“Il passaggio”, un romanzo di Michael Connelly, con protagonisti Haller e Bosch

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Il romanzo “Il passaggio” di Michael Connelly ha come protagonisti l’avvocato Haller e il detective Bosch, ormai in pensione.
Haller difende Da’Quan Foster, che si trova in carcere e che si dichiara innocente. Haller chiede a Bosch di investigare per lui, a causa di un infortunio che non consente di farlo a Cisco, storico investigatore di Haller, a causa di un incidente subito.
Bosch è un ex poliziotto, ormai in pensione, ma che non vuole lavorare per la difesa di un uomo dichiarato colpevole dell’omicidio di Lexy Park. Decide di farlo quando si convince che Foster è stato ingiustamente condannato. Decide quindi che deve trovare il vero colpevole. Trovandosi però senza più il distintivo di poliziotto, trova diverse difficoltà nello svolgere le indagini, cosa che lo metterà a rischio di commettere illeciti. La trama vede più omicidi correlati tra loro e che condurranno Bosch verso la risoluzione del caso di Haller. Un thriller che però non mi ha convinto del tutto, perché rispetto alle trame in cui il protagonista è l’avvocato Haller risulta più lento, anche perché molto basato sulle incertezze di Bosch e sul suo conflitto personale nell’affrontare l’incarico, visto il suo passato. Se lo si guarda come poliziesco, allora la trama è molto interessante e ricca di colpi di scena. In ogni caso i romanzi di Connelly si rivelano delle certezze.

Oceania 2, il ritorno di Vaiana e Maui

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Mi stupisce la quantità di esperti di favole che si sono palesati per esprimere altissimi concetti su Biancaneve, per cui oggi parlerò di un altro film Disney: Oceania 2.
La protagonista è Vaiana, una ragazza coraggiosa, con un forte legame con la propria famiglia e con la propria comunità, pronta a scoprire la storia dei propri antenati.
Altro protagonista è il semidio Maui, un colosso dalla capacità di raccontare anche le sue fragilità. Forte, caparbio, spesso in contrasto con Vaiana, ma disposto a dare tutto per aiutarla nella nuova missione: riunire i popoli dell’oceano e ritrovare la misteriosa isola di Motufetu.
Al netto di una colonna sonora meno incisiva rispetto al primo capitolo, la trama riesce a essere coinvolgente, anche grazie all’ingresso di nuovi personaggi: Moni, un cantastorie, Loto, un’inventrice, e Kele, un anziano contadino, oltre alla sorellina di Vaiana, Simea.
Vaiana è pronta ad affrontare il suo passato e a riscoprire il suo futuro. Un’immagine forte e decisa, lontanissima dalla figura remissiva delle favole Disney. Chissà se anche qui ci sarà da fare retorica e sbracciarsi per la nostalgia della parola “nano” nel titolo.

1984, il capolavoro di George Orwell

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Leggendo “1984” di George Orwell ho percepito sensazioni contrastanti. Se da un lato la storia della ribellione a un sistema totalitario di Winston Smith, tentando di unirsi a una corrente reazionaria, può suscitare interesse, dall’altra getta ombre e dubbi sulla natura umana stessa.
Winston scopre quelle emozioni che il regime vuole eliminare, il sesso e in qualche modo scopre qualcosa di molto simile ai sentimenti.
1984 rappresenta, però, anche la storia di un inevitabile tradimento e forse una proiezione della nostra realtà. Ora, tra l’altro, mi è più chiaro il motivo per il quale questo libro sia il più citato dai complottisti. Il punto inquietante non è tanto il tema della manipolazione e della distruzione dell’individualitá, che molti complottisti potrebbero ritrovare nei libri di storia, quanto la descrizione dell’essere umano e del potere. In particolare cosa è in grado di fare l’uomo in suo nome. Il potere è come un dio occulto, che non ha occhi che per se stesso. Questo romanzo nasce dai postumi dei regimi a noi noti e prova ad anticiparme il successivo. Sono passati molti anni da quando questo capolavoro è stato scritto e mi chiedo, quante volte è stato citato e quante volte letto davvero? Perché, leggendolo, non parla di un complotto o del Grande Fratello, ma di noi. Delle nostre paure, che però siamo capaci di tradire, forse per una variante della libertà. Il romanzo costringe a porsi delle domande: quanto capiamo e conosciamo cosa ci fa paura? Come potremmo accorgersi che alcune cose apparentemente sembrano comode e sicure potrebbero rivelarsi pericolose, celate da un volto o in un solo sguardo?
Complottisti del mondo, unitevi. Ma questo libro è da comprendere, semmai, più che da citare. Perché raccontano un mondo in realtà amatissimo e desiderato dai leader osannati proprio dai complottisti. Che valga la pena leggerlo, un libro, prima di citarlo a casaccio?

E parliamo di Biancaneve, il nuovo film Disney

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Gli algoritmi sono spietati. Lo sanno che ho visto Biancaneve e da due giorni mi mostrano commenti impietosi e recensioni estremamente negative di questo film Disney. Per curiosità ne ho lette un po’ e la maggior parte delle critiche si concentra su un fattore: Biancaneve non sarebbe del tutto bianca e l’attrice che interpreta la Strega, Gal Gadot, sarebbe molto più bella di quella che interpreta la protagonista, Rachel Zegler, e questo comporterebbe problemi nella valutazione dello specchio magico. E dopo aver pensato che si tratta di pietoso sessismo, mi è sembrato necessario esprimere un pensiero. Il film ha una trama che ho trovato decisamente convincente e che ridisegna la storia in una modalità assolutamente più moderna e scevra del pregiudizio, ma soprattutto delle ipocrisie, delle versioni precedenti. Penso a quello che nella storia originale era un principe e qui è un rivoltoso che osteggia il regno. Ma la cosa più interessante è proprio aver messo al centro il concetto di bellezza, che viene descritta come completa, sia esteriore, sia interiore, riferita a un’integrità morale, all’importanza dei valori di rispetto, declinati come gentilezza. Gli attori interpretano bene le proprie parti, nani compresi. E qui ci sta che non vengano più chiamati in questo modo, con buona pace di chi pensa il contrario. È molto bello lo scontro verbale tra la protagonista e l’antagonista nella scena della riconquista del regno e decisamente convincente inserire un concetto chiave: una principessa non ha bisogno del principe azzurro per essere regina. Un concetto semplice e chiaro per raccontare ai bambini che ognuno può essere ciò che desidera essere, che la bellezza non è solo quello che vedono gli altri, ma quello che tu vedi nello specchio. Un messaggio importante per i piccoli, ma a questo punto anche per molti grandi, che qualche problema cognitivo dimostrano di averlo anche in questo caso e qui non è certo colpa degli algoritmi. #Biancaneve

“Il ritorno del killer”, il romanzo di James Patterson

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Il ritorno del killer di James Patterson è un romanzo piacevole, con una trama scorrevole. Il protagonista è il detective Alex Cross, che in questa storia affronterà un suo vecchio nemico, Kyle Craig, che, dopo essere evaso dal carcere, medita una feroce vendetta per averlo fatto rinchiudere. Si sovrappongono diversi casi, uniti da un filo conduttore.
Per quanto si tratti di un buon romanzo, non mi ha particolarmente colpito, anche a causa di un finale probabilmente troppo sbrigativo. Nel complesso il giudizio è positivo.

“Il giorno della verità”, il romanzo di Michael Connelly

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“Il giorno della verità” di Michael Connelly segue il romanzo “La verità dell’innocenza” e anche in questo caso vede in azione due personaggi chiave della narrazione di Connelly, ovvero l’avvocato Mickey Haller e il detective Bosch. Una trama ricca di colpi di scena, con una trama architettata con maestria. Il romanzo, tuttavia, non mi ha particolarmente colpito come il precedente capitolo, ma resta una lettura di altissimo livello per chi apprezza i legal thriller. Rispetto alla trama della serie tv, si sente la mancanza di Cisco e Lorna, che nei romanzi hanno ruoli marginali. E penso sia un peccato. Altro parametro discordante è il carattere di Mickey Haller, che risulta essere a tratti odioso e fa perdere empatia nei suoi confronti. Anche qui è un vero peccato. Detto questo, parliamo di un bel romanzo.

Avvocato di difesa, il romanzo di Michael Connelly

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“Avvocato di difesa” é il primo romanzo di Michael Connelly con protagonista Michael Haller. Si percepiscono diverse divergenze rispetto alla versione proposta dalla piattaforma Netflix, anche in alcuni aspetti del carattere del protagonista. La trama è molto attraente e costruita in modo eccelso, con colpi di scena e una tensione che si mantiene alta dalla prima all’ultima pagina. Per chi ama i legal thriller è un libro che non può mancare.

“É finita la pace”, il nuovo disco di Marracash

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“É finita la pace” di Marracash è un disco vero. Forse uno dei pochi autori in grado di fotografare con realismo e cinismo la realtà di oggi. Riesce ad analizzare al microscopio una società di venditori di emozioni sui social, di personaggi costruiti ad arte, della perdita di originalitá e di creatività, svenute sull’altare dei quattro spiccioli di visibilità e qualche like in più. Il tutto costruito con un sound che da una parte riscopre il vero hip hop e dall’altro reinventa sonorità con il gusto dell’oggi, nella sua amarezza a struggente realismo.
Compimenti a Marracash e un consiglio agli “artisti” da social: prendete spunto e riprendetevi.

Non avevo ancora visto Joker

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Non avevo ancora visto Joker. Una storia che usa la metafora della diversità in modo impeccabile. Un uomo che soffre di disturbi mentali viene deriso, discriminato, trattato con sufficienza. Gli eventi lo porteranno a compiere atti sempre più violenti e “spettacolari”, fino a portarlo a realizzare il suo più grande sogno, eseguire uno sketch comico in televisione. Ma gli atti di quest’uomo ispireranno un esercito di persone, che inizieranno a vederlo come un esempio. Ed è così che la città e il mondo inizieranno, forse per la prima volta, a vederlo davvero. Un viaggio in quello che va oltre la semplice metafora, che accende i riflettori su quelle che sono le fobie, gli isterismi, le follie di una società che sempre più spesso non riesce a vedere i propri difetti, legittimando la violenza come un qualsiasi altro modo di comunicare. Un elogio alla solitudine mai voluta. Un inneggiamento, però, alla ricerca di se stessi, alla propria felicità, che è appunto, un viaggio soggettivo e relativo.

Storia di due anime, di Alex Landragin

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“Storia di due anime” è un romanzo particolare, che sembra viaggiare nel tempo, così come tra i generi letterari, dal fantasy al thriller, passando per la narrativa classica con atmosfere di una Parigi decadente. Il fulcro di questa narrazione è “lo scambio” che si ottiene grazie a una grande preparazione e guardandosi negli occhi. In questo modo nei tre racconti proposti si interfacciano diversi personaggi assolutamente affascinanti, come Madeleine, Madame Édmonde, ma soprattutto di Alula e Koahu, le cui anime si muoveranno nel tempo e nello spazio in una rincorsa tra senso di colpa per aver tradito la legge e l’impossibilita di tornare indietro dopo uno scambio. Il romanzo è leggibile anche seguendo un percorso narrativo diverso, che salta tra le tre storie, personalmente ho preferito una lettura complessiva, definita come la narrazione della Baronessa. La sensazione dopo aver letto questo libro è strana. Sicuramente è scritto molto bene e la trama è avvincente, le atmosfere sono affascinati e i personaggi ricercati, compresa la linea che tiene unita i tre romanzi, che, oltre allo scambio, vede protagonista il personaggio di Charles Baudelaire e della società che porta il suo nome. Una storia misteriosa e affascinate che mi sentirei di consigliare agli amanti del genere fantasy e di narrativa più classica, ma con diverse licenze poetiche. Meno per chi ama i thriller. Nel complesso è una buona lettura, interessante per quanto riguarda da costruzione della linea narrativa e la complementarietà dei tre racconti, interlacciati dall’alone del mistero dell’anima.