Recensione album “Shine” di Teresa Mascianà

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L’album “Shine” di Teresa Mascianà evoca un pop intenso “sporcato” da sonorità anni ’80 e ’90 che rendono le canzoni orecchiabili e con un buon trasporto. Ma l’anima richiama un rock “americano”. “ Have a good time” possiede un sound che riempie di energia l’aria. Bei suoni, divertente interpretazione di un pezzo nato per accompagnare attimi di vita. “Shine” è un pezzo che intrattiene e si lascia ascoltare. La voce dell’interprete sembra librarsi in volo sulle musiche sognanti. Toni di rock, più pop rock per la precisione, fanno parte integrante della struttura di questa canzone. “Non ci penso più” è il primo pezzo in italiano dell’album, un testo che sembra sofferto, un racconto a suon di rock. Parole non dette, emozioni taciute. Voglia di non pensare. Di rimuovere. “Crazy” è una ballata dai toni soffici, melodiosa e avvolgente. “Melissa Knows” viaggia su suoni delicati. Un racconto di una donna che conosce quello che fa male. Conosce il peso delle parole, e dei sogni che svaniscono. “Africa”.  Un’altra ballata. Un altro viaggio nei sentimenti, nella mente, nell’anima. Sussurri delicati, e forse un sogno di andar via. Per sempre. Cercare quegli occhi persi. “Gundo Senado” è una ballata che ricorda atmosfere rarefatte, immerse nel fumo di un locale lontano. Incastro di melodie e lievi incanti. Ipnotica. “Away”. E’ pop rock, energetico e vitale. Voce sussurrata che riecheggia tra le pareti del pezzo. In “Carry me on” la voce suadente si immerge in un bagno di note e melodie incantevoli ed eleganti. Con quell’aria di rock che resta lì, appeso, come a un sogno cadente. Un disco pieno di energia che si lascia ascoltare pezzo dopo pezzo, contaminazioni internazionali e una voce impattante sono le caratteristiche che emergono in questo album interessante.

Recensione romanzo “Cinquanta passi oltre l’autunno” di Marinella Barbero

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Il romanzo “Cinquanta passi oltre l’autunno” è un viaggio tra i sentimenti e l’anima oscura, esoterica, di una Torino elegante, baciata da un sole inquieto. Racconta l’amore, e lo sporco che si annida tra le strade del capoluogo piemontese. Parla di paura, di sentimenti lasciati a metà, di magia, e di scelte. Di quelle giuste, e di quelle sbagliate, ma che non si possono evitare. I personaggi sembrano interagire con la complessità emotiva del racconto: Fiodor, è un uomo che cerca di ritrovarsi, di vivere, e per farlo si lascia trasportare da Ennio in un’avventura che avrà confini sfumati ma pericolosi. Elvira, anche lei alla ricerca di qualcosa, e che in parte lo troverà. Tony, un personaggio vincente, ma che nasconde un segreto. La storia è una corsa contro il tempo, tra ipocrisie, immagini distorte e leggende che diventano realtà. La scrittrice riesce a creare un mondo gradevole ma dai contorni oscuri. Un’atmosfera piacevole ma amara allo stesso tempo. Distante dalla realtà di tutti i giorni, eppure completamente immersa nel buio della mafia, della magia più oscura. Quella che porta verso orizzonti sconosciuti. Che racconta di massoneria, mettendola tra le pagine della vita di tutti i giorni. Perché a volte l’oscurità è più vicina di quanto possiamo immaginare. A volte è dentro di noi, o semplicemente nelle piccole cose. Alla fine del romanzo viene da chiedersi se la magia, infine, esista davvero. Un libro particolare.

Recensione album “Buongiorno” dei Coocko

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L’album “Buongiorno” dei Cookoo è ricco di pezzi orecchiabili tra rock melodico e pop più semplice. Il brano “Le distanze (solo lamenti)” possiede un buon sound, un arrangiamento attraente e un testo intrigante. In “Casa” i suoni e i testi sono amalgamati a una struttura musicale solida e contemporanea. Orecchiabile. “Baby” è una ballata tra sentimenti e alternanza degli stessi. Parole gelide e intrise di ricordi e speranze. Nella canzone “La parte più eterna del mondo” c’è un sapore di poesia, uno scontro con una musicalità elettronica dura. Un rifugio cercato e trovato nella musica. “Nel bianco dei tuoi occhi” l’intro del pezzo suona un po’ compassato, quasi anni ’80, ma permette di entrare in un girone di parole a incastro lento. “La leggenda personale” regala un testo semplice, e musica orecchiabile, creando un pezzo decisamente radiofonico. In “Il mio corpo” si percepisce l’impronta di ballata intima. Intensa. Il brano “Supernova” ha una melodia non originalissima, ma con buona potenza nell’esecuzione per una canzone dal testo semplice ma con un risultato arioso ed elegante. “Kafka” è un brano con una spruzzata di letteratura e un suono leggero di pianoforte, con un testo complesso, che rincorre una melodia cadenzata che si infiltra nei pensieri. Un pop rock interessante. “Buongiorno” racconta di un risveglio, lento. Una rinascita. Il cambiamento scoperto all’improvviso. Il viso ancora sporco di speranze. Anche nel pezzo “La cometa” si percepiscono sfumature da suoni anni ’80, ma che risultano attuali e musicalmente coerenti. Ballata tra rock e pop, tra speranze e voglia di creare musica. “Lady G” è una storia, un’immagine. Un’istantanea di qualcosa che è cambiato, forse dentro la protagonista. Forse fuori. E’ un passaggio che sembra nebbia. Impercettibile. L’album “Buongiorno” dei Coocko è ben studiato e ottimamente suonato, in alcuni tratti pecca in originalità, ma si compensa con le strutture solide dei brani proposti. Un disco che si lascia ascoltare. Piacevole.

Recensione film “Il Cacciatore di donne”

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Il film “Il cacciatore di donne” è intrigante e riesce a mettere in luce particolari agghiaccianti di una storia vera, di un serial killer che in america ha ucciso decine di donne negli anni ‘80. Il protagonista è Nicholas Cage, nella veste di un detective della Polizia dell’Alaska, da cui sta per ritirarsi. L’ultimo caso che gli viene affidato è difficile, un serial killer che attira, stupra e uccide giovani donne dalle caratteristiche simili. Una di queste è riuscita a fuggire, Cindy, ottimamente interpretata da Vanessa Hudgens, che aiuterà il detective a ricollegare il suo caso e i precedenti casi di scomparsa all’assassino: Robert Hansen (intepretato da John Cusack, la cui interpretazione non è né carne, né pesce). Il film in realtà non ha molto di innovativo, ma è gradevole e ha una buona resa, soprattutto per quanto riguarda la crudezza degli eventi, La sceneggiatura è particolare e riesce a far emergere sia il protagonista, che l’antagonista. Ma il ruolo che sembra spiccare su tutti, anche come recitazione, è quello di Cindy (Vanessa Hudgens). Un equilibrio tra questi personaggi che riesce a far spiccare quello che è il tema del film: ricordare le vittime di questo assassino, così come specificato in coda al film. Non è una pellicola che resterà nella storia, ma è un ottimo prodotto da vedere, poiché oltre a intrattenere riesce a far riflettere sulla crudezza e sull’anima degli uomini. Belle anche le scene nei sobborghi, tra droga e prostituzione. Emerge un lato oscuro e di degrado sia dell’uomo, che dell’ambiente che lo circonda e lo spinge alla perdizione. Da vedere.

La trilogia della Biblioteca dei morti di Gleen Cooper

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Una cartolina con una bara disegnata sopra con l’indicazione di una data, in cui puntualmente arriva: la morte. Così inizia la trilogia composta dai thriller “La biblioteca dei morti”, “Il libro delle anime” e “I Custodi della biblioteca” ed è un viaggio misterioso in un luogo oscuro, tra personaggi fantasiosi ma che nascondono un fondo di verità. E’ uno scontro con la paura più ancestrale, quella della morte. Will Piper è il protagonista, un agente dell’Fbi, un uomo alla ricerca del serial killer che si firma Doomsday, pronto a tutto per capire qual è la verità che si cela dietro la Biblioteca. Il terzo capitolo si addentra futuro prossimo, entrando un ancora di più nell’enigma esoterico della biblioteca, un’idea semplice quanto geniale che si sviluppa pagina dopo pagina, portando il lettore a non potersi staccare dalla voglia di comprenderne il senso. I tre romanzi sono veloci, dinamici e fantasiosi. Degli scrivani inquietanti conoscono una verità, si nascondono in un’abbazia. Una corsa contro il tempo, una tensione imminente. Tanti colpi di scena e un mistero che rimane sempre sul filo di essere rivelato. Cos’è la biblioteca? Cosa conoscono gli scrivani? Questa trilogia è da leggere, sia come intrattenimento, anche per riflettere sul valore della conoscenza. Gleen Cooper costruisce un mondo e lo trasmette con sapienza.

La serie “Harry Hole” di Jo Nesbo – Recensione

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I romanzi di Jo Nesbo che hanno come protagonista il commissario Harry Hole sono attraenti, veloci, intriganti e ricchi di suspance. I primi tre pubblicati in Italia sono “Il Pettirosso”, “Nemesi”, “La stella del diavolo” e si fondano sulla rivalità tra Harry Hole e l’ambizioso poliziotto Tom Waler. Sullo sfondo omicidi, e indizi per risolverli. Hole combatte delle vere e proprie battaglie con i criminali e soprattutto con se stesso e con la sua dipendenza dall’alcol, dal suo “amico” Jim Beam. Con il thriller “La ragazza senza volto” Nesbo elabora tecnica e il personaggio Harry Hole, creando un vortice di emozioni e sensazioni che attraggono il lettore dalla prima all’ultima pagina. Storia dopo storia si scopre l’anima di Hole, e le sue paure, il legame con Rakel e Oleg, il ragazzino che lei ha avuto dal suo ex marito russo e che vede il lui il vero papà. L’autentico capolavoro Nesbo lo raggiunge con “L’uomo di neve”, in cui Harry Hole torna a confrontarsi con un serial killer (come nel caso dell’Australia, riferimento a due romanzi non editi in Italia) in una storia ricca di colpi di scena, che riesce a toccare il lettore fino a renderlo inquieto. Lo scontro con l’uomo di neve cambierà molto Harry Hole, e soprattutto i rapporti di quest’ultimo con Rakel e Oleg. Ne “Il Leopardo” continua sentirsi il peso dell’angoscia di Hole, mentre cerca di risolvere l’ennesimo caso, questa volta ostacolato dalle rivalità tra Kripos, capeggiata da Belman, e la sezione anticrimine della polizia di Oslo, mentre nasce un intreccio di sesso e amore tra Hole e Kaja, che prova a fargli dimenticare Rakel, fuggita dopo gli episodi de “L’uomo di neve”. La serie si conclude con “Lo spettro”, un thriller veloce e malinconico, amaro, in cui emerge la solitudine del protagonista, in una risoluzione dei conti dura e difficile che lo metterà ancora una volta di fronte alla sua vera indole. E questa volta sarà la sfida finale. I romanzi di questa “serie” sono assolutamente capolavori con stile elegante e la crudezza del noir più oscuro. La penna di Nesbo fonde il Male e il Bene, in un intreccio di passione, giustizia e l’oscurità della cattiveria di Killer che sembrano attraenti quasi come il protagonista, re incontrastato di queste storie. Rappresenta le debolezze umane e le compensa con una caparbietà e un’altissima capacità di analisi delle scene del crimine. Tutti i romanzi sembrano parte di un’unica storia, e in fondo, lo sono. E’ difficile fermarsi una volta iniziati a leggerli. Jo Nesbo rappresenta senza ombra di dubbio uno degli scrittori più autorevoli nel genere thriller noir. Assolutamente da leggere.

La trilogia della Biblioteca dei morti di Gleen Cooper

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Una cartolina con una bara disegnata sopra con l’indicazione di una data, in cui puntualmente arriva: la morte. Così inizia la trilogia composta dai thriller “La biblioteca dei morti”, “Il libro delle anime” e “I Custodi della biblioteca” ed è un viaggio misterioso in un luogo oscuro, tra personaggi fantasiosi ma che nascondono un fondo di verità. E’ uno scontro con la paura più ancestrale, quella della morte. Will Piper è il protagonista, un agente dell’Fbi, un uomo alla ricerca del serial killer che si firma Doomsday, pronto a tutto per capire qual è la verità che si cela dietro la Biblioteca. Il terzo capitolo si addentra futuro prossimo, entrando un ancora di più nell’enigma esoterico della biblioteca, un’idea semplice quanto geniale che si sviluppa pagina dopo pagina, portando il lettore a non potersi staccare dalla voglia di comprenderne il senso. I tre romanzi sono veloci, dinamici e fantasiosi. Degli scrivani inquietanti conoscono una verità, si nascondono in un’abbazia. Una corsa contro il tempo, una tensione imminente. Tanti colpi di scena e un mistero che rimane sempre sul filo di essere rivelato. Cos’è la biblioteca? Cosa conoscono gli scrivani? Questa trilogia è da leggere, sia come intrattenimento, anche per riflettere sul valore della conoscenza. Gleen Cooper costruisce un mondo e lo trasmette con sapienza.

Recensione romanzo “Un uso qualunque di te” di Sara Rattaro

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“Un uso qualunque di te” è un romanzo che racchiude diverse chiavi di lettura e che tocca temi complessi e corde spesso dimenticate. La protagonista è Viola, una donna che ama e viene amata, e che a modo suo si trasforma in qualcosa che finisce per travolgerla in un fiume di emozioni contrastanti. E’ il racconto della sua relazione con Carlo, un suo ex-compagno di scuola, che poi sposerà e del rapporto con la loro bambina, Luce. La difficoltà di essere se stessa e di farsi capire da suo marito e da sua figlia la allontanano, in un mondo di contraddizioni e di piccole bugie, che poi crescono fino a far male. Una sera Viola riceva una chiamata mentre lei non è nel letto in cui avrebbe dovuto essere. Sarà una corsa contro il tempo per andare in ospedale per andare da Luce, che sta male. Ed è grave. Questo romanzo è un vortice di emozioni, passioni, tradimenti e amori lasciati a metà. E’ una ricerca distruttiva dentro se stessi e, a suo modo, un modo di ritrovarsi. Personaggi intensi e intriganti rendono la storia gradevole e veloce. Emoziona e commuove, scava a volte in modo violento dentro e riesce a far centro. Un bel libro, duro, a tratti fin esagerato nella ricerca del dolore interiore, ma coglie appieno la crisi, la fragilità dell’animo umano e dei suoi sentimenti. E’ una tragedia moderna. Da leggere.

Recensione romanzo “Non volare via” e intervista all’autrice Sara Rattaro

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“Non volare via” è un romanzo sofferto, ricco di momenti emozionati e spunti che fanno riflettere. E’ una storia amara, che ha un retrogusto di vita, di speranza. E’ un viaggio negli istanti più importanti dei protagonisti, interlacciati, fusi gli uni con gli altri. Eppure uniti. E’ la storia di un bambino, Matteo, un bambino affetto da sordità sin dalla nascita, e della sua famiglia, che deve imparare a vivere e a insegnare a vivere nonostante questo problema. La scrittrice Sara Rattaro racconta le crisi, i sogni infranti, e le paure dei genitori, nel loro evolversi e crescere. Descrive un intreccio di sensazioni, amori, tradimenti, delusioni e rabbia. Sullo sfondo c’è la speranza, e un amore incondizionato che sopravvive nonostante tutto. I personaggi  che Sara disegna sembrano vivi e hanno le contraddizioni tipiche di ognuno di noi. Ci si affeziona e non si riesce a smettere di leggere fino a quando non si scopre il finale. “Non volare via” è un bel romanzo, intenso e profondo, emozionante e attuale ed entra nel vivo del rapporto tra genitori e figli, alla reazione di fronte a una delle problematiche che mettono a dura prova i nervi e le emozioni. E’ un viaggio difficile, che lascia ferite, ma che, a modo suo, riesce a far sognare. Un parallelismo delle regole degli scacchi, applicati alla vita. La tensione e la velocità della narrazione lo rendono anche decisamente gradevole nella lettura, ben scritto, sia nella tecnica narrativa, che nello stile.

Che origini ha la storia che racconti nel romanzo “Non volare via”?

Ho iniziato a scriverla mossa dal grande desiderio di raccontare una storia al maschile. In un secondo tempo è arrivato Matteo e il suo mondo silenzioso. Le due cose insieme sono state esplosive.

Come hai costruito i personaggi, così vivi e intensi?

Sono loro che hanno trovato me. Nella mia testa c’era un storia che vibrava e i personaggi erano limpidi e reali. Il segreto è quello di non creare degli eroi ma persone comuni che sanno diventare speciali come chiunque altro.

Qual è l’equilibrio più giusto tra tecnica narrativa e passione per la storia che si sta raccontando?

Credo che un equilibrio ci debba essere ma io non l’ho ancora trovato, per ora è quasi tutta passione!

Hai fatto molte ricerche per riuscire a descrivere così bene la patologia che descrivi nel libro?

Si molte. Era giusto e rispettoso nei confronti di chi poteva immedesimarsi nei protagonisti non solo per i miei lettori.

La tua storia mi ha fatto venire in mente i romanzi di Lisa Genova, scrittrice americana che ha analizzato problematiche come Alzhaimer e Left Neglect, anche lei ha utilizzato una bella storia per raccontare delle patologie vere, facendo capire quasi dall’interno cosa si prova. Ritieni che questo tipo di racconti possano essere utili ai lettori anche a conoscere realtà di cui hanno solo sentito parlare?

Adoro Lisa! Credo di si, spesso il romanzo può essere l’occasione di parlare di problemi “sconosciuti”.

Come è nata l’idea di applicare le regole degli scacchi alla tua storia, e alla vita in genere?

Avevo bisogno di raccontare la straordinarietà di Matteo in modo concreto e non solo a parole. Così sono arrivati gli scacchi e tutte le regole che assomigliano tanto a quelle della vita comune.

Sandra e Camilla, sembrano due lati della stessa medaglia, sono poi così diverse?

In ogni donna c’è un pò di Camilla e un pò di Sandra. È la vita che ti porta a scegliere chi essere ma non esiste nulla di più poliedrico dell’animo femminile.

Uno dei temi fondamentali del romanzo è l’educazione dei figli, in che modo gli amori “sbagliati” dei genitori possono condizionare gli aspetti psicologici dei figli, quindi dei genitori di domani?

Credo che la cosa più importante per un figlio sia avere dei genitori sereni e non sempre salvare una famiglia per forza significa trovare serenità. Certo è doveroso provarci!

La diversità è uno dei problemi che affliggono le nuove generazioni, e forse così è sempre stato. C’è una maggior consapevolezza di questo aspetto tra i giovani? In che modo la letteratura può aiutare?

Abbiamo molto da fare. La diversità è sempre negli occhi di chi guarda. La scuola, la famiglia e le comunità hanno una grande responsabilità e molto lavoro da fare. La letteratura è di grande aiuto.

Recensione album “Little Italy” dei Gto

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L’album “Little Italy” dei Gto contiene canzoni appassionate e ricche di atmosfere popolari, di personaggi che accompagnano l’ascolto e aneddoti curiosi. Il disco di apre con “Barabba”, il cui ritmo è un come ballo, un’ode alla metafora di uno dei personaggi biblici più importanti. Nel brano “Il rude” fa la sua comparsa un altro personaggio particolare con le sue contraddizioni e suoi punti di forza, che si scontrerà con la sua più profonda fragilità: la paura della morte. L’arrangiamento e il modo di cantarla ricorda le prime canzoni di Adriano Celentano, con quelle venature rock che colpiscono sin dal primo ascolto. Il pezzo che regala il titolo all’album, “Little Italy”, ha una musicalità che ricorda, seppur da lontano, “la mia banda suona il rock”, anche nelle sonorità, in un pezzo che si fa ascoltare, e racconta le caratteristiche di un paese con le sue contraddizioni. Anche in questo caso il riflettore punta sulle particolarità del paese e dei suoi meccanismi, in questo caso il paese è l’Italia. “La via del mare” è una ballata che scandisce lo scorrere del tempo, in un addio in cui un’anima naufraga tra ricordi dolorosi e indolenti, sulla via del mare.  “Lumea mea este” è un viaggio che la musica invita a fare, tra luoghi col sapore di note e di sabbia nell’aria, lo spettacolo che continua. “Montedoro” è invece un ballo, una storia. Atmosfere che accompagnano a un tramonto ricco di emozioni e sogni, che diventano musica. “Granelli di sabbia” è una melodia che colpisce sin dalla prima nota, riecheggia tra le parole dipinte di poesia. Un vacanza, una notte, e profumi della pelle cosparsa di sabbia, che un ricordo che non vuole andar via. “Cielodivento” racconta i propositi e i progetti che attraversano i mesi, gli istanti, in futuro che sembra lontano, ma che è già qui, a portata di sogno. “Amore fermati” è musica popolare, una storia di un amore nato male. Come un tango, tra passione e tradimento. Tra poesia e fuga. Un’armonica suona la melodia dolce e amara. Il brano “La regina” parla di una donna, quando è la vita che si muove, e la fa ballare. Una donna che smuove i sentimenti altrui, dall’amore all’invidia, dalla passione allo smarrimento, ma che porta custoditi con dentro di sé i suoi. Regalandoli solo alla notte. “La festa popolare” racconta uno spaccato di vita, un’istantanea di una festa, gustata da personaggi surreali e reali, che è una lotteria, che è la vita stessa. Questo disco contiene canzoni dal sapore popolare e ballate che sussurrano poesia, questo disco scorre come un fiume ricco di parole e atmosfere gustose. Ricco di aneddoti e personaggi intriganti e coinvolgenti. E’ musica che richiama il passato, ma che si proietta nel futuro. E’ un ballo sin dalla prima nota, porta per mano ad ascoltarne le sfumature. Un bel disco.