Su una tela di neve

Pubblicato il Pubblicato in Pensieri, Poesie

Le notti disegnano tratti a carboncino su una tela di neve. Piccole luci appese a un cielo troppo grande. E poi c’è lei, quel viso in attesa di una sorpresa. L’incanto segreto, il veto incrociato. Quando le rime non servono, è bello anche solo guardarsi negli occhi. Godersi la notte. E imparare a disegnare a carboncino, su una tela di neve.

Ai miei silenzi

Pubblicato il Pubblicato in Pensieri

Taglierò in due parole, in spazi uguali. E tempi perfetti. Il giorno insegue il giorno. E al calar del sole, la notte cerca se stessa. Così, taglierò in due le parole, perché il significato si perda, nel vento e oltre. E parlerò ai miei silenzi.

All’inizio e alla fine

Pubblicato il Pubblicato in Pensieri

E così siamo arrivati agli auguri di fine e inizio anno. Come sempre è anche occasione per fare bilanci e per immaginare nuovi propositi, tipo fare un po’ di dieta (tanto sta cazzata la state pensando un po’ tutti). Il 2017 è stato un anno importante in cui sono accadute diverse cose. Matrimonio, prima di tutto. Un altro anno di esperienza lavorativa nel campo che ho sempre amato. E per quanto concerne gli aspetti più artistici, la pubblicazione del secondo romanzo. Spesso vi annoio con le mie considerazioni e polemiche, ma questo non vuol dire che non si continui a lavorare per realizzare sempre nuove cose. Questo nonostante gli ostacoli e le difficoltà che inevitabilmente si presentano lungo il cammino. Un pensiero va a tutti quelli che mi stanno accanto e credono in tutto quel che faccio, ma anche a chi non ci crede, perché le critiche danno ancora più carica per continuare. A loro modo, anche i detrattori hanno una qualche utilità. Per il futuro continuerò a lavorare a nuovi progetti, sia sul lavoro che nella vita privata, per i romanzi, inutile dirlo, molto dipenderà da voi, perché scrivere non è sempre un gioco, perché alla fiducia che mi è stata data deve corrispondere un risultato importante. E posso assicurarvi che la salita è molto, ms molto, dura. Tuttavia, la determinazione non manca. Concludo augurando a tutti un #buon2018 e un felice anno nuovo! 

#buonanno

“Non hai proprio un cazzo da fare, eh?”

Pubblicato il Pubblicato in Pensieri

“Non hai proprio un cazzo da fare, eh?”. Questa è la tipica frase che viene posta a un autore emergente che si appresta a parlare del proprio romanzo ai propri conoscenti. Capite bene che entusiasmo e autostima subiscono così un grosso colpo. Soprattutto se hai impegnato negli ultimi anni le tue notti a costruire trame e personaggi. Questo perché il sedicente autore di giorno lavora, fa un’altra vita, proprio come superman, ma senza quell’orrenda tutina attillata. E soprattutto senza i superpoteri, semmai con un grandissimo sonno arretrato. Lo so bene che sarebbe più bello e utile raccontare quanto sia bello scrivere, perché, diciamolo, scrivere è il momento più bello. Quelli in cui si è più se stessi. Poi la propria storia inizia un lungo viaggio, spesso tormentato. Un viaggio in cui l’autore svolge il ruolo di un inesperto Virgilio. Così ci si ritrova un giorno a guardare la propria immagine in una vetrina di Intimissimi (e lo so, siamo tutti uguali). Ci si scopre un po’ più scoloriti. Domande introspettive, autoanalisi, per poi capire che a mancare sono gli ideali che ti avevano da sempre contraddistinto. Certi mondi ti svuotano, lasciandoti in un involucro in cui non ti riconosci più. Stanco. E disilluso. E sia ben inteso, non sono i risultati il problema, perché le battaglie a quelli come me piacciono, ma aver intravisto nella solita vetrina di Intimissimi le facce alle proprie spalle. E solo in quel preciso istante averne capito le intenzioni. Scrivo perché per me è respirare. E se devo essere sincero mi importa poco niente del parere di blogger improvvisati, pseudo operatori di settore con i titoli stampati alla copisteria di fronte casa, filosofi da bar sport, quindi “sì, ho molto da fare, amo il mio lavoro, ma anche vedere le facce così buffe alle mie spalle, così piene di sé da non riuscire a vedersi davvero per ciò che sono davvero. Forse quando mi vedrò così vuoto, forse deciderò di fare un passo indietro. Per ora, seppur stanco e provato, continuo a recitare la parte che mi viene meglio. Essere me stesso.

Nuovo estratto da #LaMacchinadelSilenzio

Pubblicato il Pubblicato in #LMDS, La Macchina del Silenzio, Pensieri

Vienna

Davide si guardò intorno, poi lanciò uno sguardo privo di stupore alla facciata del palazzo della Secessione. La cupola d’oro era opera di Gustav Klimt; tutto il resto gli sembrava semplice e spartano. Salì i gradini che portavano verso l’ingresso dell’edificio per poter osservare la zona da un punto di vista differente. L’orario stabilito era passato da ben due minuti, ma nessuno lo aveva avvicinato. Attorno a lui c’erano soltanto turisti intenti a guardare improbabili planimetrie di quel palazzo. Per un attimo gli era parso di scorgere lo sguardo di un uomo in lontananza, oltre la strada. Cercò di mettere a fuoco l’immagine, ma la sua attenzione fu catturata dagli alberelli che troneggiavano accanto alla scalinata. Proprio in uno dei due enormi vasi ornamentali vide qualcosa. Si avvicinò ostentando disinvoltura e la raccolse. Era una semplice busta gialla senza alcuna scritta. Si guardò intorno ancora una volta e l’aprì. Ma all’interno c’era una fotografia. In quel momento sentì una forte fitta alla testa. Un dolore lancinante che negli ultimi anni non aveva fatto altro che aumentare d’intensità. Un’immagine si materializzò nella sua mente: un volto biancastro che spuntava da una superficie oscura. Si accasciò portandosi le mani alla testa, preda di una fitta più forte.

Per maggiori informazioni: qui e qui

Libertà di pensiero

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità, Pensieri

Un manipolo di esagitati di Forza Nuova, attaccano a volto coperto la sede di un giornale, reo di aver pubblicato un articolo che racconta un disegno più o meno occulto di correlazioni tra imprese e politica. Per chi non conoscesse Forza Nuova, si tratta di una formazione politica di estrema destra, con spiccate tendenze neonaziste. Potremmo derubricare la questione dicendo che si è trattato del gesto di una decina di fascisti, sappiamo che nelle curve degli stadi ce ne sono molti di più, ma questo gesto nasconde qualcosa di più preoccupante. O meglio, non nasconde più che queste formazioni sono ormai legittimate dal poterlo fare liberamente. Mostrando che la nostra cultura non vede nemmeno più il problema legato alla propaganda fascista e nazista. Io, invece, ricorderei a chi “crede nell’ordine” che la prima azione dei fascisti e dei nazisti per arrivare al potere è sempre stato cercare di sopprimere l’informazione e strutturare una cultura strumentale alla propaganda. Qui non è più un problema di sinistra o destra, ma di libertà. Perché è stata proprio quest’ultima a essere stata attaccata. La libertà di pensiero.

La scelta di Trump

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità, Pensieri

L’ultimo atto di Trump rappresenta una provocazione, da un punto di vista politico, ma soprattutto storico e culturale. La politica ormai sembra nutrirsi di questi personaggi che   sottovalutano la guerra, come si trattasse di un giocattolo elettorale. Una macchina del consenso. Ed è vero, non è certo la prima volta che accade. Ma nell’aria si sente un’aria sempre più pesante, un oscurantismo mascherato da diritto. Un gioco al ribasso dove la libertà è sacrificabile. Lo chiamano populismo, ma cosa lo differenzia dalla rabbia della gente che inneggiava al boia, a una giustizia sommaria e violenta? Il rinascimento è arrivato a seguito di un medioevo fin troppo lungo, un periodo che ogni uomo pensava di essersi lasciato alle spalle. Ma la storia è ciclica, così quei simboli di morte sono tornati tante volte a riaffacciarsi sotto forma di democrazia sociale. Simboli che oggi si riescono quasi a respirare. Spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme, però, riapre ferite ancestrali. Qualcosa per cui il mondo ha già versato fin troppo sangue. Trump ha usato una simbologia forte, che fa paura, molto più di quella usata da feroci dittatori. Scava nella genesi di un conflitto, non per evitarlo, ma per provocare. Alla politica di oggi sembra essere rimasta solo questo, provocare, come unico strumento. Agire sulle paure, le ferite. La rabbia. E chissà se domani saremo ancora dietro a un monitor a inneggiare a una giustizia sanguinaria, come popolani vestiti di stracci, a urlare ai bordi del patibolo. Gli uomini hanno bisogno del sangue, per sentirsi soddisfatti. Trump e suoi lo sanno, ma tutti siamo troppo occupati a sentirci liberi.

Il battesimo del buio, prequel de #LaMacchinadelSilenzio 

Pubblicato il Pubblicato in #LMDS, L'equazione - Il thriller, La Macchina del Silenzio, Pensieri

La stanza era disadorna, illuminata da un candeliere. Qualcuno lo spingeva verso un tavolo coperto da un telo bianco. Un altare. Davide era al porto e guardava il mare. Poco lontano c’era un gruppo di ragazzi tra i quali riusciva a scorgere Irina. In quel momento notò un ragazzo avvicinarsi a lei e sfiorarle le natiche. Lei si ritrasse. Davide si avvicinò e iniziò a fissare negli occhi il ragazzo. Era davanti all’altare. Percepiva attorno a sé rumori, voci, urla. Qualcuno gli stava scagliando sul viso dell’acqua. Hai osato sfidarmi, poppante? Il viso di Davide era a un millimetro da quello del ragazzo. Con la coda dell’occhio vide Irina indietreggiare. «Portatemela qui» ordinò il ragazzo. Davide era bloccato da scagnozzi. Vide altri due compari trascinare Irina e iniziare a spogliarla. «Troppo facile» disse una voce ruvida, con un forte accento del sud. Davide riconobbe il vecchio. «Voglio vedere un confronto ad armi pari». Davide prese al volo un oggetto che il vecchio gli aveva lanciato. Una chiave. «Questo poppante non sa guidare, Maestro». «E allora di cosa ti preoccupi, Jarkov?» replicò il vecchio. Davide guardò lo scafo usato nel contrabbando di sigarette e realizzò che Jarkov era contrabbandiere. Il Maestro spiegò le regole, ovvero che non c’erano regole. Chi riusciva a far ribaltare l’altro scafo vinceva. Davide salì a bordo dello scafo e fece mente locale sui rudimenti di navigazione. Jarkov aveva posizionato lo scafo in mare aperto, oltre la scogliera. Davide accese il motore. Dall’oblò riusciva a vedere Irina, attorniata da altre ragazze. Tra di loro notò uno sguardo. Due occhi neri. Il monaco recitava in una lingua incomprensibile. Gli porsero una spada. La alzò e la vide scagliarsi contro di lui. Trasalì. Senza rendersene conto era riuscito a muovere la bestia del mare verso il mare aperto. Lo scafo guidato da Jarkov iniziò a girargli intorno disegnando traiettorie perfette e sollevando onde. Davide aveva conosciuto il vecchio per caso nelle campagne e gli aveva mostrato l’interno di una grotta. Manovrò l’imbarcazione strattonando in direzione dell’altro natante e poi accelerò. La virata deve essere come la pennellata di un pittore, aveva detto il Maestro. Mosse la leva a sinistra e lo scafo rispose docilmente passando a pochi millimetri da quello di Jarkov facendolo ondeggiare. Vide la prua del natante del suo rivale puntare verso di lui. Cercava l’impatto. Virò sulla destra per schivarlo e si ritrovò di fronte la scogliera che si avvicinava nell’insenatura. Era in trappola. Accelerò e puntò verso la scogliera. La spada si era appoggiata sulla sua testa. Il monaco gli aveva chiesto di sputare e giurare sulla croce a otto punte. Indossava una tunica che gli dava fastidio, così come il cappuccio da cui spuntavano soltanto gli occhi. È solo un bambino, aveva detto qualcuno alle sue spalle. Soltanto pochi metri lo dividevano dalla scogliera. Virò sulla sinistra e accelerò ancora. Percepiva la vicinanza del fondo dello scafo agli scogli. Sentì un rumore metallico. Imprecò. Un altro stridio lacerante. Si aspettava di vedere lo scafo imbarcare acqua. Mantenne la traiettoria parallela alla scogliera. Virò improvvisamente. Un rumore sordo. Poi si riportò verso il largo. Non sentiva più il rombo alle sue spalle. Puntò la prua verso la scogliera e vide lo scafo di Jarkov semi ribaltato e incastrato sulla sabbia della secca e con la parte destra completamente distrutta. Si guardò le mani. Tremavano. Il Maestro sorrise, soddisfatto. Nella grotta il Maestro gli aveva mostrato le carte nautiche. Il bordo della scogliera era a filo del punto con maggiore profondità, poi c’era una secca. Fra il pubblico assiepato sul molo una ragazza con gli occhi neri non riusciva a trattenere il battito del suo cuore. Quella ragazza si chiamava Adriana.

Spinoff de #lequazione e Prequel de #LaMacchinadelSilenzio