La trilogia della Biblioteca dei morti di Gleen Cooper

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Una cartolina con una bara disegnata sopra con l’indicazione di una data, in cui puntualmente arriva: la morte. Così inizia la trilogia composta dai thriller “La biblioteca dei morti”, “Il libro delle anime” e “I Custodi della biblioteca” ed è un viaggio misterioso in un luogo oscuro, tra personaggi fantasiosi ma che nascondono un fondo di verità. E’ uno scontro con la paura più ancestrale, quella della morte. Will Piper è il protagonista, un agente dell’Fbi, un uomo alla ricerca del serial killer che si firma Doomsday, pronto a tutto per capire qual è la verità che si cela dietro la Biblioteca. Il terzo capitolo si addentra futuro prossimo, entrando un ancora di più nell’enigma esoterico della biblioteca, un’idea semplice quanto geniale che si sviluppa pagina dopo pagina, portando il lettore a non potersi staccare dalla voglia di comprenderne il senso. I tre romanzi sono veloci, dinamici e fantasiosi. Degli scrivani inquietanti conoscono una verità, si nascondono in un’abbazia. Una corsa contro il tempo, una tensione imminente. Tanti colpi di scena e un mistero che rimane sempre sul filo di essere rivelato. Cos’è la biblioteca? Cosa conoscono gli scrivani? Questa trilogia è da leggere, sia come intrattenimento, anche per riflettere sul valore della conoscenza. Gleen Cooper costruisce un mondo e lo trasmette con sapienza.

La serie “Harry Hole” di Jo Nesbo – Recensione

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I romanzi di Jo Nesbo che hanno come protagonista il commissario Harry Hole sono attraenti, veloci, intriganti e ricchi di suspance. I primi tre pubblicati in Italia sono “Il Pettirosso”, “Nemesi”, “La stella del diavolo” e si fondano sulla rivalità tra Harry Hole e l’ambizioso poliziotto Tom Waler. Sullo sfondo omicidi, e indizi per risolverli. Hole combatte delle vere e proprie battaglie con i criminali e soprattutto con se stesso e con la sua dipendenza dall’alcol, dal suo “amico” Jim Beam. Con il thriller “La ragazza senza volto” Nesbo elabora tecnica e il personaggio Harry Hole, creando un vortice di emozioni e sensazioni che attraggono il lettore dalla prima all’ultima pagina. Storia dopo storia si scopre l’anima di Hole, e le sue paure, il legame con Rakel e Oleg, il ragazzino che lei ha avuto dal suo ex marito russo e che vede il lui il vero papà. L’autentico capolavoro Nesbo lo raggiunge con “L’uomo di neve”, in cui Harry Hole torna a confrontarsi con un serial killer (come nel caso dell’Australia, riferimento a due romanzi non editi in Italia) in una storia ricca di colpi di scena, che riesce a toccare il lettore fino a renderlo inquieto. Lo scontro con l’uomo di neve cambierà molto Harry Hole, e soprattutto i rapporti di quest’ultimo con Rakel e Oleg. Ne “Il Leopardo” continua sentirsi il peso dell’angoscia di Hole, mentre cerca di risolvere l’ennesimo caso, questa volta ostacolato dalle rivalità tra Kripos, capeggiata da Belman, e la sezione anticrimine della polizia di Oslo, mentre nasce un intreccio di sesso e amore tra Hole e Kaja, che prova a fargli dimenticare Rakel, fuggita dopo gli episodi de “L’uomo di neve”. La serie si conclude con “Lo spettro”, un thriller veloce e malinconico, amaro, in cui emerge la solitudine del protagonista, in una risoluzione dei conti dura e difficile che lo metterà ancora una volta di fronte alla sua vera indole. E questa volta sarà la sfida finale. I romanzi di questa “serie” sono assolutamente capolavori con stile elegante e la crudezza del noir più oscuro. La penna di Nesbo fonde il Male e il Bene, in un intreccio di passione, giustizia e l’oscurità della cattiveria di Killer che sembrano attraenti quasi come il protagonista, re incontrastato di queste storie. Rappresenta le debolezze umane e le compensa con una caparbietà e un’altissima capacità di analisi delle scene del crimine. Tutti i romanzi sembrano parte di un’unica storia, e in fondo, lo sono. E’ difficile fermarsi una volta iniziati a leggerli. Jo Nesbo rappresenta senza ombra di dubbio uno degli scrittori più autorevoli nel genere thriller noir. Assolutamente da leggere.

La trilogia della Biblioteca dei morti di Gleen Cooper

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Una cartolina con una bara disegnata sopra con l’indicazione di una data, in cui puntualmente arriva: la morte. Così inizia la trilogia composta dai thriller “La biblioteca dei morti”, “Il libro delle anime” e “I Custodi della biblioteca” ed è un viaggio misterioso in un luogo oscuro, tra personaggi fantasiosi ma che nascondono un fondo di verità. E’ uno scontro con la paura più ancestrale, quella della morte. Will Piper è il protagonista, un agente dell’Fbi, un uomo alla ricerca del serial killer che si firma Doomsday, pronto a tutto per capire qual è la verità che si cela dietro la Biblioteca. Il terzo capitolo si addentra futuro prossimo, entrando un ancora di più nell’enigma esoterico della biblioteca, un’idea semplice quanto geniale che si sviluppa pagina dopo pagina, portando il lettore a non potersi staccare dalla voglia di comprenderne il senso. I tre romanzi sono veloci, dinamici e fantasiosi. Degli scrivani inquietanti conoscono una verità, si nascondono in un’abbazia. Una corsa contro il tempo, una tensione imminente. Tanti colpi di scena e un mistero che rimane sempre sul filo di essere rivelato. Cos’è la biblioteca? Cosa conoscono gli scrivani? Questa trilogia è da leggere, sia come intrattenimento, anche per riflettere sul valore della conoscenza. Gleen Cooper costruisce un mondo e lo trasmette con sapienza.

Recensione romanzo “Un uso qualunque di te” di Sara Rattaro

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“Un uso qualunque di te” è un romanzo che racchiude diverse chiavi di lettura e che tocca temi complessi e corde spesso dimenticate. La protagonista è Viola, una donna che ama e viene amata, e che a modo suo si trasforma in qualcosa che finisce per travolgerla in un fiume di emozioni contrastanti. E’ il racconto della sua relazione con Carlo, un suo ex-compagno di scuola, che poi sposerà e del rapporto con la loro bambina, Luce. La difficoltà di essere se stessa e di farsi capire da suo marito e da sua figlia la allontanano, in un mondo di contraddizioni e di piccole bugie, che poi crescono fino a far male. Una sera Viola riceva una chiamata mentre lei non è nel letto in cui avrebbe dovuto essere. Sarà una corsa contro il tempo per andare in ospedale per andare da Luce, che sta male. Ed è grave. Questo romanzo è un vortice di emozioni, passioni, tradimenti e amori lasciati a metà. E’ una ricerca distruttiva dentro se stessi e, a suo modo, un modo di ritrovarsi. Personaggi intensi e intriganti rendono la storia gradevole e veloce. Emoziona e commuove, scava a volte in modo violento dentro e riesce a far centro. Un bel libro, duro, a tratti fin esagerato nella ricerca del dolore interiore, ma coglie appieno la crisi, la fragilità dell’animo umano e dei suoi sentimenti. E’ una tragedia moderna. Da leggere.

Recensione romanzo “Non volare via” e intervista all’autrice Sara Rattaro

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“Non volare via” è un romanzo sofferto, ricco di momenti emozionati e spunti che fanno riflettere. E’ una storia amara, che ha un retrogusto di vita, di speranza. E’ un viaggio negli istanti più importanti dei protagonisti, interlacciati, fusi gli uni con gli altri. Eppure uniti. E’ la storia di un bambino, Matteo, un bambino affetto da sordità sin dalla nascita, e della sua famiglia, che deve imparare a vivere e a insegnare a vivere nonostante questo problema. La scrittrice Sara Rattaro racconta le crisi, i sogni infranti, e le paure dei genitori, nel loro evolversi e crescere. Descrive un intreccio di sensazioni, amori, tradimenti, delusioni e rabbia. Sullo sfondo c’è la speranza, e un amore incondizionato che sopravvive nonostante tutto. I personaggi  che Sara disegna sembrano vivi e hanno le contraddizioni tipiche di ognuno di noi. Ci si affeziona e non si riesce a smettere di leggere fino a quando non si scopre il finale. “Non volare via” è un bel romanzo, intenso e profondo, emozionante e attuale ed entra nel vivo del rapporto tra genitori e figli, alla reazione di fronte a una delle problematiche che mettono a dura prova i nervi e le emozioni. E’ un viaggio difficile, che lascia ferite, ma che, a modo suo, riesce a far sognare. Un parallelismo delle regole degli scacchi, applicati alla vita. La tensione e la velocità della narrazione lo rendono anche decisamente gradevole nella lettura, ben scritto, sia nella tecnica narrativa, che nello stile.

Che origini ha la storia che racconti nel romanzo “Non volare via”?

Ho iniziato a scriverla mossa dal grande desiderio di raccontare una storia al maschile. In un secondo tempo è arrivato Matteo e il suo mondo silenzioso. Le due cose insieme sono state esplosive.

Come hai costruito i personaggi, così vivi e intensi?

Sono loro che hanno trovato me. Nella mia testa c’era un storia che vibrava e i personaggi erano limpidi e reali. Il segreto è quello di non creare degli eroi ma persone comuni che sanno diventare speciali come chiunque altro.

Qual è l’equilibrio più giusto tra tecnica narrativa e passione per la storia che si sta raccontando?

Credo che un equilibrio ci debba essere ma io non l’ho ancora trovato, per ora è quasi tutta passione!

Hai fatto molte ricerche per riuscire a descrivere così bene la patologia che descrivi nel libro?

Si molte. Era giusto e rispettoso nei confronti di chi poteva immedesimarsi nei protagonisti non solo per i miei lettori.

La tua storia mi ha fatto venire in mente i romanzi di Lisa Genova, scrittrice americana che ha analizzato problematiche come Alzhaimer e Left Neglect, anche lei ha utilizzato una bella storia per raccontare delle patologie vere, facendo capire quasi dall’interno cosa si prova. Ritieni che questo tipo di racconti possano essere utili ai lettori anche a conoscere realtà di cui hanno solo sentito parlare?

Adoro Lisa! Credo di si, spesso il romanzo può essere l’occasione di parlare di problemi “sconosciuti”.

Come è nata l’idea di applicare le regole degli scacchi alla tua storia, e alla vita in genere?

Avevo bisogno di raccontare la straordinarietà di Matteo in modo concreto e non solo a parole. Così sono arrivati gli scacchi e tutte le regole che assomigliano tanto a quelle della vita comune.

Sandra e Camilla, sembrano due lati della stessa medaglia, sono poi così diverse?

In ogni donna c’è un pò di Camilla e un pò di Sandra. È la vita che ti porta a scegliere chi essere ma non esiste nulla di più poliedrico dell’animo femminile.

Uno dei temi fondamentali del romanzo è l’educazione dei figli, in che modo gli amori “sbagliati” dei genitori possono condizionare gli aspetti psicologici dei figli, quindi dei genitori di domani?

Credo che la cosa più importante per un figlio sia avere dei genitori sereni e non sempre salvare una famiglia per forza significa trovare serenità. Certo è doveroso provarci!

La diversità è uno dei problemi che affliggono le nuove generazioni, e forse così è sempre stato. C’è una maggior consapevolezza di questo aspetto tra i giovani? In che modo la letteratura può aiutare?

Abbiamo molto da fare. La diversità è sempre negli occhi di chi guarda. La scuola, la famiglia e le comunità hanno una grande responsabilità e molto lavoro da fare. La letteratura è di grande aiuto.

Recensione album “Little Italy” dei Gto

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L’album “Little Italy” dei Gto contiene canzoni appassionate e ricche di atmosfere popolari, di personaggi che accompagnano l’ascolto e aneddoti curiosi. Il disco di apre con “Barabba”, il cui ritmo è un come ballo, un’ode alla metafora di uno dei personaggi biblici più importanti. Nel brano “Il rude” fa la sua comparsa un altro personaggio particolare con le sue contraddizioni e suoi punti di forza, che si scontrerà con la sua più profonda fragilità: la paura della morte. L’arrangiamento e il modo di cantarla ricorda le prime canzoni di Adriano Celentano, con quelle venature rock che colpiscono sin dal primo ascolto. Il pezzo che regala il titolo all’album, “Little Italy”, ha una musicalità che ricorda, seppur da lontano, “la mia banda suona il rock”, anche nelle sonorità, in un pezzo che si fa ascoltare, e racconta le caratteristiche di un paese con le sue contraddizioni. Anche in questo caso il riflettore punta sulle particolarità del paese e dei suoi meccanismi, in questo caso il paese è l’Italia. “La via del mare” è una ballata che scandisce lo scorrere del tempo, in un addio in cui un’anima naufraga tra ricordi dolorosi e indolenti, sulla via del mare.  “Lumea mea este” è un viaggio che la musica invita a fare, tra luoghi col sapore di note e di sabbia nell’aria, lo spettacolo che continua. “Montedoro” è invece un ballo, una storia. Atmosfere che accompagnano a un tramonto ricco di emozioni e sogni, che diventano musica. “Granelli di sabbia” è una melodia che colpisce sin dalla prima nota, riecheggia tra le parole dipinte di poesia. Un vacanza, una notte, e profumi della pelle cosparsa di sabbia, che un ricordo che non vuole andar via. “Cielodivento” racconta i propositi e i progetti che attraversano i mesi, gli istanti, in futuro che sembra lontano, ma che è già qui, a portata di sogno. “Amore fermati” è musica popolare, una storia di un amore nato male. Come un tango, tra passione e tradimento. Tra poesia e fuga. Un’armonica suona la melodia dolce e amara. Il brano “La regina” parla di una donna, quando è la vita che si muove, e la fa ballare. Una donna che smuove i sentimenti altrui, dall’amore all’invidia, dalla passione allo smarrimento, ma che porta custoditi con dentro di sé i suoi. Regalandoli solo alla notte. “La festa popolare” racconta uno spaccato di vita, un’istantanea di una festa, gustata da personaggi surreali e reali, che è una lotteria, che è la vita stessa. Questo disco contiene canzoni dal sapore popolare e ballate che sussurrano poesia, questo disco scorre come un fiume ricco di parole e atmosfere gustose. Ricco di aneddoti e personaggi intriganti e coinvolgenti. E’ musica che richiama il passato, ma che si proietta nel futuro. E’ un ballo sin dalla prima nota, porta per mano ad ascoltarne le sfumature. Un bel disco.

Recensione album “Minor offender” di Michéle Raffaele”

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Un sound raffinato ed elegante è ciò che emerge ascoltando il primo Ep “Minor offender” di Michéle Raffaele. Canzoni senza tempo, costruite per vivere di una intensa luce propria. “Lady maybe” è un brano soffice, che trasuda jazz. La voce di Michéle è affascinante e la musica del pianoforte ipnotizza. “Remember me next Sunday” sembra raccontare di uno sguardo perso, di una strada deserta, dove gli occhi degli altri si perdono. E’ polvere, e paradiso. Come note distribuite sul selciato, come sogni fermi in una stazione abbandonata. E’ un treno che non c’è. “Minor offender” è una canzone che porta con sé l’eco di una musica lontana, l’aria diventa rovente. Una musica pronta a entrare in scena, una lenta attesa, ma inesorabile come le note che rompono il silenzio e oltrepassano il sipario. “Superior” è leggera, sembra librarsi in volo con la forza e la potenza di una musica e di una voce che incantano, creando un effetto melodioso. In “Montreal…le reviendrai”, nell’eleganza del suono che riempie ogni cosa, Michèle parla di un ritorno a casa, sospirato quanto amaro, desiderato quanto sfuggente. Una punta di immenso si avvicina a passi lenti tra le note. Questo disco è un’opera importante, si percepisce il lavoro che c’è alle spalle e la bravura, nonché la tecnica che sostiene questi brani e l’impronta jazz che arricchisce il tutto. Ottima tecnica vocale ed esecuzione perfette al pianoforte rendono ogni singola canzone eterea. Canzoni da ascoltare e riascoltare. Bellissime.

Recensione album “Milioni” di Matteo E. Basta

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Il disco “Milioni” di Matteo E. Basta racchiude pezzi eleganti e ben suonati. Il pezzo che dà il titolo all’album ha un sound dinamico, con una bella melodia e un impatto corposo, che rendono questa canzone gustosa, grazie anche al ritornello coinvolgente. Ottime le chitarre suonate nel pezzo. “That’s the way it is” è una ballata ritmica, raffinata e con un respiro internazionale, in equilibrio con la tradizione della musicalità italiana. Un buon compromesso. Il brano “Lacrime” colpisce per il tocco prezioso sulle corde delle chitarre, che rendono il suono intenso e profondo. Una ballata con un sapore antico e contemporaneo nello stesso istante.  “Lonely war song” è una canzone con un ritmo e melodia che coinvolgono. Un soffio di vento lieve, appassionato. In “To be lonely” sembra di ascoltare un passo leggero, poi un altro. Parole e suoni che esorcizzano l’amaro di un instante, e lo fanno con una melodia decisa e determinata. Una bella canzone. “Teardrop” è un brano dei Massive Attack, reinterpretata con arrangiamento accattivante, semplice e corposo. I suoni delle canzoni di Matteo E. Basta sono caratterizzati dal sound curato delle chitarre, si sente la passione per la musica in tutte le canzoni e si percepisce la voglia di creare canzoni aperte a un pubblico che ama la musica, pur mantenendo originalità e occhio alla musicalità cantautoriale italiana. Un ottimo risultato, e si intuiscono anche grandi margini di miglioramento per il futuro. Un disco da ascoltare, un ottimo artista.

Recensione album “Ritratto” di Andy Micarelli

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L’album “Ritratti” Di Andy Micarelli contiene canzoni d’amore ricche di storie e momenti. Il brano “Un sentiero” è orecchiabile, anche grazie alla melodia semplice. “Carolina” è un brano che racconta una storia amara. Una terra, bagnata di lacrime. La metrica in alcuni passaggi è migliorabile. “Il cielo e la vita” è una ballata intrigante e poetica, musicalmente attraente. “Le nostra città” è una canzone con una buona l’idea di fondo e una attraente musicalità generale, ma anche in questo caso la metrica in molti passaggi non funziona e finisce per rovinare l’impatto finale del pezzo. Il master finale non permette una buona percezione dei suoni della batteria, che manca di bassi. “Il tuo ritratto” è una ballata d’amore, piena di passione e sentimento. “Il tram” è una storia, un’immagine. Vite parallele, stessi percorsi. La voglia di andar via. “Gina” parla di una storia di vita, una storia che lascia poco scampo all’amore vero. Quel che resta è un po’ d’amarezza, “è così”, dicono. E forse, è vero. “N’anema in pena” è una ballata lenta, piena di poesia e di sentimenti. Un duetto, bellissima la voce di Laura di Pancrazio.

Recensione album “Il mio canto è questo rock” di Elya

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L’album “Il mio canto è questo rock” di Elya è figlio di una musicalità cara agli italiani, si tratta di un pop melodico, ricco di immagini e parole sentimentali. Il pezzo che da il titolo all’album è un pop rock con melodia semplice e  orecchiabile. La voce ricorda classici della musica italiana (quelli non troppo rock). “La luna ora lo sa” è una ballata rock, molto sentimentale, purtroppo il testo appare poco originale. Anche “Ci sei tu” è una ballad con sapore lontano di rock, una storia d’amore, tra malinconia e amari ricordi. “Incanata” è una canzone lenta e appassionata, con venature dialettali che si sciolgono bene con la tipologia di canzone. Bella l’idea della componente dialettale. “Capita anche a te” racconta dei momenti di fragilità, in una città che schiaccia, quando qualcosa dentro manca, un amore lontano, celato nei ricordi. L’album in generale non convince, manca di originalità nei testi e nelle melodie, nel complesso le canzoni si lasciano ascoltare e sono orecchiabili.