“L’amore addosso” di Sara Rattaro

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Nel romanzo L’amore addosso Sara Rattaro affronta un tema difficile, attuale, decisamente controverso e lo fa costruendo un gioco di specchi con i sensi di colpa. Personaggi che si rincorrono, pur continuando a scappare da se stessi. Parole amare, parole dolci, parole che tagliano a metà sentimenti, per costruirne altri, o, talvolta, per distruggerli senza la minima pietà. Ogni cosa si trasforma, dicono. Ma qualcosa sembra perdersi definitivamente e per sempre, lasciando un alone, forse un’ombra, di incompiuta. Sara utilizza uno stile diverso da quello conosciuto nei precedenti romanzi, più scarno e più intenso. Rende le frasi più dirette, con una tattica spietata mette in scena una storia difficile da raccontare, in cui si alternano ambientazioni e avvenimenti, sensazioni e colpi di scena. Una narrazione che diventa più serrata, per poi fermarsi e far riflettere con le parole, ma più che mai proprio con le immagini. L’amore viene ridotto in polvere, per diventare materiale per costruire qualcosa di diverso, forse un senso di quello che è veramente ciò che proviamo per noi stessi. Il tradimento diventa un mezzo per viaggiare attraverso le paure, i controsensi, le intese disattese, fino ad affrontare temi cari alla psicologia, come il rapporto genitore figlio, con tutte le aspettative mancate che spesso ne derivano. Sara Rattaro scava a fondo, come è solita fare, nell’animo umano, andando a cercarne il lato oscuro, per poi illuminarlo a giorno. L’amore addosso sembra raccontare qualcosa di segreto, nascosto, proibito, scabroso, ma, invece, racconta qualcosa di molto, molto, più perverso. La verità, il pensiero più vero, l’animo umano, in poche parole, chi siamo davvero.

#lamoreaddosso

Arrivederci amore, ciao di Massimo Carlotto

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Un romanzo cinico, aggressivo e psicologico. Carlotto scava nelle paure, nell’istinto primordiale e in tutto ciò che nessuno di noi ha il coraggio di dire. Un’opera sicuramente interessante e che mette alla prova il lettore con una narrativa spietata e pungente, senza smussare gli angoli. Un viaggio in una storia affascinante con un protagonista originale quanto velenoso.

#arrivederciamoreciao #Carlotto 

Blogger senza Rolex e regole

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​Leggo da un po’ di tempo post acidi contro il disco di J-Ax e Fedez. Ora partiamo dal presupposto che non ho alcun interesse a parlarne bene, tuttavia credo si stia parlando senza sapere. È vero, sono entrambi molto seguiti dai più giovani, ma ignoriamo che intere generazioni sono cresciute a pane e Articolo 31 e posso assicurare che non tutti sono diventati delinquenti. Inoltre posso affermare, tenuto conto che scrivo da dieci anni e più recensioni musicali, che i testi scritti fino a ora dai due artisti non sono affatto merda come leggo sui social, Assenzio per esempio è un brano molto intenso e introspettivo, Vorrei ma non posto è una canzone ironica e surreale, ma purtroppo fin troppo vera e costruita musicalmente con uno stile moderno e accattivante. Questo per dire che prima di sentenziare bisognerebbe imparare ad ascoltare e non a giudicare per partito preso. Ma proprio perché voglio darvi ascolto sono andato ad analizzare Fedez, che ammetto di conoscere meno. Bene, nulla che somigli a un linguaggio da gangster come dichiara tizio dal suo blog, ma anzi brani come Tutto il contrario mettono in luce un punto di vista dissacrante, forse politicamente scorretto, ma che dichiara, come lo stesso titolo evidenzia, esattamente il contrario delle cose negative elencate. L’unico vero dissing é Veleno per topic, ma ho ascoltato di peggio. Insomma, non mi sembra che Jax e Fedez rovinino proprio nessun ragazzino, forse lo fa il pressapochismo e la necessità di fare like sparando a zero su tutto.

Parliamo del romanzo “La dodicesima notte” di Teresa Antonacci

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ladodicesimastanza“La dodicesima notte” di Teresa Antonacci è un romanzo delicato, racconta la storia di Alina, una ragazza che viene discriminata per la sua intelligenza. Reagisce a modo suo a un mondo che sembra andare troppo lento per lei. Si innamora così di un uomo che sa capirla: Nicola. Un uomo però molto più grande di lei. Emerge così la cattiveria del paese, gli sguardi ostili, che non fanno che peggiorare l’emarginazione di Alina, fino a costringerla a fuggire con la sua madre. Il mondo sembra crollarle addosso, poi qualcosa cambia e per Alina si riapre la possibilità di tornare a sentirsi davvero se stessa. Già, perché è proprio questo uno dei nodi più importanti del romanzo: accettarsi. Spesso l’omologazione spinge alle corde chi in qualche modo è diverso, seppur inconsapevolmente. Nessuno infatti riesce a diagnosticare il vero “male” di Alina: la sindrome di Asperger. Una forma di autismo, o meglio che fa parte dell’ampio spettro dell’autismo. Teresa racconta questo mondo in punta di piedi, mettendo il primo piano Alina come donna e mai come “paziente”. Sono ben narrati i modi di pensare del paese e della città, i diversi modi di vivere, mantenendo un punto di vista neutrale. Senza giudizi. Alina vivrà il più grande degli amori possibili. Diventare mamma. E proprio questa nuova esperienza la renderà nuova. Pronta ad affrontare un’altra grande sfida. Capire se stessa. Un romanzo che taglia come un bisturi. Senza fare rumore. I segni di questo racconto sono però destinati a rimanere a lungo.

Parliamo del romanzo “La coperta corta” di Ismaela Evangelista

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wp-1475097743411.jpg​La coperta corta é un romanzo forte. Le immagini raccontate entrano nelle viscere. Scavano dentro, evocando il peggiore scenario che la mente possa immaginare. La violenza su un bambino. La protagonista é ormai donna, ma una parte di lei é morta molti anni prima. É sociopatica, sa mentire in modo magistrale e il suo mestiere le permette di nascondere la sua vera indole. É un’infermiera che si occupa di degenti anziani e con diversi problemi, spesso alla fine della propria vita. Proprio il lavoro le fa incontrare un ragazzo che in qualche modo smuove il suo stato di apatia, é il figlio di un degente. Proprio lui le chiederà di assistere il padre a casa, un amorevole vecchino che un giorno la chiama “principessa Grace”. Proprio come la chiamava l’uomo che anni prima aveva abusato di lei. É un incubo che per lei ritorna. Ma é anche l’occasione che sognava. La vendetta. La coperta corta racconta un dramma visto dall’interno, il materializzarsi di un male che non vuole lasciare andare. Una piovra i cui tentacoli non le permettono di vivere e provare emozioni. Rabbia, sconforto, emozioni e colpi di scena si susseguono senza sosta fino all’ultima pagina.

Parliamo del romanzo “L’ultimo tango” di Michele Scaranello

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Un ritratto struggente di un uomo che nasconde il suo male alla sua famiglia, che sta per perdere tutto per tentare di curarsi. La moglie lontana e ignara, una figlia morta anni prima a causa dello stesso male che alberga in lui e altri due figli a cui vorrebbe poter lasciare un futuro. Ma tutto diventa difficile e sarà un ballo a fargli rivedere uno spiraglio. Un tango, forse l’ultimo, con l’infermiera che lo ha aiutato a lenire i postumi delle chemio che di nascosto va a fare a Milano. La fine imminente gli farà riscoprire la Bari della sua infanzia, l’amore per la sua famiglia e per se stesso. La forza di non volersi arrendere. La voglia di ballare ancora un’altra volta con Nina. L’ultimo tango é un flusso di pensieri e immagini, di sentimenti e rabbia, di rinascita e impotenza, ma é la forza quella che emerge. La forza della vita aggrappata a ogni parola, speranza. Sogno. Michele Scaranello disegna con maestria una storia che emoziona, provoca il magone, ma che esorta a combattere. Nonostante tutto. Contro ogni avversità, anche quella che appare insormontabile. Un bel libro.