Ti ho cercata

Pubblicato il Pubblicato in Pensieri, Poesie

Ti ho cercata,
nelle pieghe di un vestito.
Tra una pagina e una pagina.
Nel filo segreto che lega un bottone.
Sotto cumuli di errori.
E racconti lasciati a metà.
Tra gli ingredienti,
che uniscono i desideri, emozioni,
alla parola futuro.
Per poi dare a una ricetta, un nome.
Perché siamo quelle parole.
Non quelle scritte sui muri,
sempre uguali a se stesse.
E che svaniscono con la pioggia.
Ti ho cercata.
Tra milioni di persone.
E trovata.
Tra una pagina e una pagina,
E al filo, che lega un bottone.
Ora posso dare un nome.

Scegliamo

Pubblicato il Pubblicato in Pensieri

Scegliamo ogni giorno. Ogni momento. Da un vestito, un percorso. Un caffè. A volte è più comodo credere a un qualcosa di già scritto, semplicemente perché non vogliamo sentire alcuna responsabilità. Ma dentro di noi lo sappiamo bene che continuiamo a scegliere. Spesso anche a sbagliare. Ma è la nostra indole, una forza ancestrale. E sappiamo di averne bisogno. Scegliamo ogni giorno, perché quella scelta ci appartenga, é la nostra firma. Vogliamo che ci rappresenti. Che continui a farci sentire vivi. Ogni giorno. Ogni momento.

La forza di un’immagine

Pubblicato il Pubblicato in #LMDS, La Macchina del Silenzio, Pensieri

Spesso si sottovaluta l’importanza di un’immagine. #Klimt nei suoi dipinti ha voluto inserire un mondo parallelo, ma che era molto più reale di ciò che probabilmente lui immaginava. Ne #LaMacchinadelSilenzio sono partito proprio da questo punto per iniziare a raccontare una storia che sembra incredibile, ma che è davanti ai nostri occhi.
Questo dipinto si chiama “L’albero della vita” reinterpretato da Beatrice Lavopa – Art Design – L’idea. L’immagine.

Disertore

Pubblicato il Pubblicato in Attualità, Pensieri

La comunicazione sui social network non mi piace. Personalmente provengo da una realtà diversa: quella dei primi blog. Un contesto in cui prima di scrivere ci si documenta, si studia e si analizza. Quello che vedo sui social è la mancanza totale dei tempi tecnici necessari per riflettere. É difficile risultare credibili quando si alternano nella propria linea comunicativa tagliatelle alla bolognese, video con le orecchie e geopolitica internazionale. Non è un segreto che gli algoritmi dei social premino alcune forme comunicative rispetto ad altre. Ma il tema è un altro, i testi stanno lentamente sparendo, sostituiti da slogan insignificanti. Questo non è il futuro che immaginavo. Non mi stupisce la spirale di violenza verbale su temi come razzismo e terrorismo e la lascivia dei social nei confronti di questo fenoneno. Per loro è traffico. E tanto basta. Cavalcare un mare con onde così alte diventa sempre più difficile. Ognuno di noi gradualmente viene ridotto a un silenzio calcolato. Viene ridicolizzato, anzi, costretto ad auto ridicolizzarsi per sembrare più simpatico. Molti si chiederanno perché, se proprio non mi piace la comunicazione sui social, io sia qui. La risposta è semplice. Le mie parole nascono sulla carta, ogni concetto viene studiato ed elaborato prima di diventare un articolo. Così come si faceva una volta. Le mie parole hanno superato l’era dei diari segreti, di splinder, di myspace e ora sopravvivono nella realtà virtuale. Farle sopravvivere è un combattimento quotidiano. Soprattutto con me stesso. Forse un giorno verranno inghiottite dal vortice. Ma in mezzo a questo rigurgito nazifascista, tra soldati rabbiosi con la bava alla bocca, io preferisco disertare. Sentirmi un partigiano, un bandito, continuando a credere di poter difendete la libertà, anche soltanto con le mie parole.

Prima che la follia ci travolga

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità, Pensieri

Una testa mozzata, in questo caso quella di Laura Boldini, è l’emblema della violenza e dell’ignoranza mista ad astio che traveste da polemica una deriva estremista preoccupante. Proviamo a fare ordine. Una forte immigrazione, provocata da diversi fattori, ma principalmente da guerre civili nei paesi di provenienza (in alcune di queste siamo compartecipi) e fattori economici. E un disagio generalizzato che nasce dalla difficoltà di gestire un così ampio fenomeno migratorio. Poi accade questo: una ragazzina viene ritrovata a pezzi in due valigie. Il responsabile è un Nigeriano. Sale il livello della polemica e della violenza da tastiera. Ma questa volta accade anche altro. Un giovane militante, vicino a Casapound, e politico, vicino alla Lega, spara dalla sua auto con la sua calibro 9 e ferisce diversi extracomunitari, poi si lascia arrestare avvolto nella bandiera italiana. A questo punto il livello di tensione sale ancora. Saviano accusa Salvini, leader della Lega, di essere in mandante morale del giovane militante. Partono gli insulti verso Saviano e tutta la sinistra, rea di aver agevolato il flusso migratorio. Tutto il panorama politico minimizza, siamo in campagna elettorale. Il militante è solo un pazzo. Si scopre che era stato anche candidato per la Lega. A un certo punto si cercano anche la correlazione tra il ragazzo e la ragazza assassinata, ma non c’è. Se non la vendetta. Un’escalation di rancore avvolge ogni cosa. Compare la testa mozzata della Boldrini. Viene denunciato l’autore del fotomontaggio, ma è fiero del suo gesto. Così come il giovane militante. Il fascismo è stato sdoganato un’altra volta, funzionale alla politica, come un’ultima granata in guerra. Auspico che i violenti da tastiera vengano ritenuti responsabili di ciò che propongono. Ci mettano la loro faccia e paghino per i loro reati. Prima che essere a decapitato non sia un fantoccio, ma la democrazia. Prima che la follia ci travolga.