Se mi guardo nello specchio, con il tempo che è passato. Sono solo più ricco più cattivo è più invecchiato.
Questi erano i versi di una canzone che ho amato da adolescente. E che infondo amo ancora. E la amo perché la vita è una fossa di serpenti.
E nonostante queste bisogna andare avanti. Non sono più ricco, forse più cattivo e certamente più invecchiato. Quando ho iniziato a scrivere era una cosa che riguardava me. Soltanto me. Ma quando ho iniziato a farlo parlando di quello che avevo intorno è cambiato tutto. Ho iniziato a sentire il peso che le mie parole potevano avere su chi mi leggeva, nonostante il mio fosse, come alcuni simpatici esponenti della musica indipendente definirono, un piccolo blog. Nulla è cambiato quando le parole sono state impresse su dei romanzi. Poi, sì. Qualcosa è cambiato. Ho iniziato ad avere paura. Paura di sbagliare, di trovarmi davanti a una sala con le sedie vuote. Paura che chi mi seguiva smettesse di farlo. Che mi aveva dato fiducia, me la togliesse.
Mi dimetto da falso poeta, da profeta di questo fanclub. Io non voglio insegnarvi la vita, perché ognuno la impara da sé.
Già, perché quando quell’incubo è diventato realtà ho visto bloccarsi la mia mano che stringeva la penna e con essa le idee che la muovevano. All’inizio è stato difficile capire che si trattava di un blocco. Di qualcosa che mi teneva fermo sulla griglia di partenza, mentre vedevo tutti gli altri correre.
Per ritrovarmi sono dovuto tornare indietro. Al momento in cui tutto è iniziato. E forse questo è avvenuto grazie alla nascita di mia figlia.
Me ne andrò nel rumore dei fischi. Sarò io a liberarvi di me. Di quel pazzo che grida nei dischi. Il bisogno d’amore che c’è.
E anche se chi mi seguiva mi ha voltato le spalle. Se chi mi ha dati fiducia poi me l’ha tolta, ho ricominciato a scrivere. Scrivere perché è una cosa che riguarda me. Soltanto me. Poco importa se troverete le mie parole dipinte su un piccolo blog o sulle porte dei cessi degli autogrill. Ma chi vorrà, le troverà. Perché c’è una cosa che a mia figlia non vorrei mai insegnare: ad arrendersi.
Nello specchio questa sera ho scoperto un altro volto, la mia anima è più vera della maschera che porto.
Ah, la canzone citata è ovviamente “Vaffanculo” di Marco Masini