L’amarezza

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A volte l’amarezza arriva, la senti arrivare all’improvviso, senza fare troppo rumore. Sotto il peso della stanchezza di aver provato per tanto tempo a giocare una partita che sapevi di non poter vincere. Come quando cammini nel fango e le gambe si bloccano. Ogni sforzo sembra inutile. La verità è che le persone cambiano, nel bene o nel male, ma cambiano. E nessuno di noi è mai pronto ad accettarlo. Oggi si fa di tutto per far parlare di sé, tranne parlare con se stessi. A volte l’amarezza arriva non perché sei stanco di giocare, ma perché la partita é truccata.

#ilgiornochediventammoumani

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Una mitragliata di racconti dal cinismo amaro, che scavano nell’anima mettendo al centro del palco tutti quei pensieri che per tanti motivi non si esprimono. Paolo Zardi invece lo fa. E in modo intenso e profondo. Pillole di sentimenti controversi, fendenti che arrivano dritti sulla propria sensibilità, spesso manipolata dagli aspetti sociali e politicamente corretta. Ma in queste storie emerge una verità. Sommersa, ma é pur sempre una verità. Bella scrittura. Ottima tecnica. Storie raffinate e coinvolgenti. Uno scrittore come S maiuscola.

#PaoloZardi

#ilgiornochediventammoumani

Innocenti

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Uno scenario geopolitico complesso, personaggi politici cinici e pronti a immolare innocenti sull’altare del predominio economico dell’intero pianeta. A ferne le spese, gli innocenti. Gli estranei a questo meccanismo, che poi così estranei  non possono essere. Un periodo recessivo senza precedenti. Questo scacchiere storico non è una novità, ma i tifosi di Trump e Putin non sono soliti sfogliare troppi libri. 
Ps: stanotte c’è stato un attacco missilistico americano in Siria in risposta all’atto vile di Assad, spalleggiato da Putin.

Semplicemente ipocriti

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In un contesto storico decisamente nauseante e che ci riporta a un nuovo medioevo tossico, parlare di una strage di bambini sembra la normalità. Parliamo di diritti, ma siamo pronti a lederli. Siamo democratici, ma solo fino a quando fa comodo. Lasciano un senso di amarezza profonda, questi tempi. La sensazione di essere inermi. Così un dittatore è libero di distruggere vite e il senso più puro della libertà. Come quando si è costretti a convivere in una casa con una persona violenta e pericolosa, bisogna saperla prendere per evitare che si arrabbi. Le vittime con il tempo imparano a convivere con il male, alcune anche a pensare che quella sia la normalità. Questo accade però perché tutti si girano dall’altra parte, isolano le vittime, si voltano verso le apparenze colorate. Il male esiste. E va fronteggiato. Altrimenti non si è dalla parte giusta, si è solo e semplicemente ipocriti.

Ho immaginato

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Ho immaginato una stanza vuota con le pareti bianche, sulle quali attaccavo dei poster che in qualche modo mi rappresentassero. Poi mi affacciavo dall’unica finestra e osservavo. Dall’altra parte c’era una tizia che attaccava dei poster sulle pareti spoglie di una stanza vuota. Per poi capire che si trattava di un intero alveare colmo di stanze simili, ognuna vuota e con una finestra aperta su altre finestre su altre stanze. Ognuna con qualche poster sulle pareti e abitata da un individuo che voleva sentirsi diverso dagli altri.

Ho immaginato un mondo in cui nessuno poteva essere davvero se stesso, ma in cui tutti condividevano ciò che credevamo di essere. E poi ho capito a cosa servivano i social.

La moda del non dire

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Parlare di attentati non va di più di moda, ci si abitua a tutto in un mondo che vuole vestirsi da reality. Lo show deve far ridere, rilassare, al massimo far acquistare qualche prodotto. Ci guardiamo negli occhi, ma stiamo pensando ad altro, anche quando parliamo di cultura. Il nulla è punto nevralgico in mezzo a una valanga di informazioni. Eppure sono tutte lì, a ricordarci che non serve aver paura, quando inizi ad averne anche di te stesso. Parlare non va più di moda, tanto meno ascoltarsi.

Condivisione e pietà

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Per me il concetto di condivisione di un’emozione non è mai stato del tutto estraneo. Banalmente perché in alcune canzoni ho raccontato per filo e per segno le sensazioni che provavo in quei momenti. Tuttavia assisto a una sempre più intensa esposizione delle proprie intimità, come se ci fosse la necessità di mettersi in piazza per un po’ di consenso in più. Un fenomeno che assume dimensioni imbarazzanti e forse patologiche. Credo sia utile, importante e terapeutico scrivere, ne sono certo, anche di temi dolorosi, ma forse occorre fare attenzione a non superare il limite che esiste tra condividere un’emozione e far leva sulla pietà per renderla commerciale, per rispetto del tema di cui si sta trattando, almeno. Dicono che però il mondo stia andando in questa direzione, ma é un mondo che a me non piace. É questo il concetto che oggi vorrei condividere.

Si parla di autismo

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Si parla molto di autismo. Una sindrome difficile, anche solo da capire e comprendere per chi non la conosce dall’interno. Un’idea molto dettagliata me l’ha regalata un libro: Love Anthony di Lisa Genova. Il titolo italiano é Tre sassi bianchi, un romanzo grazie al quale l’autrice fa entrare il lettore nella mente di Anthony, svelando le architetture del pensiero e mettendo in luce un particolare importante: i metodi di ragionamento sono diversi per tutti e capirsi è un’arte. Sicuramente per approcciarsi in questo modo, oltre alle straordinarie capacitá narrative, é stata importante la conoscenza nel campo della neuropsichiatria dell’autrice. Un’opera che consiglio, sia da un punto di vista narrativo, sia per scoprire cos’è davvero l’autismo, come funziona nelle sue diverse sfumature. Un ottimo modo di parlare di autismo.

Occhio per occhio, l’occhio nero.

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La violenza domestica non inizia mai con pugno. Nasce e si sviluppa dai toni di voce e si concretizza con una minaccia silenziosa. Continua. Fa leva sulle esigenze economiche. Sembra invisibile, ma scava nelle ombre, fino ad arrivare alla dignità. Occhio per occhio, l’occhio nero. Le armi sono poche, spesso inesistenti, alcune scorrono sul filo leggero dell’inchiostro.