Quando si parla di bullismo
Quando si parla di bullismo, bisognerebbe farlo con tatto e discrezione, per un motivo molto semplice: quasi tutti, in un modo o in un altro, lo abbiamo subito. I tempi sono cambiati, diventando violenti e sempre più imprevedibili. Diventa sempre più difficile dire ai ragazzini cosa fare, come farlo e soprattutto perché. Ed é così perché una volta gli equilibri erano diversi, ci si limitava alla scazzottata, agli insulti. Tutto ciò rimaneva confinato in un luogo lontano dalla propria famiglia, perché era una forma intima di autodeterminazione. Però, tra vittime ci si aiutava. Oggi il mondo sembra più subdolo, anche solo per l’avvento della tecnologia che ci annienta ogni giorno di più. Imparare o insegnare come convivere con la cattiveria, con le serpi, con l’impossibilità di reagire rappresenta un’impresa titanica per i genitori di oggi. Tutto cambia troppo velocemente, ma una cosa è certa: non sembra più il tempo di lasciare che un ragazzino rimanga isolato nella sua autodeterminazione, perché potrebbe non avere la forza necessaria per reagire. Quando si parla di bullismo, bisognerebbe farlo con tatto e discrezione. Per un semplice motivo: quasi tutti, anche inconsapevolmente, siamo stati il bullo di qualcuno. O potremmo diventarlo.