Il deserto mi separa dalla mia vita

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Il deserto mi separa dalla mia vita.
Quella vecchia, fatta di guerra.
Degli occhi di mia madre,
che non poteva darmi di più.
I segni sulla pelle,
raccontano del mio viaggio.
Del male che mi è rimasto addosso.
Vorrei una vita vera,
in cui potermi guardare allo specchio.
Oltre le cicatrici.
Non riesco a sentirla ancora,
la puzza del sangue.
Degli escrementi seccati addosso,
perché loro potessero riderne.
Ma loro volevano soldi.
E mia madre non poteva mandarne.
Così ho rigettato singhiozzi indietro,
lacrime all’inferno.
Illudendomi, forse,
che un giorno avrei solcato il mare.
Che avrei avuto un’altra possibilità.
Che sarei riuscito a salvare anche mia madre.
Sta entrando acqua nel gommone.
Tutti gridano.
Alcuni di noi si stanno buttando nell’acqua gelida.
Una mamma stringe un neonato in braccio.
É buio, ma riesco a vederlo bene.
Nessuna delle due ha la forza di piangere.
Il deserto mi separa dalla mia vita,
il mare anche.

Sotto ai riflettori

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Quando sei sotto ai riflettori,
non riesci a guardare nessun altro negli occhi.
Ma ti fa sentire bene.
La solitudine bussa piano.
Quando le luci si spengono,
le paure tornano.
E sanno essere spietate.
Perché dal palco quel senso di vuoto non riesci a sentirlo.
Io l’ho capito per caso,
che con una biro e una piccola luce,
si può continuare a scrivere.
E scoprire che senza quelle luci,
riesci a guardarti negli occhi.
A scoprirti diverso,
senza il peso di doverti difendere.
Essere solo,
anche senza sentirti solo.
L’unico granello di sabbia che ti fa sentire vivo.
E a scoprire che in altri occhi puoi ritrovare te stesso.

Io il fascismo non lo rivoglio

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Io il fascismo non lo rivoglio.
Non voglio le discriminazioni.
I governi della caccia al diverso.
Io il fascismo non lo rivoglio.
I treni che partono verso posti migliori.
Corpi divenuti cenere.
Per difendere un popolo vergine,
ma sporco di sangue.
Io il fascismo non lo rivoglio,
con i roghi dei libri.
Delle idee.
Di chi vuole essere libero di pensare.
Io ho paura, lo ammetto.
Di chi si schiera a difesa della violenza.
Di chi minimizza.
Di chi sdrammatizza.
Io il fascismo non lo rivoglio.
L’ipocrisia di una marcia democratica su Roma.
L’annientamento di chi si oppone.
La distruzione della libertà.
Pezzo per pezzo, un po’ alla volta.
L’Italia è stata fascista.
Gli italiani lo sono stati.
Io sono italiano, il fascismo l’ho vissuto, però.
Attraverso le parole di chi lo ha vissuto.
Io sono italiano e continuerò a urlarlo.
Io il fascismo non lo rivoglio.

Intervista ad Amelia Tipaldi, autrice del libro “Come si fa il latte della mamma”

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Vi ho parlato del nuovo libro “Come si fa il latte della mamma” di Amelia Tipaldi e Carlotta Passarini. Ecco una breve intervista all’autrice del testo Amelia
Mamma, raccontami una storia

Come è nata l’idea di questo libro?

L’idea è nata già dieci anni fa con la nascita del mio primo bambino,
cercavo libri per bambini che parlassero di allattamento, ce n’erano
pochissimi.
Si vedevano soprattutto neonati con ciucci e biberon. Ho pensato che mi
sarebbe piaciuto scrivere un libro per bambini che mostrasse la mamma
allattare.
Nel frattempo ho avuto altri due bambini e sono diventata consulente alla
pari per l’allattamento al seno.
Una notte di un anno fa circa ho scritto una poesia che rispondeva alle
domande che fanno i bambini e le mamme sull’allattamento.
La poesia ha avuto un grande successo su Facebook ed è arrivata al Leone
Verde che ha deciso di pubblicarla.

A chi è rivolta la tua opera?

Il libro è per i bambini che si pongono domande tipo da dove viene il latte
della mamma? Domande che si pongono ad esempio quando nasce il fratellino.
Ma è un libro adatto anche alle mamme che allattano e alle mamme in attesa
per augurargli un buon allattamento.

Affronti il tema del senso di colpa della mamma, sia quando ha paura che non
potrà allattare, sia quando non sa quando sia il momento giusto per
smettere, esiste un momento giusto per ogni cosa?

Ogni allattamento è una storia a sè, io stessa ho allattato i miei tre
bambini e con ognuno è stato diverso, durata, approccio ecc.. ogni mamma sa
cosa è meglio per sè e per il suo bambino.
Spesso invece molti interferiscono dettando tempi e modalità e questo crea
ansie e sensi di colpa.

Ci racconti perché hai scelto un formato che unisce parole e immagini
(splendide, tra l’altro)?

E’ stata una scelta naturale, la poesia è una forma di comunicazione molto
versatile e se affiancata da illustrazioni viene arricchita ancor di più di
emozioni che restano indelebili.
Le illustrazioni per i bambini più piccoli può offrire ulteriori spunti di
riflessione e per le mamme può essere una fonte di ispirazione.

Qual è il consiglio che senti di dare a una neo mamme che si appresta ad
allattare?

Di avere fiducia in se stesse e nel proprio bambino e nel caso si avesse
qualche difficoltà iniziale non aver paura a chiedere il supporto di
esperti.

Ti vedremo in giro prossimamente per parlare del tuo libro?

Il 19 ottobre sarò all’ospedale di Settimo Torinese durante il convegno
“Gocce di Latte”
Alcune associazioni di sostegno alle mamme mi hanno chiesto di presentare il
libro nelle loro sedi, stiamo definendo le date.
Vi terrò aggiornati di sicuro.

Ringrazio Amelia per la gentile collaborazione.

Inspiegabile

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Inspiegabile.
Il tuo viso che appare e scompare.
Un suono ritmico,
dicono sia il tuo cuore.
Sei così piccola,
e così forte da cambiare tutto.
Il mondo si ferma un attimo,
perché spiegarmelo è impossibile.
L’ultimo viaggio nel tuo silenzio ovattato,
Immerso in un mare di suoni lontani.
Presto sarai qui,
e non vediamo l’ora.
Una manina, una gamba.
Tutto ora è più tangibile,
ché sembra di poterti toccare.
Ti muovi, nuoti.
Ed è come se già ci volessi parlare.
E tutto è così inspiegabile,
proprio perché sta accadendo davvero.

Il tempo di un sospiro

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Il tempo di un sospiro,
le persiane ancora chiuse.
Quel giorno pioveva a dirotto.
E ora tutto sembra fermo.
Impresso in un tempo sospeso.
Solo un attimo più tardi,
e ora non sarei qui.
Fermo a osservare
Quella che è stata la mia casa,
da sempre.
Solo un attimo più tardi,
e sarei stato prigioniero,
anch’io della polvere.
Il tempo di un sospiro,
e ora sarei la mia malinconia.
Quel brivido in bilico,
tra una domanda,
sospesa anche lei,
come quel mostro.
Dio, perché?
Perché proprio adesso.
Anche secondo te è colpa nostra?
É quasi pronto il pranzo,
in tenda si mangia presto.
Faccio finta di non sentirlo,
il freddo che arriva.
Così due mesi,
mi sembrano una vita fa.
Il tempo di un sospiro,
quello spiraglio tra l’essere e lo sparire.
Chiudo il giubbotto.
Ora sono qui,
non voglio perdere più alcun istante.

Giochi di luce

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Giochi di luce,
raggi che entrano nella sua stanzetta.
E ogni tanto vedo il tuo sguardo perdersi,
come se avessi paura.
E a me che non sembra sia possibile
Perché nessuna meglio di te potrebbe farlo meglio,
regalare una vita, nutrirla, difenderla.
Giochi di luce,
perché anche noi che siamo grandi abbiamo paura del buio.
E quando anche il mio sguardo,
si perde nell’ultimo raggio di sole.
Penso a quanto io sia stato fortunato,
a incontrarti,
e costruire tutto un mondo che sembrava essersi perso.
E quanto è difficile iniziare a capire che cambierà tutto.
Che noi non saremo più gli stessi,
quando lei sarà qui.
Perché forse in quel momento avremo voglia di piangere,
perché solo la gioia più inspiegabile può farlo.
E sarà come quando un raggio di sole incontra una lacrima,
e sulle pareti di questa stanzetta nasceranno da sé,
i più bei giochi di luce che la vita ci poteva regalare.

Loro non lo sanno

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Il tuo cuore in guerra,
sporco di polvere.
Violato.
Ti urlano addosso,
anche quando ti guardano.
Un inferno alle spalle,
uno di fronte.
Colori diversi,
diverse parole.
E tutte sanno farti del male.
Dicono che devi andar via.
Che il tuo posto è la polvere,
è la guerra.
Mentre tu vorresti vivere,
bagnarti gli occhi solo di lacrime di gioia.
Provare a dimenticare,
anche quando sai che non potrai mai farlo.
Loro non lo sanno,
che di notte non dormi.
Che senti sulla pelle lo sporco di quelle mani.
Loro non lo sanno,
che piangi di nascosto.
Perché ti hanno insegnato a non farlo.
E tutto questo,
loro non riusciranno mai a capirlo.

É quasi tutto pronto

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É quasi tutto pronto.
La culla in cui dormirai,
i vestitini che indosserai.
Il passeggino per portarti a casa.
La giostrina.
É un mondo che cambia,
un libro che si chiude,
per far spazio a una favola.
É quasi tutto pronto,
mentre fatico a guardarmi nello specchio.
Non sembra nemmeno vero.
La mamma forse riesce già a capirlo,
che stai per arrivare davvero.
L’aria sembra avere un sapore diverso.
C’è incredulità e paura,
stupore e felicità,
dubbio e certezza.
É quasi tutto pronto,
una borsa pronta,
con dentro le nostre vite,
che cambiano.
E la tua, che è già con noi.