Sento il bisogno

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Sento il bisogno del mare,
del rumore delle onde.
Del vento sulla faccia.
Del sapore amaro del sale.
Di specchiarmi in qualcosa,
che mi ricordi chi sono.
Dell’alba, persa in un riflesso.
Della luce che ti abbaglia,
ma di cui non sai fare a meno.
Sento il bisogno del mare,
perché é come fare ordine, dentro.
Rimettere a posto anche ciò che fa male.
E che si deposita in fondo.
Mentre questa città ci avvelena.

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Text by Daniele Mosca

Torino è una città magica

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Torino è una città magica.
Con le sue vie antiche.
Il suo sapore di una rinascita,
sporcata dal fumo delle fabbriche.
Con la voglia di spiccare il volo,
di ridere.
Della sua amarezza,
delle ferite della sua storia.
Fredda,
stanca.
Lucida.
Innamorata della sua immagine,
riflessa sul Po.
Nei libri usati,
sotto i portici del centro.
Della sua malinconia,
nei bar all’ora di chiusura.
Torino è una donna regale,
che teme la povertà,
la solitudine delle sue periferie.
Delle strade abbandonate,
nei silenzi delle sue colline.
Torino è una donna morbida,
fasciata da un abito troppo stretto.
Che soffoca ogni sua risata.

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Text by Daniele Mosca

Ai bordi del ring

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Ai bordi del ring,
c’è sempre chi ci crede ancora.
Che non smette di voler combattere.
Consapevole.
Questo non è un film
E i colpi fanno male davvero.
Le ferite non si curano mai fino in fondo.
Il mondo è anche questo.
Guardo il pianoforte,
mi scappa un sospiro.
Se solo fossi stato più bravo.
Più coraggioso.
Se avessi avuto talento.
E invece, conosco solo la rabbia.
E quella, su un ring, serve sempre.
Ma non basta mai.
E quel momento arriva.
Lo sai sin dall’inizio.
Devi ritrovare la strada.
Ricordare da dove sei partito.
Consapevole.
Che tra poco suonerà la campanella.
E dovrai essere pronto a un altro round.

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Text by Daniele Mosca

Quante volte mi hai salvato

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Quante volte abbiamo litigato,
perché io non ero d’accordo.
Quante volte hai detto che ce l’avrei fatta,
anche quando non sembrava possibile.
Devi studiare,
mentre dicevano di smettere.
Prova ad amare,
quando l’odio era l’unico linguaggio.
Quante volte mi hai salvato,
senza che potessi accorgermene.
Quante volte hai giocato una schedina,
perché i soldi cambiassero tutto.
Quel giorno in cui mi comprasti una fisarmonica.
E avevi avuto ragione,
perché in quel momento iniziai ad amare la musica.
L’odio si tramutó in note, spesso stonate.
E forse non lo sai,
ma ho studiato, per quel che ho potuto.
E tengo ancora nel portafogli la tua schedina.
Magari un giorno la giocherò,
anche se credo di aver già vinto quello che era davvero importante.

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Text by Daniele Mosca

Oggi è la mia prima festa del papà

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Oggi è la festa del papà.
E per me è la prima volta.
Oggi ci sei tu.
E stringerti è ancora un’emozione che non so definire.
Un giorno saprai che le parole non mi sono mai mancate,
ma che nei momenti più importanti,
inspiegabilmente,
non riesco trovare quelle giuste.
La verità è che con te è festa tutti giorni.
Che io e la mamma non potremmo più fare a meno di te.
Che crescerti è qualcosa che ci riempie di orgoglio e felicità.
Ho perso la metrica,
ma non importa.
Le parole han bisogno dei loro spazi.
Dei loro luoghi.
E, soprattutto, dei loro tempi.
Oggi è la festa del papà.
E ho atteso per una vita intera di esserlo.
Di rendere felice te e la mamma.
Sicuramente non ci riuscirò sempre,
ma ci proverò.
Forse imparerò a trovare le parole giuste,
ma puoi star certa che resterò in silenzio
quando, per la prima volta,
mi chiamerai papà.
Forse tratteró una lacrima.
Avrò gli occhi lucidi.
E fingeró un colpo di tosse per non mostrare il nodo in gola.
Ma so che lo capirai lo stesso.
Che ti voglio bene.

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Text by Daniele

Le cose buone

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Hanno fatto anche cose buone.
Hanno costruito il sistema sociale.
Hanno bonificato le paludi.
Facevano rispettare le regole.

Dobbiamo essere obiettivi.

Hanno ucciso prigionieri politici.
Deportato ebrei e minoranze.
Bruciato i libri.
Imposto il pensiero di regime.
Ucciso la libertà di pensiero.
Creato un mondo di paura.

Dobbiamo essere obiettivi.
Obiettivi di questo nuovo fascismo,
travestito da giustizialismo.

Nessun regime.
Nessun pensiero imposto.
Nessuna discriminazione.

Si chiama libertà.

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Text by Daniele Mosca

Dormi. Veglia.

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Dormi. Veglia.
Non fidarti.
Il suo respiro è alcool.
Può infiammare.
E bruciarti.
Dormi. Veglia.
Perdere il controllo,
vuol dire perdersi.
Resta attenta.
I rumori sono una traccia.
I suoni nella mente.
I brividi mancati.
Una sagoma nel buio.
É una paura senza volto.
Dormi. Veglia.
Quel livido ti impedisce di vedere,
eppure non stai dormendo.
Accadrà ancora.
Lo sai.
E non vorresti saperlo.
La realtà è una bestia.
Un cocktail alcolico.
il cui sapore è dolce,
ma dal retrogusto amaro.

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Text by Daniele Mosca

Chi ero

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Chi ero,
quando la strada era immersa nella nebbia.
Nel dubbio, di essermi perso.
Nelle notti, tra anime e rabbia.
Alla ricerca di un mondo diverso.
Che poi, non cambiava mai.
Chi ero,
Nelle sfumature di uno specchio,
che scandisce come un metronomo, il tempo.
E il vento che soffia, nei miei occhi.
E la speranza, solitaria, non ha scampo.
E lo sai, che non muore mai.
Ma ti trasforma,
ti rende più cinico
Ed è per difesa, ti racconti.
Che è necessario, ti convinci.
La verità tu la conosci.
È chiara.
Lampante.
Trasparente
Il mondo è un bosco, di notte pieno di bestie.
E non lo cambierai tu.
Per questo, prima o poi,
devi imparare a difenderti.
Chi ero, non lo ricordo.
Ma so chi sono.
Ed è questo, tante volte,
a farmi davvero paura.

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Text by Daniele Mosca

Inespugnabile

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C’è un attimo.
Un preciso istante.
In cui mentre stai per fissare il foglio bianco,
scatta la scintilla.
Il detonatore.
Il momento in cui inizi a scrivere.
Una macchina infernale,
che costruisce,
disfa.
E ricrea.
Un castello inespugnabile.
Una nube di fumo,
che avvolge ogni cosa.
E lo sai, che non potrai fermarla.
Tutto è in quell’attimo.
Il protagonista che soffre,
lotta, cade,
ma che poi si rialza.
C’è un attimo.
Un preciso istante.
In cui mentre stai fissando il foglio bianco,
vedi la storia.

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Text by Daniele Mosca

Irraggiungibile

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La serratura scatta,
anche stanotte sarà ubriaco.
Copriró i miei occhi di ghiaccio.
Io, l’immensa forza che spaccio,
in dosi misurate.
Perché durino una vita intera.
Io, che urlo, mentre taccio.
In mezzo a un temporale,
nello sporco che non so raccontare.
Nella voglia di rialzarmi,
quando mi sussurra che non ce la farò.
Nel tempo in cui mi nascondo,
perché siamo quello che gli altri non vedono.
Volevo essere altro,
ma cosa vuol dire.
La vita consuma,
sfuma le sue passioni.
Fuma le ossessioni,
ci lascia qui a osservare una luna,
suadente, ingannevole.
La serratura scatta,
anche stanotte troverò un posto dentro me.
Irraggiungibile.

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Text by Daniele Mosca