Mai come oggi

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Mai come oggi é necessario ritrovare il senso della Resistenza. E opporsi alla deriva dei Nazionalismi che imperversano ormai in tutto il mondo. Meccanismi di pensiero che uniscono fino a schiacciare ogni ideale di libertà e uguaglianza. La storia racconta ciò che è stato, la cronaca ciò che è. Resta la volontà di riflettere e di non lasciarsi condizionare da chi urla più forte, dall’uomo al comando. Cedere al fascismo è stato uno dei più grandi errori della storia italiana. Non ripetiamolo.

“L’amore addosso” di Sara Rattaro

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Nel romanzo L’amore addosso Sara Rattaro affronta un tema difficile, attuale, decisamente controverso e lo fa costruendo un gioco di specchi con i sensi di colpa. Personaggi che si rincorrono, pur continuando a scappare da se stessi. Parole amare, parole dolci, parole che tagliano a metà sentimenti, per costruirne altri, o, talvolta, per distruggerli senza la minima pietà. Ogni cosa si trasforma, dicono. Ma qualcosa sembra perdersi definitivamente e per sempre, lasciando un alone, forse un’ombra, di incompiuta. Sara utilizza uno stile diverso da quello conosciuto nei precedenti romanzi, più scarno e più intenso. Rende le frasi più dirette, con una tattica spietata mette in scena una storia difficile da raccontare, in cui si alternano ambientazioni e avvenimenti, sensazioni e colpi di scena. Una narrazione che diventa più serrata, per poi fermarsi e far riflettere con le parole, ma più che mai proprio con le immagini. L’amore viene ridotto in polvere, per diventare materiale per costruire qualcosa di diverso, forse un senso di quello che è veramente ciò che proviamo per noi stessi. Il tradimento diventa un mezzo per viaggiare attraverso le paure, i controsensi, le intese disattese, fino ad affrontare temi cari alla psicologia, come il rapporto genitore figlio, con tutte le aspettative mancate che spesso ne derivano. Sara Rattaro scava a fondo, come è solita fare, nell’animo umano, andando a cercarne il lato oscuro, per poi illuminarlo a giorno. L’amore addosso sembra raccontare qualcosa di segreto, nascosto, proibito, scabroso, ma, invece, racconta qualcosa di molto, molto, più perverso. La verità, il pensiero più vero, l’animo umano, in poche parole, chi siamo davvero.

#lamoreaddosso

Innocenti

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Uno scenario geopolitico complesso, personaggi politici cinici e pronti a immolare innocenti sull’altare del predominio economico dell’intero pianeta. A ferne le spese, gli innocenti. Gli estranei a questo meccanismo, che poi così estranei  non possono essere. Un periodo recessivo senza precedenti. Questo scacchiere storico non è una novità, ma i tifosi di Trump e Putin non sono soliti sfogliare troppi libri. 
Ps: stanotte c’è stato un attacco missilistico americano in Siria in risposta all’atto vile di Assad, spalleggiato da Putin.

Semplicemente ipocriti

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In un contesto storico decisamente nauseante e che ci riporta a un nuovo medioevo tossico, parlare di una strage di bambini sembra la normalità. Parliamo di diritti, ma siamo pronti a lederli. Siamo democratici, ma solo fino a quando fa comodo. Lasciano un senso di amarezza profonda, questi tempi. La sensazione di essere inermi. Così un dittatore è libero di distruggere vite e il senso più puro della libertà. Come quando si è costretti a convivere in una casa con una persona violenta e pericolosa, bisogna saperla prendere per evitare che si arrabbi. Le vittime con il tempo imparano a convivere con il male, alcune anche a pensare che quella sia la normalità. Questo accade però perché tutti si girano dall’altra parte, isolano le vittime, si voltano verso le apparenze colorate. Il male esiste. E va fronteggiato. Altrimenti non si è dalla parte giusta, si è solo e semplicemente ipocriti.

Ho immaginato

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Ho immaginato una stanza vuota con le pareti bianche, sulle quali attaccavo dei poster che in qualche modo mi rappresentassero. Poi mi affacciavo dall’unica finestra e osservavo. Dall’altra parte c’era una tizia che attaccava dei poster sulle pareti spoglie di una stanza vuota. Per poi capire che si trattava di un intero alveare colmo di stanze simili, ognuna vuota e con una finestra aperta su altre finestre su altre stanze. Ognuna con qualche poster sulle pareti e abitata da un individuo che voleva sentirsi diverso dagli altri.

Ho immaginato un mondo in cui nessuno poteva essere davvero se stesso, ma in cui tutti condividevano ciò che credevamo di essere. E poi ho capito a cosa servivano i social.

La moda del non dire

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Parlare di attentati non va di più di moda, ci si abitua a tutto in un mondo che vuole vestirsi da reality. Lo show deve far ridere, rilassare, al massimo far acquistare qualche prodotto. Ci guardiamo negli occhi, ma stiamo pensando ad altro, anche quando parliamo di cultura. Il nulla è punto nevralgico in mezzo a una valanga di informazioni. Eppure sono tutte lì, a ricordarci che non serve aver paura, quando inizi ad averne anche di te stesso. Parlare non va più di moda, tanto meno ascoltarsi.

Condivisione e pietà

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Per me il concetto di condivisione di un’emozione non è mai stato del tutto estraneo. Banalmente perché in alcune canzoni ho raccontato per filo e per segno le sensazioni che provavo in quei momenti. Tuttavia assisto a una sempre più intensa esposizione delle proprie intimità, come se ci fosse la necessità di mettersi in piazza per un po’ di consenso in più. Un fenomeno che assume dimensioni imbarazzanti e forse patologiche. Credo sia utile, importante e terapeutico scrivere, ne sono certo, anche di temi dolorosi, ma forse occorre fare attenzione a non superare il limite che esiste tra condividere un’emozione e far leva sulla pietà per renderla commerciale, per rispetto del tema di cui si sta trattando, almeno. Dicono che però il mondo stia andando in questa direzione, ma é un mondo che a me non piace. É questo il concetto che oggi vorrei condividere.

Si parla di autismo

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Si parla molto di autismo. Una sindrome difficile, anche solo da capire e comprendere per chi non la conosce dall’interno. Un’idea molto dettagliata me l’ha regalata un libro: Love Anthony di Lisa Genova. Il titolo italiano é Tre sassi bianchi, un romanzo grazie al quale l’autrice fa entrare il lettore nella mente di Anthony, svelando le architetture del pensiero e mettendo in luce un particolare importante: i metodi di ragionamento sono diversi per tutti e capirsi è un’arte. Sicuramente per approcciarsi in questo modo, oltre alle straordinarie capacitá narrative, é stata importante la conoscenza nel campo della neuropsichiatria dell’autrice. Un’opera che consiglio, sia da un punto di vista narrativo, sia per scoprire cos’è davvero l’autismo, come funziona nelle sue diverse sfumature. Un ottimo modo di parlare di autismo.

Occhio per occhio, l’occhio nero.

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La violenza domestica non inizia mai con pugno. Nasce e si sviluppa dai toni di voce e si concretizza con una minaccia silenziosa. Continua. Fa leva sulle esigenze economiche. Sembra invisibile, ma scava nelle ombre, fino ad arrivare alla dignità. Occhio per occhio, l’occhio nero. Le armi sono poche, spesso inesistenti, alcune scorrono sul filo leggero dell’inchiostro.

Quando si parla di bullismo

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Quando si parla di bullismo, bisognerebbe farlo con tatto e discrezione, per un motivo molto semplice: quasi tutti, in un modo o in un altro, lo abbiamo subito. I tempi sono cambiati, diventando violenti e sempre più imprevedibili. Diventa sempre più difficile dire ai ragazzini cosa fare, come farlo e soprattutto perché. Ed é così perché una volta gli equilibri erano diversi, ci si limitava alla scazzottata, agli insulti. Tutto ciò rimaneva confinato in un luogo lontano dalla propria famiglia, perché era una forma intima di autodeterminazione. Però, tra vittime ci si aiutava. Oggi il mondo sembra più subdolo, anche solo per l’avvento della tecnologia che ci annienta ogni giorno di più. Imparare o insegnare come convivere con la cattiveria, con le serpi, con l’impossibilità di reagire rappresenta un’impresa titanica per i genitori di oggi. Tutto cambia troppo velocemente, ma una cosa è certa: non sembra più il tempo di lasciare che un ragazzino rimanga isolato nella sua autodeterminazione, perché potrebbe non avere la forza necessaria per reagire. Quando si parla di bullismo, bisognerebbe farlo con tatto e discrezione. Per un semplice motivo: quasi tutti, anche inconsapevolmente, siamo stati il bullo di qualcuno. O potremmo diventarlo.