Il dovere di comprendere

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità

La guerra in Ucraina è una sovrapposizione degli effetti di tantissimi temi, intrecci internazionali, interessi economici, politici, storici e culturali. L’ottica della polarizzazione porta all’estrema semplificazione dei problemi, portanto una tesi contro un’altra, mentre la complessità della situazione è tale da riguardare forse centinaia di tesi contemporaneamente.
Per questo penso sia impossibile affrontare una questione simile come una banale discussione da bar.
Penso sia impensabile una semplificazione, anche perché non possediamo sufficienti informazioni e competenze per comprendere un sistema di pesi e contrappesi, in cui l’equilibrio è determinante per il futuro stesso di tutti i mondi che sono coinvolti.
Ognuno ha diritti alla sua opinione, ma penso sia necessaria l’onestà intellettuale di accettare che non tutto possa essere compreso e discusso come se fosse una partita di calcio.
Sarebbe utile discutere per capire quello che sta accadendo. Per porsi domande, per cercare risposte.
Per approfondire ciò che non sappiamo.
Questa è una fase storica delicata.
Ed è un compito di tutti noi quello di provare comprendere e allontanarci una volta tanto dalle nostre stesse convinzioni.

Photo by Unsplash

Schemi ricorrenti

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità

C’è tanta comunicazione nel nostro mondo.

Eppure, la comunicazione stessa è spesso vuota.

Pensate alla maggior parte degli influencer.

Aprono un canale.Costruiscono una “community” (un pubblico) proponendo qualche contenuto (un contributo che dovrebbe avere una qualche utilità);

Poi, quando il numero di followers (gente che segue quel canale) è congruo, propongono un prodotto. Che sia un libro, un videocorso, una conferenza, sfruttando un classico meccanismo che all’inizio funziona, ma all’ennesimo “ciao” propinato con toni eccessivamente “confidenziali” lo schema viene irrimediabilmente a galla.

Fare comunicazione non è affatto facile.

E dubito possa farlo chiunque.

Il meccanismo del marketing presenta dei tratti “classici” che puntano sulla vulnerabilità di un target (sempre il pubblico di prima).

Ok, ok, non si può dire.

Ma tra i Content Creator (creatori di contenuto) si cela ormai di tutto.

C’è chi vuole leggere per noi e dirci il finale perché siamo troppo pigri.

Chi vuole illustrarci cosa mangiare, bere, fumare.

Come reagire ai problemi della vita.

Alcuni si inerpicano anche nel volerci dire come pensare.

Sfatiamo un mito, non solo comunicare non è facile, ma costruire contenuti è faticoso, sia in termini tecnici, sia di tempo.

Ci vogliono capacità e investimenti.

E come attività che si rispetti, servono introiti per finanziare l’attività stessa.

Ma allora, parliamo di folgorati sulla via di Damasco della divulgazione culturale o di attività commerciali sotto mentite spoglie?

Difficile dirlo.

Complice la deregolamentazione, i Social possono trarne ampi margini sfruttando gli advertising (la pubblicità), così da alimentare una catena che nasce come intrattenimento, ma è altro.I

n un confine sempre più confuso è necessario prestare attenzione a schemi e meccanismi della rete, anche in ottica delle prossime novità, che poi novità non sono, come metaverso ed Nft.

Ma ne parleremo.

Immagine tratta dalla rete.

La distruzione del pensiero

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità

La polarizzazione distrugge ogni forma di pensiero.

Lacera ogni forma di moderazione.

Spinge ogni concetto verso l’estremismo, il che non è mai un bene.

La guerra e la pace sono le due facce di una stessa moneta, che resta faticosamente in equilibrio.

Questo perché la storia è ciclica.

E perché racconta sempre una sola parte di una sola delle tante verità.

Ci sono le idee.I punti di vista.E la cronaca di una realtà.

Negarne gli effetti sarebbe un grande errore.

Osservare dovrebbe servire a riflettere.

Per farlo non è sempre sinonimo di schierarsi, ma di comprensione dell’evento stesso.

Fino ad arrivare alle cause.

Questo per dire che nel conflitto in Ucraina ci sono tanti fattori: la storia, l’economia, i legami, la politica, la geopolitica, la geografia e potrei andare ancora avanti.

Io non credo si possa essere contemporaneamente esperti in tutte queste discipline.

E non lo penso nemmeno dei luminari che ogni giorno riempiono i palinsesti televisivi.

Pertanto penso che non ci sia niente di male nel sentirsi in difficoltà nel capire questi fenomeni.

E che, essendo per natura complessi, non possano essere magicamente semplificati da santoni da salotto.

Holodomor, la strage degli innocenti uccisi dalla fame in Ucraina

Pubblicato il Pubblicato in Attualità

Di questa parte della storia non ne parla quasi nessuno, tanto meno Putin. Eppure questa è una delle motivazioni che stanno spingendo il popolo ucraino a resistere e a non credere alle promesse del dittatore russo.
Sono sincero, non conoscevo questa parte della storia, sui miei libri di storia non c’era, ma non c’era nemmeno quella dei Gulag. L’ho scoperta per caso, in radio, grazie a una citazione di uno dei giornalisti che i quali ho maggiore stima Davide Giacalone, che ringrazio.

Lascio il link di un articolo di Focus che la racconta.
Approfondiró, considerato che esistono diversi romanzi sul tema, che ai tempi furono censurati dal regime.

Holodomor, la strage degli innocenti uccisi dalla fame in Ucraina

Ogni anno, il 23 novembre, si ricorda l’Holodomor, la carestia provocata dall’URSS di Stalin che colpì l’Ucraina tra il 1932 e il 1933, causando milioni di morti.

https://www.google.com/amp/s/www.focus.it/amp/cultura/storia/Holodomor-genocidio-carestia-ucraina

E se davvero non fosse “andato poi tutto così bene”?

Pubblicato il Pubblicato in Attualità, Pensieri
Ma la verità é che la maggior parte delle volte non abbiamo proprio niente da dire.
Cerchiamo solo un modo per sentire la nostra voce urlare che ci siamo.
Che è ancora viva.
E in un mondo dove la iperconnessione ci ha trasformati in topi dipendenti dall’alimentazione di un cavo, è quasi più semplice pensare che tutto le cose importanti siano dentro quel cavo.
Probabilmente anche ciò che siamo.
E invece dovremmo difenderci.
Chissà, se magari quelli che protestano contro i temi più disparati pensano più o meno la stessa cosa.
E se avessimo perso il diritto di essere noi stessi? Stereotipati in personaggi in cui non vogliamo o non in cui non riusciamo a riconoscerci?
Se fossimo tutti stanchi di fingere che tutto sia davvero giusto così?
Se davvero non fosse “andato poi tutto così bene”, come invece vorremmo pensare?
Troppe domande tutte insieme, per una semplice notte di luna piena. Ma la verità è che in una notte come tante, non abbiamo proprio niente da dire
Forse abbiamo solo voglia urlare, per sentire che siamo ancora vivi. Perché proprio accanto a quel cavo ci sono dei fogli bianchi, una matita. E una nuova storia da scrivere.
Photo by Unsplash

Tra haters e predicatori

Pubblicato il Pubblicato in Attualità, Pensieri
Chissà se è davvero una questione di età degli utenti che frequentano i social, ma sembra sempre più complicato comunicare.
Tra haters incarogniti e personaggi che pretendono di predicare il loro verbo basato su scarse esperienze e supponenza, si raggiungono altissimi livelli di imbarazzo.
Non so se capiti solo a me, ma mi capita di scrivere pensieri e cancellarli un attimo dopo.
Non perché tema cosa penseranno gli altri, anzi, quello di provare a generare riflessioni è sempre stato uno dei motivi per cui ho iniziato a scrivere “pubblicamente”.
Più che altro provo un senso di inadeguatezza al contesto.
Restano davvero pochi spazi per essere se stessi, perché in mezzo a tanti urlatori e predicatori che pretendono di ordinare il pensiero corretto io mi sento sempre più spesso un prigioniero di un sistema delirante.
Ed è una sensazione che non mi piace. Quindi si tratta di una questione di età degli utenti dei social?
Non credo.
Penso che i social abbiano distrutto il limite tra adeguato e inadeguato alla situazione.
Tutti sanno tutti, tutti sono tutto.
Il risultato è che il contesto genera mostri di cui non ci libereremo.
Ph: Unsplash

Venti anni fa

Pubblicato il Pubblicato in Attualità, Pensieri

Venti anni fa, il mondo cambiava.
Almeno per quanto riguarda il nostro rapporto diretto con la storia.
Da allora abbiamo assistito alla scrittura di intere pagine di una storia, passata attraverso schermi sempre più piccoli e portatili.
Abbiamo sentito addosso come quella storia potesse condizionarci con il solo peso di un’immagine.
Come se quel giorno avesse reso più vero tutto quel sangue, che i libri di storia ci avevano solo raccontato.
E forse proprio in quello stesso momento abbiamo iniziato a capire a quanto sia importante scrivere della storia.
Quanto sia importante farlo con lucidità.
Quanto sia difficile farlo guardando solo delle immagini.
E, infine, quanto sia importante il lavoro di chi si reca nei luoghi più pericolosi, per raccontare.
Venti anni fa, cambiavamo noi.
In un misto di paura e curiosità.
Di ignoranza e finta conoscenza.
Di sogni e incubi.
Venti anni fa comprendevamo quanto si possa anche uccidere,
nel nome di un dio.

Lol, chi ride è fuori

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità

Potrei parlare di geopolitica, di idrogeologia o di rivoluzioni culturali, ma oggi si parla di un programma di grande successo di Amazon Prime: Lol, chi ride è fuori. Un programma che prevede di chiudere per sei ore in un teatro dieci comici che per vincere devono rispettare un’unica regola. Non ridere. Fin qui il gioco potrebbe sembrare semplice, ma non lo è quando nel cast ci sono esponenti della comicità di tutte le ultime generazioni, con modi e tempi diversi nelle battute, con mondi diversi, da chi proviene dalla realtà social, come Frank Matano, che con gli scherzi ci è nato  chi dalla scuola Guzzanti, chi dal cabaret e avanspettacolo come Lillo, chi dalla scuola Zelig, come Pintus, fino ad arrivare alla nuovissima scuola del Comedy Central come Michela Giraud e Luca Ravenna e del The Jackal, per arrivare alla comicità storica e surreale di Elio. Una miscela che non può non risultare esplosiva e toccare livelli di spontaneità dell’antico Mai dire Gol. Insomma, un programma di intrattenimento leggero, ma che si allontana dalla finzione che vuole sembrare tv verità. Forse questo punto segnerá un vero spartiacque tra la tv per come la ricordiamo e quella delle piattaforme, che entrano pesantemente e prepotentemente nel varietà e nel costume. Ebbene, sì, mentivo. Sto parlando di una rivoluzione culturale.

Spillover, di David Quammen

Pubblicato il Pubblicato in Attualità, Pensieri, Recensioni

Ci ho messo molto a finire di leggere #Spillover di David Quammen. Scritto bene, scorrevole, ricco di informazioni, ma mi ci è voluto più tempo per metabilizzarlo e rendermi conto che sia stato scritto anni prima della diffusione del Covid-19.
La narrazione mostra quanto in realtà fosse probabile che un fenomeno pandemico avvenisse da qualche parte, prima o poi.
Narra di quanto sia longeva la ricerca e la lotta ai virus.
Di quanto siamo stati anche fortunati che una pandemia non ci abbia colpiti anche prima.
Di cosa sia stato e abbia rappresentato lo sviluppo dell’Hiv.
Di quanto i nostri comportamenti in tema di ambiente e mobilitá abbiano influenzato tutto.
E di quanto ci sia stato da sempre forse l’arroganza di poter controllare la natura, inconsapevoli che eravamo disarmati.
I ricercatori, però, lo sapevano bene quanto un virus potesse essere in grado di mettere in ginocchio il mondo.
Così come lo sapevano i grandi centri di ricerca.
La verità è che si sa davvero molto poco.
La verità è che parlano davvero in troppi, a cui consiglio di leggere questo libro.
#Spillover
@adelphiedizioni

Spara, spara e salva il mondo

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità

Una nave cargo bloccata nel Canale di Suez, una pandemia mondiale, una corsa al.vaccino che ricorda una grande partita s scacchi. Ci sarebbero le basi per un thriller “spara, spara e salva il mondo”, come una blogger ha definito un mio romanzo, se non si trattasse della nostra vita. La geopolitica è sempre stata vista.come un tema meno importante perché poco verosimile, eppure la nostra storia è da.sempre appesa a un filo di equilibri economici e di poteri molto più grandi di noi, da un mercato delle informazioni che corre molto più veloce degli influencer. La rete non è la liberta, ma un circuito che ci controlla con più facilità. Anche chi pensa sia la manna dal cielo per la libertà di espressione non si rende conto che sia il bavaglio più efficace, regolato da algormi e banche dati che sanno chi siamo, molto meglio di noi. Per questo preferisco analizzare ciò che accade e giocare a trovarne una storia che possa raccontarne un punto di vista. E chissà, forse potrebbe essere molto più verosimile di tante saghe familiari più simili alla fantascienza.

Ph: dalla rete