Come le parole che non sono mai state dette

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Quante parole non sono state dette.
Quante bugie.
Quante volte avremmo bisogno di urlare.
Muri di gomma.
Ci assorbono,
come ingorghi all’ora di punta.
E noi lì,
a cercarne un motivo.
A costruirne trame.
Quanti sguardi sono rimasti a metà.
In bilico tra cielo e mare,
tra inganno e verità.
E ora le onde si infrangono con più forza,
sugli scogli delle nostre certezze.
Che vorrebbero essere leggere,
come gabbiani,
come le parole che non sono state mai dette.

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Text by Daniele Mosca

Non sarai mai abbastanza

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Lo sguardo fisso,
sulla tazza di caffè.
Vuota, ormai.
Dalla vetrina entra luce,
quasi mi fa bruciare gli occhi.
Abbiamo sognato,
sperato, lottato.
Ma sembra non bastare mai.
Per alcuni, almeno.
Non sarai mai abbastanza.
Avrei bisogno di un altro caffè.
Doppio, magari.
Ho chiuso il pc.
Non ho voglia di scrivere.
Solo di caffè.

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Text by Daniele Mosca

Prendersi cura

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C’è una luce rosse stamattina,
illumina strade e palazzi.
È il segno che ha smesso di piovere.
Poco lontano da qui,
c’è chi porta via il fango.
Chi non sa dove andare.
Il giorno si riprende tutto.
Anche le speranze che non accadrà più.
Ma non è vero.
E lo sappiamo tutti.
Chi vive qui, quei fiumi,
li conosce.
Ci è vissuto accanto sin dai primi passi.
Li ha visto crescere e tornare nel loro letto.
Ci è stato vicino quando erano arrabbiati.
C’è una luce rossa, stamattina.
L’acqua tornerà limpida.
I fiumi sono volubili.
Proprio come noi.
Per questo dovremmo prendercene cura.

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Text by Daniele Mosca

Fingere.

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Il nostro corpo, ci parla.
E lo fa spesso in silenzio.
Un piccolo dolore,
spesso svela più delle parole.
Ed è difficile,
se non impossibile,
spiegare la razionalità al cuore.
E forse nemmeno avrebbe senso.
Ci sono strade che vanno percorse.
Fino alla fine.
Anche quando hai male ai piedi.
E sai che non puoi fermarti.
Dovremmo ascoltarci di più.
Imparare a spiegare a noi stessi,
ai nostri organi,
tutte le nostre scelte.
Soprattutto quelle inevitabili.
Forse il nostro corpo capirá,
o, forse, imparerà a fingere,
perché si fida di noi.

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Nonostante

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Tutti abbiamo paura di qualcosa.
Del buio,
di un cane feroce.
Di innamorarsi.
Di star male,
di perderci.
Di cambiare.
Di morire.
Siamo umani.
Naufraghi i tutti i nostri difetti.
Noi e i nostri demoni.
Noi, alla ricerca degli angeli.
Crediamo sempre in qualcosa,
anche che, crescendo, quella paura passerà.
Invece, resta a farci compagnia.
E tante volte ci insegna ad andare avanti.
Nonostante.

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L’unica persona sulla terra

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Una bimba in fondo al mare,
stretta a sua madre.
L’unica persona sulla terra,
che avrebbe dato la vita, per lei.
Ma la guerra è guerra, dicono.
Un naufragio, onde alte come palazzi.
La vita inghiottita in un respiro.
Mentre loro navigano sereni,
sui loro divani.
Il sangue è lontano.
Il mare è una comoda vacanza.
Non il portale verso la vita.
Una bimba in fondo al mare.
E i nostri occhi, chiusi,
lacrimano per finta.
Rinchiusi in gabbie di specchi.
In cui lo straniero è proprio davanti a noi.

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Text by Daniele Mosca

La gabbia

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Scrivere è un’illusione. Fa sentire liberi. È la verità. Ma può essere anche una gabbia con le maglie così strette, fino a farti male. Con le mani legate e le idee confuse, non si può che pensare alla propria, di storia. Ma è un racconto sporcato di pensieri che implodono. Senza lucidità, prospettiva. Speranza, a volte. Scrivere è una terapia. Un viaggio astrale, che ti riporta a casa, mostrandoti che quella, però, non è più casa tua. Guardarsi dentro non è mai facile, fa quasi sempre male. Eppure, è lì che si nascondono le parole. L’unico luogo in cui andare a cercarle.

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Text by Daniele Mosca

Urla più forte

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Urla più forte. Il silenzio si stringe ai pensieri, attorno colori virtuali aggiungono ansia. Cerca le parole giuste, non le troverai nel discount, fuori dal quale sono tutti in coda. Scrivere deve far male, a te stesso, soprattutto. Fuori piovono ancora, suoni leggeri. E gocce senza peso. Intorno a noi, volti costruiti in laboratorio. Megafoni di un vuoto, in cui il silenzio annienta i sogni più profondi. E noi, non siamo pronti ad accettarlo.

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Text by Daniele Mosca

Raccontami

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Raccontami di chi eri,
quando le luci erano spente.
E sentivi il pubblico fuori.
Con la foglia di fuggire.
Quando ti dicevano di smetterla.
Quando la pioggia non ti bagnava più.
Il freddo ti faceva compagnia.
E la notte non ti faceva paura.
Delle stelle appese,
a un soffitto ridipinto di fresco.
Dell’autunno che arrivava,
e di te che non trovavi le parole.
Raccontami di chi sei,
dell’inchiostro e dei respiri.
Di cosa voglia dire essere padre,
anche se forse non lo sai davvero.

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Text by Daniele Mosca

I consigli della rabbia

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La rabbia è una buona consigliera, talvolta. Spinge a compiere gesti coraggiosi, che mai avresti fatto in altri contesti. Spinge il sangue al cervello con una tale forza da amplificare i pensieri. Per certi versi ha gli effetti di una droga. Potente, efficace, diretta. Come tutte le droghe, però, ha degli effetti negativi. Provoca assuefazione. Annebbia la lucidità. Acceca gli intenti. Siamo sinceri, ha quasi sempre una ragione ben fondata. Quello a cui non pensiamo mai è a quello che la rabbia lascia dentro. Alle scorie tossiche. Alla sensazione di amaro che resta in bocca. La maggior parte delle volte rende vulnerabili e immersi nei sensi di colpa. Con l’età ho capito che una sana e lucida cattiveria può fare stare meglio. Come quando ci si prepara a entrare in campo per una partita importante. Una cattiveria che ti dia la forza di difenderti e contrattaccare alla prima occasione. Chi si vanta di essere perfetto, luminoso, sempre giusto, fa semplicemente una sola cosa. Mente.Photo by UnsplashText by Daniele Mosca