Incipit – Game Over

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E niente, non ce l’ho fatta. Ringrazio ancora tutti quelli che mi hanno votato.Ma al Salone Internazionale del Libro ci vedremo ugualmente con L’Equazione di Daniele Mosca

domenica 21, ore 10.30 per la presentazione e allo stand Regione Puglia con Les Flâneurs Edizioni

Grazie davvero

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Siamo quasi arrivati al termine di questa lunga campagna elettorale per portare il progetto #Larispostaénelnome in finale a Incipit Offresi. Grazie a tutti quelli che hanno votato e adottato questo lavoro. Un romanzo, certo. Ma anche un tema difficile: le dipendenze. Alle 12.00 si chiuderà il televoto e poi attenderemo l’esito che verrà comunicato mercoledì durante la semifinale del concorso. Due tra gli otto contendenti arriveranno alla finale che avrà luogo al Salone Internazionale del Libro. Non so come andrà, ma di una cosa sono certo: sono commosso dall’affetto che mi avete dimostrato ancora una volta. E per un aspirante scrittore riottoso quanto sconosciuto questo è il premio più importante. Grazie davvero.

Senza una meta

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Sentivo in radio quella canzone che urla “di quando corri in macchina alle due di notte, senza una meta, senza una strada, con gli occhi lucidi…” e mi è venuto da pensare a quante volte mi è capitato davvero di vivere una scena simile. A quante volte avrei voluto lasciare alle spalle tutto e correre, correre sempre più forte, senza sapere esattamente dove andare. Per poi ritrovarmi regolarmente al bar dell’autogrill a bere, un caffè, ovviamente. Perché non sono mai stato così aggressivo dal mettermi al volante brillo. Siamo quello che in realtà vogliamo essere. Stronzi, malinconici, solitari, incantati. Ingenui. E veri, maledettamente veri. Con o senza una penna in mano, vicini o lontani dai tasti di un pianoforte. Ecco, quanto sento quella canzone, però, un po’ di magone mi viene. Non so esattamente il motivo, ma credo perché a volte ho paura di perdere quella parte di me. Una parte di cui non saprei fare a meno. La mia parte più vera.

Vittima

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Chi è timido impara nella vita a scomparire, a rendersi trasparente. E, nel farlo, inizia a diventare sempre più visibile. Vittima, a volte, della cattiveria del branco. Delle parole al veleno. Forse a scrivere si inizia proprio così, per fronteggiare la paura di svanire. Il sogno è il palco, perché da lassù ogni cosa sembra  diversa. Non si può scomparire, ma rinascere.

“Spostato di un secondo” di Marco Masini 

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L’album “Spostato di un secondo” di Marco Masini é musicalmente maturo e completo. Sin dal primo brano “Ma quale felicità” si sente un sound elettronico miscelato con suoni più tradizionali e melodie ben costruite. “Nel tempo in cui sono tenuto a restare” é un brano moderno, ritmicamente evoluto e in cui si sente l’impronta di Zibba. Come non parlare di “Spostato di un secondo” che rappresenta una musicalità moderna e allo stesso tempo legata alle radici della musica cantautoriale italiana e in particolar modo al mondo di Masini, anche in questo caso contaminato dal talento di Zibba. Di taglio più classico é “Tu non esisti”, secondo singolo dell’album. “Invece di scriverti una canzone” é una canzone moderna e sentimentalmente cinica, ma profonda. “La massima espressione d’amore” é un brano dai toni più intimi e intensi, mentre “Guardiamoci negli occhi” apre un nuovo punto di vista di fronte all’attualità e agli aspetti sociali moderni. “All’altro capo di un filo” pone il tema di un sentimento in contrasto con la vita, con i desideri e con quello che si vorrebbe essere o diventare. “Qualcosa che cercavi altrove” racconta dell’istante che non si vive al massimo, di tutte le volte che si perde ciò che potremmo vivere, rimando in attesa di qualcosa che non forse è più vicina di quanto pensiamo. Un inno positivo é anche “La vita comincia”. “Una leggera a chi sarò” è uno sguardo al futuro, a quello che saremo. O che non diventeremo mai. L’album si conclude con la cover in versione elettro-pop del brano “Signor tenente” di Giorgio Faletti. Un album importante, carico di spunti e riflessioni. Musicalmente affascinante e moderno, pur mantenendo la musicalità cara ai fan di Marco Masini. Un bel disco, consigliatissimo.

#spostatodiunsecondo

Mai come oggi

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Mai come oggi é necessario ritrovare il senso della Resistenza. E opporsi alla deriva dei Nazionalismi che imperversano ormai in tutto il mondo. Meccanismi di pensiero che uniscono fino a schiacciare ogni ideale di libertà e uguaglianza. La storia racconta ciò che è stato, la cronaca ciò che è. Resta la volontà di riflettere e di non lasciarsi condizionare da chi urla più forte, dall’uomo al comando. Cedere al fascismo è stato uno dei più grandi errori della storia italiana. Non ripetiamolo.

Credere in se stessi

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Credo che quando si crede in qualcosa, si debba andare fino in fondo. Anche quando è dura, quando senti di non farcela più e gli ostacoli che inevitabilmente compaiono sul cammino sembrano sempre più insormontabili. Quando i silenzi feriscono, molto più delle parole. Credo che sia proprio quello il momento in cui diventa più importante credere in se stessi. E ricordarsi sempre che la partita dura novanta minuti.

Il labirinto di specchi

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Quando iniziai a scrivere sul tema del male contro se stesso, pensai che sarebbe stato utile a far capire quante volte per superare un ostacolo facciamo leva sul nostro lato oscuro. Sono passati degli anni dal primo testo, tuttavia credo ancora che anche le esperienze peggiori possano diventare un bagaglio di esperienza importante. Per questo non ho mai criminalizzato la rabbia, per esempio. É uno dei principali combustibili della vita. Spinge a reagire, se usato in giuste dosi. Credo poco in quelli che professano il positivismo a tutti i costi, banalmente perché essendo innaturale, non possono che apparire falsi e costruiti. Viviamo in un labirinto di specchi, dove ognuno di noi si vede con occhi deformati. Ci curiamo di ciò che pensano gli sconosciuti perché siamo noi i primi a non conoscere il nostro vero volto.

Incomprensibili

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Attimi, frammenti, incomprensibili. Abili giochi di luce, riflessi e bolle di sapone. Ma sono bravi con le parole, con esse mentono. I sensi insensibili, ad attendere, che passi la tormenta.  Attimi, frammenti. E spaventa, la distanza che ci lega al nostro stesso viso, ma ben oltre lo specchio.