Autore: Daniele Mosca
Recensione album “Libera te” di Roberta Pagani
L’album “Libera te” di Roberta Pagani inizia con il brano “Nuova Luna”. Un pop che ricorda il sound anni ’80. Una melodia che non sembra tuttavia decollare. Una voce che dimostra molta tecnica, ma la base che colpisce.e la struttura melodica è carente. La canzone “Tesla” è ricca di metafore, e richiami sentimentali per una melodia che anche in questo caso non entra nel vivo, troppo nebuloso e ripetitivo. “La legge di Darwin:” è il tentativo anche in questo caso di sfruttare l’analogia per costruire un testo originale, l’idea potrebbe funzionale, tuttavia la base e la melodia peccano. I giri vocali tendono a somigliarsi troppo verso dopo verso. Brano troppo gridato. “Gocce di inconscio” è un brano che si discosta in alcune parti dalle canzoni precedenti, c’è una miglior dinamica e flessiosità dell’incastro voce e melodia. Come già evidenziato nei pezzi precedeni la metrica apparre molto appesantita sulla melodia ripetitiva. “Libera te” è un pezzo che convince poco, con un ritornello che non funziona. Si percepisce la volontà di richiamare atmosfere anni ’80 o comunque del pop di quel periodo, ma il risultato è di non individuare l’obbiettivo. Ricorda alcuni brani di Antonella Ruggiero, con metafore ed evoluzioni vocali. Si percepiscono però le criticità già citate.“Naturale” è un brano che suona con una vaga tentenza dance, ma con una musica e un sound completamente non attuali. Il testo è vittima di una metrica che anche in questo caso non convince. L’album “Libera te” è un album che tenta di richiamare atmosfere conosciute, ma non affonda le radici. Ci sono metefore complesse che appesantiscono i testi e non danno lustro alla vocalità che potrebbe dare di più con melodie più studiate. Le basi non suonano bene e poco si adattatano alla voce dell’artista. C’è ancora molto da lavorare.
Recensione dell’album “No Chains” di Idhea
Il disco dell’artista Idhea inizia con “Allora stai con me” che è un brano orecchiabile, tra rock e pop in alcuni casi troppo prevedibile. “Attimi” è una canzone che ha radici nel pop, e presenta concetti semplici. Evocazione di immagini di vita. “Gli alibi del cuore” è una ballata ad alto contenuto sentimentale. Voce piena, tecnica. perde in naturalezza. “Inno alla terra” è un pezzo con un bel sound con un testo che tenta di essere sociale con un ritornello orecchiabile. Si parla di natura, ma senza troppa convinzione. “Love or friends” è un brano in lingua inglese con un tema anche in questo caso non originalissimo. Tutto sommato la canzone suona bene. “Nel mistero della notte” è un’altra ballata con testo troppo pop. “No chains” è un brano ritmato con sfumature rock and roll. Suoni che richiamano più gli anni ottanta cotonati che un futuro immediato. “Non è possibile” ha una base che ricorda quelle di alcuni brani degli Evanescence ma con un testo che appare leggero e con poco coinvolgente. “Un’amicizia così” ha bei suoni di chitarra con tema amicizia e ipocrisia. Melodia che sembra non partire e amalgamarsi con la musicalità che invece attrae. “Wanted love in a while” anche in questo caso il chitarrista fa il suo dovere e regala un’anima molto rock a un pezzo che nel complesso non colpisce. Il disco ha indubbie potenzialità, oltre a una bella voce ci sono anche ottimi musicisti, a colpire meno le melodie già ascoltate e i testi risultano poco sviluppati che risultano troppo semplici. La critica è necessaria perchè osando un po’ di più e sfidando il pop più classico l’artista potrebbero trovare una linea davvero potente, magari scegliendo tra il canto in italiano o inglese.
Recensione album “Lost in Time” di Regina
L’album “Lost in time” di Regina contiene un brano inedito che regala il nome all’album e sei reinterpretazioni delle famosissime canzoni dei Queen. Il primo brano è proprio l’inedito “Lost in time”, una canzone in pieno stile Queen, carica di intensità e suonata da ottimi strumentisti e una voce che non fa rimpiangere Mercury. “I want you” è una delle canzoni dello storico gruppo dei Queen. L’interpretazione è carica di determinazione e voglia di suonare. Versione molto colorata con un ottimo impatto sonoro. “Keep yourself” è una versione live eseguito molto bene, con un’energica interpretazione e ottimi suoni. “Love of my life” rappresenta una reinterpretazione del classico dei Queen, le emozioni passano e attraversano l’aria,oltre la musica. La reinterpretazione non modifica affatto il senso originale del pezzo. La versione di “Bohemiam rhapsody” è anche in questo caso molto interesssante. Regina fa riviviere il brano con maestria ed esperienza che si percepisce nota dopo nota. Per la gloriosa “we are the champions” non c’è bisogno di presentazioni. Questa interpretazione non ne altera la bellezza e l’intensità dell’originale. Suona bene, anche grazie all’ottima voce del cantante. Molto trasporto. Il disco presenta molto bene la band che sicuramente renderà anche meglio nei vari live in giro per l’Italia. Sicuramente un gruppo e un cantante da ascoltare. La passione per i Queen si sente e si fa ascoltare.
Via
Via, dagli occhi. Sporchi di inchiostro. Da un cuore in secca. Avido di istinto.
L’amore in lame dorate.
Via, dal tempo vinto, dall’astuzia e la sua pecca. Dalla minuzia e dalla sua bocca. Il mostro ė circondato da orchi. In un mondo irreale.
Via. Da me.
Recensione album “Me stesso” di Lazy Haze
L’album “Me stesso” di “Lazy Haze” racchiude brani che denotano una forte decisione e determinazione dell’autore e ogni traccia presenta spunti interessanti. Entrano nel merito, il pezzo che apre il disco si chiama “Bisogno di nessuno” e regala un hip hop semplice ed è molto orecchiabile, tuttavia non posso non segnalare un erroraccio grammaticale. Il congiuntivo esiste. usiamolo. Altra pecca di questo brano è che in alcuni passaggi ricorda troppo lo stile di Mondo Marcio. Il brano “Madame” possiede un flow affascinante e un testo particolarmente sensuale. L’impatto della canzone è positivo, anche grazie alla base semplice e orecchiabile. “Pazzi per Mary” affronta un tema sociale, la criticità del mondo dei giovani di oggi in un mondo di apparenza e di sogni infranti nel sesso facile. “Musica” parla delle emozioni. Una realtà parallela in cui la musica è la cosa più importante. Cercare la strada, sulla strada. Oltre, la strada. Immaginare un mondo diverso. Lasciarsi trasportare dalla musica. “Se un dio c’è” é quasi una preghiera, invocare qualcosa. Qualcuno. Evocare lo spettro della speranza che si è persa. “Solo” mette a nudo l’amarezza che scivola tra i versi, la necessità di dover andare avanti. Necessario lottare fino all’ultima rima. La canzone “Me stesso” viaggia su un rap che presenta una certa durezza pur restando orecchiabile e consentendo di lasciarsi trasportare dalla musica. Anche in questo caso segnalo lo strafalcione verbale. E’ un punto importante questo, che può determinare la validità o meno di un disco, poiché dalla musica ci si aspetta di veicolare cultura soprattutto ai più giovani ed errori riscontrati nel disco non sono per nulla tollerati. Aldilà di questo aspetto il disco scorre bene e rivela molti aspetti positivi su cui lavorare. I testi si dimostrano ancora acerbi ed è necessario puntare su argomenti più originali per distinguersi dagli altri rapper. Da evidenziare l’assenza di dissing diretti, che in questi casi appesantiscono i brani senza aggiungere nulla. L’inizio promette bene, correggendo alcune cose si può raggiungere un buon rap. Da riascoltare nelle prossime produzioni.
Recensione album “Carenza di logica” di Konrad
L’album “Carenza di logica” parte con un intro che richiama un brano successivo “La donna del mare”, per poi passare al brano “Coincidenze” in cui si percepisce la rinuncia a un amore, parole dette con la voglia di fermare il tempo. Anche quando è chiaro che sia un’impresa impossibile. Sound e melodia semplice e una “r” forse troppo calcata. La canzone “La donna del mare” richiama le atmosfere “alla De Andrè”, racconta una storia in modo fluido con un testo che funziona. La melodia non appare però molto originale. “Zaiana” racconta una strana atmosfera, a tratti anni ottanta. Anche in questo pezzo la melodia non colpisce per originalità. Il testo è criptico, la mancata chiarezza non aiuta a percepire il contenuto del pezzo. Ansia, ma che nasce per il motivo sbagliato. “L’eretico statico” è un brano con un sound che nasce dalla musica popolare. Il brano è dinamico, con richiami a una musicalità che ricorda lo Ska con aperture a un jazz affascinante. “Il bene e il male” è un pezzo un po’ monotono a causa del testo che non colpisce. C’è una buona base musicale e un sound che si fa ascoltare. “Lost and happy” rappresenta una ballata intensa e ipnotica che si lascia ascoltare. “Dalla polvere” è invece una ballata con una musicalità profonda che attrae. Un testo anche in questo caso semplice, che prova a essere criptico. Pop che sfocia in un rock particolare. Nel complesso il brano di lascia ascoltare piacevolmente. “Vivere a metà” è un ipnotico esperimento musicale. Un vortice di musica e parole avvolgenti, un suono che trascina verso una dimensione nuova e inesplorata. Bella. “Il sonno e il mare” è un brano che parte con un sound tra elettronica e suoni più popolari. E’ una favola criptica su un tappeto musicale particolare. “Carenza di logica”, il pezzo che regala il titolo all’intero album, è una ballata intensa, che evoca atmosfere e pensieri lontani, ma che sembrano provenire da molto vicino. Da dentro. Una logica che scivola nell’effimero, nel gioco di sguardi in un’ottica diversa. La ricerca di se attraverso altri occhi, altri amori. Altri ricordi. “La stella pomeridiana” possiede un suono elettronico che richiama gli anni ottanta, non troppo originale. Il testo gioca sul tempo, e sui richiami stilistici e campi di atmosfere su generi diversi. La ballata “Timido fare” chiude il disco in un modo teatrale, con richiami alla musica cantautoriale italiana. L’album “Carenza di logica” è certamente strano, con tanti passaggi e cambiamenti che rendono difficile l’ascolto. Il senso pare di voler richiamare atmosfere più teatrali che riferite al pop tradizionale, ed è un’idea intrigante, tuttavia l’ascolto lascia emergere una certa complessità nella musica, che tutto sommato può piacere. I testi sono in alcuni casi troppo semplici per poter ambire a un impatto criptico e teatrale. La mia idea molto personale è che una miglior dizione, magari calcando meno sulla “r” potrebbe rendere più gradevole l’ascolto di alcuni passaggi dei difficili nei testi. Ma questo è solo un consiglio personale. Alcuni brani colpiscono in modo maggiore per la miscela tra melodia semplice e suono elettronico, con un impatto forse più strumentale, ma che rimangono ben impressi. Vale la pena di lavorare in questa direzione. Nel complesso il disco è da ascoltare più volte, ma rifletta una complessità che di sicuro non rende il disco prevedibile. Particolare.
Recensione album “Naufragati nel deserto” di Rebis
Un intro strumentale dai suoni ipnotici apre il disco “Naufragati nel deserto” e prosegue con un brano dai suoni in bilico tra etnico e musica popolare “Pir meu cori”. Un dialetto. Una lingua. La passione sei suoni e delle note. Atmosfere. “L’attesa” è il fiorire dei sogni. E’ aspettare il meglio, il verde. Il futuro. “Un mare” è un’istantanea di sapori e colori. Emozioni al suono di una natura possente. Una voce che trasmette amore amaro e sfumature di fuochi e immagini. “Domani” racconta il suono di paese. Del paese. Lasciare al domani il peso degli istanti. Dei pensieri. Una solitudine voluta. Un addio con dentro la voglia di tornare. “Naufragata nel deserto” è una storia melodiosa che sembra viaggiare nel tempo. Librarsi nei cambi di tono. La musica come un dono mistico. “La neve e le rose” parla col simbolismo della natura. I petali. Le spine. Perdersi tra lacrime e parole. Estemporanee di ricordi. L’attesa dei giorni a venire. Emozioni. “Ya Yasmina attunsiy” è un pezzo avvolgente tra musiche ancestrali, poesia e melodia, incanto e malinconia. Parole esplose nella notte. Corpi lacerati. Anime depredate della loro essenza. Resistenza. Pazienza. Sbarre. La sofferenza. La sopportazione. La voglia di libertà. “La notte di San Giovanni” è come un ballo, un brano dinamico. Un vortice di parole. Un ballo senza fiato. “Tra le nuvole” è una ballata incantevole. Sogno ed estasi. Le età del domani. Degli istanti che si librano in volo. Appassionante viaggio tra le note e attraverso le parole. “Alla luce” è una tagliente melodia. Ipnotica e coinvolgente. Amabile rincorrersi di immagini in musica. “Riflessi di tegole” è una canzone evocativa nella potenza delle immagini. “Qualcuno nessuno” sussurra nel soave intreccio di parole, avvolgente incanto di suoni e sensazioni. L’album è appassionante e ricco di contaminazioni del mediterraneo, gioca sui suoni etnici e su quelli popolari. Porta il sapore del mare, l’odore dei sogni fino a un passo da casa. Racconta storie e le disfa. Per poi ricrearle ancora sotto una luce nuova. Un disco particolare e intenso.
Recensione album “Mondo Matrioska” di Gae Campana
L’album “Mondo Matrioska” di Gae Campana è incantevolmente jazz. Appassionato e accattivante. Lo si percepisce già dall’incipit “Vorrei conquistare il mondo”. Il brano “Quintino ha perso il treno” è ricco di energia, immagini positive e uno swing attraente. Il pezzo che regala il titolo all’album “Un mondo matrioska” è intriso di un bel jazz con contaminazione folk. Una musicalità che ha le sue origine nel sound popolare. Una buona soluzione che coinvolge. Suoni e strumenti che riportano al passato in uno straordinario presente.“Un mondo nuovo” è una ballata dal sapore ipnotico con ampie venature di poesia. Un risveglio e genesi di un sentimento. Che nasce e muore. Quando tutto cambia. Per poi cambiare ancora. “Un po’” è una canzone con una melodia semplice e concetti diretti. Immagini e prospettive. Vive. Storie coperte di polvere, da ascoltare e riascoltare. Spogliarsi di se stessi. Ritrovarsi. Musicalità delicata. Una favola. “Quanta strada” è un amabile jazz, un canto. Un viaggio. Onde e note leggere. Gioco di sguardi. Cercare, e perdersi nell’irraggiungibile. “Non dimenticare” è un bel jazz, vocalità intensa. Parole a rincorrere foto cariche di colori e sensazioni. Sussurrate note di pianoforte e discorsi di sax per un brano che volteggia su flessuose pagine di musica. “Non cadrai” è un tuffo nelle intense sensazioni e nelle emozioni di un momento. Nel cerchio leggero, disegnato sulla sabbia e perso negli occhi. Cadere su un soffice cuscino di melodia. Su una nuvola. “Solo adesso” è un pensiero incantato. Un sound dinamico, una ballata particolare nel suono amaro di un addio. Nella passione del perdersi. Nel concedersi a un ricordo. “Trivella più che puoi” è come un’estemporanea jazz con immagini sfumate. Genesi delle sensazioni. “Non dimenticare – reprise” chiude il disco con un gioco e una trasformazione del pezzo “Non dimenticare”. L’album “Mondo matrioska” è un ottimo disco, raffinato ed elegante, carico di sensazioni da cui lasciarsi cullare. Evocativo e affascinante. Da ascoltare.
Novel review: “Love Anthony” by Lisa Genova
“Love Anthony” is such a passionate novel. Every page of this books is pure emotion. Through desires, dreams and weaknesses, every character appears autentic and charming. Beth is a betrayed woman, but she still loves her husband Jimmy. She’s trying to find herself: she starts writing again after years with a new novel whose protagonist is an autistic child. Olivia is a woman who has lost something really important, as her will to live. She lives alone on a island, on the stormy beaches of Nantucket. She looking for some answers about Anthony’s life and about her ex-husband David. “Love Anthony” is a trip into the Anthony’s mind. Into his amazing world. A strong novel, sad at times, that brings hope, as summer always does every year, There you can find love in everything, even in a betrayal. The author writes about autism in a new way, explaining how it works, how to “fight” it. She recounts Anthony’s point of view and every emotion of the family members that need to understand his mind. Lisa Genova tells a story about parent’s drama, about a war between feelings. And she propose a solution: love is everywhere and is the only thing that never dies.
Thank’s to Rossella Rasulo for her collaboration.