Dignità

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​In viaggio, con poche certezze tra le mani. Quel che resta della dignità. Una fetta di speranza, da usare con prudenza e solo nei casi di estrema necessità. Il mare sa essere crudele, mai quanto gli uomini. Lungo la strada si perde tutto. E si fa in fretta a cambiare. Vorrei non dimenticare gli occhi che avevo, perché oltre il deserto c’è qualcosa di più grande. Qualcuno prega, qualcuno piega in silenzio un foglio di carta, come per cancellare per un attimo la propria identità. Ma la vita è più forte, a volte più del mare. Sa essere feroce, anche nella sua ingiustizia. Chissà se un giorno questo viaggio finirà e potrò di nuovo incontrare i miei occhi, persi. Se potrò ancora guardarli. E restituire loro quel che resta della dignità.

C’era una casa.

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C’era una casa, al limite del bosco. Era abbandonata a se stessa. Le foglie la nascondevano al mondo, ma non agli occhi di una donna, che aveva paura del suo sguardo riflesso sulla superficie dell’acqua. Faceva freddo quando si incontrarono. E c’era la luna. Si parlarono appena, ma si capirono in un attimo. C’era una casa, al limite del bosco. E ora aveva due occhi chiari.

Imparerei

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Imparerei dai silenzi, se soltanto non avessi voglia di urlare. Mi prenderei cura degli spazi, se dentro di me ci fosse più ordine. Ci sono fogli per terra, sogni ancora appesi ai muri. Stanze vuote e altre stracolme di roba che non userò mai più. C’è la musica che avvolge ogni cosa. E a lei i silenzi, non sono proprio mai piaciuti.

Con altri occhi

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​In punta di fioretto. All’angolo del palcoscenico. Una voce fuori campo. Un nome che non puoi dimenticare. Scendere alla fermata prima per sentirne il sapore, quello della pioggia scostante, in una stanza vuota. La punta della spada, una goccia di orgoglio. Gli occhi aperti, davanti ad altri occhi.

Parliamo d’amore

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​Parliamo d’amore, ogni tanto serve. Quante volte hai chiesto scusa per non aver trovato le parole, camminato in punta di piedi per non svegliare qualcuno. Giocato a un sogno, sapendo che non era un gioco. Mentito, perché la verità avrebbe fatto più male. 

Guardato con odio la notte, solo perché avresti desiderato un ultimo raggio di sole. Parliamo d’amore, se serve, quando l’unica risposta é di fronte a te. Ma ben oltre lo specchio.

L’inchiostro

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Piove a metà strada, tra la pagina lasciata in bianco e le sbavature di un volto riflesso nello specchio. Le nubi dissolte, a un passo dal pensiero. Il veleno, e il suo siero. Piove, dove il sentiero giunge. Si tinge di colori, come un arcobaleno inconsapevole. Se ne avessi paura, forse mi riparerei. Ma quest’acqua è vita, sono le mie dita a disegnare una musica sui tasti del pianoforte. Che stringono una stilografica, creando, con l’inchiostro, un mondo. Il nostro.

Non fa più male

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​Siamo noi, nello stomaco, ferite. Dentro agli occhi tante vite. E tra le dita, un sogno solo.

E il volo, quello che ci porta al mare, mi vuoi parlare? Guarda. C’è tutto il tempo. Ascolta. Anche se perdi, il tempo. É un’illusione.

Noi, inchiostro e notte. Noi, parole e note. Poi, é già mattina. No, non fa più male.

Impassibile

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Era impassibile, e impossibile non vederla. I suoi occhi si perdevano nella notte imminente. Abile nel gioco, nel fuoco incrociato. Con le carte giuste poteva ingannare il destino. Ma il velo di malinconia, la tradiva sempre. Implacabile, nella sinuosità delle sue illusioni.