Recensione dell’album “Luca Loizzi”

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Fare i cantautori esige capacità e conoscenza del mezzo espressivo, oltre a una buona dose di volontà di osare. Queste caratteristiche sembrano non mancare a Loizzi, che regala un album ricco di spunti interessanti. Lo si capisce già dal primo pezzo “Quando meno te lo aspetti”, graffiante, aggressiva e attuale, e in “Tutti quelli”, in cui Loizzi presenta un quadro quasi agghiacciante di una società spesso ipocrita, che vende sogni già infranti e costruisce la propria immagine a tavolino. Giochi di parole e atmosfere che somigliano più a uno sfogo in musica contro un sistema che brucia le speranze in “Che fastidio”. Cinismo che si scaglia contro la morale cattolica e in generale contro l’ipocrisia. Nell’album ci sono anche momenti più introspettivi, ed è il caso del pezzo “Via Ripamonti” in cui le divagazioni sulla vita e sul senso delle cose diventano una ballata con ritmo e trasporto. In “Taglio la corda” Loizzi racconta un’Italia senza dignità e nome, da cui scappare. Ancora momenti in cui l’amore diventa canzone. “Pillole” è una valzer struggente, che racconta di una donna che è andata via. C’è la speranza di ricominciare con i resti di ricordi di un amore che non vuole morire, un amore per una donna che non si riesce a odiare. “Di notte” è una ballata che ricorda quelle di Vecchioni. Anche “Il pazzo” ricorda la musica d’altri tempi, un po’ Gaber, con parole attuali. Atmosfera soffusa in “Milano”, sfumature di una città che si sveglia e che torna viversi, con le sue idolatrie e i suoi sogni. Un album pieno di ironia, sarcasmo. Polemico e intrigante, che mette al centro il pensiero, le parole e le idee. Ed è un’ottima cosa. L’album omonimo “Luca Loizzi” è da ascoltare più volte, soprattutto per capirne bene i contenuti. La musicalità ha origini nel jazz, folk e tante altre contaminazioni che portano uno stile cantautorale di tutto di rispetto. Ci sono tante contaminazioni, ed è giusto così, ma ora ci aspettiamo un salto per raggiungere un grado di unicità e che permetta all’autore di prendere una posizione stilistica certa e determinata, staccandosi così da quella che è l’impronta dei cantautori italiani storici. Non è facile, ma Luca Loizzi ha tutte le carte in regola per diventare unico nel suo genere.

Recensione Concerto Ri-Cover 29/12/2012@Cortile del Maglio

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Cortile del Maglio, 29 dicembre. Ore 22.30. Energia allo stato puro, emozioni e una carica positivamente distruttiva. E’ ciò che i Ri-Cover esprimono. Classici della musica italiana e internazionale rivisitati, rivissuti, completamente trasformati rivivono e risplendono di luce nuova. Il tutto grazie all’abilità dei musicisti Alex Nicoli, Seba, Giorgio Josh Angotti e alla voce forte e graffiante dell’esplosiva Claudia Salvalaggio. Da Lamette a Nessuno mi può giudicare, una carrellata di bombe che esplodono e fanno cantare e ballare il pubblico. Arrangiamenti ben costruiti, calore e momenti di ilarità, tutti ingredienti che rendono lo spettacolo di questo gruppo sempre affascinante. In particolare in questo spettacolo la band si è messa in gioco ospitando dei loro amici, nonché ottimi musicisti, come il bravissimo Paolo Fracasso, che hanno regalato un tono ancora più rock e internazionale alla serata. Spettacoli che ogni volta si rinnovano e si ricreano, suoni ottimi, e melodie avvolgenti. Star indiscussa della serata è Claudia Salvalaggio che duetta e trascina lo show con maestria, bravura e semplicità. I concerti dei Ri-Cover sono un appassionato consiglio per chi ama la  musica e vuole passare un paio d’ore assaporando belle canzoni, magari ballando un po’.

Recensione del romanzo “Ti voglio vivere” e intervista all’autrice Rossella Rasulo

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Il romanzo “Ti voglio vivere” di Rossella Rasulo è fresco, frizzante e ricco di immagini che evocano ricordi. Una lettura perfetta per i più giovani  e per chi vuole concedersi una pausa tra sogni e pensieri. La trama è un vortice di emozioni e sensazioni che portano sino all’anima dei protagonisti. E’ la storia di Mel, Simona e Fabrizio, ragazzi semplici, come tanti, ma complessi allo stesso tempo. Amici e compagni di scuola, alle prese con le prime insidie della vita, le rivalità e le storie d’amore, quelle che non nascono e quelle che esplodono all’improvviso e che sanno far male. I primi tradimenti, sfumati nelle emozioni che quando si è così giovani sembrano più pure e intense, e forse lo sono davvero. La narrazione è fluida e coinvolgente. I personaggi sono accattivanti e affascinanti: Mel è fascinosa nella sua complessità, persino nei suoi difetti e nella sua identità che divide con il suo alter-ego: Queen Bee, la protagonista del suo blog. Simona è ammaliante, rivela un carattere forte e determinato, ma la sua anima è sognante e ingenua. Fabrizio è un personaggio in cui è facile immedesimarsi, il classico bravo ragazzo che si innamora di una donna e le regala la sua anima, senza essere ricambiato, almeno non come vorrebbe. Il suo esatto contrario è Max, l’uomo di cui Simona si innamora e che la metterà di fronte a sfumature della vita che lei ancora non conosce.

“Ti voglio vivere” è una bella storia, una bussola che indica la strada, una macchina del tempo in grado di far tornare ai giorni in cui la scuola occupava la vita, in cui ore di lezione erano spesso noiose e in cui i rapporti con i compagni di scuola erano talvolta difficili. E’ un viaggio che lascia un sapore amaro e dolce allo stesso tempo. Fa ripensare agli amori che nascono e muoiono in fretta, giusto il tempo di una rosa, a quando le amicizie sembravano poter essere eterne, indistruttibili. Questo romanzo riesce a far percepire al lettore il senso del tempo, di come si cambia e di quando siano stati importanti quei momenti, che allora sembravano insignificanti, noiosi. Inutili. Tutto ha un senso, e Rossella Rasulo lo racchiude tra le pagine del suo romanzo “Ti voglio vivere”.

A seguire una breve intervista all’autrice:

Mel è affascinante e intensa, un po’ persa nel suo mondo, mentre Simona è più realista e precisa. Come sono nati questi personaggi?

Mel e Simona sono il risultato della mia personalità e di quella della mia migliore amica quando avevamo la loro età. Ma non sono me e lei. Ho preso alcuni lati dei nostri caratteri e li ho ridistruibuiti sulle due protagoniste creando una miscela particolare. 
Mi sono molto divertita nel mescolarci in questo modo. 
E si è divertita anche la mia migliore amica quando ha letto il libro.

Nella tua vita di scrittrice e blogger di successo hai mai avuto una Queen Bee?


No, ho sempre scritto tutto col mio nome. Non ho mai creato un personaggio. All’inizio usavo un nick, come facevano tutti, ma non per nascondere la mia vera identità. Era solo il modo più comune di gestire un blog. 

Max e Fabrizio, due facce di una medaglia, due personalità molto diverse. È un’antitesi voluta?

Non è un antitesi studiata a tavolino. Credo che ogni ragazza e ogni donna incontri nella sua vita entrambe le tipologie di amori e di amicizie. Trovo che siano tutt’e due importanti per crescere, per capire cosa cerchiamo per noi stessi.

Perdoneresti dopo un tradimento?

Dipende. 
Non esiste una risposta universale a una domanda del genere. Per alcuni è sì, per altri è un no categorico.
Nella stessa vita si può accettare un tradimento e condannarne un altro. 
Credo sia solo una questione di buon senso più che di luoghi comuni.

C’è un’anima comune tra “Ti voglio vivere” e “Mi piace vederti felice?”

Un’anima vera e propria non direi, sono profondamente diversi, anche se entrambi affrontano il delicato equilibrio delle grandi amicizie.

Nel tuo romanzo l’amicizia è un valore importante, che forse vince sui sentimenti e sul sesso. Nella realtà è davvero così?

Continuo a credere che niente sia più potente e imperturbabile nella vita come un’amicizia profonda, perché un vero amico resta a prescindere da quel che succede, mentre un amore, a volte, non sopravvive ai cambiamenti e al tempo.

Qual è la tua posizione nei confronti delle droghe leggere?

Non amo gli stati d’alterazione, tantomeno le dipendenze. Anche solo l’idea di dipendere fisicamente e psicologicamente da una sostanza mi infastidisce. 
Ma è un mio personale modo di vivere.

Uno scrittore serio e preparato deve lavorare molto per farsi conoscere e farsi leggere, così come fai tu, cosa pensi dell’editoria low-cost, che spesso sacrifica qualità a favore della pubblicità?

Ne penso male. Che altro potrei pensare? 
Non mi piace questo lento e progressivo sistema che sta abbassando la qualità di qualsiasi cosa (nell’editoria, nei programmi televisivi, nel giornalismo). 
Non credo che sia compito esclusivo della narrativa quello di educare, ma arrivare addirittura a diseducare mi pare eccessivo. È un vero peccato.

Recensione album “By the way you move” di Hiko Casio Junior

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Il disco “By the way you move” di Hiko Casio junior propone suoni e atmosphere funk, RnB, Soul e regala pezzi orecchiabili e ricchi di ritmo e fascino. “Road gamblers” è una canzone che contiene venature accese di discomusic e funk, che richiamano le atmosfere anni ’70. “Not so bad” è invece una ballata ottimamente cantata da Micha Soul. Il sound è Rnb, passionale e morbido. Il risultato è suadente e sensuale. Accattivante.

“Fat line” possiede una spiccata musicalità discomusic, con suoni che ricordano il sound anni ’70, con contaminazioni e suoni anni ’80. Nel Brano “What if” spicca la voce di Layla Jallow, bella e profonda, che fa scorrere il sangue e ben si fonde con il ritmo della canzone.

“Funky alive” coinvolge grazie a un ritmo travolgente tra funk e disco. Da ballare e assaporare. “Properly” è un pezzo ricco di sensazioni e colori soul, che con la voce di Micha Soul fa esplodere passionalità e sensualità. “The one i want” ha sapore di vita, di corpi che si muovono trascinati dal ritmo, che ancheggiano nella penombra. In una parola: passione, che emerge grazie alle voci di Micha Soul che duetta con Layla Jallow creando una bella atmosfera musicale RnB.

“Classy” è diretta e orecchiabile. Si fa ascoltare per la melodia e i suoni raffinati, mentre “By the way you dance” colpisce per il featuring di Rmx che da vita a una canzone che ha il sapore della musica anni ’70. Sembra di rivedere i colori psichedelici e l’atmosfera del perfetto stile disco inferno.

“Honesty” è semplicemente Rnb. Linfa vitale, stile e classe contraddistinguono questo pezzo e in generale tutte le canzoni di questo album, che presenta molti pezzi ad alto contenuto potenzialmente radiofonico. Ci sono sensazioni che traspaiono dalle noti e dagli arrangiamenti, curati e non banali. C’è una componente anni ’70 che si rispecchia in ogni suono, e che si sviluppa grazie a contaminazioni internazioni contemporanee, fino a sfociare nel Soul, nel Funk. Black Music, insomma.

Basi curate e affascinanti, voci che colpiscono sin dal primo ascolto. E’ un ottimo  lavoro quello del produttore bolognese che crea e ridà nuova vita a una musicalità intramontabile.

Recensione romanzo “Vieniminelcuore” di Micol Arianna Beltramini

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Il romanzo “Vieniminelcuore” di Micol Arianna Beltramini è un flusso di pensieri, un racconto travolgente che ha inizio in un momento esatto, mentre la protagonista sta facendo sesso orale con il compagno del momento. Una voce, o per meglio dire una scritta, appare nella sua mente e da qual momento ha inizio un cambiamento interiore, una mutazione, che la porterà ad analizzare la sua vita da un punto di vista diverso. La protagonista racconta le sue peripezie amorose, i suoi pensieri più nascosti, rendendo il lettore partecipe della sua vita e del suo stravolgimento interiore. Si alternano momenti divertenti ad altri più profondi e intimi, come pennellate che pian piano creano un dipinto, che ritrae i lineamenti caratteriali della protagonista. Il romanzo di Micol Beltramini è tratto dal famoso blog omonimo, pubblicato inizialmente da Coniglio Editore e poi ripreso e riscritto per Mondadori. Parla di una donna moderna, che non ha paura di ammettere che le piace far sesso e ne spiega candidamente i motivi. Il risultato è piacevole e si snoda su percorsi tortuosi fino a giungere al finale che emoziona con semplicità e chiarezza. All’interno del libro ci sono numerose citazioni letterarie e musicali interessanti e soprattutto particolari, oltre a un originale “indice telematico”, il tutto va ad arricchire ancor più il contenuto del romanzo. Ci sono inoltre descrizioni minuziose di alcuni luoghi di Milano, come quello in cui si sviluppa buona parte della storia: i Navigli. C’è tutto un mondo che emerge dai personaggi, dai luoghi e persino dai locali, che sembra di toccare e vivere. Ci sono aneddoti che fanno riflettere più intensamente, altri che fanno sorridere. La protagonista è certamente un personaggio particolare, originale e con caratteristiche spesso contorte, ma che sono anche il suo bello. Non si riesce a non immaginarla seduta nel suo locale preferito a scrivere, guardando fuori dalla vetrina con occhioni sgranati. Ci si immedesima in questa protagonista e si vivono i suoi cambiamenti, i momenti riflessivi e quelli più rocamboleschi. Se ne esce vivi e con una consapevolezza in più e soprattutto con una domanda: ma pensano così tanto le donne? Il romanzo mette infatti in luce cosa c’è dietro la decisione di una donna, cosa la porta a cambiare idea, strada e convinzioni. E’ un ritratto surreale che mette nero su bianco una storia e un personaggio, che poi è Micol Arianna Beltramini. Una scrittrice talentuosa ben determinata a farsi conoscere e leggere con semplicità e fascino.

Recensione “Empatia” di Diacca

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“Empatia” di Diacca è un album in stile hip-hop, con un ottimo sound, metrica curata e ben studiata. La tecnica di Diacca è intrigante e affascinante, lascia che la voce diventi tutt’uno con le basi. I testi non sono mai banali e le rime sembrano quasi un qualcosa in più. Le canzoni sono taglienti e lasciano tanto spazio ai problemi veri della vita, ai pensieri. Il mezzo per emergere è il sogno, ed è ciò che alla musica si richiede. Il pezzo “Corso di sopravvivenza” che apre il disco presenta un rap aggressivo e riflessivo, in cui spicca un’elevata attenzione per gli aspetti sociali. “Non ho tempo” racconta la voglia di riuscire nella vita, di uscire dai luoghi comuni e dalla quotidianità. “La fine del mondo” mette in scena ricordi e riflessioni che risuonano al ritmo intenso del rap più tagliente. “Chiuso in camera” è una canzone dura e racconta le difficoltà della vita, del lavoro che manca e affronta con determinazione le questioni sociali, pensieri amari che si rincorrono quando si è chiusi in camera a riflettere. La canzone “Vecchio istituto” rappresenta un’accusa forte e decisa al nostro paese, alla sua cultura decadente, analizza una crisi che si rispecchia negli occhi degli uomini, ed esplode nel suono di una musica che taglia il silenzio. “Dove 2 diventa 1” è un pezzo arricchito dal featuring di Tormento, per dar vita a una canzone che eleva il sentimento a livello superiore, con la sua intensità e fragilità. “Walden” è un grido, la ricerca di una fuga, un tentativo di creare una realtà diversa, nuova, parallela e lontana dall’inferno della routine. “Colpa dei sogni” colpisce per la tecnica pregevole e il sound potente, impattante, deciso e, come nelle altre canzoni, presenta un testo intenso. “Punti di vista” è un atto d’accusa verso l’ipocrisia della realtà, della gente che punta il dito e non capisce mai davvero cosa lo circonda, il tutto con un sound attraente. Il pezzo “Atlandide” ha un ritornello orecchiabile e una musicalità che trascina e si fa ascoltare. Leggermente differente dalle precedenti canzoni è “Il mare e l’orizzonte”, una bella canzone d’amore in perfetto stile hip-hop, toccante nella sua forza e nella sua intensità. Decisamente orecchiabile. “Esercito” è rap più duro, di denuncia. Che rompe gli schemi. Il testo di “Serendipità” è più leggero dei precedenti, ma a suo modo racconta un mondo di magia legata all’attrazione fisica, di pelle e sensazioni. In “Fantasmi ridono” l’hip-hop è musicale e profondo, con un’interpretazione curata. “C’era una volta” è una storia dura, difficile, amara. Il ritmo non consola il senso del testo, ma lo rende più tangibile, quasi palpabile. Un pezzo che meritava i primi posti nella track-list di questo album.

L’album “Empatia” è orecchiabile, ricco di bei testi e ottime interpretazioni, con featuring importanti. Duro e amaro. Il risultato è un ottimo lavoro, che si lascia ascoltare. Tante canzoni, forse una track-list più corta e con una maggior selezione dei pezzi renderebbe il disco più di impatto, ma questo non va ad alterare la qualità del disco, che è indubbiamente alta. Il rap di Diacca è duro, ma senza dissing, né fronzoli, ricco di contenuti. Le basi richiamano beat con un sapore più “antico”, almeno in alcuni dei pezzi. Quello che ho pensato ascoltando il disco è: come sarebbe questo disco se Diacca avesse utilizzato più rabbia e più veleno e basi più attuali? Forse raggiungerebbe livelli di qualità e impatto ancora superiori. Quel che è certo è che Diacca è un ottimo rapper, con una voce musicale, testi originali e duri. Restiamo in attesa dei prossimi lavori di questo artista decisamente promettente.

Recensione romanzo “La bambola dagli occhi di cristallo” di Barbara Baraldi

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Il romanzo “La bambola dagli occhi di cristallo” di Barbara Baraldi è veloce, attraente e con un grande impatto psicologico. Gli ingredienti sono ottimi e la fiction è ricca di colpi di scena.

I personaggi creati dall’autrice sono affascinanti e incuriosiscono sia per il carattere ben delineato, che per le loro particolarità. Tra i personaggi spicca Eva, ammaliante e profondamente fascinosa, così come lo è, a suo modo, l’inconsapevole medium Viola. Samantha è una creatura della notte, dolce e inquietante allo stesso tempo, una pedina importante nello scacchiere della trama che aiuta l’ispettore Marconi a indagare su una serie di feroci omicidi di uomini. Gli indizi sono pochi e misteriosi, ma con una particolarità: accanto alle vittime ci sono impronte di tacchi a spillo. Un thriller gotico ad alta qualità, con capitoli brevi e intensi, che mantengono viva l’attenzione e la voglia di scoprire il finale. La trama è come una morsa che tiene il lettore col fiato sospeso fino all’avvincente finale.

In un vortice di ricerche e colpi di scena “La bambola dagli occhi di cristallo” si rivela pagina dopo pagina sempre più coinvolgente.

L’ambientazione è curata, molto dettagliata e permette al lettore di immaginare una Bologna misteriosa e inquietante, i suoi locali, fino a poter sentirne i sapori e gli odori.

Il romanzo di Barbara Baraldi racchiude i principi fondamentali del thriller, una formula vincente che ci regala un’ottima storia e una trama da non perdere.

Recensione album “Quando parlo urlo” dei Tindara

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L’album “Quando parlo urlo” esprime un rock particolare e raffinato, testi originali e di  non  semplice interpretazione. “Come dici tu” è orecchiabile e con un testo criptico, ma che svela radici profonde. “Ho scelto il nero” racconta una scelta difficile, con la consapevolezza che questa rappresenta. “Sopra la delusione” è una ballata che si lascia ascoltare, soave e quasi mistica nel suo incedere. “Quando parlo urlo” è la canzone che da il titolo all’album, e suona come pensiero intimo e sofferto, arricchito da suoni melodiosi  che colpiscono già al primo ascolto per la semplicità e determinazione. “Stones” è un pezzo duro, con un ritmo vorticoso, mentre “Un minuto” è forse più calma, ma nasconde un senso di inquietudine e sofferenza. “Sogna che ti passa” è una ballata delicata che sembra una canzone d’amore, ma cela un tentativo del protagonista di crescere e en svela i retroscena. “Schiuma” racconta l’attesa, come ansia del momento giusto, su un tappeto di chitarre elettriche. “Vescica” è una canzone strana, con un testo criptico e un sound aggressivo. “Upupa” è una ballata strumentale, in cui il protagonista è il suono del pianoforte, che con decisione e incisività trascina e coinvolge. Il disco si conclude con “Consapevolezza”, un pezzo rock, aggressivo, che si fa ascoltare. “Troverò la giusta condizione” recita la canzone, e sembra un messaggio chiaro e definitivo. Questo gruppo tornerà a farsi sentire e ha le carte in regola per farlo. Tutte le canzoni sono ben suonate e lasciano un retrogusto rock, possiedono melodie affascinanti ed eleganti, senza tralasciare la durezza necessaria. I testi sono spesso di difficile interpretazione, soprattutto se si cerca di capirli in un secondo ascolto e in ogni caso sembrano progettati per amalgamarsi con i suoni e le atmosfere che questo gruppo crea. Il loro è uno stile forse non nuovo per il panorama rock italiano, ma che ne sviluppa le caratteristiche, con l’idea di creare una musica più innovativa e particolare, adatta a un momento storico e artistico che ha bisogno di emozioni sempre più accattivanti. La cripticità è una caratteristica che deriva da  una scelta certamente coraggiosa, ma andrebbe presa a piccole dosi, per non rischiare di non essere compresi in tutte le sfumature. Ascolteremo con piacere le evoluzioni dei Tindara.

Recensione romanzo “Fai bei sogni” di Massimo Gramellini

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“Fai bei sogni” è un romanzo intenso, a tratti duro, che arriva fino in fondo all’anima del lettore. E’ la storia di un bambino che lotta con i suoi ricordi, che cerca la verità, quella più cruda, quella che è difficile da accettare. Ci riesce quando diventa uomo, o prova a diventarlo, superando i complessi e le paure, le ferite, i vuoti che la scomparsa della mamma ha generato in lui.

Questo romanzo scava a fondo nelle paure ancestrali dell’uomo, rovista tra i pensieri più oscuri. Racconta l’abbandono e l’accettazione del dramma sotto una luce diversa, lascia che il lettore si riscopra nel protagonista e con lui viva la rinascita. L’amore è una cosa difficile, sia esso quello di una donna o di un genitore, e Gramellini lo sa.

Scruta con occhio attento le sfumature e le dipinge con le sue stesse sofferenze. Si riescono a percepire come le note di una musica struggente, che si trasforma, che diventa viva. Che annega nelle paure e si riprende col chiarore dell’alba. “Fai bei sogni” è una storia, vera, sentita. Profonda. Leggerla è come salire su un treno e scoprire dove ti porterà.

E’ un viaggio nell’ignoto. Un viaggio dentro se stessi, dentro le nostre solitudini, le nostre incertezze e, perché no, nelle nostre gioie e nei nostri sogni più nascosti.

Un libro da leggere.

Recensione del romanzo “Il silenzio dell’onda” di Gianrico Carofiglio

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Il romanzo “Il silenzio dell’onda” di Gianrico Carofiglio è intenso, profondo, scava nell’anima del protagonista, Roberto Marias, ex agente segreto in crisi di identità, che incontra un’ex attrice, Emma, anche lei in cura dal suo stesso psichiatra. Si riscoprono insieme, ritrovano la strada persa. Roberto vive dentro si sé una guerra, il rapporto con suo padre, con il suo lavoro e con se stesso. Emma è inquieta e affascinante. Vive il dolore di aver rivelato la verità al marito, che poi è morto in un incidente. Le sue inquietudini si riflettono sul figlio, che vive a metà tra il racconto dei suoi sogni e la realtà di un sentimento verso una ragazza, che a sua volta è tormentata dalla violenza di una realtà spietata. Lo stile dell’autore è magistrale, diretto, semplice e coinvolgente. Accompagna il lettore nei pensieri più intimi dei personaggi, fino a scrutarlo dentro, così come lo psichiatra fa con Roberto. Ci sono tante storie in questo romanzo, tante realtà che si miscelano e si incanalano in una sola, che è forte, decisa. Che commuove. Spesso in un libro si cercano storie di avventura, tensione e passione. Spesso si cerca soltanto se stessi. E in questo libro magicamente si riescono a trovare entrambe le cose, legate con il giusto equilibrio, raccontate con semplicità e armonia. Ci si affeziona presto a questi personaggi, ed è poi difficile abbandonarli. Forse perché questi personaggi sono fragili come noi, hanno paura come noi. Sono alla ricerca di se stessi. Semplicemente vivono e cercano di superare i dolori e i drammi della vita. Il tema più importante di questo romanzo è certamente il rapporto tra genitore e figlio, un rapporto complesso, ricco di sfumature. Tra le pagine de “Il silenzio dell’onda” viene quasi “analizzato”, sviscerato nelle sue componenti, fino a renderlo tristemente affascinante. In una Roma che è sempre uno scenario perfetto per ogni tipo di storia, Carofiglio ha trovato il miglior completamento possibile per questo libro, che si divora in poco tempo e di cui poi si sente la mancanza, una volta terminato. “Il silenzio dell’onda” è un libro molto bello, raffinato ed elegante, ma, cosa ben più importante, che possiede un’anima e crea un contatto quasi mistico con il lettore. Assolutamente da leggere.