Stringo al cuore una lettera

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C’è gente che urla fuori,

ed io ho paura.

Mi dicono: devi andare via.

Tu sei diverso.

Stringo al cuore una lettera,

chissà se la rileggeró.

Ha un sapore aspro, la vendetta.

Aspetta sulla porta, e ride.

Ci hanno tolto tutto,

presto non ci lasceranno nemmeno la vita.

Ho una stella sul braccio,

il mio cuore non ha più sangue da far girare.

Fuori fa freddo.

Nella mia valigia non c’è nulla che io possa indossare per non sentirlo.

I rumori sono sempre più forti.

Stanno arrivando.

Ho visto uomini ridere

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Ho visto uomini ridere,
appollaiati a un balcone,
Come sulla prua di una nave,
pronta ad andare a fondo.
Ma il capitano è l’ultimo a scendere,
dicono.
Ho visto uomini crederci,
Mentre l’acqua invadeva i loro polmoni.
Chi urla più forte vince.
Chi indica una strada prega,
che qualcuno lo segua.
Qualcuno vende pezzi della carta,
convinto siano soldi.
Ho visto uomini invocare la carta per il pane e il latte.
Ma la fame non la si scopre mai,
prima che giunga davvero.
Ho visto uomini gioire,
di aver cambiato il mondo.
Poco prima di averlo ucciso.

Siamo qui

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Mentre monto la culla,
mi guardo intorno e penso.
Questa sarà la tua camera,
il tuo piccolo mondo.
Quanto era diversa la mia vita,
quanto è cambiata.
E quanto cambierà ancora,
grazie a te.
Una vite, attaccare dei pezzi di legno.
Se tutti i momenti della vita fossero così chiari.
Invece sono governati dal caso.
Che ha scelto di fare incontrare me e la mamma. E di farti comparire all’orizzonte.
Sino a diventare così vicina.
La culla è quasi finita.
Così come l’attesa di te.
Non sappiamo quando arriverai.
Ma siamo qui.

Il deserto mi separa dalla mia vita

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Il deserto mi separa dalla mia vita.
Quella vecchia, fatta di guerra.
Degli occhi di mia madre,
che non poteva darmi di più.
I segni sulla pelle,
raccontano del mio viaggio.
Del male che mi è rimasto addosso.
Vorrei una vita vera,
in cui potermi guardare allo specchio.
Oltre le cicatrici.
Non riesco a sentirla ancora,
la puzza del sangue.
Degli escrementi seccati addosso,
perché loro potessero riderne.
Ma loro volevano soldi.
E mia madre non poteva mandarne.
Così ho rigettato singhiozzi indietro,
lacrime all’inferno.
Illudendomi, forse,
che un giorno avrei solcato il mare.
Che avrei avuto un’altra possibilità.
Che sarei riuscito a salvare anche mia madre.
Sta entrando acqua nel gommone.
Tutti gridano.
Alcuni di noi si stanno buttando nell’acqua gelida.
Una mamma stringe un neonato in braccio.
É buio, ma riesco a vederlo bene.
Nessuna delle due ha la forza di piangere.
Il deserto mi separa dalla mia vita,
il mare anche.

Sotto ai riflettori

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Quando sei sotto ai riflettori,
non riesci a guardare nessun altro negli occhi.
Ma ti fa sentire bene.
La solitudine bussa piano.
Quando le luci si spengono,
le paure tornano.
E sanno essere spietate.
Perché dal palco quel senso di vuoto non riesci a sentirlo.
Io l’ho capito per caso,
che con una biro e una piccola luce,
si può continuare a scrivere.
E scoprire che senza quelle luci,
riesci a guardarti negli occhi.
A scoprirti diverso,
senza il peso di doverti difendere.
Essere solo,
anche senza sentirti solo.
L’unico granello di sabbia che ti fa sentire vivo.
E a scoprire che in altri occhi puoi ritrovare te stesso.

Io il fascismo non lo rivoglio

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Io il fascismo non lo rivoglio.
Non voglio le discriminazioni.
I governi della caccia al diverso.
Io il fascismo non lo rivoglio.
I treni che partono verso posti migliori.
Corpi divenuti cenere.
Per difendere un popolo vergine,
ma sporco di sangue.
Io il fascismo non lo rivoglio,
con i roghi dei libri.
Delle idee.
Di chi vuole essere libero di pensare.
Io ho paura, lo ammetto.
Di chi si schiera a difesa della violenza.
Di chi minimizza.
Di chi sdrammatizza.
Io il fascismo non lo rivoglio.
L’ipocrisia di una marcia democratica su Roma.
L’annientamento di chi si oppone.
La distruzione della libertà.
Pezzo per pezzo, un po’ alla volta.
L’Italia è stata fascista.
Gli italiani lo sono stati.
Io sono italiano, il fascismo l’ho vissuto, però.
Attraverso le parole di chi lo ha vissuto.
Io sono italiano e continuerò a urlarlo.
Io il fascismo non lo rivoglio.

Inspiegabile

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Inspiegabile.
Il tuo viso che appare e scompare.
Un suono ritmico,
dicono sia il tuo cuore.
Sei così piccola,
e così forte da cambiare tutto.
Il mondo si ferma un attimo,
perché spiegarmelo è impossibile.
L’ultimo viaggio nel tuo silenzio ovattato,
Immerso in un mare di suoni lontani.
Presto sarai qui,
e non vediamo l’ora.
Una manina, una gamba.
Tutto ora è più tangibile,
ché sembra di poterti toccare.
Ti muovi, nuoti.
Ed è come se già ci volessi parlare.
E tutto è così inspiegabile,
proprio perché sta accadendo davvero.

Il tempo di un sospiro

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Il tempo di un sospiro,
le persiane ancora chiuse.
Quel giorno pioveva a dirotto.
E ora tutto sembra fermo.
Impresso in un tempo sospeso.
Solo un attimo più tardi,
e ora non sarei qui.
Fermo a osservare
Quella che è stata la mia casa,
da sempre.
Solo un attimo più tardi,
e sarei stato prigioniero,
anch’io della polvere.
Il tempo di un sospiro,
e ora sarei la mia malinconia.
Quel brivido in bilico,
tra una domanda,
sospesa anche lei,
come quel mostro.
Dio, perché?
Perché proprio adesso.
Anche secondo te è colpa nostra?
É quasi pronto il pranzo,
in tenda si mangia presto.
Faccio finta di non sentirlo,
il freddo che arriva.
Così due mesi,
mi sembrano una vita fa.
Il tempo di un sospiro,
quello spiraglio tra l’essere e lo sparire.
Chiudo il giubbotto.
Ora sono qui,
non voglio perdere più alcun istante.

Giochi di luce

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Giochi di luce,
raggi che entrano nella sua stanzetta.
E ogni tanto vedo il tuo sguardo perdersi,
come se avessi paura.
E a me che non sembra sia possibile
Perché nessuna meglio di te potrebbe farlo meglio,
regalare una vita, nutrirla, difenderla.
Giochi di luce,
perché anche noi che siamo grandi abbiamo paura del buio.
E quando anche il mio sguardo,
si perde nell’ultimo raggio di sole.
Penso a quanto io sia stato fortunato,
a incontrarti,
e costruire tutto un mondo che sembrava essersi perso.
E quanto è difficile iniziare a capire che cambierà tutto.
Che noi non saremo più gli stessi,
quando lei sarà qui.
Perché forse in quel momento avremo voglia di piangere,
perché solo la gioia più inspiegabile può farlo.
E sarà come quando un raggio di sole incontra una lacrima,
e sulle pareti di questa stanzetta nasceranno da sé,
i più bei giochi di luce che la vita ci poteva regalare.