La risorsa primaria della società moderna, ciò che determina e stabilisce il vero “potere”, è l’informazione. Potrebbe bastare questa affermazione per spiegare l’importanza del patrimonio contenuto negli archivi degli enti pubblici di tutta Italia, diventati, grazie all’informatizzazione, meno ingombranti, trasformandosi in file fruibili e riutilizzabili. Parallelamente la tecnologia ha fatto passi da gigante, creando oggetti come smart-phone e tablet, che permettono, tramite la nuova lingua globale, internet, di condividere queste informazioni velocemente e utilizzando pochissimo spazio. In queste poche frasi è racchiuso come la società è cambiata e come l’informazione abbia assunto un ruolo sempre più fondamentale per la crescita degli individui, fino a diventare una vera e propria risorsa. Da questo processo nasce Open-Data, un meccanismo che consente agli enti pubblici di mettere a disposizione degli utenti, quindi dei cittadini, una quantità disarmante di dati. Cos’è il dato? Può essere un numero, una statistica, una cartografia. A cosa possono servire questi dati? Gli esempi sono tanti, ma quello più importante ci porta al Gis, ovvero Global Information System, creato per mettere le informazioni su supporti cartografici e di poterle capire anche solo “guardandole”. Sembra complesso, eppure non lo è. Pensate a “Google Earth”, un autentico mappamondo virtuale sul quale è possibile mettere dei “post-it”, collegando un luogo e delle informazioni, come accade con una mappa e le relative indicazioni riguardanti l’ubicazione dei monumenti più importanti, delle strade e delle scuole. Di qui il passaggio è breve considerando la quantità di dati a disposizione, da quelli relativi al traffico, alla frequenza dei mezzi pubblici, al turismo, e sono soltanto alcuni piccoli esempi. Tutto diventa fruibile, tramite tesi, ricerche, studi, trasformando e “riciclando” quei dati, che altrimenti sarebbero svaniti sotto centimetri di polvere. Sempre di più sono gli enti pubblici che stanno entrando in questo nuovo mondo.
Poche settimane fa abbiamo intervistato l’assessore all’innovazione della Città di Settimo Torinese Elena Piastra, che punta con energia sul progetto Open-Data, aprendo un laboratorio per creare delle “app”, delle applicazioni mediante le quali si può interagire con le informazioni, fornendo dati in tempo reale ai cittadini, dai dati sul traffico, a quelli di allerta e protezione dai fenomeni idrogeologici. Ragazzi con la passione per l’informatica si sono messi volontariamente a disposizione per far diventare questo progetto sempre più importante.
Approfondiamo con l’assessore il tema delle potenzialità di Open-Data:
Sappiamo che il laboratorio sulle “app” per il riutilizzo dei dati è iniziato ed è una miniera preziosa di idee, ne hai già individuate di realizzabili e che possono diventare al più presto fruibili per i cittadini?
L’esperienza del lab è davvero unica nel nostro Paese, almeno per ora. Il lab vuole essere un incubatore intermedio, tra impresa-cittadino ed ente pubblico. Il lab ha un ruolo importante sia nella selezione dei dati che vanno pubblicati, sia nella fase di progettazione, di idee. La vera novità è proprio questa: non è l’amministrazione a scegliere e a pagare il servizio per il cittadino, ma al contrario la scelta del servizio e dell’acquisto dello stesso appartiene al cittadino e alle regole del mercato. Alcune idee nate nel lab sono decisamente interessanti e prenderanno parte al primo concorso nazionale per apps che è apss4italy. Per me, come amministratore intendo, il risultato è già raggiunto: diverse persone si sono trovate, hanno analizzato un problema partendo dal territorio e hanno proposto una loro soluzione, in un caso non presentando solo l’idea, una demo o un app, ma persino un prototipo.
Il progetto Open-data in Piemonte è raggiungibile dal sito dati.piemonte.it, gestito dal Csi Piemonte ed esistono realtà anche per la Camera dei Deputati, è previsto un sistema di “accentramento” di tutti i dati disponibili in Italia su un unico supporto che racchiuda tutte le risorse?
La Regione Piemonte è stata la prima regione italiana a muoversi rispetto a un supporto unico per i vari enti locali. È probabile che si vada verso un’unica piattaforma che raccolga tutti i dati nazionali, ma ad oggi non è ancora previsto.
Secondo te è possibile che alcuni dati possano non diventare pubblici, restando quindi celati nei dossier, o peggio che ci sia alla base una scelta di non pubblicarli per timore del possibile riutilizzo?
Alcuni dati non è corretto che siano pubblici: ad esempio tutti i dati che possono ledere la privacy. Inoltre, è possibile che si scelga di non pubblicare alcuni dati.
Su questo tema si fa molta discussione. Per motivazioni diverse, alcune delle quali molto complesse e prive di volontà censoria o in qualche modo occultante. Un dubbio che spesso mi pongono i tecnici è ad esempio se sia corretto rendere in formato aperto la cartografia che costa molto all’ente e che un tempo (in versione cartacea) veniva ceduta solo a caro prezzo. Un altro dubbio delle amministrazioni riguarda la possibilità di interpretazione dei dati, nel senso che si teme che i dati grezzi, lasciati in visione senza alcuna spiegazione, possano essere mal interpretati.
Cosa differenzia un dato riutilizzabile da uno che non lo è? Mi spiego, cosa rende il dato “attendibile” alla luce di un possibile riutilizzo, e qual è (se c’è) un meccanismo di selezione tra le risorse disponibili?
Un dato, per appartenere, tecnicamente, alla dicitura open, deve essere in formato aperto, cioè facilmente modificabile, il termine inglese che rende bene l’idea è machinable, leggibile da una macchina. Le licenze sono diverse, Settimo ha scelto CC0.
Sapresti definire orientativamente una tempistica entro la quale questo progetto possa portare a un sistema collaudato ed efficiente del sistema Open-Data?
Difficilissimo dirlo: molto dipende da come reagirà il nostro Paese e se la strategia open data sarà capace di fare da volano all’economia, così come dovrebbe essere. Sicuramente questo sarà un anno importante, vista anche la posizione che ha tenuto l’attuale Governo rispetto all’Agenda digitale. A breve apriranno al riuso città importanti: Torino, Firenze, Roma: la mole di dati che possiedono potrebbe rivelarsi determinante.
Ringraziamo ancora l’assessore all’innovazione della Città di Settimo Torinese per la gentile e preziosa collaborazione.