pubblicato il Pubblicato in Pensieri, Poesie, Senza categoria

Suonare il piano è sempre stata una magia, dosare il tocco delle dita, fino a sfiorare. I tasti bianchi e neri sono sensibili, proprio come la pelle. E il suono che ogni gesto del corpo provoca è una voce, leggera, intensa, che può diventare un grido, se serve. Nessuno suona mai per caso. C’è sempre una necessità, da qualche parte. Un brivido che chiede di essere liberato. Una magia, che vuole essere compiuta.

Su lastre di ghiaccio

Pubblicato il Pubblicato in Pensieri, Poesie, Senza categoria

Chiudevo gli occhi. E questo non è quasi mai sufficiente. Quando cerchi una ragione, non puoi certo trovarla in una stanza buia. Quante volte cerchiamo di arrampicarci su lastre di ghiaccio, consapevoli di non avere le forze per evitare di scivolare giù. Ma siamo esseri umani. E forse non ci importa davvero di cadere. Ogni lastra di giaccio è in fondo uno specchio. E lo specchio, si sa. Attrae. Chiudevo gli occhi. E tante volte è ciò che può salvarti. Perché anche al buio puoi trovare quello che cerchi. Perché fra i tanti sensi che abbiamo, possiamo ascoltare e sentire, il profumo di giorno nuovo.

Vorrei proporvi un gioco

Pubblicato il Pubblicato in Senza categoria

Quando mi dicono “Mosca, le tue trame sono fantascienza”, tendenzialmente sorrido. Ma più che rispondere, vorrei proporvi un gioco.
Osserviamo la situazione geopolitica di oggi 1 febbraio 2018 e proviamo a costruire lo scenario per un ipotetico romanzo.
Un gruppo di terroristi, che chiameremo squadra Alfa, che fanno parte di una potente organizzazione terroristica, che chiameremo Stato Beta, sbarcano sulle coste italiane mischiandosi ai profughi provenienti dalla Siria, un paese flagellato da anni di guerra. Siamo alle porte di un vertice importantissimo. Il Pontefice incontrerà a breve il leader turco, colui che ha contrastato lo Stato Beta e che ha stretto legami oscuri e meno oscuri con diversi esponenti politici mondiali, uno dei quali molto, molto potente: il presidente della Russia.
A livello internazionale una coalizione capeggiata dal Presidente della Russia ha bombardato la Siria per annientare lo Stato Beta, sostenuto da altri paesi, tra i quali proprio la Turchia. In questo equilibrio precario si sono tenute le elezioni del Presidente degli Stati Uniti d’America, vinte a sorpresa da un candidato che nessuno si attendeva. Un ricco uomo d’affari, grande ammiratore del Presidente della Russia. Qualche mese più tardi si è scoperto che durante le votazioni ha avuto luogo un attacco hacker che potrebbe aver falsato il risultato finale delle elezioni.
Si è successivamente scoperto, inoltre, che gli hacker erano russi.  Il nuovo Presidente degli Stati Uniti ha scelto una linea politica dura e ingaggia un duello mediatico con il feroce dittatore di uno dei paesi con un forte sviluppo di tecnologie nucleari: la Korea del Nord. La minaccia di una terza mondiale diventa ben presto una possibile realtà. Ed è proprio il Pontefice a parlarne in uno dei interventi pubblici. Nel frattempo i guerriglieri dello Stato Beta che si sono dispersi a seguito delle sconfitte subite nelle aree che avevano conquistato cercano di raggiungere in tutti i modi i paesi europei. Qualche anno prima infatti si erano attivate in alcune città europee diverse cellule terroristiche dormienti provocando strage di innocenti. Questa volta le vittime non avevano persone anonime in paesi lontani. Erano europei. Questo aveva provocato l’innalzamento dei livelli di controllo sul terrorismo. Ma qualcosa non funzionava perfettamente. Uno dei più pericolosi gruppi terroristici, il gruppo Alfa, era appena entrato in Italia e stava contattando le cellule dormienti dei paesi europei. I terroristi sapevano che il mondo avrebbe immaginato il loro obbiettivo e che si sarebbero concentrati sull’incontro tra Pontefice e leader turco. Ma il piano era un altro. E nessuno poteva immaginarlo. Tranne, forse, qualche scrittore dotato di molta fantasia.