Notredame: perché non hanno usato lo spegnimento dall’alto

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Le cattedrali gotiche sono caratterizzate da un sistema di pesi e contrappesi, per questo l’incendio di #notredame ha destato diverse preoccupazioni, in particolar modo per quanto concerne le tecniche di spegnimento. Per sostenere le altissime pareti verticali e mantenerle leggere i maestri costruttori del tempo hanno previsto la presenza di ampie vetrate, ovvero i rosoni e le vetrate verticali. Sulla parte alta sono presenti diverse statue e ovviamente il tetto sorretto dalle pareri. Uno dei temi che per esempio non era presente nei nostri territori era il vento. Infatti per poter costruire strutture così alte avevano ideato un sistema di puntali per scaricare a terra le sollecitazioni create dal vento e che si trasferiva attraverso le pareti. Questa è chiaramente una semplificazione per far capire quanto fosse critica la situazione, ovvero la presenza di un incendio che destabilizzava man mano la distribuzione dei carichi e contestualmente il vento che da una parte alimentava l’incendio stesso e dall’altra sollecitava la struttura verticale. Il rischio era ovviamente il collasso delle pareti verso l’interno. Questo tema é stato sicuramente un fattore che ha determinato la scelta di evitare l’utilizzo di sistemi di spegnimento delle fiamme dall’alto, ovvero con Canadair o elicotteri. Per fortuna la struttura è salva, così come le vetrate. La ricostruzione sarà un lavoro lungo e non facile, ma #notredame è stata salvata grazie alle scelte degli uomini che sono intervenuti in fase di emergenza.

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Text by Daniele

La #festadellibro si è conclusa

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Si è conclusa la #festadellibro di Orbassano, intanto ringrazio i nuovi lettori che mi hanno dato fiducia scegliendo #LaMacchinadelSilenzio. Qui come sulla carta i lettori sono il vero motore della scrittura. Abbiamo presentato il nuovo romanzo #comeunarandagia di Anna Serra che ora inizia il suo cammino. Ci rivedremo al Salone del Libro. Ormai manca poco. Vi lascio alcuni scatti di questo weekend.

Ci rivedremo

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Ci rivedremo.
Nonostante le nostre paure.
Le strade che ci dividono.
Le guerre, che ti hanno sporcato il viso.
Ti hanno ferita.
Quante volte ti sei rialzata,
e ti rialzerai.
Anche questa volta.
Passerà la cenere,
le sirene smetteranno di suonare.
Ti ritroverai in silenzio,
e dovrai guardarti allo specchio.
E farà male.
Ma ci saremo.
E ti guarderemo con lo splendore di sempre.
Perché noi ci rivedremo.#notredame

Le cose buone

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Hanno fatto anche cose buone.
Hanno costruito il sistema sociale.
Hanno bonificato le paludi.
Facevano rispettare le regole.

Dobbiamo essere obiettivi.

Hanno ucciso prigionieri politici.
Deportato ebrei e minoranze.
Bruciato i libri.
Imposto il pensiero di regime.
Ucciso la libertà di pensiero.
Creato un mondo di paura.

Dobbiamo essere obiettivi.
Obiettivi di questo nuovo fascismo,
travestito da giustizialismo.

Nessun regime.
Nessun pensiero imposto.
Nessuna discriminazione.

Si chiama libertà.

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Text by Daniele Mosca

Dormi. Veglia.

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Dormi. Veglia.
Non fidarti.
Il suo respiro è alcool.
Può infiammare.
E bruciarti.
Dormi. Veglia.
Perdere il controllo,
vuol dire perdersi.
Resta attenta.
I rumori sono una traccia.
I suoni nella mente.
I brividi mancati.
Una sagoma nel buio.
É una paura senza volto.
Dormi. Veglia.
Quel livido ti impedisce di vedere,
eppure non stai dormendo.
Accadrà ancora.
Lo sai.
E non vorresti saperlo.
La realtà è una bestia.
Un cocktail alcolico.
il cui sapore è dolce,
ma dal retrogusto amaro.

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Text by Daniele Mosca

Tutti ne parlano senza averla letto, ecco cosa penso dell’Analisi costi benefici sulla Tav

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Tutti ne parlano, nessuno l’ha letta. Parlo dell’analisi costi benefici sull’opera Tav. Per curiosità sono andato a scaricarla e a leggerla, ho trovato una perizia di parte con dati presi un po’ da tutte le parti e raffazzonate in grafici per avvalorare una tesi che è già chiara dalla prima pagina: la tav non serve e qui ve lo dimostreremo. Tralasciando sui vari capitoli che cercano di denigrare le affermazioni di Foietta (ma non era una relazione tecnica) , si intravedono concetti antichi anche se fossimo ancora negli anni ottanta. Il traffico su gomma conviene, perché, dicono, ci sarà comunque meno traffico e quel poco può essere smistato su altre infrastrutture, sempre autostradali. Chicca finale: i pendolari. Nemmeno le infrastrutture a corollario dell’opera sono così necessarie, perché, diciamolo, treni ce ne sono già tanti, così come le strade che funzionano, per chi vuole andare in auto e sono pure scorrevoli. Quindi, che ci frega di andare a Lione? Il mio è un sunto di parte, ovviamente scritto da uno che attende con impazienza che il treno arrivi a Orbassano (sí, una di quelle opere a corollario) e che spenderebbe molto meno tempo e soldi per andare a lavoro, oltre a inquinare meno. Ma, in fondo, mica devo andare a Lione, io. Il tema è questo: o si è tecnici o si è politici. Questa commistione strumentale non è che una presa in giro, sia per chi crede nella realizzazione di un’opera come investimento sul futuro, ma anche per chi è contrario, per tutte le sue legittime ragioni.
#SiTav
#NoTav
#ForseTav

Oggi è San Valentino, ma io ricordo Marco Pantani

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Oggi è San Valentino, un giorno importante per tanti motivi, ma a me piace ricordarlo anche perché è stato il giorno in cui un artista che ho amato molto è stato ritrovato morto in un’anonima stanza di albergo di Rimini. Sto parlando di Marco Pantani. Distrutto dalla stampa, dalla sfortuna, dai cattivi incontri, non è riuscito a vincere l’ultimo gran premio della montagna. Abbandonato da tutti, perso nel tunnel della droga, è uscito di scena in silenzio, ma per molti di noi è ancora qui ed è ancora un esempio, nonostante chi cerca di screditare, puntare il dito, fare del male, a me piace ricordarlo con la sua bandana a sbaragliare e lasciarsi alle spalle gli avversari. La sua fragilità era anche la sua forza, non dimentichiamolo quando ci perdiamo e rimaniamo soli. Non dovremmo mai vergognarcene.
#SanValentino
#MarcoPantani

Io sono mia, la storia di Mia Martini

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#iosonomia mi ha fatto riflettere, nonostante conoscessi bene la storia di Mia Martini. Non sto a dire che la splendida interpretazione di Serena Rossi abbia ridato vita all’artista con maestria, talento e professionalità, ma a farmi pensare sono state le scene in cui è stato raccontato l’isolamento in cui Mimì è stata relegata, fino a essere costretta al ritiro. Ricordo di avere iniziato a seguirla con il brano “Almeno tu nell’universo”, poco prima di iniziare a seguire anche Marco Masini. Anche quest’ultimo ha vissuto quell’incubo. Ho visto con i miei occhi la gente allontanarsi, i palazzetti svuotarsi e poi anche i locali più piccoli. Sono però orgoglioso di averlo supportato anche in quei momenti, andando ai suoi spettacoli, cantando le sue canzoni, comprando i suoi dischi. Quello che mi piacerebbe sapere sono i nomi degli artisti che non volevano entrambi sul palco. Sarebbe ora che questi personaggi iniziassero a togliersi la maschera di chi davanti alle telecamere recita “Mimì, quanto le volevo bene”. Chiusa la polemica, resta che “Io sono mia” sia una bella fiction, un ottimo ritratto che rende giustizia a Mimì. Ma c’è ancora molto lavoro da fare in un mondo, quello dello spettacolo, cinico, perfido e tante volte ignorante .

Pelle bruciata

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Quel viaggio per me è la vita.
La mia pelle è bruciata,
dal sole, dal deserto.
E dalle minacce.
Ho un figlio piccolo laggiú.
Ha bisogno di mangiare, di crescere.
Di vivere.
Non ho mai visto il mare.
Non so nuotare.
Ma per lui so che potrò superarlo.
Avevo dei soldi.
Frutto del mio lavoro,
di quello dei miei genitori.
Non so per quanto potranno occuparsi di lui.
Devo fare presto.
Per questo ho accettato mi picchiassero,
Umiliassero.
Vendessero.
Su questa barca siamo in troppi.
So che molti non ce la faranno.
La nave sta imbarcando acqua.
Provo a non aver paura,
ma non ci riesco.
I trafficanti ci han detto che arriveranno a prenderci.
Loro sono andati via.
Mio figlio è l’unica stella che riesco a vedere.
In questa notte di luna, colorata di sangue,
prego. Immagino,
un mondo in cui un uomo,
possa attraversare io mare,
per salvare suo figlio.
Sogno i suoi occhi,
finalmente al sicuro.
Sogno i suoi occhi,
che si specchiano nei miei.
Sogno, ma è un incubo.
Perché io non so nuotare.

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Text by Daniele Mosca

Nevica, come cenere

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Nevica,
piccoli granuli che si poggiano,
silensiosi,
sulle mie spalle.
Non ci sono nuvole,
eppure nevica.
Siamo al sicuro.
Nei nostri cappotti.
Siamo migliori.
É giusto così, mi dico.
Eppure continua a nevicare.
Ignobile fuliggine,
che sporca i miei pensieri.
Dentro di me qualcosa urla,
la mia coscienza.
Sono cattivi.
Ci rubano il lavoro.
Sono perversi.
Sono sporchi.
In fondo, se lo meritano.
Allontano la neve dalla spalla con una mano.
Neve, come cenere
É ora di rientrare,
ho anche un po’ di fame.
Forse domani smetterà di nevicare,
loro, di esistere.

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Text by Daniele Mosca