Recensione romanzo “La bambola dagli occhi di cristallo” di Barbara Baraldi

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Il romanzo “La bambola dagli occhi di cristallo” di Barbara Baraldi è veloce, attraente e con un grande impatto psicologico. Gli ingredienti sono ottimi e la fiction è ricca di colpi di scena.

I personaggi creati dall’autrice sono affascinanti e incuriosiscono sia per il carattere ben delineato, che per le loro particolarità. Tra i personaggi spicca Eva, ammaliante e profondamente fascinosa, così come lo è, a suo modo, l’inconsapevole medium Viola. Samantha è una creatura della notte, dolce e inquietante allo stesso tempo, una pedina importante nello scacchiere della trama che aiuta l’ispettore Marconi a indagare su una serie di feroci omicidi di uomini. Gli indizi sono pochi e misteriosi, ma con una particolarità: accanto alle vittime ci sono impronte di tacchi a spillo. Un thriller gotico ad alta qualità, con capitoli brevi e intensi, che mantengono viva l’attenzione e la voglia di scoprire il finale. La trama è come una morsa che tiene il lettore col fiato sospeso fino all’avvincente finale.

In un vortice di ricerche e colpi di scena “La bambola dagli occhi di cristallo” si rivela pagina dopo pagina sempre più coinvolgente.

L’ambientazione è curata, molto dettagliata e permette al lettore di immaginare una Bologna misteriosa e inquietante, i suoi locali, fino a poter sentirne i sapori e gli odori.

Il romanzo di Barbara Baraldi racchiude i principi fondamentali del thriller, una formula vincente che ci regala un’ottima storia e una trama da non perdere.

Recensione album “Quando parlo urlo” dei Tindara

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L’album “Quando parlo urlo” esprime un rock particolare e raffinato, testi originali e di  non  semplice interpretazione. “Come dici tu” è orecchiabile e con un testo criptico, ma che svela radici profonde. “Ho scelto il nero” racconta una scelta difficile, con la consapevolezza che questa rappresenta. “Sopra la delusione” è una ballata che si lascia ascoltare, soave e quasi mistica nel suo incedere. “Quando parlo urlo” è la canzone che da il titolo all’album, e suona come pensiero intimo e sofferto, arricchito da suoni melodiosi  che colpiscono già al primo ascolto per la semplicità e determinazione. “Stones” è un pezzo duro, con un ritmo vorticoso, mentre “Un minuto” è forse più calma, ma nasconde un senso di inquietudine e sofferenza. “Sogna che ti passa” è una ballata delicata che sembra una canzone d’amore, ma cela un tentativo del protagonista di crescere e en svela i retroscena. “Schiuma” racconta l’attesa, come ansia del momento giusto, su un tappeto di chitarre elettriche. “Vescica” è una canzone strana, con un testo criptico e un sound aggressivo. “Upupa” è una ballata strumentale, in cui il protagonista è il suono del pianoforte, che con decisione e incisività trascina e coinvolge. Il disco si conclude con “Consapevolezza”, un pezzo rock, aggressivo, che si fa ascoltare. “Troverò la giusta condizione” recita la canzone, e sembra un messaggio chiaro e definitivo. Questo gruppo tornerà a farsi sentire e ha le carte in regola per farlo. Tutte le canzoni sono ben suonate e lasciano un retrogusto rock, possiedono melodie affascinanti ed eleganti, senza tralasciare la durezza necessaria. I testi sono spesso di difficile interpretazione, soprattutto se si cerca di capirli in un secondo ascolto e in ogni caso sembrano progettati per amalgamarsi con i suoni e le atmosfere che questo gruppo crea. Il loro è uno stile forse non nuovo per il panorama rock italiano, ma che ne sviluppa le caratteristiche, con l’idea di creare una musica più innovativa e particolare, adatta a un momento storico e artistico che ha bisogno di emozioni sempre più accattivanti. La cripticità è una caratteristica che deriva da  una scelta certamente coraggiosa, ma andrebbe presa a piccole dosi, per non rischiare di non essere compresi in tutte le sfumature. Ascolteremo con piacere le evoluzioni dei Tindara.

Recensione romanzo “Fai bei sogni” di Massimo Gramellini

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“Fai bei sogni” è un romanzo intenso, a tratti duro, che arriva fino in fondo all’anima del lettore. E’ la storia di un bambino che lotta con i suoi ricordi, che cerca la verità, quella più cruda, quella che è difficile da accettare. Ci riesce quando diventa uomo, o prova a diventarlo, superando i complessi e le paure, le ferite, i vuoti che la scomparsa della mamma ha generato in lui.

Questo romanzo scava a fondo nelle paure ancestrali dell’uomo, rovista tra i pensieri più oscuri. Racconta l’abbandono e l’accettazione del dramma sotto una luce diversa, lascia che il lettore si riscopra nel protagonista e con lui viva la rinascita. L’amore è una cosa difficile, sia esso quello di una donna o di un genitore, e Gramellini lo sa.

Scruta con occhio attento le sfumature e le dipinge con le sue stesse sofferenze. Si riescono a percepire come le note di una musica struggente, che si trasforma, che diventa viva. Che annega nelle paure e si riprende col chiarore dell’alba. “Fai bei sogni” è una storia, vera, sentita. Profonda. Leggerla è come salire su un treno e scoprire dove ti porterà.

E’ un viaggio nell’ignoto. Un viaggio dentro se stessi, dentro le nostre solitudini, le nostre incertezze e, perché no, nelle nostre gioie e nei nostri sogni più nascosti.

Un libro da leggere.

Recensione del romanzo “Il silenzio dell’onda” di Gianrico Carofiglio

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Il romanzo “Il silenzio dell’onda” di Gianrico Carofiglio è intenso, profondo, scava nell’anima del protagonista, Roberto Marias, ex agente segreto in crisi di identità, che incontra un’ex attrice, Emma, anche lei in cura dal suo stesso psichiatra. Si riscoprono insieme, ritrovano la strada persa. Roberto vive dentro si sé una guerra, il rapporto con suo padre, con il suo lavoro e con se stesso. Emma è inquieta e affascinante. Vive il dolore di aver rivelato la verità al marito, che poi è morto in un incidente. Le sue inquietudini si riflettono sul figlio, che vive a metà tra il racconto dei suoi sogni e la realtà di un sentimento verso una ragazza, che a sua volta è tormentata dalla violenza di una realtà spietata. Lo stile dell’autore è magistrale, diretto, semplice e coinvolgente. Accompagna il lettore nei pensieri più intimi dei personaggi, fino a scrutarlo dentro, così come lo psichiatra fa con Roberto. Ci sono tante storie in questo romanzo, tante realtà che si miscelano e si incanalano in una sola, che è forte, decisa. Che commuove. Spesso in un libro si cercano storie di avventura, tensione e passione. Spesso si cerca soltanto se stessi. E in questo libro magicamente si riescono a trovare entrambe le cose, legate con il giusto equilibrio, raccontate con semplicità e armonia. Ci si affeziona presto a questi personaggi, ed è poi difficile abbandonarli. Forse perché questi personaggi sono fragili come noi, hanno paura come noi. Sono alla ricerca di se stessi. Semplicemente vivono e cercano di superare i dolori e i drammi della vita. Il tema più importante di questo romanzo è certamente il rapporto tra genitore e figlio, un rapporto complesso, ricco di sfumature. Tra le pagine de “Il silenzio dell’onda” viene quasi “analizzato”, sviscerato nelle sue componenti, fino a renderlo tristemente affascinante. In una Roma che è sempre uno scenario perfetto per ogni tipo di storia, Carofiglio ha trovato il miglior completamento possibile per questo libro, che si divora in poco tempo e di cui poi si sente la mancanza, una volta terminato. “Il silenzio dell’onda” è un libro molto bello, raffinato ed elegante, ma, cosa ben più importante, che possiede un’anima e crea un contatto quasi mistico con il lettore. Assolutamente da leggere.

Recensione romanzo “Acciaio” di Silvia Avallone

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Il romanzo “Acciaio” di Silvia Avallone trasporta il lettore in un mondo che sembra lontano, quasi irraggiungibile. Pagina dopo pagina l’autrice svela una realtà che fa parte della vita di tutti noi, che regna incontrastata nelle fragilità che nascondiamo. La storia è ambientata tra i casermoni di via Stalingrado, a Piombino, e racconta la vita di due ragazze, Anna e Francesca, che stanno diventando donne e che scoprono i sentimenti, a modo loro. La realtà è dura e spietata, e le protagoniste devono lottare per vivere, e spesso l’unico orizzonte in cui possono sperare è una festa di paese. Scoprono di avere un corpo, e che con quello possono essere vincenti. Forti. L’amicizia tra le due ragazze è forte, invincibile. Ma pian piano il loro rapporto si logora, consumato dalle difficoltà di vivere tra quelle vie senza speranze, con persone con certezze limitate alla vita che gira intorno al lavoro alla Lucchini. Alla fabbrica di acciaio. Anna e Francesca scoprono l’amore, il sesso, anche questo a modo loro. L’amore le separa, le rende sconosciute. Tra le pagine di “Acciaio” ci sono squarci di vita, tra sangue e poesia, tra monotonia e voglia di uscire dal fango delle consuetudini. “Acciaio” è un romanzo amaro, forte, a tratti devastante. Emoziona, commuove e contemporaneamente fa rabbia. Riesce  a portare a galla le inquietudini che tutti noi abbiamo, le paure, e le speranze. I sogni. E’ un libro da leggere tutto d’un fiato, un vortice osceno e crudo. Drammatico e sentimentale. Forte. Un bel libro, una storia che colpisce al cuore, che annienta l’anima e la sputa con il suo bagaglio di insicurezze dentro le quali specchiarsi. Un’ottima lettura.

Recensione “To the tremendous road” di Dola J. Chaplin

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La musica che il cantautore Dola J. Chaplin propone è una miscela intrigante, ricca di spunti interessanti. Coccola con suoni che viaggiano dal rock per giungere all’anima, passando per atmosfere country. Tante canzoni che sono una colonna sonora ideale per un lungo viaggio in automobile. “Go wind” è una ballata tra country e pop contemporaneo, con un sound accattivante e gradevole. “You’re on my mind” richiama atmosfere che sfociano nel blues, con un ritmo lento ed evocativo, con suoni che avvolgono grazie anche alla voce profonda e intensa del cantante. “What i care” è un pezzo che possiede un ritmo travolgente con il sapore di un lungo viaggio su strade polverose, bevendo birra. “Railway” è invece una ballata sussurrata e suadente, con un ottimo ritmo regalato dal suono delle chitarre. “Dyn’ every day” è una canzone con una forte matrice country, con il sapore di sabbia e vento che entra dai finestrini dell’auto in corsa.

“Flowers” è un pezzo con anima rock, quello di una volta, quello con la R maiuscola. Il lento incedere del pezzo “Frost ‘neath the nails” fa sentire il suono vibrante della malinconia. Quella che accompagna un pomeriggio di un giorno qualunque, un giorno di pensieri. “To the tremendous road” è ricca di  suoni e cori country rivisitati in chiave contemporanea e orecchiabile, con chitarre che accompagnano una voce profonda, così come in “Sails”. Un suono ovattato che incanta.  In “Nothing to say” si sente l’eco delle parole che scivolano su una melodia che stringe il cuore. E’ un pezzo raffinato e curato. E lo è anche “Drivin’ south”. Quando il sole spunta. E’ l’alba che bussa dal finestrino dell’auto. E’ un sogno che nasce, forse uno che muore. E’ una canzone che si appoggia dolcemente sui pensieri e li culla, li rincuora. “To the tremendous road” è un bell’album, musiche e melodia che sanno toccare dentro. Pezzi profondi e intensi che fanno vibrare le corde dell’anima. E’ musica vera, che si sente fino al profondo. Sogna, incanta e splende. Semplicemente, racconta. Suoni raffinati e particolari, che racchiudono la storia della musica e il futuro. C’è da essere sicuri. Questo album è ricco di ottime canzoni. Da Ascoltare.

Recensione romanzo “Mi piace vederti felice” di Rossella Rasulo

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Il romanzo “Mi piace vederti felice” è intenso, profondo e allo stesso tempo semplice e scorrevole. Permette al lettore non solo di immedesimarsi nella protagonista Aura, ma di vivere con lei il rapporto con i suoi tre compagni di viaggio e amici: Paola, Alessio e Lorenzo. Anche il lettore inizia pian piano a far parte del gruppo e vive in prima persona le scoperte della protagonista, di cui si innamora presto.

“Mi piace vederti felice” è un libro che riesce a far compagnia, come fosse un essere umano,  un amico e questo è possibile grazie all’abilità nella scrittura e alla tecnica dell’autrice Rossella Rasulo, che crea personaggi semplici e magistrali allo stesso tempo. La storia riesce a scavare nell’anima del lettore, mettendo in luce i suoi lati oscuri. Riesce a riportare a galla sentimenti che sembrano dimenticati sul fondo di un mare, che poi è la vita di tutti i giorni. E’ un viaggio, una vacanza, ma principalmente la scoperta di una nuova Aura, che, suo malgrado, rinasce, svelando a poco a poco una verità che la cambierà per sempre.  Il ritmo della narrazione è veloce, dinamico, ricco di sfumature che rendono il romanzo attraente. Il linguaggio dei personaggi è diretto, a tal punto da riuscire a materializzarli nella propria immaginazione, fino ad avere l’impressione di poter parlare con loro.

Non è mai facile descrivere i pensieri dei ragazzi, le loro complessità e le contraddizioni, ma Rossella Rasulo ci riesce e colpisce nel segno.

Aura accompagna il lettore nella sua trasformazione e a tratti sembra lo osservi per chiedergli consigli. Lo rende partecipe di un profondo stravolgimento della sua realtà e dei pensieri. Come ogni storia d’amore coinvolge e trascina via come un fiume in piena, ma “Mi piace vederti felice” non è solo una storia d’amore: è molto di più. Ci sono sentimenti forti, intrecci, a volte paura, una miscela di ingredienti che rendono questo romanzo bello e dinamico. Ed emoziona, e lo fa in modo violento, come se quei sentimenti e quei pensieri esplodessero in un solo istante. Rossella crea un temporale con lampi, tuoni e  pioggia come lacrime, o lacrime come pioggia, e con la stessa mano dipinge un arcobaleno. Una bella storia, un bel libro. Una bravissima autrice.

Recensione “Benvenuti nel mio regno” di Regina

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L’hip Hop al femminile è una missione difficile. R.e.g.i.n.a. propone una musicalità interessante e canzoni costruite per regalare contenuti. C’è infatti in molte canzoni uno scopo sociale e di denuncia, ma senza rabbia eccessiva. Lo si sente già dal primo pezzo “Ape operaia” che ha un testo amaro, che mette in risalto la desolazione di una società moderna, a volte allo sbando. “Tu di me non sai” è un pezzo orecchiabile che racconta la vita e la musica dell’autrice, mentre in “E’ guerra” si può guardare un’istantanea che mostra una gioventù persa, una musica che racconta un mondo sconosciuto, politica messa in piazza nei suoi luoghi e lati oscuri spiattellati senza timore. ”Vaticano Spa” è una canzone denuncia che viaggia su una bella base. Soldi e religione, un intrigo raccontato con parole crude. “Regina” parla di una femminilità messa al servizio della musica, in particolare dell’hip hop. Tra parole forti e volontà di riuscire, R.e.g.i.n.a. racconta la sua realtà. “E’ tutto passato” è un pezzo le cui parole raccontano di una vita tra studio e musica alla ricerca di un’identità. E dopo tanti pezzi tutto sommato duri, ecco una canzone d’amore: “Un giorno che nasce”. “Una vita di club e feste” è un ritratto psichedelico, un viaggio nell’ipocrisia del momento. ”Il Mondo ragiona con Caxxo” è invece un grido di indignazione per una  laurea che non serve e un sedere che porta più risultati nella società moderna. “La mosca” parla di un viaggio tra Martini e rapporti sociali disordinati, persi nella musica ad alto volume. L’idea di base dell’album è buona, bisogna ancora lavorare sulla musicalità, per diversificare di più i pezzi. Le basi sono costruite bene, quindi migliorando i ritornelli sarebbe già possibile fare un ulteriore passo in avanti. I contenuti ci sono e la voglia di andare avanti pure. Restiamo quindi in attesa dei prossimi lavori di questa rapper al femminile.

Recensione romanzo “Promettimi che sarai libero” di Jorge Molist

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Il romanzo di Jorge Molist racconta la storia John Serra. Il protagonista è appena un ragazzino quando una galea di corsari approda sulla spiaggia del piccolo villaggio di pescatori in cui vive con i suoi genitori e i suoi fratelli. In quell’agguato John perde la sua famiglia, il suo amato padre Ramon, mentre la madre Eulalia e la sorella Maria vengono rapite dai “mori”. John e il fratello più piccolo Gabriel riescono a salvarsi, ma sono costretti a trasferirsi in una Barcellona del quattrocento, ormai in decadenza. Grazie al mercante  Bartomeu Sastre vengono accolti nel convento di San’Anna. Il protagonista ha promesso al padre di essere libero, e trova nei libri la sua passione. Poi incontra Anna e se ne innamora perdutamente. Lotterà per la libertà e l’amore in una dura battaglia con se stesso e la sua voglia di vendetta. Lo stile dell’autore è coinvolgente e molto veloce. La storia è ricca di personaggi interessanti, molto curata anche dal punto di vista storico. Un romanzo che scorre via veloce e che si inerpica con colpi di scena improvvisi e personaggi a volte troppo “provvidenziali”, fino a giungere a un finale che certamente coglie di sorpresa e che fa riflettere. Il viaggio di un eroe, certo, ma che dà l’impressione di rimanere alla fine in bilico. Questo non va assolutamente a ledere la bontà dello scritto e la potenza del romanzo che mantiene in tutto il suo svolgimento una suspance degna di un thriller. Sentiremo ancora parlare di questo autore in futuro, che in Spagna ha già venduto molte copie, di questo romanzo e dei precedenti.

Recensione “Come il suono dei passi sulla neve” di Zibba e gli Almalibre

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Un sound attraente che unisce sapientemente le atmosfere popolari liguri, suoni contemporanei in immagini musicali e poesie tridimensionali, ricche di sapori e fragranze che sanno distinguersi nel panorama musicale attuale, questo è ciò che riecheggia tra le note del nuovo disco di Zibba e gli Almalibre “Come il suono dei passi sulla neve”.

Momenti di svago e di autentica poesia si alternano già dal primo pezzo, nonchè singolo in rotazione radiofonica, “Nancy”, che si fregia del featuring di Roy Paci.

“Come il suono dei passi sulla neve”, la canzone che regala il titolo all’album, è malinconica e poetica, immersa in parole sussurrate e sottili, leggere e allo stesso tempo calde. Altra collaborazione importante, quella di Eugenio Finardi, la si può ascoltare in “Asti Est”. Il nome di un casello dell’autostrada che racchiude tutto un mondo da raccontare e da vivere con il ritmo, la musicalità e le parole infondibili di Zibba. Ed è il ritmo travolgente caro al cantautore ligure che si libera in “Sei metri sopra la città”, in cui l’artista Zibba ci racconta l’uomo Zibba, le sue facce e le sue impressioni, tra sapori di buon vino assaporato in un locale tra fumo e discorsi alla luna, mentre fuori sta per nascere il sole.

“Prima di partire” è cantata da Zibba e Carlot-ta in un duetto soffuso e sussurrato. Una ballata intensa e profonda, incantata, con parole che si appoggiano leggiadre su una melodia ricca di suoni elettronici, sulla quale vola il suono del violino sognante.“fanculo alla morte e ai giostrai..”, racconta questo pezzo, e lo fa con passione e musica pura, viscerale.

Si riesce a sentire la fragranza tiepida e inconfondibile del mare in “Aria di Levante”, persi tra le parole di Zibba, disegnate sulle nuvole bianche su un cielo colorato.

“Almeno il tempo” è un quadro, un’istantanea tra le passioni di un inverno e della vita nella sua interezza, di un giorno, di un momento, tra le pareti dipinte sui muri delle strade di Milano. Esistono poi canzoni che si sposano con il mare, che forse sono il mare. E’ il caso di “O Mæ Mâ”, una ballata intensa e profonda, che fa vibrare le corde dell’anima. Che emoziona. Cantata in dialetto ligure da Zibba e Vittorio De Scalzi, riesce a risuonare senza fretta, lentamente, tra i colori dei sentimenti nascosti, che riemergono solo di fronte al mare. Ascoltandola sembra di vedere Genova, la sua passione, i suoi vicoli e il suo mare in un ritratto magico e appassionato.

Un’onda fatta di parole alla ricerca dell’intensità della musica e della vita dei musicisti è impressa a fuoco tra le note di “Anche di Lunedì”, mentre “Dove i sognatori son librai” è una ballata che trascina i pensieri, come il vento una barca, tra le onde soffuse di un mare appena mosso, dai respiri di un uomo che non riesce a dormire e sogna, muta nei suoi pensieri e diventa parte di quel paesaggio. E’ Poetica e impetuosa, dolce e forte, una canzone nel vero senso della parola.

Si percepisce malinconia, in un ritratto rassegnato nei pensieri di un giorno qualunque che è il pezzo “Salva”. Parole taglienti che riescono ad assegnare la giusta importanza all’essenza delle cose che devono, appunto, essere salvate.

Oltre alle canzoni che questo disco regala non si possono non citare i momenti di poesia pura, recitata in “poesia d’amore” da Silvia Giulia Mendola, da Zibba in “Come il suono dei passi sulla neve” di Adolfo Margiotta.

“Come il suono dei passi sulla neve” è un disco completo, sia dal punto di vista musicale che dei testi. I tempi sono scanditi da ritmi che variano e si intrecciano, che corrono fino all’anima, per poi rallentare e cercare gli spazi giusti per sussurrare parole, creare mondi paralleli e incantare dolcemente. Le collaborazioni importanti arricchiscono i già ottimi contenuti di questo lavoro. Ascoltando queste canzoni e facendo attenzione ai testi, si riesce a percepire un’ulteriore maturazione artistica di Zibba, che è certamente un nome importante della musica cantautoriale italiana di oggi. Un ottimo disco.