Per caso

Pubblicato il Pubblicato in #MakingNovel, Articoli, Narrativa, Pensieri, Racconti

Ho iniziato a scrivere per caso, o forse per forza. Erano i tempi delle scuole medie, quando dimostrare chi si era davvero era quasi impossibile, se non attraverso le righe e i quinterni. Un tema da affrontare e la richiesta di esprimere le proprie idee. Le prime volte non è stato facile, ma a un certo punto si è accesa una spia. Non riesco a ricordare il momento in cui ho mollato gli ormeggi e non ho più avuto paura di mostrarmi davvero. E non erano tanto i voti a dimostrarmi che era la strada giusta, ma la reazione dei professori che si sono succeduti in quegli anni. Una sorta di sgomento, quasi di imbarazzo perché non si aspettavano quelle parole. La verità è che tutti noi mentiamo. Quando però ci ritroviamo di fronte a parole che ci fanno male, chissà perché, proviamo imbarazzo. Può essere un libro, una canzone, o il tema di uno studente timido e sovrappeso. Parlavo anche d’amore in quei temi, di quanto in mezzo agli altri ci si possa sentire invisibili. Anche quando si è sotto gli occhi di tutti, giudicati, insultati, perché obesi. In quel momento ho capito quanto l’indifferenza, la discriminazione possa far male, ma anche quanto le parole possano essere delle armi più forti di ogni pregiudizio. Per questo continuo a scrivere del mondo visto dalla parte delle ombre, perché è lì che c’è la gente che ha paura, quella che non ha voce per urlare, che fugge da se stessa. Per questo sono disposto a ricevere le critiche di chi vive ostentatamente tra i colori e i pensieri che devono assolutamente essere positivi e a continuare a raccontare il mondo per quello che è, spesso un luogo bello, ma tante altre volte una merda. E le mie radici sono ancora lì, tra le parole del mio primo tema. Non ricordo bene di cosa si trattasse, ma iniziava più o meno così: sapresti dire tu chi sei? E oggi come allora non lo so, ma riesco a percepirmi tra le vibrazioni del suono di un pianoforte, una chitarra, una voce. La mia.

Prima che la follia ci travolga

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità, Pensieri

Una testa mozzata, in questo caso quella di Laura Boldini, è l’emblema della violenza e dell’ignoranza mista ad astio che traveste da polemica una deriva estremista preoccupante. Proviamo a fare ordine. Una forte immigrazione, provocata da diversi fattori, ma principalmente da guerre civili nei paesi di provenienza (in alcune di queste siamo compartecipi) e fattori economici. E un disagio generalizzato che nasce dalla difficoltà di gestire un così ampio fenomeno migratorio. Poi accade questo: una ragazzina viene ritrovata a pezzi in due valigie. Il responsabile è un Nigeriano. Sale il livello della polemica e della violenza da tastiera. Ma questa volta accade anche altro. Un giovane militante, vicino a Casapound, e politico, vicino alla Lega, spara dalla sua auto con la sua calibro 9 e ferisce diversi extracomunitari, poi si lascia arrestare avvolto nella bandiera italiana. A questo punto il livello di tensione sale ancora. Saviano accusa Salvini, leader della Lega, di essere in mandante morale del giovane militante. Partono gli insulti verso Saviano e tutta la sinistra, rea di aver agevolato il flusso migratorio. Tutto il panorama politico minimizza, siamo in campagna elettorale. Il militante è solo un pazzo. Si scopre che era stato anche candidato per la Lega. A un certo punto si cercano anche la correlazione tra il ragazzo e la ragazza assassinata, ma non c’è. Se non la vendetta. Un’escalation di rancore avvolge ogni cosa. Compare la testa mozzata della Boldrini. Viene denunciato l’autore del fotomontaggio, ma è fiero del suo gesto. Così come il giovane militante. Il fascismo è stato sdoganato un’altra volta, funzionale alla politica, come un’ultima granata in guerra. Auspico che i violenti da tastiera vengano ritenuti responsabili di ciò che propongono. Ci mettano la loro faccia e paghino per i loro reati. Prima che essere a decapitato non sia un fantoccio, ma la democrazia. Prima che la follia ci travolga.

Secondo Prodi

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità, Pensieri

Secondo Prodi il Pd è l’unica forza che ha a cuore l’unione delle forze di sinistra. Il riferimento è ovviamente a Liberi e Uguali, compagine che contiene al suo interno gli scissionisti dalemiani, Civati, Grasso, Boldrini, etc etc. Ripercorriamo però la genesi di questa di questa formazione. Si tratta di tante piccole minoranze del Pd, più altre realtà più riconducibili ai comunisti, che in qualche modo hanno sofferto l’egemonia renziana. Per chi non lo ricorda, il Partito Democratico nacque con due anime, una del vecchio Pds, feudo dalemiano, e Margherita, trasposizione in chiave moderna della Democrazia Cristiana (l’altra parte era confluita nelle correnti di centro destra). Quello che è accaduto nel Pd a guida renziana è una confluenza verso l’area di centro. In questo contesto la scissione era inevitabile. Tuttavia all’interno del Pd stesso esistono ancora diverse correnti di minoranza, Orlando, Emiliano e altre mille, credo. Questo vuol dire una cosa: democrazia non può voler dire vincere sempre e ottenere sempre e costantemente il potere dell’ultima parola, allo stesso tempo è impensabile chiedere il voto agli elettori presentando una scelta in cui è impensabile riconoscersi. Il problema sta forse nelle alleanze. Il Pd renziano lavora da tempo con l’area centrista di destra, a dimostrarlo sono stati proprio gli ultimi governi. Vale a dire che le ambizioni non sono più di costruire un nuovo Ulivo, per citare la creazione politica di Prodi di qualche tempi fa, ma un partito di governo più stabile. Prodi sta quindi raccontando un tema funzionale al Pd, magari in ottica futura, poiché molto dipenderà dai risultati e dal peso politico post elezioni. Probabilmente si creeranno nuovi equilibri e diverse strategie. Per ora sono solo parole, la difficoltà è capire se davvero esista ancora un progetto di sinistra e soprattutto che idee possa offrire in un mondo che cambia troppo velocemente per riuscire a rincorrere ideali. Questa campagna elettorale, da tutti i suoi frangenti, affronta il tema sociale con promesse impossibili e bonus, dimenticando il futuro. I politici puri questo lo sapevano fare. E credo lo sappiano ancora.

Esiste ancora la memoria?

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità, Pensieri

Il giorno della memoria non può essere soltanto un momento in cui ricordare le vittime di uno dei più feroci stermini di massa. In un momento storico in cui il tema razziale è tornato in auge in un modo preoccupante, in cui le campagne antisemite dei nazisti da stadio vengono punite con misere multe, in cui leader politici trattano persone come numeri sacrificabili, in cui la dialettica dei benpensanti di destra nobilita il fascismo, forse occorre analizzare dall’inizio il fenomeno. La seconda guerra mondiale si è sviluppata a seguito di un lungo periodo di recessione economica, una fase oscurantista in cui si è cercato una finta sicurezza dietro ai muri costruiti da prodotti politici nati, a loro modo, nella piena democrazia. Quello che è accaduto dopo è raccontato, a loro modo, dai libri di storia. Le vittime di questa folle idea di pensiero sono stati sin dal primo momento i più deboli, chi la pensava diversamente, i diversi dai modelli stereotipati dai regimi, sia per ragioni culturali, sia sessuali, sia economici. La razza rappresentava solo uno di questi punti “di selezione”. Quello che è importante ricordare è che l’origine del male è stata la lista dei “buoni” e quella dei “cattivi”, nel principio di scelta di un uomo nei confronti di un altro uomo. Questo non è un ideale di sinistra o di destra, ma é qualcosa di diverso. Di più importante. Le deviazioni di pensiero sfociate nei regimi non hanno infatti riguardato una sola corrente di pensiero, non solo quindi Germania, Italia, Spagna, ma diverse, anche quelle che nei tempi successivi hanno riscritto la storia sui libri di testo. Violenze continue, campi di sterminio, tortura, alterazione del pensiero, a nemmeno troppi chilometri da noi. Tranquilli, non ci sto girando intorno. Parlo degli eventi accaduti in Jugoslavia, piuttosto che in Russia e negli Stati Uniti (seppur in campi dislocati in altre aree del mondo). Quello che voglio dire è che la storia va analizzata nella sua complessità, per trarne davvero momento in cui rafforzare la memoria collettiva, senza più strumentalizzazioni che finiscono solo per far male. La violenza, il controllo del pensiero, la discriminazione devono diventare punti comuni da cui partire sempre per costruire la democrazia e la libertà. Questo vale per le componenti che affondano le proprie radici nel comunismo, così come per quelle che richiamano il concetto di “sociale”. E chiudo, ricordando che la paura del diverso è sempre stata fomentata apparentemente per difendere i diritti “sociali”, ma nella storia questo, alla fine, non è mai accaduto. Semmai si è creata povertà, altra discriminazione, paura. E guerra. Solo guerra.

#LaMacchinadelSilenzio

 

Come si crea un personaggio? #makingnovel 

Pubblicato il Pubblicato in #LMDS, #MakingNovel, Articoli, L'equazione - Il thriller, La Macchina del Silenzio, Narrativa, Pensieri

Come si creano i personaggi? Nella prima puntata di #makingnovel vi ho parlato della genesi di un romanzo e ci siamo lasciati proprio con questo tema. La creazione dei personaggi è un momento importantissimo del lavoro. Oltre alle caratteristiche fisiche é fondamentale costruire il carattere, particolarità e soprattutto la storia di ognuno di essi. A partire dal o dai protagonisti. Un protagonista in una storia svolge un ruolo essenziale, così come determinante è la sua crescita nell’ambito della trama che si va a raccontare. Vive un conflitto. E voi dovrete aiutarlo a superarlo, affrontando le sue paure e le difficoltà. Dovrete conoscerlo come voi stessi. E forse meglio. É importante quindi prestare molta attenzione alle componenti psicologiche. Può essere molto utile l’osservazione delle dinamiche sociali, magari prendendo come esempio soggetti che possiedono caratteristiche simili a quelle dei personaggi di cui vorrete scrivere. Un’altra dinamica che può apparire scontata, ma che non lo è affatto, è questa: se c’è un personaggio buono, non può mancare quello cattivo, colui che si opporrà al raggiungimento degli obiettivi del protagonista e al superamento del conflitto. Ne #LaMacchinadelSilenzio il conflitto del protagonista riguarda il rapporto con il padre e con un passato che gli ha portato via una parte di sé. Il protagonista durante lo svolgersi della trama scoprirà molte cose di se stesso, in altre parole, crescerà. Ora non resta che analizzare come costruire la trama.

#makingnovel

Rigopiano, un anno dopo

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità, Pensieri

A un anno dalla tragedia di #Rigopiano ci si interroga ancora se molte cose siano cambiate o meno. La cultura della difesa idrogeologica e la consapevolezza del rischio sta lentamente crescendo, ma il lavoro da fare è ancora molto. Il primo passo è fare tesoro delle cosee accadute e, oltre a lasciare un pensiero per le vittime, iniziare seriamente a riflettere e sviluppare una crescita nell’approccio al problema. Molto è stato fatto, ma la strada da percorrere è ancora tanta.

Niger

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità, Pensieri

L’approvazione a camere sciolte sul tema invio di un contingente in #Niger passa con una maggioranza formata da Pd, Forza Italia e Alleanza Nazionale. Di questa potenziale coalizione per fantomatico post elezioni abbiamo già parlato. Le voci polemiche parlano di guerra e proprio di questo continuerei a parlare. E inizierei ad associate il nome di questo luogo della terra a un altro concetto: Daesh. E in particolare la necessità di intervenire sugli innumerevoli fronti potenziali legati al terrorismo, che in questo luogo ha un nome molto conosciuto: #BokoHaram. Proprio questa frangia particolarmente violenta radicata proprio in questo territorio, strategico anche per questioni economiche e commerciali, potrebbe attrarre militanti in fuga dal territori che erano sotto il dominio dello Stato Islamico. L’aiuto militare al Niger si configura pertanto come strategia di contenimento a monte dei fenomeni migratori, oltre che economici e funzionali ai traffici commerciali.

Le parole sono importanti

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità, Pensieri

Qualcuno diceva che le parole sono importanti. E io credo sia così. Se per suscitare il consenso si rende necessario utilizzate concetti come “razza bianca” (poi ricondotta a lapsus, il che è pure peggio) o “invasione” si entra in un fenoneno preoccupante. E lo è ancora di più se l’utilizzo porta a crescite importanti nei risultati dei sondaggi. Si tratta di un sintomo grave, che andrebbe curato con una cultura seria. E invece si assiste quotidianamente ad aggressioni verbali nei confronti di chi il mestiere dell’accoglienza lo ha fatto suo. Vedi Boldrini. La cosa più curiosa è che se si va a leggere bene i messaggi lanciati ogni parte politica, questi parlano di regolamentazione.  Aldilà dei termini credo che quella che stiamo vivendo sia una fase storica difficile, pericolosa e senza ombra di dubbio di cambiamento. A dimostrarlo è forse anche la paura di questa classe politica. E la confusione dei contenuti. Tutti vorrebbero dire tutto. Agli elettori non resta che muovere la testa da una parte all’altra, come spettatori di una improbabile partita di tennis. Fino a continuare scuoterla anche a partita finita. Perché le parole saranno anche importanti, ma spesso lo sono più i fatti. Basta davvero qualche parola evocativa per riportare la storia nei suoi momenti più bui?

Libertà di pensiero

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità, Pensieri

Un manipolo di esagitati di Forza Nuova, attaccano a volto coperto la sede di un giornale, reo di aver pubblicato un articolo che racconta un disegno più o meno occulto di correlazioni tra imprese e politica. Per chi non conoscesse Forza Nuova, si tratta di una formazione politica di estrema destra, con spiccate tendenze neonaziste. Potremmo derubricare la questione dicendo che si è trattato del gesto di una decina di fascisti, sappiamo che nelle curve degli stadi ce ne sono molti di più, ma questo gesto nasconde qualcosa di più preoccupante. O meglio, non nasconde più che queste formazioni sono ormai legittimate dal poterlo fare liberamente. Mostrando che la nostra cultura non vede nemmeno più il problema legato alla propaganda fascista e nazista. Io, invece, ricorderei a chi “crede nell’ordine” che la prima azione dei fascisti e dei nazisti per arrivare al potere è sempre stato cercare di sopprimere l’informazione e strutturare una cultura strumentale alla propaganda. Qui non è più un problema di sinistra o destra, ma di libertà. Perché è stata proprio quest’ultima a essere stata attaccata. La libertà di pensiero.

La scelta di Trump

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità, Pensieri

L’ultimo atto di Trump rappresenta una provocazione, da un punto di vista politico, ma soprattutto storico e culturale. La politica ormai sembra nutrirsi di questi personaggi che   sottovalutano la guerra, come si trattasse di un giocattolo elettorale. Una macchina del consenso. Ed è vero, non è certo la prima volta che accade. Ma nell’aria si sente un’aria sempre più pesante, un oscurantismo mascherato da diritto. Un gioco al ribasso dove la libertà è sacrificabile. Lo chiamano populismo, ma cosa lo differenzia dalla rabbia della gente che inneggiava al boia, a una giustizia sommaria e violenta? Il rinascimento è arrivato a seguito di un medioevo fin troppo lungo, un periodo che ogni uomo pensava di essersi lasciato alle spalle. Ma la storia è ciclica, così quei simboli di morte sono tornati tante volte a riaffacciarsi sotto forma di democrazia sociale. Simboli che oggi si riescono quasi a respirare. Spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme, però, riapre ferite ancestrali. Qualcosa per cui il mondo ha già versato fin troppo sangue. Trump ha usato una simbologia forte, che fa paura, molto più di quella usata da feroci dittatori. Scava nella genesi di un conflitto, non per evitarlo, ma per provocare. Alla politica di oggi sembra essere rimasta solo questo, provocare, come unico strumento. Agire sulle paure, le ferite. La rabbia. E chissà se domani saremo ancora dietro a un monitor a inneggiare a una giustizia sanguinaria, come popolani vestiti di stracci, a urlare ai bordi del patibolo. Gli uomini hanno bisogno del sangue, per sentirsi soddisfatti. Trump e suoi lo sanno, ma tutti siamo troppo occupati a sentirci liberi.