Guardati. Il vento muove i capelli, mentre il sole, annega. Non saranno i colori, a salvare quella lacrima, silenziosa e inaspettata. Che brucia sulla pelle. Che segna e fa rumore. Che insegna e dimentica. No, non sei più la stessa. Ogni tua immagine è svanita, ogni istante, scivolato via. Scandito da un tempo feroce. Guardati, Il suono del vento, rompe il silenzio. Ma alcune parole, restano lì. Appese a quel cielo, distratto, indifferente. Che riflettono uno sguardo, di un tempo, che nessuna musica racconta più. Lacrima, guardati. Se anche ti perdessi in quel mare, un giorno ti ritroveresti. Ora, vai. E abbi cura di te.
Fuori piove e sembra già inverno. Non posso dire che faccia freddo, ma l’estate sembra ormai già lontana. All’orizzonte ci sono tante novità e tante cose da fare. A volte sembra che settembre sia il luogo dei bilanci molto più che Capodanno. Sarà perché lo si associa sempre al ritorno a scuola dopo le vacanze. Quel momento in bilico tra passato e presente. Un limbo di sensazioni che non riescono ancora a esprimersi, ma che lo faranno presto. Nel frattempo inizio a leggere un nuovo libro. E poi, vedremo.
Steve Bannon è stato arrestato per frode fiscale. Detto così potrebbe non interessare a nessuno, se non fosse che si tratta di uno stratega politico che ha mosso le pedine negli ultimi anni. È colui che ha lavorato alla campagna politivadi Trump, ma anche di diverse realtà politiche italiane, come Movimento Cinque Stelle e Lega. In poche parole è uno degli ispiratori dei movimenti “sovranista”, ma la domanda che lascio è questa, può essere un caso che questo stia accadendo a pochi mesi dalle elezioni presidenziali americane, in cui si giocherà, appunto, la riconferma di Trump? Potrebbe essere un indizio per capire che è in corso una rimodulazione degli equilibri politici e che il “sovranismo” non rappresenta più “la moda del momento”?
Quando leggo le polemiche che riguardano l’uso delle mascherine, non posso che sentirmi sconfortato. Ma partiamo dal principio. La mascherina è un D.P.I., Dispositivo di Protezione Individuale, serve a mitigare i rischi di contagio in una fase delicata come quella che stiamo vivendo. Risolve il problema al cento per cento? Certo che no. Ma il suo utilizzo fa parte di un piano che prevede il distanziamento sociale come prima precauzione. Problema risolto? Ovviamente no, e non può che essere così quando si parla di mitigazione del rischio. Il tema delle polemiche va ben oltre, si nega l’esistenza del virus. In realtà il tormentone ormai noto “Non ce n’é Coviddi” nasce da una battuta di un cittadino fatta durante un’intervisita , utilizzata poi per colpevolizzare i più giovani, colpevoli, secondo i media, di far riprendere i contagi. La gestione di un’emergenza come questa passa attraverso azioni reali volte a mantenere funzionale il sistema sanitario, nonostante la crisi. Ed è per questo che è necessario continuare ad attuare meccanismi di mitigazione del rischio di contagio. Con buona pace dei santoni, virologi super star in astinenza da telecamere, tuttologi.
Personalmente mi affascina poco il tema di apertura o chiusura delle discoteche, è un’attività che nasce come centro di aggregazione, trovo un controsenso il concetto di distanziamento in un luogo così. E capisco che ballare con la mascherina sia impensabile. Forse quel tipo di attività non doveva essere riaperta, per analogia con quanto fatto per i concerti.
Personalmente non penso che centinaia di persone che si svegliano e si alleano sui social per auto convincersi di qualcosa possano essere definiti “la vera informazione”. Penso che si debba ragionare con la propria testa, penso che molto giovani siano percettamente capaci di farlo, così come credo che faccia comodo pensare che non lo facciano.
Il tema importante in tutto questo marasma di problematiche resta l’apertura delle scuole, anche come indicazione sicura nei confronti dei più giovani. Per dare un segnale che la scuola è il pilastro sul quale si fonda la nostra società, non può e non deve essere percepita come qualcosa di meno importante del turismo, del commercio e addirittura del divertimento. Questo sarebbe l’errore più imperdonabile. Ed è già stato fatto. Da tutte le parti politiche.
#Vittima2117 é un thriller molto differente rispetto agli altri romanzi della serie #SezioneQ di Jussi adler Olsen, ma non per questo non meno affascinante. Il tema principale è il passato di uno dei personaggi più enignatici della serie: Assad. Un suo acerrimo nemico é tornato dal passato per portare a termine la sua vendetta. Il piano prevede un attentato terroristico in Germania, che coinvolge la famiglia di Assad. Il lettore assiste alla preparazione di questo attacco e contemporaneamente alle indagine per svelarlo, anche attraverso gli occhi di un giornalista, entrato suo maldrado in contatto con l’attentatore: Gaalib. A tratti il romanzo rallenta, come per dare il tempo al lettore di assimolare ogni scena e soprattutto i pensieri di Assad, che ne emerge completamente in modo diverso rispetto alle puntate precedenti. Ma non stupisce troppo. Il romanzo lascia in qualche modo spiazzati, perché fa riflettere su quello che sarà il futuro di Assad, ma anche di Carl, che anche in questo caso lo aiuta in un momento così difficile, mentre anche la sua vita sta per cambiare.
Ventuno mesi di noi, di momenti, di rincorse perché di ascoltare sembra tu non ne abbia minimamente intenzione. Di bagnetti al mare, di nanne tutti insieme. Di pianti in macchina perché nessuno riesce a recuperare il tuo ciuccio che hai violentemente sputato in luoghi dell’auto di cui non conoscevo l’esistenza e nell’unico tratto di autostrada in cui non ti puoi fermare nemmeno per sbaglio. Di camminate sotto il sole rovente perché ti sei addormentata in spiaggia e toglierti dal passeggino per salire su un qualsiasi mezzo di locomozione vorrebbe dire scatenare l’inferno. Siamo anche questo, momenti. È bello anche raccontare il backstage delle fotografie. Perché si sa, dietro ogni bella foto ci sono decine di scatti che nessuno vedrà mai.
L’estate è da sempre la stagione degli arrivi e delle partenze. Dei desideri, del sale sulla pelle, delle corse a perdifiato sulla spiaggia. Degli amori lasciati a metà. Di una valigia sempre troppo piccola, per contenere i ricordi. Che, si sá, prima o poi svaniranno comunque. L’estate è da sempre un porto, dal quale partono e tornano navi. Seguendo rotte sempre diverse. L’estate è un gioco, ma è anche qualcosa di maledettamente serio. Questa estate è stara diversa, saranno state le mascherine da indossare, ma è come se fosse mancato qualcosa. Forse la paura per ciò che abbiamo vissuto, o per quello che potremmo ancora vivere, ma così è. Anche quest’anno salutiamo il mare, sperando di rivederlo presto, magari con più serenità e con meno stanchezza addosso, o dentro, forse.
Chi sei, quando scivoli nel sonno. E i sogni iniziano a svelarsi. Quando scrivi sui muri. Quando vorresti abbatterli, quei muri. Chi sei, quando finisci un libro, senza riuscire a uscirne. Quando lo sai, che eri un illuso. Che il mondo è solo quello che vedi. Chi sei, quando ti svegli. E non ricordi più cosa avevi sognato. C’è un muro scrostato, in fondo alla via. Nascoste dall’intonaco, frasi impresse con l’inchiostro. Quello che vedi, era il mondo che volevi cambiare, il nostro.