Come le nubi, il sole.

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Riflettore uno. Puntato.

“L’altro lato della luna è oscuro” urlò la donna.

“Perché mi dici questo?” rispose quello strano uomo.

“Perché sento che hai paura.”

Lo strano uomo abbassò lo sguardo e fece alcuni passi verso la finestra, aperta su un giardino meraviglioso. Poi alzò lo sguardo verso il cielo.

“La luna non c’è. Stanotte.”

“Sei tu che non riesci a vederla, ma se chiudo gli occhi. Puoi sentirla.”

Lo strano uomo non chiuse gli occhi. Si voltò verso la donna, la fissò per alcuni istanti. Senza dire niente e si avviò verso le scale. Abbandonò la stanza senza salutare la donna. Camminò per ore e ore, fino a sentire il dolore alle gambe.

Raggiunse la spiaggia e chiuse gli occhi con il respiro sempre più lento. Riaprì gli occhi e guardò ancora una volta il cielo.

“Ho paura” sussurrò.
Le onde si rincorrevano sullo strato di sabbia umida. E le nubi della sera nascondevano il grande sole rosso.

Si tolse le scarpe e passo dopo passo lasciò le sue orme. Un sentiero silenzioso, che presto le onde avrebbero nascosto,

come le nubi il sole.

Il rumore dei ricordi

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Lei chiuse gli occhi,

cantò per ore.

Quasi senza respirare.

Senza accorgermene mi ritrovai incantato,

perso tra le rovine dei miei ricordi.

Alcuni erano oscuri,

come cumuli di cenere di un incendio doloso

Mi soffermai a sentire l’odore di bruciato,

poi mi incamminai, fino a raggiungere le rocce.

Il vento soffiava forte. Mi bruciavano gli occhi.

“No, nessuna lacrima” mi ripetevo.

Mentre una melodia lenta riecheggiava,

tra il mare e l’orizzonte.

C’era rabbia in quel vento,

riuscivo a sentirlo.

Quando quella lacrima cadde,

scivolò giù abbracciata da un fiume,

per ricongiungersi al mare.

Allora riaprii gli occhi,

e mi risvegliai con il sapore di un bacio.

E il vento era cambiato.

Svanita è l’immagine

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Non c’è oscurità,

né alcuna breccia di luna,

tra le pareti oscene

di questo locale buio

C’è il nome di una donna

e il verso di una bestia.

C’è consapevolezza.

E inganno.

La vergogna è sopita,

tra cumuli di arroganza.

Svanita l’immagine

Tradita la speranza

Non c’è vento stasera.

E piove.

Il distacco delle cose

È il piacere assoluto

Senza poesie e prose

Che hanno un sapore strano

Legato alla notte.

Alla storia.

Come l’idiozia,

l’armare l’inquietudine

e Ferirla ancora,

nella brama di dormire.

Questo rumore mi uccide,

come questo parlarsi addosso

Ho bisogno di silenzio.

Vorrei fuggire e non posso

 

Chiamano il mio nome:

sono il prossimo.

C’è freddo stanotte.

Ho i brividi.

Traiettorie

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Ai lati degli occhi

Come sbavature leggere

E colori che si rincorrono

Essere, quando si perdono

Ingannarsi, quando si spera

E il vento si raccoglie

E coglie l’incanto del mare

Era il senso delle cose

Quando finisce di piovere

Novità e pericolose stelle

Che nulla han da perdere

Ai bordi del sole

Ci sono raggi sfuggenti

E donne sole piangono

Per le paure ricorrenti

Traiettorie che infrangono

Onde sul selciato del presente

Come il fumo nero

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Questo fumo nero

Mi fa chiudere gli occhi

Sospirare anche se è vero

Che ci perde lentamente

Tra le stelle leggere

Su un manto di nubi strane

Che non ti fa vedere

Dietro alle parole oscure

Ma non c’è vento

Che possa farmi ancora male

Nessun inganno

Che possa rendere normale

L’ultimo passo

di una notte senza infamia

ne è di tempo il lasso

che cura il profumo dell’aria

tra le note di una vita intera

nelle sfumature della sera

quando tutto si fa fumo

nero come il colore degli occhi

che scivolano lentamente

nel torpido ingiallire delle foglie

e poi marciscono da sole

al suono amaro delle stelle

Penombra

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Trovai la gemma vestita d’argento

e insana sputava il veleno

tra gocce di rugiada e cemento

 

che poi leggere  scendono sul suo seno

e mentre lei dorme e non s’accorge

che di speranza se ne fa a meno

 

 e radiosa nel silenzio che sorge

come un sole lentamente muore

e al buio la sua ani ma le porge

 

s’in frange sul petalo di un fiore.

Ferite d’orgoglio

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Le vele gelate

pure immagini di una tormenta

vele svanite

veste di donna che s’addormenta

Le ossa incantate

gesta divine dimenticate nel vino

Istinto e rancore

Istinto è rancore mai dimenticato

Spaventarsi

Perdersi e rinsavirsi senza colpo ferire

Ferite l’orgoglio

L’ultima volta

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Hanno portato via tutto

le scorte per una vita intera

il lutto, e delusa è la stella

e la sera? Raccoglie imbrogli

Ne cogli il profumo?

C’è umidità stanotte

e quante domande;

Parlavo alla luna

Dimmi tu il perchè.

Senza lode ne infamia

Incantarsi, incontrarsi

Scontrarsi per capirsi

hanno portato via tutto

dai banchi dell’essere

Sta per piovere ancora

Sta per piovere

L’ultima volta

Lager

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nuda e informe massa
ondeggia a passi veloci
in tondo
sempre più forte
colpi puntati addosso
paura di esistere
passi a logor la pelle
l’inizio come la fine
aria che aria non è
libertà che vita non è

un furto dei giorni
sciolti come l’oro del domani
sarà l’anetto del niente
sarà la pelle morta sulle mani

parole di nascosto a me che muoio
di nascosto a ronde di pedine anonime

ora sono cenere che vada nel cielo
lontano è quel fuoco di vita
ardeva in atrui cuore che in me si perdeva
lontano dal  domani rubato