L’asso

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Passo dopo passo e l’asso é nascosto. Il tavolo verde, la sua mente è altrove. Carta. Il tempo si è fermato. Carta. Gli occhi spenti di un uomo. Un’altra carta. Il desiderio ha un posto, segreto. Basta. Le  luci della strada abbagliano e si mischiano a quel che resta del sapore di rum. Resta, le avrebbe voluto dire. Se solo avesse mai voluto smettere di giocare. Ma le gomme stridono sull’asfalto viscido. Poi il sorpasso. Passo dopo passo, l’asso stretto tra le mani. Le pareti bianche e un uomo bianco di fronte a lui. “É stato fortunato”, ma la voce sembrava già troppo lontana.

Buonanotte

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​A chi pensa di sognare e inganna la notte. A chi ruba le parole per dare un luogo ai suoi pensieri. A chi parla, parla, parla, soltanto perché ha paura dei suoi silenzi. A chi gli specchi li conosce, ma preferisce guardare altrove. A chi ama e non ama, perché i petali rinascono sempre. A chi ascolta e non impara. A chi insegna che è meglio starsene zitti. A chi vuole sognare, perché non gli importa niente di tutto questo pensare.

Che la notte porti un consiglio, o che lasci dormire, semplicemente. #Buonanotte.

L’amore il giorno dopo

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​L’amore il giorno dopo l’ebrezza del mare, il vento freddo che congela gli occhi, la strade percorse a metà, le mete costruite sul mappamondo, i colori pastello che disegnano prati e visi, i sorrisi e le labbra, le storie raccontate fino a notte fonda, le note incastrate al desiderio di un’altra canzone, la pelle sulla pelle. Gli i vetri infranti, i sentimenti.

L’amore, il giorno dopo, ricomincia sempre il suo giro.

Ironia, usata male

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​Ironia, usata male. Due i casi che maggiormente mi hanno irritato. Il primo, storico se vogliamo. I continui richiami alla sfiga e tendenza a perdere di Marco Masini, battutine stupide che richiamano invece il periodo che invece portò l’artista a essere oscurato da una buona parte della platea di ascoltatori e di addetti ai lavori, fino ad arrivare al bullismo nei confronti di chi soltanto lo ascoltava. Secondo il simpaticissimo siparietto della patata bollente nei confronti di un sindaco cinque stelle, cavalcata e condivisa anche da diversi tesserati pd. Ecco, leggere queste cagate, perché tali sono, sulla mia bacheca mi infastidisce. Lo so che basterebbe un click per liberarmi di questo schifo, ma mi serve per capire che questo schifo esiste. Posso solo scriverne, purtroppo. L’ironia é una cosa seria, ma oggi va di moda essere pagliacci e provocatori. Sono due cose molto diverse.

Quel nodo in gola

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​Un nodo in gola. Note feroci che trovano una strada. Annientano le difese. Lo svolgimento di un tema che all’improvviso si blocca, perché qualcosa si è rotto. Il foglio ancora bianco, dopo ore di attesa. Il tempo che scorre, mentre corre l’allucinazione. E lo sai che basterebbe una canzone, perché le parole tornino a fluire. Perché la musica è quel fiume che trova il mare. E quel mare, per me, è quel nodo in gola.

Il primo passo

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​Potevo contare ogni tasto di quel pianoforte, cercare, ognuno di essi aveva una forma differente. Negli occhi di chi guardava quello strano mobile riuscivo a capirne il pensiero. Per loro erano tutti uguali. Il primo passo fu di sfiorare quei tasti. Ma non accadeva niente. Poi mi feci forza e con quella stessa forza provai a pigiare. Il suono era sgangherato, grezzo, ma a suo modo raccontava il viaggio che quella forza aveva fatto per raggiungere il martelletto e poi la corda, che aveva iniziato a vibrare tra le pareti di legno. Provai ancora, unendo due suoni, poi tre. Nessuno riusciva a crederci. E molti non ci credono ancora. Ma é così che la musica ha origine.

Inutile difendersi

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​Inutile difendersi quando la pioggia inizia a cadere all’improvviso, molto meglio rallentare e godersela. Tanto lo sai che non potrai evitare di bagnarti. I passi sanno assestarsi su un’andatura diversa, più lenta. Da quella dimensione si vedono le cose in modo diverso. Non necessariamente più chiaro. Solo diverso. All’inizio è più difficile, ma poi tutto diventa naturale. E sembra di vederlo un bimbo che inizia a camminare, mentre pensi che gli dovrai insegnare che nella vita non si impara a camminare una volta sola.

L’attesa

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​L’attesa. Quante volte siamo costretti a rimanere fermi ad aspettare qualcosa, che ci spetta, ci piace, ci serve, o che semplicemente non vogliamo. Le lancette girano, come indemoniate. Ma il tempo sembra essersi improvvisamente fermato. E forse una vera ragione non c’è, ma soltanto il colore opaco di una parete, l’anima consumata delle piastrelle, resa chiara da una luce troppo forte.  E chissà se anche il mio riflesso indossa gli stessi volti che ho di fronte, schermati dietro una forza che tante volte non c’è. Se sa ancora ridere, piangere. Capire. Quante volte scegliamo di rimanere fermi, a osservare qualcosa che non sia noi stessi?

Quel sapore amaro

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​Certe frasi sanno di salato, di quel gusto fin troppo amaro. E mi viene da stare zitto, quanto intorno il rumore è troppo forte. E la notte bussa e a passi lenti prende possesso di un solo pensiero. Ho pulito per bene i camerini e il palco del teatro. E ora brilla. Accendo i riflettori, cosicché possa scoprire punti ancora coperti dalla polvere. Questo silenzio é impressionante. Sul palco c’è ancora il pianoforte, che darei per saperlo suonare. Spengo le luci, torno a casa. E nel farlo scelgo di percorrere la strada più lunga. Certe frasi, sanno di salato, di quel gusto amaro, che soltanto il mare possiede.

Blogger senza Rolex e regole

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​Leggo da un po’ di tempo post acidi contro il disco di J-Ax e Fedez. Ora partiamo dal presupposto che non ho alcun interesse a parlarne bene, tuttavia credo si stia parlando senza sapere. È vero, sono entrambi molto seguiti dai più giovani, ma ignoriamo che intere generazioni sono cresciute a pane e Articolo 31 e posso assicurare che non tutti sono diventati delinquenti. Inoltre posso affermare, tenuto conto che scrivo da dieci anni e più recensioni musicali, che i testi scritti fino a ora dai due artisti non sono affatto merda come leggo sui social, Assenzio per esempio è un brano molto intenso e introspettivo, Vorrei ma non posto è una canzone ironica e surreale, ma purtroppo fin troppo vera e costruita musicalmente con uno stile moderno e accattivante. Questo per dire che prima di sentenziare bisognerebbe imparare ad ascoltare e non a giudicare per partito preso. Ma proprio perché voglio darvi ascolto sono andato ad analizzare Fedez, che ammetto di conoscere meno. Bene, nulla che somigli a un linguaggio da gangster come dichiara tizio dal suo blog, ma anzi brani come Tutto il contrario mettono in luce un punto di vista dissacrante, forse politicamente scorretto, ma che dichiara, come lo stesso titolo evidenzia, esattamente il contrario delle cose negative elencate. L’unico vero dissing é Veleno per topic, ma ho ascoltato di peggio. Insomma, non mi sembra che Jax e Fedez rovinino proprio nessun ragazzino, forse lo fa il pressapochismo e la necessità di fare like sparando a zero su tutto.