Dolcemente, malinconica

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Ho immaginato una luna così piena dal mostrare le sue vene, i pensieri e i battiti di un cuore di inchiostro, l’altro lato di un mostro dalle ali spezzate. Le note sbagliate, ai margini di una melodia primordiale. Avrei rubato il senso di ogni discorso per non cambiare la tonalità dei miei silenzi, ma avrei continuato a immaginarla così, la luna. Dolcemente malinconica, come solo lei sa essere.

Se avessi un figlio

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Se avessi un figlio, mi piacerebbe insegnargli che uomini e donne sono diversi. E che ognuno di loro, ogni uomo e ogni donna, é diverso. Tutto nasce da qui. E che si deve difendere questa diversità, perché è ciò che rende liberi. Perché la violenza può nascere anche dal niente, da una parola, uno sguardo, un divieto. Dalla discriminazione che si nasconde in modo subdolo nei muri artificiosi creati tra il presunto bene e il presunto male. Dal giudizio negativo di ciò che non conosciamo o che semplicemente non ci appartiene. Se avessi un figlio, mi piacerebbe insegnargli il rispetto.

Trovarmi

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Cercavo le parole come conchiglie sulla spiaggia, mentre il mare faceva troppo rumore. I passi sono sempre più difficili sulla sabbia, quando il vento sembra volerti fermare. Ma i pensieri sono più forti, ti spingono oltre. Il sole stava affondando nel rosso sangue. Più in lontananza la notte si faceva strada. Le navi salpavano verso chissà dove. E io continuavo a cercare le parole, ma furono loro a trovarmi.

Niente, se non quei due occhi

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Ci si poteva perdere, dentro quei due occhi. Con quel senso di vertigine che soltanto chi è in bilico tra cielo e terra può provare. Quel profumo che poteva fargli compiere quel passo in più. Quello che sarebbe stato sufficiente a farlo cadere nel vuoto. In quel momento però, non aveva paura. Niente se non un soffio di vento, un sospiro di troppo, poteva rompere il suo equilibrio. Niente, se non quei due occhi.

Credo che ogni donna

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Credo che ogni donna conosca un luogo dove tutto è perfetto, nella giusta collocazione, nello spazio e nel tempo. Dove cielo e mare si incontrano, come labbra in attesa di un bacio, nuvole in fuga su una distesa di azzurro. Navi che partono, sapendo che non potranno tornare. Perché la vita è una strada che va sempre avanti, oltre le distese di alberi, di campi appena arati, di notti trascorse a cercare un bagliore fuori dalla finestra. Credo che ogni donna conosca bene ogni ricordo, ogni istante della sua vita. Il presente e il passato. Perché, in fondo, il ricordo non può che essere il luogo più imperfetto, nello spazio e oltre il tempo. Su cui creare una nuova storia, renderla perfetta. E chiamarla futuro.

A chi vende illusioni

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Se avessi davvero scelto di scrivere, sarebbe tutto un altro discorso. Ma così non è mai stato. Era una necessità. Per questo non credo ai dispensatori di parole saccenti, a chi ha bisogno di una targa sulla porta, a chi sogna i soldi, più dell’adrenalina. A chi vende illusioni.  L’inchiostro non è un gioco, tanto meno un passatempo. E chi scrive solo dei colori più accesi e puri, semplicemente mente.

Tre gradini

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Tre gradini. Erano quelli che dovevo salire per raggiungere il primo palco. Tre interminabili gradini. Poi bisognava guardare in faccia le persone sedute in platea. Secondi che potevano raccontare una vita intera. Le prime note della base e un’esplosione di adrenalina, pochi istanti prima di dover cantare il primo verso. Quell’incertezza nel chiedersi ne sarò capace? Sbaglierò? Mi ricorderò tutto? Quello che non sapevo è che stava nascendo la voglia di raccontare la mia vita su quelle note e che non era una questione di ricordare o meno, ma si coraggio. Perché quando ti racconti, ti giudicano. Ti scrutano. E inevitabilmente qualcuno si sentirà in diritto di dirti come va la vita. Ma in quel momento sei già oltre. Da quei tre gradini non si può più tornare indietro.

Importa

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A chi vuoi che importi dei nostri pensieri, al passante che distrattamente cerca di rincorrere il suo treno, all’uomo che sta lavorando per coprire una buca nell’asfalto, alla donna che cerca il suo passato nella vetrina di un negozio, ai venditori di fumo pronti a trasformare il fumo in altro fumo. Importa a noi, alla necessità che abbiamo di guardarci oltre lo specchio.

Il dilemma

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Il dilemma di crederci, perderci e concederci. Un sussulto malcelato tra le pieghe di un pentagramma senza note. La nudità di una luna che lo sa di essere sensuale, per questo si nasconde. Avessimo il coraggio di crederci, la fiducia di perderci e l’onestà di concederci, potremmo iniziare a disegnare un semplice pallino tra una riga e un’altra, forse per molti non sarebbe che uno stupido scarabocchio, ma per qualcuno sarebbe l’inizio di una musica. Allora sí che sapremmo dove andare. E la luna, avrebbe anche lei il coraggio di mostrarsi.