Recensione di “1Q84” (integrale) di Murakami Hakuri

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Ho raccontato i primi due libri di questo romanzo in una precedente recensione, ma con il terzo e conclusivo libro posso descrivere questa storia nella sua interezza. “1Q84” è come un vortice. Un mondo parallelo in cui si rimane imprigionati. Si soffre e si gioisce assieme ai protagonisti Aomame, Tengo e Fukaeri. Un intrigo che si ingarbuglia pagina dopo pagina e atmosfere misteriose e a tratti mistiche sono gli ingredienti di un romanzo particolare. Lo stile di Murakami è originale e sfoggia una cultura certamente differente da quella che siamo abituati a trovare nella letteratura contemporanea, perché sembra di immergersi in una realtà epica, seppur ambientata ai nostri giorni. C’è un mondo che si percepisce sin dall’inizio e che diventa parte del lettore, come se questo libro possa ipnotizzare con la forza di frasi e parole costruite con maestria, sapienza e una grande pazienza. Ci sono scene e immagini che ritornano, che arricchiscono un quadro, quasi fossero particolari e sfumature che rendono il senso complessivo ancora più intenso e coinvolgente. Sono pochi i casi in cui ci si imbatte in fenomeni letterari come questo, quindi è necessario entrare in questa dimensione per capirne il senso e assaporarne il contenuto. Una storia avvincente, che risveglia la curiosità e le emozioni, e che, non in ultimo, fa riflettere grazie alle metaforiche divagazioni che l’autore crea e plasma. Ci sono colori sensuali e riquadri agghiaccianti che si susseguono senza fine. Una girandola di sensazioni che scivolano via, pagina dopo pagina. C’è passione e amore in questa storia, c’è pathos e cinismo, c’è il male e il bene che lottano, c’è il male dentro e quello che insegue i protagonisti. C’è una guerra inconsapevole. Quella di Murakami è una narrativa ad altissimo livello che non si può fare a meno di leggere. “1Q84” è un libro nel libro, un mondo in un altro mondo. Forse questo libro rappresenta proprio il mondo.

Un ottima lettura, complessa, fantasiosa e spietata, ma allo stesso tempo accattivante e provocatoria.

Recensione “Banana Split” dei Rekkiabilly

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Ci sono generi indimenticabili, che riecheggiano tra le onde sonore dei ricordi e ci sono gruppi che sanno farli rinascere. Ed è il caso dei Rekkiabilly. Sin dalla prima traccia, “6×6”, si sente odore di Rock’n Roll, una pura esplosione di energia e vitalità. Un suono in cui la melodia dei fiati e delle chitarre si fondono e danno vita a brani affascinanti, ricchi di forza e determinazione. E’ ironica e coinvolgente “L’astronauta”, mentre un’altalena di giochi di parole e metafore si può ascoltare in “Sisma”. “Banana Split” ha uno swing contagioso, arricchito da un testo sarcastico e altamente metaforico. “Lulù swing” ha un’anima jazz , come d’altro canto tutti i pezzi di questo album, e una musicalità intrigante percepibile sin dalla prima nota. “Notte, notte, notte” è un inno, una dedica al sapore notturno che i musicisti ben conoscono, il tutto immerso in un ritmo tra swing e blues. “Mezza notte di fuoco” riprende il tema portante del disco, il rock n’roll, con ritmo e suono elegantemente distorto delle chitarre, così come accade in “Il compare”. Energia, sound coinvolgente, e ironia sono gli ingredienti di “La pensione”. “Questo è rock’n roll” è un pezzo il cui titolo dice tutto ed evoca le atmosfere del disco, che si chiude con l’avvolgente e quasi prepotente “Toast e caffè arrosto”. In questo album si possono ascoltare canzoni curate, con arrangiamenti attenti e suoni coinvolgenti. Le melodie dei brani sono attraenti e trascinano con ritmo e vitalità che si sposa con l’eleganza delle interpretazioni dei musicisti e del cantante. Nei pezzi non si può non notare un uso intelligente della metafora e del gioco di parole rende il tutto ancora più intrigante. “Banana Split” è un disco interessante e certamente da ascoltare tutto d’un fiato. Adattissimo agli amanti della musica a trecentosessanta gradi. Per intenditori e per chi vuole lasciarsi trascinare da una musica elettrizzante.

Recensione “Chiamatemi Aiva” di Mc Ivanhoe

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Ivanhoe, per gli amici Aiva, presenta il suo disco “Chiamatemi Aiva” in una doppia veste, street album e Studio version. Li differenziano la tipologia delle basi, più americane nel primo e più classiche nel secondo, ma i risultato è in entrambi i casi è una musicalità curata, un sound attraente e ottimamente costruito. Alcuni pezzi sono particolarmente commerciali, mentre altri ricalcano stili più cari all’hip hop da strada. I temi affrontati sono tanti, da quello della morte come nell’intensa “Esiste un posto”, a quelli più frivoli come in “Vip”. Ci sono anche canzoni in cui i protagonisti sono i sentimenti, ne sono un esempio “Principe de mio Barrio” e “Il nostro libro”, orecchiabili e incisive, anche grazie al ritornello cantato dalla voce femminile. “Ancora una volta” è un pezzo amaro, sofferto, e che si lascia ascoltare. Retrogusto difficile da capire, ma che fa riflettere. “Aiva” ricorda l’hip hop riportato in auge da Fibra, ricca di riferimenti ai rappresentanti hip hip più famosi.

“Hopeless” racconta speranze, amarezze, e la voglia di raggiungere i sogni, le proprie speranze. Flusso di pensieri difficili e voglia di reagire. Sogni. “Quando sto sul beat” è un pezzo che trascina, ballabile, anche grazie dalla base dance. Inizia con una citazione di una famosa canzone di Fabri Fibra “Un’altra strada” e come in quella canzone anche qui si racconta la difficoltà di trovare una via d’uscita con la musica, con la propria passione. “L’ultimo angelo” è un pezzo amaro, con una melodia soffice e dura allo stesso tempo. La vita è difficile, e questo traspira dai versi scritti da questo artista. Odio, strade abbandonate, poche chance da giocarsi, “Un salto nel vuoto” è questo, un affronto alla vita e alle sue difficoltà. Una guerra a suon di note. La chiave di questo album è nella canzone “Questa musica”, ed difficile da accettare. L’hip hop commerciale che si sente in radio ci ha ormai abituati a qualcosa di diverso, e spesso ci cado anche io nel pensare a quello come al rap. Ma la verità è che l’hip hop è la musica che nasce dalla vita di tutti i giorni, dalla voglia di affrontare i giorni tutti uguali, di combattere la rabbia che ci imprigiona. La musica deve essere questo, ed è ciò che Aiva racconta. Sound curato, basi a tratti commerciali, ma che arrivano dritte all’obbiettivo. Comunicare. C’è voglia di arrivare e lo si sente chiaro in “Io non ho” (presente solo nella versione street). Tra i rapper emergenti Aiva ha le carte in regola per arrivare, è orecchiabile e musicalmente capace, sa certamente raccontare la vita. Se fosse un cantautore non avrei difficoltà a definire le sue canzoni complete, ma Aiva è un rapper, e da lui ci si aspetta, oltre alle storie, anche quella dose di “cattiveria”, quella buona ovviamente, quell’essere politicamente scorretto che tanto attira in questo genere musicale e che potrebbe conquistare ancora più pubblico. Detto questo, l’album è bello e si fa ascoltare. La speranza è quella di risentire Aiva sugli stessi palchi di Emis Killa, Ensi. Aiva è decisamente più bravo di Fabri Fibra, quindi le citazioni non sono affatto necessarie. Aiva può trovare una sua identità e differenziarsi da tutti gli altri rapper della scena, deve solo tentare di “osare” un po’ di più e il gioco sarà fatto. Questo artista è umile e bravo. Lo vogliamo il migliore, quindi come tutti i migliori, solo un po’ più dannato.

Recensione “Blank Times” di Fausto Rossi

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Lo stile espresso da Fausto Rossi  è raffinato e intimo. Canzoni particolari, come la ballata dal sapore rock e malinconico “Tu non lo sai” raccontano la storia di questo autore. Melodia avvolgente e voce coinvolgente in “Stars”. “Sogni” ipnotizza con chitarre distorte e parole criptiche mentre un sound particolare, moderno e innovativo esplode in “The Hill” e quasi nella quasi sperimentale in “I write aloud”, un pezzo che appare forte e tormentato. “Names” e “Can’t explain” sono ottime ballate, orecchiabili e intense. “Il vostro mondo” si aggrappa a uno stile classico e innovativo allo stesso tempo, che sperimenta emozioni e le racconta. Parole come suoni distorti e graffianti, temi ricercati. “Non ho creduto mai” racchiude una grinta e una passione per la musica e per la vita che non si può ignorare, una guerra che le note placano, una notte che la musica riaccende, un’anima che grida il suo nome, che ulula a una luna distratta. “Down down down” culla, con una musicalità che entra sottopelle, lenta e inesorabile, forte e profonda, come onde che scavano in fondo all’anima. Struggente e passionale. Parole immerse nel calore di un momento. I pezzi di Fausto Rossi racchiudono tante emozioni, suoni vellutati e talvolta devastanti, brividi che si rincorrono. Echi di suoni lontani, espressi da chi conosce la musica. E si sente. Una miscela che raccoglie sonorità di un rock più classico e le fa sposare con sonorità al limite dello sperimentale. Un’anima dannata forse, quella di Fausto Rossi, ma che sa quel che fa e dove vuole arrivare. Una storia che parte da lontano e un presente che si fa sentire, chiaro e forte come un ruggito di un leone che ha ancora tanto da dire. Musica ottima e di qualità, senza ombra di dubbio. Un ottimo artista che propone un ottimo album, “Blank Times”.

Recensione dell’album “Luca Loizzi”

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Fare i cantautori esige capacità e conoscenza del mezzo espressivo, oltre a una buona dose di volontà di osare. Queste caratteristiche sembrano non mancare a Loizzi, che regala un album ricco di spunti interessanti. Lo si capisce già dal primo pezzo “Quando meno te lo aspetti”, graffiante, aggressiva e attuale, e in “Tutti quelli”, in cui Loizzi presenta un quadro quasi agghiacciante di una società spesso ipocrita, che vende sogni già infranti e costruisce la propria immagine a tavolino. Giochi di parole e atmosfere che somigliano più a uno sfogo in musica contro un sistema che brucia le speranze in “Che fastidio”. Cinismo che si scaglia contro la morale cattolica e in generale contro l’ipocrisia. Nell’album ci sono anche momenti più introspettivi, ed è il caso del pezzo “Via Ripamonti” in cui le divagazioni sulla vita e sul senso delle cose diventano una ballata con ritmo e trasporto. In “Taglio la corda” Loizzi racconta un’Italia senza dignità e nome, da cui scappare. Ancora momenti in cui l’amore diventa canzone. “Pillole” è una valzer struggente, che racconta di una donna che è andata via. C’è la speranza di ricominciare con i resti di ricordi di un amore che non vuole morire, un amore per una donna che non si riesce a odiare. “Di notte” è una ballata che ricorda quelle di Vecchioni. Anche “Il pazzo” ricorda la musica d’altri tempi, un po’ Gaber, con parole attuali. Atmosfera soffusa in “Milano”, sfumature di una città che si sveglia e che torna viversi, con le sue idolatrie e i suoi sogni. Un album pieno di ironia, sarcasmo. Polemico e intrigante, che mette al centro il pensiero, le parole e le idee. Ed è un’ottima cosa. L’album omonimo “Luca Loizzi” è da ascoltare più volte, soprattutto per capirne bene i contenuti. La musicalità ha origini nel jazz, folk e tante altre contaminazioni che portano uno stile cantautorale di tutto di rispetto. Ci sono tante contaminazioni, ed è giusto così, ma ora ci aspettiamo un salto per raggiungere un grado di unicità e che permetta all’autore di prendere una posizione stilistica certa e determinata, staccandosi così da quella che è l’impronta dei cantautori italiani storici. Non è facile, ma Luca Loizzi ha tutte le carte in regola per diventare unico nel suo genere.

Recensione Concerto Ri-Cover 29/12/2012@Cortile del Maglio

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Cortile del Maglio, 29 dicembre. Ore 22.30. Energia allo stato puro, emozioni e una carica positivamente distruttiva. E’ ciò che i Ri-Cover esprimono. Classici della musica italiana e internazionale rivisitati, rivissuti, completamente trasformati rivivono e risplendono di luce nuova. Il tutto grazie all’abilità dei musicisti Alex Nicoli, Seba, Giorgio Josh Angotti e alla voce forte e graffiante dell’esplosiva Claudia Salvalaggio. Da Lamette a Nessuno mi può giudicare, una carrellata di bombe che esplodono e fanno cantare e ballare il pubblico. Arrangiamenti ben costruiti, calore e momenti di ilarità, tutti ingredienti che rendono lo spettacolo di questo gruppo sempre affascinante. In particolare in questo spettacolo la band si è messa in gioco ospitando dei loro amici, nonché ottimi musicisti, come il bravissimo Paolo Fracasso, che hanno regalato un tono ancora più rock e internazionale alla serata. Spettacoli che ogni volta si rinnovano e si ricreano, suoni ottimi, e melodie avvolgenti. Star indiscussa della serata è Claudia Salvalaggio che duetta e trascina lo show con maestria, bravura e semplicità. I concerti dei Ri-Cover sono un appassionato consiglio per chi ama la  musica e vuole passare un paio d’ore assaporando belle canzoni, magari ballando un po’.

Recensione del romanzo “Ti voglio vivere” e intervista all’autrice Rossella Rasulo

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Il romanzo “Ti voglio vivere” di Rossella Rasulo è fresco, frizzante e ricco di immagini che evocano ricordi. Una lettura perfetta per i più giovani  e per chi vuole concedersi una pausa tra sogni e pensieri. La trama è un vortice di emozioni e sensazioni che portano sino all’anima dei protagonisti. E’ la storia di Mel, Simona e Fabrizio, ragazzi semplici, come tanti, ma complessi allo stesso tempo. Amici e compagni di scuola, alle prese con le prime insidie della vita, le rivalità e le storie d’amore, quelle che non nascono e quelle che esplodono all’improvviso e che sanno far male. I primi tradimenti, sfumati nelle emozioni che quando si è così giovani sembrano più pure e intense, e forse lo sono davvero. La narrazione è fluida e coinvolgente. I personaggi sono accattivanti e affascinanti: Mel è fascinosa nella sua complessità, persino nei suoi difetti e nella sua identità che divide con il suo alter-ego: Queen Bee, la protagonista del suo blog. Simona è ammaliante, rivela un carattere forte e determinato, ma la sua anima è sognante e ingenua. Fabrizio è un personaggio in cui è facile immedesimarsi, il classico bravo ragazzo che si innamora di una donna e le regala la sua anima, senza essere ricambiato, almeno non come vorrebbe. Il suo esatto contrario è Max, l’uomo di cui Simona si innamora e che la metterà di fronte a sfumature della vita che lei ancora non conosce.

“Ti voglio vivere” è una bella storia, una bussola che indica la strada, una macchina del tempo in grado di far tornare ai giorni in cui la scuola occupava la vita, in cui ore di lezione erano spesso noiose e in cui i rapporti con i compagni di scuola erano talvolta difficili. E’ un viaggio che lascia un sapore amaro e dolce allo stesso tempo. Fa ripensare agli amori che nascono e muoiono in fretta, giusto il tempo di una rosa, a quando le amicizie sembravano poter essere eterne, indistruttibili. Questo romanzo riesce a far percepire al lettore il senso del tempo, di come si cambia e di quando siano stati importanti quei momenti, che allora sembravano insignificanti, noiosi. Inutili. Tutto ha un senso, e Rossella Rasulo lo racchiude tra le pagine del suo romanzo “Ti voglio vivere”.

A seguire una breve intervista all’autrice:

Mel è affascinante e intensa, un po’ persa nel suo mondo, mentre Simona è più realista e precisa. Come sono nati questi personaggi?

Mel e Simona sono il risultato della mia personalità e di quella della mia migliore amica quando avevamo la loro età. Ma non sono me e lei. Ho preso alcuni lati dei nostri caratteri e li ho ridistruibuiti sulle due protagoniste creando una miscela particolare. 
Mi sono molto divertita nel mescolarci in questo modo. 
E si è divertita anche la mia migliore amica quando ha letto il libro.

Nella tua vita di scrittrice e blogger di successo hai mai avuto una Queen Bee?


No, ho sempre scritto tutto col mio nome. Non ho mai creato un personaggio. All’inizio usavo un nick, come facevano tutti, ma non per nascondere la mia vera identità. Era solo il modo più comune di gestire un blog. 

Max e Fabrizio, due facce di una medaglia, due personalità molto diverse. È un’antitesi voluta?

Non è un antitesi studiata a tavolino. Credo che ogni ragazza e ogni donna incontri nella sua vita entrambe le tipologie di amori e di amicizie. Trovo che siano tutt’e due importanti per crescere, per capire cosa cerchiamo per noi stessi.

Perdoneresti dopo un tradimento?

Dipende. 
Non esiste una risposta universale a una domanda del genere. Per alcuni è sì, per altri è un no categorico.
Nella stessa vita si può accettare un tradimento e condannarne un altro. 
Credo sia solo una questione di buon senso più che di luoghi comuni.

C’è un’anima comune tra “Ti voglio vivere” e “Mi piace vederti felice?”

Un’anima vera e propria non direi, sono profondamente diversi, anche se entrambi affrontano il delicato equilibrio delle grandi amicizie.

Nel tuo romanzo l’amicizia è un valore importante, che forse vince sui sentimenti e sul sesso. Nella realtà è davvero così?

Continuo a credere che niente sia più potente e imperturbabile nella vita come un’amicizia profonda, perché un vero amico resta a prescindere da quel che succede, mentre un amore, a volte, non sopravvive ai cambiamenti e al tempo.

Qual è la tua posizione nei confronti delle droghe leggere?

Non amo gli stati d’alterazione, tantomeno le dipendenze. Anche solo l’idea di dipendere fisicamente e psicologicamente da una sostanza mi infastidisce. 
Ma è un mio personale modo di vivere.

Uno scrittore serio e preparato deve lavorare molto per farsi conoscere e farsi leggere, così come fai tu, cosa pensi dell’editoria low-cost, che spesso sacrifica qualità a favore della pubblicità?

Ne penso male. Che altro potrei pensare? 
Non mi piace questo lento e progressivo sistema che sta abbassando la qualità di qualsiasi cosa (nell’editoria, nei programmi televisivi, nel giornalismo). 
Non credo che sia compito esclusivo della narrativa quello di educare, ma arrivare addirittura a diseducare mi pare eccessivo. È un vero peccato.

Recensione album “By the way you move” di Hiko Casio Junior

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Il disco “By the way you move” di Hiko Casio junior propone suoni e atmosphere funk, RnB, Soul e regala pezzi orecchiabili e ricchi di ritmo e fascino. “Road gamblers” è una canzone che contiene venature accese di discomusic e funk, che richiamano le atmosfere anni ’70. “Not so bad” è invece una ballata ottimamente cantata da Micha Soul. Il sound è Rnb, passionale e morbido. Il risultato è suadente e sensuale. Accattivante.

“Fat line” possiede una spiccata musicalità discomusic, con suoni che ricordano il sound anni ’70, con contaminazioni e suoni anni ’80. Nel Brano “What if” spicca la voce di Layla Jallow, bella e profonda, che fa scorrere il sangue e ben si fonde con il ritmo della canzone.

“Funky alive” coinvolge grazie a un ritmo travolgente tra funk e disco. Da ballare e assaporare. “Properly” è un pezzo ricco di sensazioni e colori soul, che con la voce di Micha Soul fa esplodere passionalità e sensualità. “The one i want” ha sapore di vita, di corpi che si muovono trascinati dal ritmo, che ancheggiano nella penombra. In una parola: passione, che emerge grazie alle voci di Micha Soul che duetta con Layla Jallow creando una bella atmosfera musicale RnB.

“Classy” è diretta e orecchiabile. Si fa ascoltare per la melodia e i suoni raffinati, mentre “By the way you dance” colpisce per il featuring di Rmx che da vita a una canzone che ha il sapore della musica anni ’70. Sembra di rivedere i colori psichedelici e l’atmosfera del perfetto stile disco inferno.

“Honesty” è semplicemente Rnb. Linfa vitale, stile e classe contraddistinguono questo pezzo e in generale tutte le canzoni di questo album, che presenta molti pezzi ad alto contenuto potenzialmente radiofonico. Ci sono sensazioni che traspaiono dalle noti e dagli arrangiamenti, curati e non banali. C’è una componente anni ’70 che si rispecchia in ogni suono, e che si sviluppa grazie a contaminazioni internazioni contemporanee, fino a sfociare nel Soul, nel Funk. Black Music, insomma.

Basi curate e affascinanti, voci che colpiscono sin dal primo ascolto. E’ un ottimo  lavoro quello del produttore bolognese che crea e ridà nuova vita a una musicalità intramontabile.

Recensione romanzo “Vieniminelcuore” di Micol Arianna Beltramini

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Il romanzo “Vieniminelcuore” di Micol Arianna Beltramini è un flusso di pensieri, un racconto travolgente che ha inizio in un momento esatto, mentre la protagonista sta facendo sesso orale con il compagno del momento. Una voce, o per meglio dire una scritta, appare nella sua mente e da qual momento ha inizio un cambiamento interiore, una mutazione, che la porterà ad analizzare la sua vita da un punto di vista diverso. La protagonista racconta le sue peripezie amorose, i suoi pensieri più nascosti, rendendo il lettore partecipe della sua vita e del suo stravolgimento interiore. Si alternano momenti divertenti ad altri più profondi e intimi, come pennellate che pian piano creano un dipinto, che ritrae i lineamenti caratteriali della protagonista. Il romanzo di Micol Beltramini è tratto dal famoso blog omonimo, pubblicato inizialmente da Coniglio Editore e poi ripreso e riscritto per Mondadori. Parla di una donna moderna, che non ha paura di ammettere che le piace far sesso e ne spiega candidamente i motivi. Il risultato è piacevole e si snoda su percorsi tortuosi fino a giungere al finale che emoziona con semplicità e chiarezza. All’interno del libro ci sono numerose citazioni letterarie e musicali interessanti e soprattutto particolari, oltre a un originale “indice telematico”, il tutto va ad arricchire ancor più il contenuto del romanzo. Ci sono inoltre descrizioni minuziose di alcuni luoghi di Milano, come quello in cui si sviluppa buona parte della storia: i Navigli. C’è tutto un mondo che emerge dai personaggi, dai luoghi e persino dai locali, che sembra di toccare e vivere. Ci sono aneddoti che fanno riflettere più intensamente, altri che fanno sorridere. La protagonista è certamente un personaggio particolare, originale e con caratteristiche spesso contorte, ma che sono anche il suo bello. Non si riesce a non immaginarla seduta nel suo locale preferito a scrivere, guardando fuori dalla vetrina con occhioni sgranati. Ci si immedesima in questa protagonista e si vivono i suoi cambiamenti, i momenti riflessivi e quelli più rocamboleschi. Se ne esce vivi e con una consapevolezza in più e soprattutto con una domanda: ma pensano così tanto le donne? Il romanzo mette infatti in luce cosa c’è dietro la decisione di una donna, cosa la porta a cambiare idea, strada e convinzioni. E’ un ritratto surreale che mette nero su bianco una storia e un personaggio, che poi è Micol Arianna Beltramini. Una scrittrice talentuosa ben determinata a farsi conoscere e leggere con semplicità e fascino.

Recensione “Empatia” di Diacca

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“Empatia” di Diacca è un album in stile hip-hop, con un ottimo sound, metrica curata e ben studiata. La tecnica di Diacca è intrigante e affascinante, lascia che la voce diventi tutt’uno con le basi. I testi non sono mai banali e le rime sembrano quasi un qualcosa in più. Le canzoni sono taglienti e lasciano tanto spazio ai problemi veri della vita, ai pensieri. Il mezzo per emergere è il sogno, ed è ciò che alla musica si richiede. Il pezzo “Corso di sopravvivenza” che apre il disco presenta un rap aggressivo e riflessivo, in cui spicca un’elevata attenzione per gli aspetti sociali. “Non ho tempo” racconta la voglia di riuscire nella vita, di uscire dai luoghi comuni e dalla quotidianità. “La fine del mondo” mette in scena ricordi e riflessioni che risuonano al ritmo intenso del rap più tagliente. “Chiuso in camera” è una canzone dura e racconta le difficoltà della vita, del lavoro che manca e affronta con determinazione le questioni sociali, pensieri amari che si rincorrono quando si è chiusi in camera a riflettere. La canzone “Vecchio istituto” rappresenta un’accusa forte e decisa al nostro paese, alla sua cultura decadente, analizza una crisi che si rispecchia negli occhi degli uomini, ed esplode nel suono di una musica che taglia il silenzio. “Dove 2 diventa 1” è un pezzo arricchito dal featuring di Tormento, per dar vita a una canzone che eleva il sentimento a livello superiore, con la sua intensità e fragilità. “Walden” è un grido, la ricerca di una fuga, un tentativo di creare una realtà diversa, nuova, parallela e lontana dall’inferno della routine. “Colpa dei sogni” colpisce per la tecnica pregevole e il sound potente, impattante, deciso e, come nelle altre canzoni, presenta un testo intenso. “Punti di vista” è un atto d’accusa verso l’ipocrisia della realtà, della gente che punta il dito e non capisce mai davvero cosa lo circonda, il tutto con un sound attraente. Il pezzo “Atlandide” ha un ritornello orecchiabile e una musicalità che trascina e si fa ascoltare. Leggermente differente dalle precedenti canzoni è “Il mare e l’orizzonte”, una bella canzone d’amore in perfetto stile hip-hop, toccante nella sua forza e nella sua intensità. Decisamente orecchiabile. “Esercito” è rap più duro, di denuncia. Che rompe gli schemi. Il testo di “Serendipità” è più leggero dei precedenti, ma a suo modo racconta un mondo di magia legata all’attrazione fisica, di pelle e sensazioni. In “Fantasmi ridono” l’hip-hop è musicale e profondo, con un’interpretazione curata. “C’era una volta” è una storia dura, difficile, amara. Il ritmo non consola il senso del testo, ma lo rende più tangibile, quasi palpabile. Un pezzo che meritava i primi posti nella track-list di questo album.

L’album “Empatia” è orecchiabile, ricco di bei testi e ottime interpretazioni, con featuring importanti. Duro e amaro. Il risultato è un ottimo lavoro, che si lascia ascoltare. Tante canzoni, forse una track-list più corta e con una maggior selezione dei pezzi renderebbe il disco più di impatto, ma questo non va ad alterare la qualità del disco, che è indubbiamente alta. Il rap di Diacca è duro, ma senza dissing, né fronzoli, ricco di contenuti. Le basi richiamano beat con un sapore più “antico”, almeno in alcuni dei pezzi. Quello che ho pensato ascoltando il disco è: come sarebbe questo disco se Diacca avesse utilizzato più rabbia e più veleno e basi più attuali? Forse raggiungerebbe livelli di qualità e impatto ancora superiori. Quel che è certo è che Diacca è un ottimo rapper, con una voce musicale, testi originali e duri. Restiamo in attesa dei prossimi lavori di questo artista decisamente promettente.