Categoria: Attualità
Tra haters e predicatori
Venti anni fa
Venti anni fa, il mondo cambiava.
Almeno per quanto riguarda il nostro rapporto diretto con la storia.
Da allora abbiamo assistito alla scrittura di intere pagine di una storia, passata attraverso schermi sempre più piccoli e portatili.
Abbiamo sentito addosso come quella storia potesse condizionarci con il solo peso di un’immagine.
Come se quel giorno avesse reso più vero tutto quel sangue, che i libri di storia ci avevano solo raccontato.
E forse proprio in quello stesso momento abbiamo iniziato a capire a quanto sia importante scrivere della storia.
Quanto sia importante farlo con lucidità.
Quanto sia difficile farlo guardando solo delle immagini.
E, infine, quanto sia importante il lavoro di chi si reca nei luoghi più pericolosi, per raccontare.
Venti anni fa, cambiavamo noi.
In un misto di paura e curiosità.
Di ignoranza e finta conoscenza.
Di sogni e incubi.
Venti anni fa comprendevamo quanto si possa anche uccidere,
nel nome di un dio.

Lol, chi ride è fuori
Potrei parlare di geopolitica, di idrogeologia o di rivoluzioni culturali, ma oggi si parla di un programma di grande successo di Amazon Prime: Lol, chi ride è fuori. Un programma che prevede di chiudere per sei ore in un teatro dieci comici che per vincere devono rispettare un’unica regola. Non ridere. Fin qui il gioco potrebbe sembrare semplice, ma non lo è quando nel cast ci sono esponenti della comicità di tutte le ultime generazioni, con modi e tempi diversi nelle battute, con mondi diversi, da chi proviene dalla realtà social, come Frank Matano, che con gli scherzi ci è nato chi dalla scuola Guzzanti, chi dal cabaret e avanspettacolo come Lillo, chi dalla scuola Zelig, come Pintus, fino ad arrivare alla nuovissima scuola del Comedy Central come Michela Giraud e Luca Ravenna e del The Jackal, per arrivare alla comicità storica e surreale di Elio. Una miscela che non può non risultare esplosiva e toccare livelli di spontaneità dell’antico Mai dire Gol. Insomma, un programma di intrattenimento leggero, ma che si allontana dalla finzione che vuole sembrare tv verità. Forse questo punto segnerá un vero spartiacque tra la tv per come la ricordiamo e quella delle piattaforme, che entrano pesantemente e prepotentemente nel varietà e nel costume. Ebbene, sì, mentivo. Sto parlando di una rivoluzione culturale.
Spillover, di David Quammen
Ci ho messo molto a finire di leggere #Spillover di David Quammen. Scritto bene, scorrevole, ricco di informazioni, ma mi ci è voluto più tempo per metabilizzarlo e rendermi conto che sia stato scritto anni prima della diffusione del Covid-19.
La narrazione mostra quanto in realtà fosse probabile che un fenomeno pandemico avvenisse da qualche parte, prima o poi.
Narra di quanto sia longeva la ricerca e la lotta ai virus.
Di quanto siamo stati anche fortunati che una pandemia non ci abbia colpiti anche prima.
Di cosa sia stato e abbia rappresentato lo sviluppo dell’Hiv.
Di quanto i nostri comportamenti in tema di ambiente e mobilitá abbiano influenzato tutto.
E di quanto ci sia stato da sempre forse l’arroganza di poter controllare la natura, inconsapevoli che eravamo disarmati.
I ricercatori, però, lo sapevano bene quanto un virus potesse essere in grado di mettere in ginocchio il mondo.
Così come lo sapevano i grandi centri di ricerca.
La verità è che si sa davvero molto poco.
La verità è che parlano davvero in troppi, a cui consiglio di leggere questo libro.
#Spillover
@adelphiedizioni
Spara, spara e salva il mondo
Una nave cargo bloccata nel Canale di Suez, una pandemia mondiale, una corsa al.vaccino che ricorda una grande partita s scacchi. Ci sarebbero le basi per un thriller “spara, spara e salva il mondo”, come una blogger ha definito un mio romanzo, se non si trattasse della nostra vita. La geopolitica è sempre stata vista.come un tema meno importante perché poco verosimile, eppure la nostra storia è da.sempre appesa a un filo di equilibri economici e di poteri molto più grandi di noi, da un mercato delle informazioni che corre molto più veloce degli influencer. La rete non è la liberta, ma un circuito che ci controlla con più facilità. Anche chi pensa sia la manna dal cielo per la libertà di espressione non si rende conto che sia il bavaglio più efficace, regolato da algormi e banche dati che sanno chi siamo, molto meglio di noi. Per questo preferisco analizzare ciò che accade e giocare a trovarne una storia che possa raccontarne un punto di vista. E chissà, forse potrebbe essere molto più verosimile di tante saghe familiari più simili alla fantascienza.
Ph: dalla rete
L’unica strada
Cercare le idee e le parole in un momento come questo non è facile.
Un po’ perché questo “momento” dura ormai da troppo tempo. E un po’ perché tutto questo tempo ci ha rubato e ci ruba le prospettive e le opportunità. Subentra la stanchezza, forse anche la rassegnazione per un domani che viene spostato ogni giorno un po’ più in là. Ma bisogna farsi forza e continuare a lavorare. È l’unica strada che possiamo percorrere.

Virologi in cerca di autori
Come consulente dovrebbe affrontare il tema con il Ministro nelle sedi corrette, non parlare pubblicamente in questo modo. Questi personaggi dimostrano solo di non essere adeguati al ruolo che ricoprono, soprattutto in un contesto delicato come quello che stiamo vivendo.
Crisanti: “Chiudere 3-4 settimane in maniera drastica stile zona rossa di Codogno, e fermare ogni forma di pendolarismo, anche quello degli studenti, che è una fonte di diffusione del contagio da Sars-CoV-2 molto pericolosa”.
Vale lo stesso discorso fatto per Ricciardi. Ma il tema è un altro, cosa vogliono dire questi signori, che queste “varianti” del Covid ci stanno riportando alle condizioni di un anno fa? No, perché é quello che stanno facendo. Seconda impressione, Crisanti si sta proponendo come alternativa a Ricciardi. In tutti questi casi penso che questi signori non siano adatti a questo tipo di ruolo. Parlano troppo e con il pubblico sbagliato.

Tutti insieme, appassionatamente
Tutti insieme, appassionatamente. Ma il risultato di questo governo era ed è inevitabile. Perché la legge elettorale attuale non consentiva e consentirebbe di fare altro. E mentre la storia ci ha già regalato ammucchiate tra centro destra e centro sinistra, le ultime già patrocinate da un Renzi, da queste parti avevo scritto tempo fa che a mio avviso avrebbe ambito alla guida del centro destra, questa volta nell’ammucchiata è stata inglobata anche la forza politica più nuova e che era nata per opporsi a tutti i vecchi partiti. Per il bene del paese? Non credo, se questa visione politica di ambiente e tecnologia fosse stata messa in pratica dal primo governo Conte o dal secondo, forse nemmeno saremmo arrivati a questo punto. Questa scelta era inevitabile per loro? Possibile. Ma a nessuno può sfuggire che in questi anni l’impreparazione di diversi soggetti del Movimento è stata fin eccessiva in una realtà difficile come la politica. Quindi è giusto questo governo? Purtroppo, sì. Perché rispecchia la classe politicamche che abbiamo, rappresenta le nostre ipocrisie, rappresenta la nostra paura di cambiare. Draghi non è il cambiamento, ma è quello che meglio ci rappresenta. È il bancario che ci nega il mutuo, il professore che ci fa sentire piccoli e impreparati, il tizio della concessionaria che ci fa capire che l’auto che stiamo guardando non ce la possiamo permettere. Ma in Europa, il nostro, non è certo l’unico governo confuso, la politica lo è da tempo, ormai vittima del desiderio recondito di abbracciare il sovranismo. Sovranismo che è un retaggio del passato, perché nell’economia di oggi sarebbe pressoché impossibile sopravvivere. Questo governo dimostra solo che lo hanno capito anche i sovranisti. Il ché è un bene. Comprensibile anche il risarcimento danni pagato a Berlusconi dopo la caduta indotta del suo ultimo governo pre era Monti. La presenza del governo di personaggi che hanno già dato il peggio come Brunetta e Gelmini sa troppo di un passato troppo recente. Ed è il sintomo di qualcosa che non funziona e che così non può funzionare.

Il megafono dei pifferai
Credo che la libertà vada difesa, sempre.
Pertanto credo che chi ritenga l’attacco di Washington una difesa della libertà, sbagli.
Allo stesso tempo, ritengo che Zuckemberg bloccando Trump solo adesso (e adesso anche Twitter), sbagli. Non dovrebbe essere lui a farlo. Se davvero esistesse quel fantomatico “controllo” che molti temono, mi domando come possa essere stata organizzata e orchestrata una sommossa come quella di #CapitolHill. Quindi non parlatemi di ribelli, era una manifestazione di pecoroni, esattamente come tante altre.
Credo che il mondo stia vivendo un pessimo momento, per l’ambiente, per la salute, per la sicurezza e quindi la pace, per l’economia. E modificate con l’ordine di priorità questo elenco che ritenete più adatto.
Credo che i Social vengano usati male. Potrebbero essere una grande risorsa, ma finiscono per diventare un megafono senza contradditorio per pifferai magici. E Trump é solo uno dei tanti esempi.
