La donna guardava fuori

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La donna guardava fuori,
in mezzo a un mondo distratto.
Forse il peso del silenzio,
o della malinconia.
Ma non parlava.
Fissava le auto sfrecciare,
sulla strada del ritorno verso casa.
Ma il mondo dimentica,
delle cambiali non pagate,
dei giorni messi nei cartoni,
di noi.
Di ciò che siamo stati.
Il riflesso sul vetro,
la mostrava più vecchia.
Mentre si sentiva bambina.
Preda dei ricordi,
dei sogni rimasti tali.
L’amore taglia in due,
inganna,
manda fuori strada.
Restano le ferite.
La donna guardava fuori,
in attesa di un amore,
che non sarebbe arrivato.

Photo by Marc-Olivier Jodoin on Unsplash
Text by Daniele Mosca

L’amore non si scrive

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L’amore non si scrive,
lo si metterebbe a nudo.
Esposto agli occhi sporchi.
Lo si nasconde,
tra lo spray delle scritte sui muri.
Tra le note rubate a un cantante.
Nella melodia sospesa,
urlata quando fuori piove.
L’amore è un codice.
Una linea sinfonica,
che oltrepassa pareti,
scavalca montagne.
Ma no, non si scrive.
Strapperesti mai il tuo cuore,
gettandolo sul marciapiede,
solo per dire che lo possiedi?
Il mio cuore non è mio.
É di chi ogni giorno lo fa battere.
Gli regala le parole per raccontare.
Di chi soffre,
senza avere il coraggio di gridare.
Di chi abbassa gli occhi,
perché ha paura.
Di chi vuole andar via,
quando vorrebbe restare.
L’amore non si scrive,
è la vita, i suoi istanti.
É un segreto che custodisco.
É un diario chiuso col lucchetto.
Ma chi lo conosce,
non avrá bisogno di chiavi.
Scrosterá ogni muro,
Ogni musica nell’aria.
E lo troverà.
E magari in quella piccola lacrima,
si ritroverà.
E quello sarà l’amore.

Photo by Unsplash
Text by Daniele Mosca

E se non ho tatuaggi

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Si diventa grandi,gli occhi stanchi.
Ci siamo fatti male,

creduto alle favole.

Ma eravamo soli,

quando iniziava a piovere.

Quando l’ultima stella, cadeva.

E se non ho tatuaggi,

è perché voglio ancora cambiare.

Fuggivo dagli sguardi,

perché nessuno potesse vedermi.

Il silenzio mi capiva,

l’emozione, non tradiva.

Ma resta ferma,

provaci, a cambiarmi.

A rendere viva, la pelle.

Le stelle, sono ancora lì.

Appese a una favola.

E io, ci credo.

Si diventa grandi,

mai abbastanza. 

Per imparare

A guardare, oltre le lacrime,

tatuate dentro di noi.
Photo by Aliyah Jamous on Unsplash

Text by Daniele Mosca 

 

Vicino

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Lontano dagli occhi,
lontano da cuore.
É un colore inatteso,
tra le mani, abbandonate.
Le note donate,
a un mare in tempesta.
Il tempo e il risveglio.
Ciò che si perde. E che resta.
Vibrano gli occhi,
un pensiero che passa.
Silenzioso,
come una stella che cade.
In quel mare, nel buio.
Una luce si nasconde.
Siamo così, lontani.
E diversi, persi.
Immersi nel domani.
Che è qui. Troppo vicino.

Photo by Unsplash
Text by Daniele Mosca

É la musica che apre quelle porte

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É la musica che apre quelle porte.
Dei pensieri incauti,
sporcati di storie.
Rubate, nascoste,
svendute al miglior offerente.
Buttai giù l’ultimo sorso di birra.
Non avevo più voglia di scrivere.
Salendo in auto,
Potevo rivedermi nello specchietto.
Ero invecchiato.
Forse qualcosa, però, l’avevo imparata.
Accesi l’autoradio.
Quella pessima stazione radio
a quell’ora passava sempre la solita canzone.
Ed era ciò di cui avevo bisogno.
Rimaneva sempre una lacrima,
in bilico,
come se non avesse il coraggio di buttarsi.
Ed era vero, in fondo.
Non ce l’aveva.
La vita corre in fretta,
come un treno che taglia in due la notte.
E attorno a noi, cambia tutto.
Un paesaggio che sfugge,
mentre cerchi il tuo riflesso nel finestrino.
La radio stava trasmettendo della pubblicità,
in quel momento.
Accesi l’auto e accelerai.
É sempre la musica che apre quelle porte,
e finché sarò ancora in grado di aprirle,
vorrà dire che sarò ancora vivo.
E che la radio trasmetterà una nuova canzone.

Photo by Unsplash
Text by Daniele Mosca

Io non sono perfetto

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Io non sono perfetto.
Ho sbagliato, sognato.
Infranto.
Cuori, vetri e desideri.
Ho dato calci ai muri,
perché quei muri erano una gabbia.
Ho parlato con rabbia,
cantato con il nodo in gola.
Spingendo l’auto più forte,
su una strada deserta.
Incrociando fari accesi nella notte.
Ed era come respirare.
La vita è anche questo.
Ritrovarsi soli a camminare per strada,
cercando un motivo,
uno soltanto per ritentare.
Per ritrovare la voglia di risalire su un palco.
Per ingannarsi, una volta ancora.
Perché è il pubblico quello che conta.
E vuole sapere chi sei davvero.
Anche quando stai male.
E quando fai male.
Un veleno che scorre sottopelle.
Vittima del tempo,
anima delle stelle.
Mentre attendo la luna piena.
Io non sono perfetto.
E nel chiarore dell’alba,
finalmente,
lo ammetto.

Photo by Unsplash
Text by Daniele Mosca

Ci penserai alla paura

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Ci sono partite e partite.
Tutte sono importanti.
Alcune ti cambiano la vita.
E sei a bordocampo,
i tifosi avversari urlano.
Cerchi di ingoiare la paura.
Sai che darai l’anima.
Chissà se basterà.
Ti sei guardato allo specchio.
Non sarà la stanchezza a fermarti.
Le curve stanno esplodendo.
Pochi minuti all’entrata in campo.
Concentrati.
Hai atteso questo momento da tanto.
Ora è il momento di giocare.
Ci penserai alla paura,
ma domani.

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Text by Daniele Mosca

Chi saresti

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Chi sarei,

se la pioggia non mi avesse bagnato.

Se le onde non mi avessero portato a largo.

Se non avessi provato paura.

Se non avessi imparato a nuotare.

Chi saresti,

se porgendomi la mano,

non ci avessi creduto.

Un gioco di sguardi,

di sogni e traguardi.

Di onde infrante sugli scogli.

Consigli sussurrati,

mentre il sole corre a nascondersi.

Chi saremmo,

se ora non fossimo qui,

a osservare due occhi,

grandi e curiosi,

che fino a poco fa non esistevano.

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Text by Daniele Mosca

Le tempeste sanno aspettare

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Lontano dal freddo,
dal glaciale incedere
di note stonate.
Fuochi incrociati,
a lambire ogni luogo
appeso a un soffitto leggero.
Il tocco soffice,
della parola sbagliata.
La lama,
a sorseggiare veleno.
Il brivido,
portato via dal vento.
Faceva freddo quel mattino.
Ero solo davanti a un mare in tempesta.
Ma dentro di me era anche peggio.
Un libro nello zaino,
a cui mancavano poche pagine.
Avrebbe atteso ancora.
Tutto il peso in un pensiero,
sfuggente.
Tutto il sole a riscaldare,
lentamente.
Il vento si è placato.
Non piove più.
Ma le tempeste sanno aspettare.

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Text by Daniele Mosca

Se vuoi la verità

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Io gioco con le parole,
con i silenzi.
Le note.
Ma quando resto solo,
sono una vittima,
come tutti.
Delle paure,
se non dei sogni.
Quando nella notte urlano.
Che li ho traditi.
Io gioco con le parole,
e troppe volte non basta.
Il mondo è ferocia,
sguardi che cambiano.
Se non sei in vetta.
Fermarsi è un reato,
per il quale si è considerati colpevoli.
Ai miei occhi di un tempo,
lo ricordo ogni giorno.
Mai dimenticato rabbia,
delusioni,
sogni che qualcuno ha infranto.
Mai perso la speranza,
per quanto possa averlo creduto.
Ma io gioco con le parole,
se vuoi la verità
guardami negli occhi.
Se quel coraggio non ce l’hai,
pensa a giocare.
Le parole sono una cosa seria.

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Text by Daniele Mosca