Salone del Libro di Torino – primo giorno

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Andare al Salone del Libro per me é sempre stato emozionante. E non solo per i libri che ho scritto, ma perché l’ho visto nascere. Era il tempo dei grandi saloni, quello dell’Automobile, della Musica. Il Salone del Libro è sopravvissuto alle crisi economiche e culturali. É ancora qui. E questa resilienza non può che emozionare. Nonostante tutto.

Caso “Cambridge Analytica”.

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Caso “Cambridge Analytica”.
Leggo commenti indignati contro una fantomatica “Bigdata” e complottisti a difesa della fantomatica privacy. Ragazzi, quello che è accaduto, maldestramente, è ciò che fa Facebook quotidianamente a pagamento. Vi faccio un esempio semplice, se volessi far arrivare un post proprio davanti ai vostri occhi dovrei semplicemente impostare il vostro target di riferimento per la promozione. Cosa vuol dire? La vostra età, sesso, interessi, passioni, paure. E ci riuscirei non perché io sia particolarmente bravo, ma perché Facebook questi dati li ha! E, udite, udite, quei dati glieli avete dati proprio voi. Quindi, tranquilli, continuate a pensare che Facebook sia solo un gioco. E magari, prima di parlare e commentare, consiglio sempre utile, leggete gli articoli fino alla fine.

Disertore

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La comunicazione sui social network non mi piace. Personalmente provengo da una realtà diversa: quella dei primi blog. Un contesto in cui prima di scrivere ci si documenta, si studia e si analizza. Quello che vedo sui social è la mancanza totale dei tempi tecnici necessari per riflettere. É difficile risultare credibili quando si alternano nella propria linea comunicativa tagliatelle alla bolognese, video con le orecchie e geopolitica internazionale. Non è un segreto che gli algoritmi dei social premino alcune forme comunicative rispetto ad altre. Ma il tema è un altro, i testi stanno lentamente sparendo, sostituiti da slogan insignificanti. Questo non è il futuro che immaginavo. Non mi stupisce la spirale di violenza verbale su temi come razzismo e terrorismo e la lascivia dei social nei confronti di questo fenoneno. Per loro è traffico. E tanto basta. Cavalcare un mare con onde così alte diventa sempre più difficile. Ognuno di noi gradualmente viene ridotto a un silenzio calcolato. Viene ridicolizzato, anzi, costretto ad auto ridicolizzarsi per sembrare più simpatico. Molti si chiederanno perché, se proprio non mi piace la comunicazione sui social, io sia qui. La risposta è semplice. Le mie parole nascono sulla carta, ogni concetto viene studiato ed elaborato prima di diventare un articolo. Così come si faceva una volta. Le mie parole hanno superato l’era dei diari segreti, di splinder, di myspace e ora sopravvivono nella realtà virtuale. Farle sopravvivere è un combattimento quotidiano. Soprattutto con me stesso. Forse un giorno verranno inghiottite dal vortice. Ma in mezzo a questo rigurgito nazifascista, tra soldati rabbiosi con la bava alla bocca, io preferisco disertare. Sentirmi un partigiano, un bandito, continuando a credere di poter difendete la libertà, anche soltanto con le mie parole.

Prima che la follia ci travolga

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Una testa mozzata, in questo caso quella di Laura Boldini, è l’emblema della violenza e dell’ignoranza mista ad astio che traveste da polemica una deriva estremista preoccupante. Proviamo a fare ordine. Una forte immigrazione, provocata da diversi fattori, ma principalmente da guerre civili nei paesi di provenienza (in alcune di queste siamo compartecipi) e fattori economici. E un disagio generalizzato che nasce dalla difficoltà di gestire un così ampio fenomeno migratorio. Poi accade questo: una ragazzina viene ritrovata a pezzi in due valigie. Il responsabile è un Nigeriano. Sale il livello della polemica e della violenza da tastiera. Ma questa volta accade anche altro. Un giovane militante, vicino a Casapound, e politico, vicino alla Lega, spara dalla sua auto con la sua calibro 9 e ferisce diversi extracomunitari, poi si lascia arrestare avvolto nella bandiera italiana. A questo punto il livello di tensione sale ancora. Saviano accusa Salvini, leader della Lega, di essere in mandante morale del giovane militante. Partono gli insulti verso Saviano e tutta la sinistra, rea di aver agevolato il flusso migratorio. Tutto il panorama politico minimizza, siamo in campagna elettorale. Il militante è solo un pazzo. Si scopre che era stato anche candidato per la Lega. A un certo punto si cercano anche la correlazione tra il ragazzo e la ragazza assassinata, ma non c’è. Se non la vendetta. Un’escalation di rancore avvolge ogni cosa. Compare la testa mozzata della Boldrini. Viene denunciato l’autore del fotomontaggio, ma è fiero del suo gesto. Così come il giovane militante. Il fascismo è stato sdoganato un’altra volta, funzionale alla politica, come un’ultima granata in guerra. Auspico che i violenti da tastiera vengano ritenuti responsabili di ciò che propongono. Ci mettano la loro faccia e paghino per i loro reati. Prima che essere a decapitato non sia un fantoccio, ma la democrazia. Prima che la follia ci travolga.

Secondo Prodi

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Secondo Prodi il Pd è l’unica forza che ha a cuore l’unione delle forze di sinistra. Il riferimento è ovviamente a Liberi e Uguali, compagine che contiene al suo interno gli scissionisti dalemiani, Civati, Grasso, Boldrini, etc etc. Ripercorriamo però la genesi di questa di questa formazione. Si tratta di tante piccole minoranze del Pd, più altre realtà più riconducibili ai comunisti, che in qualche modo hanno sofferto l’egemonia renziana. Per chi non lo ricorda, il Partito Democratico nacque con due anime, una del vecchio Pds, feudo dalemiano, e Margherita, trasposizione in chiave moderna della Democrazia Cristiana (l’altra parte era confluita nelle correnti di centro destra). Quello che è accaduto nel Pd a guida renziana è una confluenza verso l’area di centro. In questo contesto la scissione era inevitabile. Tuttavia all’interno del Pd stesso esistono ancora diverse correnti di minoranza, Orlando, Emiliano e altre mille, credo. Questo vuol dire una cosa: democrazia non può voler dire vincere sempre e ottenere sempre e costantemente il potere dell’ultima parola, allo stesso tempo è impensabile chiedere il voto agli elettori presentando una scelta in cui è impensabile riconoscersi. Il problema sta forse nelle alleanze. Il Pd renziano lavora da tempo con l’area centrista di destra, a dimostrarlo sono stati proprio gli ultimi governi. Vale a dire che le ambizioni non sono più di costruire un nuovo Ulivo, per citare la creazione politica di Prodi di qualche tempi fa, ma un partito di governo più stabile. Prodi sta quindi raccontando un tema funzionale al Pd, magari in ottica futura, poiché molto dipenderà dai risultati e dal peso politico post elezioni. Probabilmente si creeranno nuovi equilibri e diverse strategie. Per ora sono solo parole, la difficoltà è capire se davvero esista ancora un progetto di sinistra e soprattutto che idee possa offrire in un mondo che cambia troppo velocemente per riuscire a rincorrere ideali. Questa campagna elettorale, da tutti i suoi frangenti, affronta il tema sociale con promesse impossibili e bonus, dimenticando il futuro. I politici puri questo lo sapevano fare. E credo lo sappiano ancora.

Esiste ancora la memoria?

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Il giorno della memoria non può essere soltanto un momento in cui ricordare le vittime di uno dei più feroci stermini di massa. In un momento storico in cui il tema razziale è tornato in auge in un modo preoccupante, in cui le campagne antisemite dei nazisti da stadio vengono punite con misere multe, in cui leader politici trattano persone come numeri sacrificabili, in cui la dialettica dei benpensanti di destra nobilita il fascismo, forse occorre analizzare dall’inizio il fenomeno. La seconda guerra mondiale si è sviluppata a seguito di un lungo periodo di recessione economica, una fase oscurantista in cui si è cercato una finta sicurezza dietro ai muri costruiti da prodotti politici nati, a loro modo, nella piena democrazia. Quello che è accaduto dopo è raccontato, a loro modo, dai libri di storia. Le vittime di questa folle idea di pensiero sono stati sin dal primo momento i più deboli, chi la pensava diversamente, i diversi dai modelli stereotipati dai regimi, sia per ragioni culturali, sia sessuali, sia economici. La razza rappresentava solo uno di questi punti “di selezione”. Quello che è importante ricordare è che l’origine del male è stata la lista dei “buoni” e quella dei “cattivi”, nel principio di scelta di un uomo nei confronti di un altro uomo. Questo non è un ideale di sinistra o di destra, ma é qualcosa di diverso. Di più importante. Le deviazioni di pensiero sfociate nei regimi non hanno infatti riguardato una sola corrente di pensiero, non solo quindi Germania, Italia, Spagna, ma diverse, anche quelle che nei tempi successivi hanno riscritto la storia sui libri di testo. Violenze continue, campi di sterminio, tortura, alterazione del pensiero, a nemmeno troppi chilometri da noi. Tranquilli, non ci sto girando intorno. Parlo degli eventi accaduti in Jugoslavia, piuttosto che in Russia e negli Stati Uniti (seppur in campi dislocati in altre aree del mondo). Quello che voglio dire è che la storia va analizzata nella sua complessità, per trarne davvero momento in cui rafforzare la memoria collettiva, senza più strumentalizzazioni che finiscono solo per far male. La violenza, il controllo del pensiero, la discriminazione devono diventare punti comuni da cui partire sempre per costruire la democrazia e la libertà. Questo vale per le componenti che affondano le proprie radici nel comunismo, così come per quelle che richiamano il concetto di “sociale”. E chiudo, ricordando che la paura del diverso è sempre stata fomentata apparentemente per difendere i diritti “sociali”, ma nella storia questo, alla fine, non è mai accaduto. Semmai si è creata povertà, altra discriminazione, paura. E guerra. Solo guerra.

#LaMacchinadelSilenzio

 

Rigopiano, un anno dopo

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A un anno dalla tragedia di #Rigopiano ci si interroga ancora se molte cose siano cambiate o meno. La cultura della difesa idrogeologica e la consapevolezza del rischio sta lentamente crescendo, ma il lavoro da fare è ancora molto. Il primo passo è fare tesoro delle cosee accadute e, oltre a lasciare un pensiero per le vittime, iniziare seriamente a riflettere e sviluppare una crescita nell’approccio al problema. Molto è stato fatto, ma la strada da percorrere è ancora tanta.

Niger

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L’approvazione a camere sciolte sul tema invio di un contingente in #Niger passa con una maggioranza formata da Pd, Forza Italia e Alleanza Nazionale. Di questa potenziale coalizione per fantomatico post elezioni abbiamo già parlato. Le voci polemiche parlano di guerra e proprio di questo continuerei a parlare. E inizierei ad associate il nome di questo luogo della terra a un altro concetto: Daesh. E in particolare la necessità di intervenire sugli innumerevoli fronti potenziali legati al terrorismo, che in questo luogo ha un nome molto conosciuto: #BokoHaram. Proprio questa frangia particolarmente violenta radicata proprio in questo territorio, strategico anche per questioni economiche e commerciali, potrebbe attrarre militanti in fuga dal territori che erano sotto il dominio dello Stato Islamico. L’aiuto militare al Niger si configura pertanto come strategia di contenimento a monte dei fenomeni migratori, oltre che economici e funzionali ai traffici commerciali.

Acume politico

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Caos politico per la proposta del candidato Di Maio di abbattere il rapporto tra deficit e Pil. A far notare la sua preoccupazione per i possibili risultati delle elezioni italiane é Moscovici, Commissario Affari Economici, in particolar modo per quanto concerne la legge elettorale attualmente in essere in Italia. Di Maio ha fatto un passo indietro chiedendo un chiarimento. Senza entrare nel merito delle dichiarazioni del candidato, forse occorre ricordare che per i paesi che fanno parte dell’Unione Europea ci sono delle regole, come quelle di un qualsiasi condominio, in cui gli interessi diventano in qualche modo comuni. Il tema della preoccupazione di Moscovici potrebbe essere però letto in un modo diverso, ovvero per una legge elettorale che fa intravedere solo un risultato: ingovernabilitá. Ovvero un altro governo “allargato”. E forse il problema sta proprio qui, all’UE è sempre stato bene l’assemblamento di centro destra  e centro sinistra degli ultimi governi italiani. Sono davvero sicuro che la situazione italiana lo preoccupi. Ma non tanto per le sparate elettorali, quanto per i numeri e soprattutto la volontà dei cinque stelle di non volere alleanze. Ecco, se Di Maio avesse un po’ di acume politico nemmeno prenderebbe in considerazione questo caos, che poi è la politica stessa.

Le parole sono importanti

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Qualcuno diceva che le parole sono importanti. E io credo sia così. Se per suscitare il consenso si rende necessario utilizzate concetti come “razza bianca” (poi ricondotta a lapsus, il che è pure peggio) o “invasione” si entra in un fenoneno preoccupante. E lo è ancora di più se l’utilizzo porta a crescite importanti nei risultati dei sondaggi. Si tratta di un sintomo grave, che andrebbe curato con una cultura seria. E invece si assiste quotidianamente ad aggressioni verbali nei confronti di chi il mestiere dell’accoglienza lo ha fatto suo. Vedi Boldrini. La cosa più curiosa è che se si va a leggere bene i messaggi lanciati ogni parte politica, questi parlano di regolamentazione.  Aldilà dei termini credo che quella che stiamo vivendo sia una fase storica difficile, pericolosa e senza ombra di dubbio di cambiamento. A dimostrarlo è forse anche la paura di questa classe politica. E la confusione dei contenuti. Tutti vorrebbero dire tutto. Agli elettori non resta che muovere la testa da una parte all’altra, come spettatori di una improbabile partita di tennis. Fino a continuare scuoterla anche a partita finita. Perché le parole saranno anche importanti, ma spesso lo sono più i fatti. Basta davvero qualche parola evocativa per riportare la storia nei suoi momenti più bui?